domenica 29 ottobre 2023

vocidallagermania.it




Cari lettori fedeli e meno fedeli delle Voci dalla Germania,

Siamo entusiasti di annunciare un importante cambiamento nel nostro viaggio online! Dopo molte riflessioni e preparativi, il nostro blog si è trasferito su una nuova casa digitale.

A partire da ora, potrete trovare tutti i nostri nuovi contenuti sul nostro blog WordPress all'indirizzo vocidallagermania.it. Questo passaggio è stato fatto per migliorare l'esperienza dei lettori e offrire contenuti ancora più interessanti e informativi, e soprattutto perchè la piattaforma Wordpress ha notevoli potenzialità di sviluppo sotto molti punti di vista.

Tutti i post e i contenuti precedenti resteranno accessibili su Blogger: oltre 1100 articoli e piu' di 5.000 commenti a testimoniare il lungo viaggio di questo blogo nato nel lontano 2012 nel pieno dell'eurocrisi.

Ci scusiamo per eventuali disagi causati da questo cambiamento, ma crediamo che il nostro nuovo spazio digitale renderà più facile che mai per seguire le nostre pubblicazioni e interagire con il blog.

Vi ringraziamo per il sostegno e speriamo ci possiate seguire anche nel nostro nuovo capitolo su vocidallagermania.it. Non vediamo l'ora di continuare a condividere le nostre storie.

Grazie ancora per l'interesse!

Cordiali saluti, Le Voci

lunedì 18 settembre 2023

Perché la de-globalizzazione impone alla Germania di reinventare il suo modello produttivo

 "La de-globalizzazione graduale e persistente è la realtà del XXI secolo con la quale dobbiamo confrontarci... e nel contesto di questo cambiamento strutturale inevitabile, la sfida centrale è reinventare il nucleo produttivo dell'economia tedesca" scrive l'economista tedesco Henrik Mueller. Per Mueller alla luce della de-globalizzazione in corso la Germania dovrà ripensare completamente il proprio modello fondato sull'export. Da Manager Magazin, ne scrive Henrik Mueller


settore automobilistico cinese sempre piu' competitivo


Dalla demografia alla de-globalizzazione: ci troviamo costantemente di fronte a sfide fondamentali che alla fine ci sorprendono. Come può accadere?

Esistono due tipi di crisi. Una si manifesta con un impatto improvviso che nessuno può ignorare, mentre l'altra si presenta gradualmente, con un cigolio appena percettibile che potremmo trascurare, ma che nel lungo termine può causare danni significativi.

Tutti ricordano le "crisi big bang": gli attentati dell'11 settembre 2001, il crollo di Lehman Brothers il 15 settembre 2008, le serrate dovute alla pandemia di COVID-19 nel 2020 e l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina il 24 febbraio 2022. Questi eventi diventano dei punti di riferimento nella nostra memoria, segnando la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova. Almeno, così sembra.

Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela spesso che le crisi rumorose hanno effetti reali sorprendentemente limitati. Poiché istituzioni statali, imprese e cittadini riconoscono la crisi e adottano misure correttive, il grande disastro economico può essere evitato.

Le immagini del crollo delle Torri Gemelle di New York hanno avuto un impatto psicologico enorme, ma le statistiche difficilmente mostrano le conseguenze reali. Le società reagiscono quando sono all'erta. Il fallimento di Lehman Brothers, che ha scatenato la più grande crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione, è stato un colpo duro ma di breve durata per l'economia tedesca. Dopo quel momento critico, l'economia ha continuato senza grandi perturbazioni.

La situazione è diversa quando si tratta di crisi striscianti. Queste sono come granelli di sabbia che si infiltrano silenziosamente nei meccanismi sociali. All'inizio sembrano insignificanti e possono essere trascurati, ma accumulandosi diventano una minaccia crescente e possono causare danni enormi.

Il cambiamento climatico è un esempio di una di queste crisi striscianti, ora ampiamente riconosciuto e discusso grazie all'attivismo delle  diverse generazioni. Tuttavia, altre sfide come la crisi demografica, il ritardo della digitalizzazione e la diminuzione dell'efficienza dell'amministrazione pubblica, in Germania sono state a lungo ignorate, hanno creato solo un lieve rumore di fondo nella società. Anche la de-globalizzazione, ossia il graduale smantellamento della divisione internazionale del lavoro, segue lo stesso schema.

Tutti questi sviluppi erano prevedibili da molto tempo, in alcuni casi da decenni. Ma a un certo punto, un cigolio diventa uno stridore. L'economia politica deve abbandonare questo modo di ignorare i fatti, perché semplicemente non c'è altra scelta. Stiamo vivendo questa transizione in diversi punti.

export tedesco verso la cina
Crisi del commercio estero con la Cina


Come si sviluppano le crisi

L'analisi della "policrisi" che stiamo vivendo può essere descritta come il convergere contemporaneo di molteplici problematiche che per anni sono rimaste in secondo piano, lontane dalla consapevolezza pubblica, ma che ora stanno maturando in una crisi acuta.

