domenica 21 aprile 2013

Kein Wettbewerb, bitte!

Gustav Horn, presidente dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung della  Hans-Böckler-Stiftung (vicino ai sindacati), sulla progressista Die Zeit propone una riflessione sul meccanismo profondamente sbagliato alla base della moneta unica: la concorrenza fra stati. 
Gli stati in Europa dovranno essere come le imprese: piu' economici, in continuo miglioramento e sempre piu' competitivi. Questo pensiero economico sta distruggendo l'Europa.

La crisi della zona Euro sembra non avere fine. Perché la zona Euro nonostante gli enormi sforzi di tutti i paesi membri non si è ancora stabilizzata?

La risposta è semplice. Perchè le soluzioni proposte sono ampiamente inefficaci. Solo l'annuncio di un acquisto illimitato di titoli di stato da parte della BCE è riuscito a calmare un po' la situazione. Tutto il resto, almeno nel breve periodo, non ci aiuta molto, o addirittura puo' risultare dannoso. E nel frattampo il consenso politico per l'Euro viene meno. Questo processo affonderà la moneta unica - se tali sviluppi non saranno fermati.

L'errore di fondo, commesso in particolar modo dalla Germania, è stato una concezione dell'unione monetaria completamente sbagliata. Il governo federale ha interpretato l'unione monetaria - lo stesso hanno fatto i governi che l'hanno preceduto - come una comunità di stati fondata sulla concorrenza. In questa competizione i singoli paesi devono mostrarsi capaci di sopravvivere per poter restare legittimi membri dell'unione monetaria. Secondo tale prospettiva ogni paese dovrà adottare un proprio modello di business. Per alcuni - come a Cipro -  il modello sarà basato su di una bassa tassazione ed una regolamentazione meno severa  -  a spese di altri paesi nell'unione monetaria. Un altro modello di business potrebbe essere fondato sulla moderazione salariale e lo smantellamento dei sistemi di sicurezza sociale al fine di raggiungere una maggiore competitività. Ma cio' sta portando ad una forte avversione dei cittadini verso l'Euro. E cio' non aiuta. Al contrario: le misure adottate hanno spinto la zona Euro in una dura recessione in cui né la disoccupazione né i debiti pubblici potranno essere ridotti in tempi prevedibili.

Cosa possiamo imparare da tutto questo? Primo: una politica economica fondata esclusivamente su di un miglioramento delle condizioni sul lato dell'offerta, in una situazione economica con bassa domanda, è destinata a fallire. Senza una domanda sufficiente nessuna impresa potrà imporsi, indipendentemente da quanto economiche saranno le sue produzioni. Questo punto di vista si diffonde gradualmente anche fra i governi della zona Euro. Anche per questo - in maniera piu' o meno timida - sono stati messi in campo dei programmi per aumentare la domanda.

Il secondo insegnamento è tuttavia ancora piu' fondamentale. E' stato un errore trasferire all'interno di una unione monetaria composta da stati sovrani il modello privato fondato sulla concorrenza. Mentre la concorrenza fra imprese porta a risultati macroeconomici desiderabili, quella fra stati è improduttiva o addirittura dannosa. Il motivo è semplice: quando le aziende si fanno concorrenza, nascono nuovi prodotti e modi di produrre piu' efficienti - quindi nuove fonti di ricchezza. Se invece gli stati entrano in concorrenza fra di loro, la ricchezza viene  distrutta.

Questo è nella natura della concorrenza. Dove questa esiste, deve essere possibile il fallimento. Le imprese fallite scompaiono dal mercato. La concorrenza puo' acquisirne i clienti e creare nuovi posti di lavoro. Gli stati falliti restano, e soprattutto gli uomini che li abitano. Vivranno con un benessere sensibilmente inferiore. Inoltre, per evitare una destabilizzazione politica avranno bisogno di essere alimentati finanziariamente dagli altri stati. 

E' chiaro che nella competizione fra paesi non potrà esserci nessun vincitore netto. Perchè i vincitori molto probabilmente dovranno sostenere finanziariamente i perdenti, fatto che non potrebbe mai accadere nel caso della concorrenza nel settore privato.

Ai sostenitori della concorrenza fra paesi resta un solo argomento. E concerne uno sviluppo economico relativamente dinamico realizzato grazie agli investimenti e all'export di imprese altamente redditizie, attratte grazie ad un basso costo della manodopera, ad una limitata regolamentazione e ad una bassa pressione fiscale. Suona bene all'inizio, ma potrebbe rivelarsi illusorio.

Alla fine ci perdono tutti.

Perché questa concorrenza è caratterizzata da un'elevata pressione: per mantenere un vantaggio competitivo e trattenere le imprese, le aliquote fiscali devono restare necessariamente basse. In questo modo anche la base imponibile degli stati vincitori si erode costantemente. Cio' diventa evidente ad esempio con il degrado delle infrastrutture, per le quali a causa del calo delle entrate non ci sarà piu' denaro. Le opportunità di impiego e di crescita scompaiono. Anche il presunto vincitore finisce per perdere.

