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lunedì 14 agosto 2023

Falsi miti sul reddito di cittadinanza tedesco (Buergergeld) pompati ad arte dalle destre

Anche in Germania il padronato e le destre prendono di mira la misura di sostegno al reddito per le persone in stato di bisogno, vale a dire il reddito di cittadinanza tedesco o Buergergeld. Su Der Freitag, l'ottima Janina Luett, percettrice di Buergergeld, ci spiega perchè gli attacchi al reddito di cittadinanza sono delle falsità strumentali alla propaganda delle destre. Da Der Freitag


Reddito di cittadinanza in Germania (Buergergeld)


La nostra autrice si irrita per l'affermazione secondo la quale le persone verrebbero in Germania solo per accomodarsi direttamente sull'amaca dello stato sociale. Secondo la sua esperienza personale, sa che le cose non sono così semplici. 

Non c'è una settimana in cui io non legga articoli sul reddito di cittadinanza (Buergergeld). Purtroppo, nei media, soprattutto a vantaggio dei populisti, c'è un diluvio di disinformazione senza precedenti. Si comincia con una serissima rivista berlinese la quale ha scritto che tutti coloro che arrivano in Germania ricevono il reddito di base. Non solo è sbagliato, ma è anche una bugia populista che cerca di creare sentimenti di risentimento contro gli immigrati.

Qual è la realtà?

I requisiti per il reddito di base sono lo stato di bisogno, la capacità lavorativa e la residenza in Germania. L'età minima per richiederlo è di 15 anni. Tuttavia, prima di poter richiedere il reddito di base, devono essere prese in considerazione tutte le altre prestazioni sociali. Queste includono: indennità di disoccupazione (ALG I), assegni familiari o assegni per bambini e sostegno per gli alimenti, assegno genitoriale (Elterngeld), indennità di maternità, pensione per invalidità, pensione di reversibilità, pensione di orfano, indennità malattia, assegno abitativo (Wohngeld) o Bafög.


Se queste risorse non sono sufficienti o non vengono approvate, è possibile richiedere il reddito di base. I pensionati non ottengono il reddito di base. Per le persone in stato di necessità che percepiscono una pensione, c'è il sostegno base per gli anziani. Inoltre, il sostegno base (Grundsicherung) è rivolto ai cittadini permanentemente malati e completamente inabili al lavoro. 

Buergergeld sostituisce Hartz IV
Buergergeld sostituisce Hartz IV


Legge sull'asilo per richiedenti asilo

I richiedenti asilo il cui status di asilo NON è ancora stato riconosciuto NON ricevono il reddito di base! Ricevono prestazioni in base alla legge sull'asilo che sono inferiori rispetto all'importo del reddito di base.

I cittadini stranieri con cittadinanza dell'UE hanno diritto se soddisfano i requisiti di accesso sopra menzionati e hanno una residenza permanente in Germania. Viene fatta un'eccezione per i Gastarbeiter europei.

Per i rifugiati dall'Ucraina, la procedura di asilo non è stata applicata per motivi amministrativi e a causa del fatto evidente che c'è una guerra in corso. Sono considerati rifugiati di guerra riconosciuti e hanno gli stessi diritti dei richiedenti asilo riconosciuti. Ciò significa che, se sono bisognosi, in grado di lavorare e hanno più di 15 anni, possono richiedere il reddito di base dopo aver esaurito tutte le altre opzioni. 

Verifica dello stato di necessità e bisogno

La richiesta di reddito di base include la cosiddetta verifica della situazione di bisogno, in cui devono essere dichiarati eventuali beni. Se il patrimonio scende al di sotto della soglia di protezione di 40.000 euro (singola persona), il reddito di base viene approvato. Nessuno in Germania riceve prestazioni sociali senza verifica! È una bugia disgustosa affermare che ai rifugiati o richiedenti asilo venga regalato TUTTO!

Faccio parte dei beneficiari del sostegno di base (Grundsicherung) perché la mia pensione non è sufficiente per vivere. Ho dovuto presentare una richiesta di assistenza per il sostentamento. Questo bisogno viene verificato annualmente mediante la presentazione dei miei estratti conto degli ultimi tre mesi. 