La carenza di manodopera, in concomitanza con le crescenti pressioni finanziarie causate dalla svolta demografica e dall'incremento delle spese per la difesa, è uno di questi aspetti. Questi problemi non sono nuovi, ma a causa della scarsa attenzione del pubblico, non sono stati al centro dell'agenda politica.

La de-globalizzazione è un'altra sfida che mette a dura prova il modello economico tedesco basato sull'industria e sull'export. Questo fenomeno sta emergendo lentamente, e forse non è ancora abbastanza evidente da spingere urgentemente all'azione.

Le esportazioni tedesche verso la Cina diminuiscono in termini reali sin dal 2018. Il fatto che la Germania stia intensificando il commercio con la Cina è stato a lungo considerato un aspetto fondamentale della struttura economica tedesca. Se si guardano le cifre ufficiali, il volume degli scambi commerciali è cresciuto di cinque volte negli ultimi 20 anni. Tuttavia, queste cifre non tengono conto degli aumenti dei prezzi occorso nel frattempo e un recente studio dell'Istituto di Kiel per l'economia calcola che le esportazioni verso la Cina siano diminuite in termini reali, con un calo del 7,5% dal 2018.

La quota della Cina nell'export tedesco è in diminuzione, e il processo di "decoupling" tra i due paesi è in atto da tempo, seppur in modo graduale e poco evidente. Questo è notevole considerando che la Cina è uno dei principali mercati esteri per l'economia tedesca, con ingenti investimenti locali da parte delle aziende tedesche.

Un fattore che contribuisce al rallentamento delle esportazioni è il fatto che ora in Cina vengono prodotti automobili, macchinari e prodotti intermedi industriali in quantità e qualità significative. Le aziende locali cinesi dispongono ora del know-how necessario, e il vantaggio competitivo delle sedi tedesche sta diminuendo.

La de-globalizzazione è un fenomeno in corso, e la Germania, che ha fatto affidamento sull'industrializzazione dei paesi emergenti, ne sta vivendo le conseguenze. Questa situazione, tuttavia, non dovrebbe sorprendere.

L'escalation dell'antagonismo tra l'Occidente e l'emergente blocco dell'Estremo Oriente può sembrare recente, ma il rallentamento del processo di industrializzazione in Cina e in altri paesi emergenti è una parte naturale dell'evoluzione economica. Inevitabilmente, ci sarà un punto in cui saranno state costruite abbastanza fabbriche e installati abbastanza macchinari. Inoltre, la domanda di beni di lusso ha un limite. Di conseguenza, la domanda di beni d'esportazione tradizionali tedeschi sta perdendo slancio.

Andamento nuovi ordini industria tedesca


Protezionisti al potere senza veli

Il vantaggio sui nuovi concorrenti è effimero e deve essere costantemente riconquistato attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, processi e prodotti. Le industrie tradizionali inevitabilmente si contraggono o scompaiono. Che questo  cambiamento strutturale sarebbe comunque arrivato indipendentemente dalle politiche di Pechino guidate da Xi Jinping era ampiamente prevedibile.

Nel frattempo, assistiamo a un'inversione dei flussi commerciali. I produttori cinesi di veicoli elettrici ora vengono considerati altamente competitivi e pronti a conquistare significative quote di mercato in Europa. Il commercio di automobili non è più a senso unico, ma fluisce ora sia dall'Occidente all'Oriente che viceversa.

Questi cambiamenti nella competitività relativa non sono solo il risultato del trasferimento, talvolta involontario, di know-how dall'Occidente, ma anche della massiccia espansione delle catene di approvvigionamento in Cina, che va dall'estrazione di terre rare alla produzione su larga scala di batterie. La Commissione europea sta ora conducendo indagini sul presunto sostegno statale sleale e sta valutando misure di tutela come tariffe anti-dumping. Il governo cinese ha risposto con le solite accuse di protezionismo da parte dell'UE.

In realtà, non è immediatamente chiaro perché dovrebbe essere considerato ingiusto che un'industria raggiunga economie di scala e, di conseguenza, produca a prezzi più competitivi. La reazione di Bruxelles evidenzia piuttosto quanto i produttori europei abbiano sottovalutato la loro tradizionale forza competitiva e abbiano ritardato lo sviluppo di veicoli elettrici adatti al mercato di massa, mettendoli ora in una posizione di svantaggio rispetto alla concorrenza dell'Estremo Oriente. Chi ignora il cigolio silenzioso per anni si troverà alla fine in una crisi non prevista.

Punture di spillo persistenti - innumerevoli

I cambiamenti sostanziali nelle relazioni commerciali globali avvengono lentamente. Gli scambi commerciali non collassano improvvisamente, a meno che non si entri in tempo di guerra. Piuttosto, è probabile che il commercio cresca a un ritmo più lento rispetto all'economia reale, con una graduale riduzione della divisione internazionale del lavoro. I conflitti commerciali sono in aumento, e spesso non si tratta di grandi scontri in prima pagina, come la spettacolare esplosione protezionistica sotto la presidenza di Donald Trump, ma piuttosto di piccole punture di spillo altrettanto dolorose nel loro insieme.