Tutto questo avviene sotto i nostri occhi. Gli stati perdenti come Cipro, la Grecia, il Portogallo,  l'Irlanda e gli altri barcollano insieme ai loro fallimentari modelli di business. Sono finiti in un abisso economico e dovranno essere supportati dagli altri stati membri. I vincitori, si crogiolano ancora nel presunto successo. Le loro infrastrutture pubbliche stanno pero' soffrendo, le casse pubbliche sono vuote. Ogni cliente delle ferrovie pubbliche sa di cosa sto parlando. Cosi' il futuro economico è sprecato sull'altare di un'ideologia che ha elevato la concorrenza fra paesi a leit motiv della politica economica.

La procedura corretta sarebbe stata al contrario una maggiore coordinazione della politica economica europea. E' necessario un quadro di politica fiscale comune per tutti gli stati membri ed una minore concorrenza fiscale. La concorrenza dovrebbe essere lasciata alle imprese, altrimenti alla fine avremo solo dei perdenti.



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15 commenti:

  1. Come sempre, chi vuole dominare sull'alro, argomenta assurdità come quelle lette in questa misera analisi. Non è possibile riunire dei popoli diversi sotto lo stesso tetto se questi NON LO VOGLIONO. Non lo avete ancora capito? Gli ideali sono una cosa, la realtà è ben diversa. Se si voleva un'Europa unita bisognava fare un referendum popolare: sono i popoli che devono decidere, non la nomenklatura socialista che ci ha portati al disastro economico e sociale. Se almeno fossero state adottate le stesse leggi dappertutto in UE, gli stessi prezzi, gli stessi salari e delle politiche sensate forse alla fine i popoli avrebbero deciso che era ora di unirsi perchè c'erano molti vantaggi e poche disuguaglianze. Ma questo gli idealisti non lo capiscono e diventano tiranni: tiranni che i popoli ben presto abbattono. Chi non fa sue le lezioni che la storia impartisce, incontrerà presto la propria fine politica, economica e probabilmente anche quella fisica. Tedeschi, vi piace che la BCE permetta ai vostri amati concittadini francesi di stampare Euro a nastro a vostre spese per sanare il loro debito pubblico mentre voi dovete schiattare di lavoro e stare zitti sotto l'egida di una Merkel distratta? Due pesi e due misure? Ma se la Merkel non dice niente, vuol dire che sa che l'ultima carta da giocare prima del crollo europeo è quella di facilitare la Francia: se la Francia entra in recessione (ops, c'e' già ed anche la Germania si sta avviando a spron battuto in quella direzione) è la fine del sogno eurocratico di socialisti pazzi che devono essere internati per il bene di tutti gli europei.

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    1. Hai letto l'articolo?

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    2. Io sì, infatti dalla riga finale, in ultima istanza di analisi "La procedura corretta sarebbe stata al contrario una maggiore coordinazione della politica economica europea.". Bella cagata!!! Ribadisco il mio concetto espresso nel primo post: I POPOLI EUROPEI NON VOGLIONO L'UNIONE EUROPEA!!!! CAPITOOOOO?????

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    3. Guardi, signor Anonimo, che in realtà i popoli europei l'unione europea l'hanno voluta e la vogliono ancora. Nonostante lo stato delle cose. Certo, questo grazie alla disinformazione. I referendum se non c'è informazione corretta non servono a nulla. Quello che serve è una vera e sana discussione sull'argomento. Quello che dice il sig. Horn nell'articolo è chiaro e condivisibile. Per funzionare il sistema doveva basarsi non sulla concorrenza ma sulla solidarietà (anche se non usa questo termine, ma coordinazione... ma nei fatti lo spostamento delle risorse quello sarebbe). Come qualsiasi stato o federazione al mondo fanno al loro interno, se vogliono reggere.
      Che poi sia utile fare adesso quello che doveva essere fatto prima, è tutta un'altra storia. Si arriva in ritardo, dopo che i muri della casa sono stati già in gran parte realizzati, ma senza aver pensato alle fondamenta... Questo è il nodo.
      Senza solidarietà i sistemi sociali non reggono. Perchè di questo si tratta. Di sistemi sociali!

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    4. "Si arriva in ritardo, dopo che i muri della casa sono stati già in gran parte realizzati, ma senza aver pensato alle fondamenta... Questo è il nodo."
      Discorso condivisibile in larga parte, il tuo, come quello dell'articolo.
      Ma le fondamenta come le facevi? Paradossalmente avremmo dovuto già avere una armoniosa comunità di europei per poterle gettare per bene. Da qualsiasi parte si cominciava ( e lo abbiamo tentato con la moneta comune) si sarebbe probabilmente sbagliato comunque (se ci avessero imposta una lingua comune si serebbero infuriati gli accademici della crusca e i difensori della sovranità culturale).
      Nell'articolo si parla di "quadro di politica fiscale comune per tutti gli stati membri".
      E come iniziare a realizzarlo con questi esempi (la butto sullo scherzo ma sapete tutti che in Italia il fenomeno è grave):
      https://www.youtube.com/watch?v=yvX_kImQNJ0

      Sertin

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    5. ma i sistemi sociali infatti non sono previsti dall'attuale costruzione europea. anzi ogni tipo di politica sociale va smantellata, in quanto fonte di spesa pubblica improduttiva.