Per il sostegno base e il reddito di base, l'importo è lo stesso: 502 euro per una persona. A chi percepisce il reddito di base, il Jobcenter paga l'affitto dell'alloggio e i costi del riscaldamento. Anche questi costi vengono pagati solo se l'alloggio è considerato finanziariamente adeguato dall'addetto del Jobcenter. Lo stesso vale per i costi del riscaldamento. Nessuno percettore del reddito di base può vivere in un appartamento troppo grande, altrimenti i costi dell'alloggio non sarebbero coperti o sarebbero coperti solo parzialmente.

Il reddito di base porta a una spirale di povertà

Il reddito di base non significa che tutto viene automaticamente pagato. Dalla mia esperienza personale, posso confermare che viene prestata molta attenzione a ridurre al minimo i costi. La vita con il Buergergeld non è un lusso e non è qualcosa che considero auspicabile, in quanto al massimo dopo sei mesi finirai per avere i primi problemi finanziari, ad esempio se si rompe la lavatrice, il computer o l'auto. Quando le spese si accumulano, si fa il primo passo verso il basso nella spirale della povertà.

Quindi, chiunque continua a sostenere che il reddito di base è piu' che sufficiente per vivere, lo invito a viverci per un anno. La cosiddetta "amaca sociale" è un'invenzione da parte di persone che non sono mai state povere e che promuovono questa visione del mondo neoliberale. La povertà significa uno stress duraturo. La povertà è una vita con una costante esperienza di scarsità, che sia essa finanziaria, sociale o psicologica.


Leggi gli altri articoli sul Buergerld -->>

mercoledì 1 dicembre 2021

Perché solo Lindner può far indebitare la Germania

Se è vero che „Only Nixon could go to China“ allora è anche vero che nella Germania di oggi "solo un ministro delle finanze con un'immagine "solida" sarà in grado di conciliare l'elettorato tedesco, molto attaccato alla "stabilità delle finanze pubbliche", con una spesa per investimenti fatta su larga scala". Una riflessione molto interessante del giornalista tedesco Sebastian Puschner su Der Freitag.


È successo. Christian Lindner sarà il Ministro federale delle finanze della nuova Ampelkoalition. La presentazione mercoledi' scorso dell'accordo di coalizione rosso-verde-giallo lo ha confermato: la FDP avrà la responsabilità delle Finanze; il leader del partito avrà la posizione centrale. E questo significa che sta accadendo esattamanete proprio quello da cui in molti nelle scorse settimane - soprattutto a sinistra - ci avevano messo in guardia.

"Atene non se lo merita", aveva scritto l'economista britannico Adam Tooze sul Guardian e su Der Freitag, evocando le conseguenze fatali per l'Europa di una politica finanziaria tedesca orientata al mercato e liberista, e poi aveva proseguito con il suo collega Joseph E. Stiglitz su Die Zeit: "Sarebbe un errore dare seguito ai suoi desideri". Sulle piattaforme social come Twitter, alcuni ne avevano già disegnato lo spettro sulla parete subito dopo le elezioni per il Bundestag: un ministro delle finanze come Lindner nelle ultime settimane sembrava essere un freno per tutti i progetti progressisti di questo governo. Un duro difensore del pareggio di bilancio in una fase in cui c'è la massima necessità di investimenti, non solo per la politica climatica, ma anche il rappresentante di una politica fiscale in favore dei ricchi in un'epoca di forte polarizzazione della disuguaglianza - le accuse contro Christian Lindner sembravano ovvie.

La gelosia della sinistra

La nomina del leader della FDP è diventata una profezia che si autoavvera, e l'economista Jens Südekum ("I debiti alleviano il peso per le generazioni future!") nel suo avvertimento nei confronti di chi metteva in guardia dal pericolo aveva ragione: più i critici di Lindner alzano il volume delle loro critiche, maggiore sarà la pressione su di lui nei negoziati di coalizione per fargli mettere le mani sul ministero delle finanze, "ora più che mai". Ad un certo punto, dalle sue stesse fila, avrebbero interpretato qualsiasi altra cosa come nient'altro che una sconfitta colossale e forse anche messo in dubbio l'ingresso dei liberali in questo governo.

Soprattutto tra fra gli esperti in materia di politica finanziaria a sinistra ha preso piede una gelosia più o meno inconscia: mentre fra i politici di sinistra l'interesse interno nei confronti della politica fiscale è alquanto latente, è invece un argomento della massima importanza per la FDP. Era accaduto lo stesso alla SPD dopo essere entrata nella Grande Coalizione del 2017/2018, il suo colpo piu' importante era stato proprio quello di sottrarre il Ministero delle finanze alla CDU e a Wolfgang Schäuble.