Dall'inizio degli anni 2010, le restrizioni sulle importazioni, specialmente sotto forma di dazi, si sono diffuse in tutto il mondo. Nel 2009 erano in vigore 73 di tali misure in tutto il mondo, mentre nel 2022 il numero è cresciuto a circa 2300, aumentando di 30 volte in un decennio. All'epoca, solo lo 0,6% del commercio mondiale era soggetto a tali restrizioni, ma ora è aumentato al 10%, e questa tendenza è in costante crescita, come ha recentemente riportato l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel suo rapporto annuale.

Una de-globalizzazione graduale e persistente è la realtà del XXI secolo, con la quale dobbiamo confrontarci. Non possiamo più fare affidamento unicamente sulla deterrenza e sulla difesa. Nel contesto di questo cambiamento strutturale inevitabile, la sfida centrale è reinventare il nucleo produttivo dell'economia tedesca ed europea. La domanda è imponente, ma le opportunità scientifiche e tecnologiche sono altrettanto considerevoli (come discusso anche nella mia rubrica qui).


Leggi gli ultimi articoli sulla deindustrializzazione in Germania-->>




domenica 17 settembre 2023

Nord contro sud, ricchi contro poveri - riemergono le fratture dell'eurocrisi?

 I negoziati sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita sono bloccati a causa del muro contro muro fra i soliti rigoristi del nord, Germania in testa, e i paesi che invece preferiscono un approccio piu' politico e meno ragionieristico, guidati dalla Francia. Ne scrive Welt da Santiago de Compostela


lindner patto di stabilità


Gli Stati dell'Unione Europea stanno attualmente discutendo le nuove regole sull'indebitamento. La Germania sostiene condizioni più severe, mentre Francia, Italia e Spagna cercano di ottenere un maggiore spazio per gli investimenti. Questa controversia sta provocando nuove divisioni all'interno dell'UE, e i segnali suggeriscono una possibile situazione di stallo.

I leader europei hanno scelto di riunirsi in un luogo che simboleggia, in qualche modo, il fallimento: la Cidade da Cultura. Questo complesso, situato alla periferia di Santiago de Compostela, Spagna, sembra emergere dal terreno con tetti curvi a che sembrano colline e facciate in pietra naturale. Sebbene impressionante nella sua architettura, molti spagnoli considerano questa "Città della Cultura", inaugurata nel 2011, un disastro, essendo costata quattro volte in più del previsto e non essendo mai stata completata, mancando addirittura il previsto teatro dell'opera.

A Santiago de Compostela, un luogo antico di pellegrinaggio, i ministri europei dell'Economia e delle Finanze si sono riuniti durante il fine settimana per discutere del futuro. La questione principale era: quali regole guideranno la spesa e il debito dei governi nei prossimi anni?

Questo tema rappresenta uno dei dibattiti cruciali all'interno dell'UE, un tema ricco di emozioni e in grado di riaprire vecchie ferite che risalgono alla crisi dell'euro: divisi tra Stati ricchi e poveri, Nord e Sud, coloro che abbracciano il risparmio e coloro che vedono l'austerità come pericolosa.

Cidade da cultura

In particolare, la Spagna avanza una significativa riforma del Patto di Stabilità e Crescita, che attualmente richiede che gli Stati dell'UE mantengano il loro deficit entro il 3% del PIL e il debito entro il 60%. Il patto è stato sospeso dalla Commissione europea a causa della pandemia, ma sarà reintegrato in una forma modificata a partire dal 2024. Alcuni membri, tra cui Francia, Italia, Spagna e Grecia, desiderano rendere le regole più flessibili, mentre altri, come Germania, Austria e Paesi Bassi, insistono su norme severe.

Tutti questi dibattiti hanno avuto luogo nella Cidade da Cultura, dove Paolo Gentiloni, commissario economico dell'UE, ha sottolineato l'urgenza di definire nuove regole, citando gli shock subiti dall'Europa, dalla pandemia all'attacco della Russia in Ucraina e agli alti costi dell'energia. In una situazione del genere, ha sostenuto che gli Stati abbiano il bisogno di spazio per gli investimenti.

Anche Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha espresso opinioni simili, enfatizzando l'importanza degli investimenti nelle tecnologie verdi e digitali. D'altra parte, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha sottolineato l'importanza della salute delle finanze pubbliche, ma ha insistito sulla necessità per l'Europa di investire per rimanere competitiva a livello internazionale, un punto di vista che non è stato ben accolto dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner.

In definitiva, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, benché possa sembrare un argomento tecnico, è cruciale per determinare come gli Stati europei affronteranno le sfide finanziarie legate al futuro, come la transizione climatica, la ricerca sull'intelligenza artificiale e la modernizzazione delle forze armate, specialmente dopo l'attacco russo in Ucraina. Pertanto, il tono dei colloqui a Santiago de Compostela sembra essere meno rigido rispetto a quelli che seguirono la crisi dell'euro nel 2010.

Bruno Le Maire


Qual è la distanza tra i due schieramenti guidati rispettivamente dalla Germania e dalla Francia? Uno che sottolinea l'austerità e l'altro che cerca di aumentare le spese? Quando a Santiago de Compostela, chiedono a Lindner, lui sorride e risponde in modo scherzoso: "Alcuni lo vedono in un modo, altri in un altro". Poi, in modo vago, aggiunge: "C'è ancora molto da discutere tra i governi".