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    6. @sertin
      "Paradossalmente avremmo dovuto già avere una armoniosa comunità di europei per poterle gettare per bene. Da qualsiasi parte si cominciava ( e lo abbiamo tentato con la moneta comune) si sarebbe probabilmente sbagliato comunque (se ci avessero imposta una lingua comune si serebbero infuriati gli accademici della crusca e i difensori della sovranità culturale)."

      Appunto...se i popoli avesso voluto unirsi la comunità sarebbe stata armoniosa. Il problema è che chi ci ha unito lo ha fatto con l'intento di derubarci in parte riuscito. Ma questi signori la storia la ignorano perchè pensano che certe cose non ritornino...ma si sbagliano. Se vogliono un piazzale Loreto a Bruxelles che continuino con i loro giochini. In questo momento la Spagna, il Portogallo, l'Italia e la Grecia (i popoli, non i politici traditori) hanno detto no e stanno dicendo continuamente no all'EU. La storia insegna che chi non vuole mollare l'osso di solito muore per colpa di una rivolta sanguinosa. La storia si ripeterà ancora una volta diversa nella cronologia ma uguale nel risultato?

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  2. @Luca Tonelli
    "ma i sistemi sociali infatti non sono previsti dall'attuale costruzione europea. anzi ogni tipo di politica sociale va smantellata, in quanto fonte di spesa pubblica improduttiva."

    L'Unione Europea è fatta di popoli per cui di sistemi sociali. E' un sistema di sistemi. Se smantelli i sistemi sociali smantelli la società. Ma cavolo, non riuscite a capire? Dai,..ci fate!!!

    @Simone
    "Guardi, signor Anonimo, che in realtà i popoli europei l'unione europea l'hanno voluta e la vogliono ancora. Nonostante lo stato delle cose."

    Ma a chi la vuol dare a bere??? Suvvia faccia una gita in Grecia, in Spagna, in Portogallo e dica queste cose alla piazza locale se ne ha il coraggio...poi se è ancora vivo ne riparliamo!!!

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    1. guarda che ho semplicemente detto la verità. non significa che io condivida le folli e deliranti ideologie alla base di questo mostro totalitario che è diventata la UEM.

      ma è la triste verità: nella costruzione europea non c'è spazio per il sociale. in alcuna sua forma. ecco perchè questa europa va DEMOLITA.

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    2. Beh, meno male...dal tono sembrava condividesse le follie di questi eurocrati senza cervello. Allora mi scuso.

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  3. Alla fine ci perdono tutti.

    salvo i "fabbricanti del credito " che potranno comprarsi tutti i beni REALI a poco prezzo .
    I " signori del danaro" saranno i "nuovi faraoni" e noi i loro schiavi ...
    ...Tedeschi compresi, ovviamente :-)

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  4. I " signori del danaro" saranno i "nuovi faraoni" e noi i loro schiavi ...

    Uh... Penso darò un colpo di telefono agi Hyksos.

    Buona vita

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  5. La verità indicibile è che la Germania della Merkel cioè del IV Reich ha dichiarato guerra all'Europa ...anzi mi correggo....ai popoli europei per la terza volta in un secolo. Hanno però dimenticato che le prime due volte (hanno si raso al suolo "gli altri") ma hanno pagato il prezzo non tanto alto poi della loro voglia di dominio.Chi meraviglia è la posizione della Francia ma chi pagherà cara questa nuova terza guerra "mondiale" saranno proprio i tedeschi che se non esportano in europa a chi vendono i loro prodotti?????
    I.G.

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  6. @anonimo 22:56 - La terminologia è importante:
    1° - l'Europa è un continente di nazioni disomogenee che nei millenni hanno guerreggiato e fatto pace, si sono reciprocamente invase e ribellate, tutto ciò ha sedimentato un minimo di valori comuni;
    2° - l'Unione europea è un insieme di Paesi, meno numeroso di quelli di cui sopra, che hanno stretto degli accordi amministrativo-economici dopo l'ultimo dopoguerra;
    3° - l'Eurozona è composta da un numero ancora minore di Stati che hanno adottato la stessa moneta.
    Confondere i tre piani è distruttivo per i processi logici.

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    1. @mariof
      Come vorrei che fossimo nel gruppo più esterno! Mai una volta che non si sia dentro, quando è meglio essere fuori, e sempre in pessima compagnia.

      Comunque l'aver forzato l'identità UE-€ segnerà il destino dell'eurocrazia.

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