E da lì ora Olaf Scholz si sta spostando alla Cancelleria. Il suo successore Christian Lindner ridurrà in macerie di tutto quello che l'uomo della SPD aveva cominciato a costruire sotto la pressione delle necessità emerse durante la crisi causata dal Covid? Anche il primo passo verso la messa in comune del debito in Europa, il tanto citato "Hamilton Moment", dal nome del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti che aveva fatto lo stesso per l'Unione degli Stati Uniti? Stiamo tornando all'egemnonia della casalinga sveva, allo Schwarze Null, al regime del pareggio di bilancio?


Garante dei crediti Corona

E questo è tutt'altro che garantito. Fino a quando la pandemia avrà in pugno la Germania e comporterà chiusure parziali o di vasta portata, non c'è alternativa all'aiuto di Stato, sempre che il nuovo governo non voglia provocare un'esplosione sociale. Persino Christian Lindner non potrà evitarlo e lo Schuldenbremse del resto negli ultimi due anni non ha impedito l'indebitamento necessario - peraltro molto vantaggioso per lo Stato tedesco.

La situazione si è fatta molto simile con la crisi climatica: anche se al momento è improbabile che la Ampelkoalition cominci improvvisamente a far pagare un prezzo maggiore in termini di politica fiscale a chi ne è la causa principale - famiglie ricche e ad alto reddito -, c'è sicuramente ancora molto lavoro da fare. Le vie d'uscita dal collasso climatico fondate sull'innovazione e la tecnologia, tuttavia, come invece chiede la FDP, costano molto - proprio come la digitalizzazione e tutto ciò che dovrebbe rappresentare "un nuovo inizio" o "la modernizzazione" - e il successo della Ampelkoalition si deciderà nei prossimi anni proprio in base alla capacità di realizzare queste promesse.

Potrebbe quindi avere senso usare il motto „Only Nixon could go to China“ per sintetizzare il mandato di Lindner: così come solo un repubblicano convinto come Richard Nixon poteva realizzare un'offensiva diplomatica degli Stati Uniti contro la Cina comunista, oggi solo un ministro delle finanze con un'immagine "solida" sarà in grado di conciliare l'elettorato tedesco, molto attaccato alla "stabilità delle finanze pubbliche", con una spesa per investimenti su larga scala.

Debiti in ombra

Ma da dove dovrebbero arrivare i soldi se la FDP si dovesse rifiutare di fare debito pubblico oppure di introdurre ogni aumento delle tasse sui ricchi o se invece non intendesse introdurre nuove tasse come quella sullo zucchero nelle bevande particolarmente zuccherate - e ci sarebbero state fin troppe buone ragioni per mettere una tassa simile, anche al di là delle esigenze fiscali dello Stato. Naturalmente, tali entrate non sarebbero state sufficienti per finanziare la trasformazione della Repubblica.



Quello che serve veramente, e gli uccellini già da tempo lo stavano fischiettando sui tetti, e del resto anche l'accordo di coalizione lo conferma: gli investimenti saranno semplicemente spostati su società statali e fondi pubblici al di fuori del bilancio federale.

Una tale procedura è discutibile in termini democratici - in quanto limita effettivamente le prerogative del Parlamento in materia di finanze. Ma già da tempo si è diffuso uno stato d'animo che considera l'azione dello Stato ormai in ampio ritardo, soprattutto a causa della crisi climatica, tanto da far pensare che non ci sia piu' tempo da perdere a preoccuparsi degli standard democratici. Almeno la Ampelkoalition promette di "espandere il controllo parlamentare, pubblico e dell'esecutivo nei confronti delle aziende statali".

Così ora il Fondo per l'energia e il clima diventerà un fondo per il clima e la trasformazione, ma soprattutto il Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), di proprietà statale, dovrà "agire con maggiore incisione nel ruolo di agenzia per l'innovazione e l'investimento". Garanzie statali per il denaro preso a prestito da un'istituzione pubblica, compresa la leva del capitale privato - il leader della SPD Norbert Walter-Borjans aveva già delineato durante i negoziati di coalizione il percorso che la KfW avrebbe dovuto intraprendere "per diventare un'agenzia di investimenti e innovazione nell'ambito delle nuove infrastrutture, della digitalizzazione e della decentralizzazione" e su questo tema sa di essere in sintonia con Olaf Scholz, che da tempo fa lavorare il suo staff proprio su questo progetto. Economisti progressisti come Mariana Mazzucato, del resto, da tempo sottolineano il potenziale che la Germania avrebbe a disposizione con un attore come la KfW.