In discussioni riservate, funzionari di altri Stati dell'Unione Europea - sia del Nord che del Sud - sono più chiari quando parlano con WELT. Dicono che i negoziati sono completamente bloccati e sembra probabile che quest'anno non si arrivi a un accordo sulle nuove regole relative al debito. Le vecchie divisioni tra Nord e Sud sembrano persistere pressoché immutate.

Nessuno auspica il fallimento delle trattative, poiché ciò comporterebbe il ripristino delle vecchie regole a partire dal 2024. Tuttavia, queste regole non hanno mai funzionato davvero, dato che molti Stati le hanno sistematicamente ignorate e l'Unione Europea non le ha mai applicate neppure una volta. Dal momento dell'introduzione del Patto di Stabilità e Crescita oltre 25 anni fa, la Commissione ha avviato 37 procedure contro i Paesi che avevano accumulato un eccessivo debito, e in tutte e 37 le occasioni la questione si è risolta senza conseguenze.

Ecco uno dei motivi per cui Bruxelles sta ora cercando una nuova serie di regole. I valori noti, ovvero il limite del tre per cento per il deficit e il 60 per cento per il debito, rimangono invariati. Tuttavia, la Commissione desidera essere più flessibile riguardo al modo in cui si dovranno ridurre i debiti.

L'obiettivo non è più stabilire regole uniformi per l'intera Europa, ma preferisce trattare con ciascun Paese in modo individuale, creando cosiddetti "percorsi individuali" di riduzione del debito, decidendo caso per caso. Questo approccio differenziato tiene conto delle diverse situazioni di Germania, Italia, Francia e Grecia, fornendo all'autorità una maggiore flessibilità politica.

La Germania, invece, non è convinta di questa proposta e vuole limitare il potere della Commissione e imporre regole vincolanti per tutti gli Stati dell'UE. Secondo i piani di Berlino, i governi dovrebbero garantire, ad esempio, che la crescita della spesa rimanga al di sotto della crescita economica in condizioni normali, con una differenza del 1% tra i due tassi.

La Francia, però, teme che un'azione troppo rigorosa possa avere un impatto negativo sulla crescita economica. Lindner e Le Maire spesso mostrano unità franco-tedesca in pubblico, ma a Santiago de Compostela, non è stato il caso, soprattutto quando si è parlato della questione debitoria.

Forse perché la Francia attualmente supera di gran lunga i limiti del Patto di Stabilità e Crescita, con un rapporto debito/PIL sopra il 110%. La Commissione rileva che dodici Stati membri dell'UE hanno superato l'obiettivo del 60%, tra cui anche la Germania. Tuttavia, a Santiago de Compostela, Lindner ha annunciato che almeno la Germania seguirà le raccomandazioni e ridurrà il proprio rapporto debito/PIL.


Come si fa ad imparare il tedesco alla svelta?

 Vuoi imparare il tedesco rapidamente? È davvero possibile farlo alla svelta? Ma quanto tempo serve davvero per imparare il tedesco? Se ti sei già posto almeno una di queste domande allora è probabile che l'articolo qui sotto faccia al caso tuo!


berlino porta di brandeburgo


Un tempo, il famoso scrittore Mark Twain disse che imparare l'inglese richiede 30 ore, il francese 30 giorni e il tedesco ben 30 anni. Non lasciatevi scoraggiare da questa affermazione!

Esploriamo ora alcune strategie per imparare il tedesco in modo efficace e rapido:

1. Stabilisci obiettivi chiari per l'apprendimento del tedesco.

L'obiettivo di imparare il tedesco velocemente può essere vago. La parola "velocemente" varia da persona a persona, quindi definire obiettivi specifici e una scadenza è fondamentale.

2. Imposta una scadenza precisa.

Prima di iniziare i corsi di tedesco, crea un piano di studio e revisione. Questo ti aiuterà a monitorare i progressi e migliorare gradualmente le tue abilità linguistiche.

3. Soggiorno in Germania: il miglior modo per imparare velocemente il tedesco?

Preparandosi adeguatamente, è possibile apprendere più rapidamente una lingua quando ci si trova in un paese in cui la si parla. Oltre alla Germania, ci sono altre opzioni come la Svizzera, il Lussemburgo, l'Austria o il Liechtenstein.

4. Imparare con un tutor privato.

Sembra ovvio ma è giusto ribadirlo: le lezioni private su misura possono portare a progressi significativi. Puoi anche gestire il ritmo del tuo apprendimento.


bandiera tedesca parlamento berlino


5. Impara online.

A volte, trovare un buon corso di tedesco nella tua zona può essere difficile. In tal caso, puoi seguire corsi di tedesco online personalizzati. Ce ne sono di ottimi su piattaforme funzionali e collaudate

6. Corsi di tedesco su YouTube.

YouTube è una grande risorsa con numerosi YouTuber che condividono lezioni e consigli gratuiti sulla lingua tedesca.

7. Interagisci con madrelingua tedeschi su Internet.

E' un'ottima opportunità per imparare rapidamente. Alcuni video possono darti suggerimenti su come apprendere il tedesco in poche settimane.




8. Corsi di tedesco online.

Alcuni siti web offrono programmi completi di apprendimento della lingua tedesca con lezioni sulla grammatica, coniugazione dei verbi, vocabolario ed esercizi pratici.

9. Gruppi sui social network.

Unisciti a gruppi online dove puoi condividere consigli e esercizi per imparare il tedesco.

In definitiva, non esiste una risposta univoca alla domanda iniziale, qualsiasi metodo di apprendimento tu scelga, la motivazione personale è la chiave del successo nell'apprendimento del tedesco.


Una riserva silenziosa di 3 milioni di persone che in Germania vorrebbe lavorare, ma che non riesce a farlo

 Si parla spesso della mancanza di lavoratori qualificati in Germania in alcuni settori come l'artigianato o l'assistenza sanitaria, eppure dati alla mano c'è una cosiddetta "riserva silenziosa" di circa 3 milioni di persone intenzionate a rientrare sul mercato del lavoro ma che per un motivo o un altro non riescono a farlo. E' possibile mobilitare questa "riserva silenziosa"  per colmare la mancanza di lavoratori qualificati senza ricorrere all'immigrazione? Ne scrive Focus.de

riserva silenziosa germania


Circa tre milioni di cittadini tedeschi desidererebbero lavorare, ma per varie ragioni, al momento non lo fanno. Questa "riserva silenziosa" tuttavia potrebbe essere un efficace strumento per affrontare la carenza di lavoratori qualificati.

Un esempio concreto di questa situazione è quello di Joanna Marciszewska-Ruano, che si è trasferita per amore dalla Polonia in Germania. Subito dopo essere diventata madre, ha scelto di dedicarsi all'assistenza del figlio. Tuttavia, quando il bambino ha raggiunto un anno, Joanna sarebbe voluta tornare al lavoro.

Non ha mai chiesto la disoccupazione. Joanna, che parla diverse lingue e possiede due lauree, aveva svolto un ruolo di responsabilità nelle vendite per un'azienda tedesca in Polonia. Aveva fiducia nel fatto che sarebbe riuscita a trovare un nuovo lavoro rapidamente.

Tuttavia, ha ricevuto numerosi rifiuti senza una spiegazione chiara. Potrebbe essere stato perché cercava un impiego part-time per dedicare più tempo al figlio o perché i potenziali datori di lavoro la ritenevano eccessivamente qualificata.

Questo episodio, riportato dalla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" quasi dieci anni fa, è ancora rilevante oggi. Joanna Marciszewska-Ruano faceva parte di quella "riserva silenziosa" di individui che desideravano lavorare ma non riescono per varie ragioni.

Attualmente, secondo l'Ufficio federale di statistica, ci sono circa tre milioni di tedeschi di età compresa tra 15 e 74 anni che rientrano in questa categoria. Questa "riserva silenziosa" comprende una varietà di persone, tra cui casalinghe, studenti, alunni, pensionati e coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro.

Hanno Beck, professore di economia presso l'Università di Pforzheim, spiega che esistono diverse definizioni di "riserva silenziosa", ma una caratteristica comune è che queste persone sarebbero disponibili per il mercato del lavoro a determinate condizioni.


riserva silenziosa in germania


L'Ufficio federale di statistica classifica la "riserva nascosta" in tre categorie principali. La prima categoria comprende le "persone che cercano lavoro, ma che non possono accettare un impiego in tempi brevi, ad esempio a causa di responsabilità per la cura di persone", come madri e padri che si occupano dei propri figli.

La seconda categoria riguarda coloro che sarebbero disposti a lavorare, ma che non cercano attivamente un impiego "perché ritengono di non poter trovare un lavoro adeguato", spesso a causa di uno scoraggiamento dopo una serie di candidature infruttuose.

La terza categoria, la più numerosa, è costituita da persone che "non cercano un lavoro né sono immediatamente disponibili, ma esprimono comunque un desiderio generale di lavorare".

Questo gruppo, sebbene distante dal mercato del lavoro, conta circa 1,7 milioni di individui.

Complessivamente, sono circa tre milioni di tedeschi che, in teoria, desidererebbero lavorare ma che attualmente non lo fanno per varie ragioni. Nel frattempo, la carenza di lavoratori qualificati rappresenta una sfida decisiva per la Germania.

I dati del mercato del lavoro elaborati dall'Istituto dell'Economia Tedesca (IW) indicano che ci sono quasi 540.000 posti di lavoro vacanti. Gli economisti ritengono che utilizzare questa "riserva silenziosa" potrebbe essere una soluzione per affrontare questa problematica, e tale idea sembra essere molto ragionevole.

Un'economista dell'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e l'occupazione di Norimberga, Enzo Weber, ha suggerito qualche mese fa in un'intervista alla "ZDF" di reclutare gli individui ultra sessantenni direttamente dalla "riserva silenziosa". Ha dichiarato: "Se avessimo una partecipazione alla forza lavoro di persone con più di 60 anni come quella attuale fra le persone più giovani di cinque anni, avremmo quasi 2,5 milioni di lavoratori in piu'".

pensionati in germania
Aumentare l'età della pensione per colmare la mancanza di personale


Anche l'economista Beck ritiene che "ci sono ragioni sufficienti per mantenere la riserva silenziosa il più piccola possibile". Molte delle persone che potrebbero tornare al lavoro, sarebbero più felici occupando un posto di lavoro, invece che essere disoccupate.

Il rapporto dell'Ufficio federale di statistica mostra inoltre che il 58,1% delle persone appartenenti alla "riserva silenziosa" ha una qualificazione media o addirittura elevata. Questo significa che hanno almeno completato una formazione professionale o hanno conseguito un diploma universitario.

Tuttavia, ci sono momenti in cui mancano gli incentivi. Nel caso delle donne, ad esempio, questa percentuale raggiunge il 60,5%. Beck afferma: "Se ci sono persone che in linea di principio vorrebbero lavorare ma non sono registrate, significa che le capacità produttive - e quindi la ricchezza - rimangono inutilizzate".

Nonostante ciò, Beck non considera la "riserva silenziosa" come l'unico rimedio alla carenza di lavoratori qualificati in Germania. La qualifica delle persone all'interno di questo gruppo resta fondamentale.

In altre parole, se sussiste una carenza di ingegneri o elettricisti a tempo pieno a Monaco, non sarebbe utile attivare una riserva nascosta composta da assistenti sociali con l'obiettivo di lavorare part-time a Bottrop. Un altro aspetto da considerare sono le condizioni fisiche, ad esempio, un artigiano che ha abbandonato il lavoro a causa di problemi alla schiena difficilmente potrebbe tornare a svolgere un lavoro altrettanto impegnativo in quanto prepensionato disposto a lavorare.

A volte, gli incentivi per tornare al lavoro si affievoliscono, come nel caso di Angelika Lütt, con una carriera ricca di esperienza che spazia dall'insegnamento allo sviluppo del personale fino alla gestione dell'innovazione.

Nel 2020, all'inizio della pandemia, Lütt è stata inizialmente messa in congedo a tempo parziale, successivamente in prepensionamento, e infine ha optato per una liquidazione lasciando l'azienda per cui lavorava. In un'intervista a FOCUS online, Lütt, che utilizza un nome diverso per mantenere l'anonimato, dichiara: "Sono in ottima forma, ho dimestichezza con il computer, parlo tre lingue straniere e ho un'enorme esperienza professionale". Questi sono indubbiamente requisiti ideali per il mercato del lavoro.

Nonostante ciò, questa prepensionata si dedica al volontariato nel campo dell'assistenza senza ricevere una compensazione finanziaria. È sincera nel dichiarare: "In realtà, potrei tornare a lavorare regolarmente. E mi piacerebbe farlo. Ma stare a casa è più conveniente a causa delle tasse e dei contributi troppo elevati".

Al momento, deve ancora affrontare il pagamento delle tasse sulla sua liquidazione. Lütt è sposata, e suo marito è anch'esso in pensione. "Il mio consulente fiscale sostiene che, per ogni euro che guadagno, dovrei versare due euro in tasse".

Sebbene la situazione di Lütt possa essere un caso particolareper molte persone il denaro rappresenta una motivazione significativa a ritornare al lavoro. Questo vale anche per i membri della "riserva silenziosa" che non hanno completamente abbandonato il mercato del lavoro.

Inoltre, si parla anche della modifica delle "norme sul reddito integrativo per le prestazioni di base". Questo potrebbe almeno aumentare l'incentivo per i lavoratori a basso reddito a rientrare nel mondo del lavoro.

Tuttavia, anche coloro che non rientrano nella fascia di reddito che riceve il reddito di cittadinanza potrebbero essere scoraggiati da tasse e contributi elevati, secondo l'economista. Egli sostiene che "un'adeguata riforma fiscale potrebbe essere la soluzione", ma sottolinea anche che una tale riforma comporterebbe una diminuzione delle entrate dello Stato e potrebbe suscitare controversie in termini di politica distributiva.

Per aumentare gli incentivi al lavoro, è fondamentale ridurre i carichi fiscali sul reddito da lavoro, ma ciò comporta inevitabilmente conseguenze per le entrate statali e solleva questioni controverse in ambito politico.

Inoltre, ci sono altre proposte per coinvolgere la "riserva silenziosa". Secondo l'indagine dell'Ufficio federale di statistica, un terzo delle donne tra i 25 e i 59 anni appartenenti alla "riserva silenziosa" non può lavorare a causa della responsabilità per l'assistenza a familiare.

Beck sostiene che sia necessario "adattare i posti di lavoro alle circostanze private e individuali". Questo includerebbe soluzioni per l'assistenza all'infanzia, condizioni lavorative compatibili con la vita familiare e una distribuzione dei compiti familiari basata sulla collaborazione.

Marciszewska-Ruano, la cui situazione era stata riportata dalla "FAZ" dieci anni fa, alla fine è riuscita a trovare un lavoro. Ha inizialmente richiesto un impiego a tempo pieno invece di uno a tempo parziale e ha discusso una riduzione delle ore solo in un secondo momento.



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sabato 16 settembre 2023

Marcel Fratzscher - La Germania può farcela

"l nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse" scrive il grande economista tedesco  Marcel Fratzscher. Secondo il direttore del DIW, la Germania ha ancora dei punti di forza inattaccabili che garantiranno al paese la forza necessaria per superare anche questa ennesima crisi economica. Marcel Fratzscher su Die Zeit


crisi economica germania


"Cosa sta andando storto nel nostro Paese? In parole semplici: stiamo perdendo dinamismo economico, la società si sta irrigidendo, e c'è una crescente malinconia diffusa - questi sono i punti cruciali della crisi."

Ciò che sembra una descrizione della situazione attuale in Germania è, in realtà, una citazione del 1997, dal famoso discorso "Ruck" del Presidente federale Roman Herzog. All'epoca, ci vollero altri cinque anni per avviare riforme coraggiose da parte del governo federale e altri tre per vedere la Germania toccare il fondo, sia dal punto di vista economico che sociale, con oltre cinque milioni di disoccupati, prima che le cose iniziassero a migliorare. La storia spesso tende a ripetersi, ma non deve succedere, se l'economia e la società - invece di cadere in una profonda malinconia - si concentrano sui propri punti di forza e, soprattutto, creano le basi per la fiducia nel futuro e la sicurezza.

Questo non significa minimizzare i problemi attuali. La perdita di dinamismo economico è lampante. La Germania attualmente ha uno dei tassi di crescita economica più bassi in Europa. Le esportazioni sono in picchiata, gli investimenti deludono, e i consumi privati subiscono una battuta d'arresto a causa dell'inflazione e delle preoccupazioni per il futuro. L'industria tedesca è rimasta indietro rispetto alla concorrenza globale, soprattutto nelle tecnologie chiave del futuro come le piattaforme digitali, l'intelligenza artificiale e le tecnologie verdi. Obiettivi importanti come la protezione del clima, l'espansione dell'infrastruttura digitale e la riforma del sistema educativo sono stati trascurati, con pochi sforzi per correggere il tiro. La mancanza di lavoratori qualificati, già significativa, è destinata ad aumentare, mettendo a rischio molte piccole e medie imprese. La burocrazia e l'incertezza normativa, insieme alla scarsità delle infrastrutture, costituiscono ostacoli significativi per i piani futuri delle aziende.

Marcel Fratzscher


Ora ci troviamo di fronte alla battaglia redistributiva

Non sorprende, quindi, che molte persone in questo Paese siano pessimiste sul futuro. La società sembra paralizzata dalla paura, come aveva già notato Roman Herzog 25 anni fa. Allo stesso tempo, c'è una profonda polarizzazione nella società, con i conflitti sociali più intensi degli ultimi 75 anni. A soffrire maggiormente sono i gruppi più vulnerabili. Bambini, adolescenti e giovani adulti continuano a subire pesantemente le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Un giovane su tre ha bisogno di assistenza psicologica e sanitaria, ma solo uno su dieci riesce a ottenerla. Nel frattempo, il governo federale litiga su questioni come la lotta alla povertà infantile e la spesa per il clima, mentre la disuguaglianza in termini di opportunità educative in Germania è tra le più alte tra i paesi industrializzati, e questa disuguaglianza continua ad aumentare a causa della pandemia e dell'inflazione. L'accesso all'edilizia residenziale sta diventando sempre più difficile, specialmente per le giovani famiglie nelle città, portando a una società sempre più gentrificata. Le prestazioni sociali vengono tagliate, e l'opposizione della FDP a un aumento del salario minimo, a un assegno di base per i figli o a un reddito di cittadinanza sta crescendo.

Il risultato è una battaglia redistributiva in cui le persone sono sempre più concentrate su se stesse. Molte stanno cercando capri espiatori tra i migranti e i rifugiati. La dichiarazione del ministro federale delle Finanze sulla fine delle riforme sociali e i tagli alle prestazioni sociali è più controproducente che mai.

In questa situazione, non è difficile comprendere perché sia persone che aziende sono state travolte da una profonda sfiducia e guardino al futuro con pessimismo.

La Germania ha il potenziale per un cambiamento significativo.

"I tedeschi hanno la forza e la volontà di superare questa crisi con le proprie risorse - a condizione che abbiano il coraggio di farlo." Queste parole risuonano ancora oggi, pronunciate dal Presidente Herzog nel suo discorso a Berlino nel 1997. Sottolineano un punto cruciale per un cambiamento di successo: la fiducia nelle proprie capacità.

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La Germania ha dimostrato di poter affrontare sfide eccezionali in passato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha dovuto rinnovarsi economicamente e socialmente, affrontando sfide come l'integrazione di milioni di rifugiati, la ricostruzione dell'infrastruttura e dell'economia, la Guerra Fredda in un Paese diviso, e poi la riunificazione, con grandi turbolenze sociali, crisi finanziarie ed economiche, e infine una pandemia e una crisi energetica. Tuttavia, queste sfide non sono state in grado di scalfire il fatto che oggi la Germania sia una delle nazioni più ricche al mondo, con prosperità e stabilità invidiabili. Questo successo è stato possibile grazie a tre punti di forza fondamentali.

Innanzitutto, le istituzioni statali sono eccellenti, con un forte Stato di diritto, competenze elevate e grande indipendenza. La rigidità delle riforme e la burocrazia eccessiva non derivano dalle istituzioni stesse, ma piuttosto dalla mancanza di volontà politica, dagli interessi delle lobby e da potenti gruppi di interesse.

Il secondo grande punto di forza della Germania è la sua struttura economica, caratterizzata da un solido tessuto di piccole e medie imprese a conduzione familiare. Queste imprese guardano al lungo termine, assumendosi responsabilità verso i propri dipendenti. Questa caratteristica conferisce loro resilienza e flessibilità, consentendo loro di affrontare con successo le sfide e le crisi. Pochi paesi al mondo possono vantare tanti campioni nascosti, aziende altamente innovative che hanno un ruolo chiave nell'economia globale.

Il terzo punto di forza, forse il più importante, è la solidarietà, che è al centro dell'idea di economia sociale di mercato. Come sosteneva il filosofo e naturalista russo Pyotr Kropotkin più di 100 anni fa, e come hanno confermato numerosi studi scientifici, le società solidali hanno maggiori probabilità di superare le grandi crisi e sfide rispetto a quelle individualistiche. La solidarietà crea sicurezza e fiducia, unisce le forze e costruisce ponti, sia dal punto di vista economico che sociale.

Per contrastare il pessimismo, la fiducia è essenziale, come sottolineato dal Presidente Herzog. Questo non significa ignorare i problemi e le sfide citate. Attualmente, la Germania rischia che le paure e le preoccupazioni alimentino un circolo vizioso, peggiorando ulteriormente la situazione economica e sociale. L'economia è in gran parte una questione di percezione. Le aziende non investiranno se non hanno fiducia nella Germania come luogo in cui produrre, e le persone si ritireranno dal mercato del lavoro e investiranno di meno su se stesse se perdono la fiducia.

"Una scossa profonda deve attraversare la Germania. Dobbiamo essere pronti a rinunciare ai nostri beni piu' cari." Questo richiamo del Presidente Herzog non è meno urgente oggi di quanto lo fosse un quarto di secolo fa. Attualmente, la Germania gode di una solida posizione economica e finanziaria. Il nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse.

Il governo federale sta già compiendo molte azioni positive, spesso sottovalutate. Tuttavia, manca una bussola chiara e la determinazione necessaria per investire nel futuro e raggiungere una maggiore uguaglianza sociale. Le imprese condividono la responsabilità dei problemi tanto quanto i politici. Dovrebbero essere oneste nel riconoscere i propri errori e investire nella trasformazione ecologica e digitale, invece di puntare il dito contro i politici e chiedere a gran voce maggiori aiuti finanziari. Questo rappresenta l'unico modo per costruire fiducia e interrompere il circolo vizioso in cui la Germania sembra essere intrappolata, caratterizzato da stagnazione economica, declino della prosperità e crescente polarizzazione sociale.


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Prosegue il crollo delle transazioni sul mercato immobilare tedesco

 Dopo il boom arriva lo sboom e anche il numero delle transazioni per l'anno in corso conferma la crisi profonda del mercato immobiliare tedesco: non si registrava un numero cosi' basso di compravendite dal 1995, primo anno delle serie storiche. Ne scrive il Tagesschau.de


Secondo un recente studio, il crollo del mercato immobiliare tedesco continuerà ad accelerare nell'anno in corso, senza previsioni di un miglioramento rispetto all'anno passato. L'Istituto Gewos di Amburgo, basandosi sulle transazioni registrate alla fine della prima metà dell'anno, prevede solo circa 591.800 contratti di acquisto, il che rappresenterebbe un calo di quasi un quarto rispetto al già debole anno 2022, segnando il valore più basso dal 1995, l'inizio delle serie storiche tedesche.

Secondo lo studio, il valore delle vendite a livello nazionale scendeà di quasi il 30% a circa 198 miliardi di euro. Nel 2022, il fatturato del settore immobiliare era crollato a 279,4 miliardi di euro, registrando un calo del 17,2% rispetto all'anno record del 2021, segnando così la fine brusca di un lungo periodo di boom. Il numero di transazioni è sceso del 16,1% a 787.700 casi.

Le conseguenze dell'aumento dei tassi d'interesse sono diventate sempre più evidenti nel corso 2023 rispetto al 2022. L'esperto di Gewos, Sebastian Wunsch, ha spiegato che il moderato calo dei prezzi di acquisto finora non è riuscito a compensare l'aumento dei costi di finanziamento. L'aumento dei costi di finanziamento e l'inflazione elevata stanno riducendo il potere d'acquisto, rendendo sempre più difficile l'acquisto di immobili per i proprietari-occupanti. Gli investitori, d'altra parte, sono principalmente influenzati dall'incertezza, e Wunsch ha sottolineato che "l'attuale situazione di mercato continua a essere caratterizzata da una marcata riluttanza all'acquisto", senza prevedere cambiamenti significativi nei fattori di mercato per il resto dell'anno. Poiché il tasso d'inflazione è lontano dagli obiettivi delle banche centrali, non si prevede un allentamento dei tassi d'interesse nel medio termine, i prezzi d'acquisto dovrebbero comunque stabilizzarsi alla fine dell'anno, dato che al momento stanno scendendo ad un ritmo piü lento.