Lo Stato costruisce in autonomia

Inoltre, sempre secondo l'accordo di coalizione, i partner di governo intendono rafforzare "le imprese statali già esistenti come la Deutsche Bahn AG (settore delle infrastrutture) o la BImA" sorpattutto per quanto riguarda le loro possibilità di finanziamento: "a tale scopo, gli strumenti come le autorizzazioni al credito e il rafforzamento del capitale potranno essere utilizzati caso per caso".

La BImA, l'Agenzia federale per gli investimenti immobiliari, dovrà "investire e costruire autonomamente" - è lo Stato stesso che diventa costruttore e questo significa che non sono stati solo i liberali a prevalere nei negoziati di coalizione. Di conseguenza è proprio la SPD ad aver assunto il Ministero per l'edilizia. Per inciso, Olaf Scholz ha messo delle persone fidate e che conosce bene ai vertici della KfW e del BIma.

Nel frattempo, ci sono altre posizioni cruciali in materia di politica finanziaria, oltre a quella di Ministro delle finanze, ancora in attesa di essere occupate - è improbabile ad esempio che la FDP sia in grado di esercitare un'influenza decisiva sulla nomina del futuro capo della Bundesbank, proprio ora che è riuscita a nominare il Ministro delle finanze. Sarà emozionante vedere in che modo riuscirà a gestire il personale che si troverà in casa. Durante il suo periodo da ministro, Olaf Scholz ha portato nella Wilhelmstrasse 97 un certo numero di dirigenti finanziariamente progressisti con delle qualifiche abbastanza alte - per esempio, Jakob von Weizsäcker come capo-economista. E molte persone un tempo consideravano Scholz una testa dura in materia finanziaria.


sabato 27 novembre 2021

Adam Tooze - Atene e Roma non se lo meritano

Secondo il recente Koalitionsvertrag, Christian Lindner, il leader dei liberali tedeschi, dovrebbe essere il nuovo Ministro delle finanze della Ampelkoalition (SPD, Verdi, FDP). Il grande intellettuale britannico Adam Tooze nelle scorse settimane è intervenuto sulla stampa tedesca per mettere in guardia da una tale eventualità. Per Tooze il leader della FDP non è solo uno showman che nel nuovo governo dovrà interpretare il ruolo del cattivo, ma anche e soprattutto un rischio sistemico per l'eurozona. Atene e Roma probabilmente meritavano qualcosa di meglio. Adam Tooze da Der Freitag.



Dietro le quinte la battaglia per il Ministero delle finanze va avanti da tempo. In gioco non c'è solo il futuro del nuovo governo tedesco, ma anche quello dell'Europa.

Sia la FDP che i Verdi hanno rivendicato il Ministero delle finanze tedesco. I due partiti sotto molti punti di vista si assomigliano: entrambi si battono per conquistare il voto dei giovani. Rappresentano due varietà del liberalismo. Vorrebbero modernizzare le malandate infrastrutture tedesche. Ma naturalmente hanno opinioni diverse sulle questioni climatiche. E sono in disaccordo anche sulla politica sociale ed economica - esattamente come lo sono sulla politica europea.

Christian Lindner e la FDP vorrebbero abbassare le tasse, difendere il pareggio di bilancio e mantenere una linea dura nei confronti dei partner europei della Germania. Per i liberali la crisi climatica dovrebbe essere risolta attraverso gli investimenti privati e tramite l'applicazione di un prezzo per le emissioni di CO₂. I Verdi, invece, vorrebbero maggiori investimenti pubblici, l'allentamento delle regole sul pareggio di bilancio e una politica pro-europea che prosegua il corso politico fatto di investimenti comuni finanziati dal debito europeo iniziato nel 2020. Ed è proprio su queste aree politiche, dove le differenze tra i Verdi (e la SPD) e la FDP sono maggiori, che il Ministero delle Finanze sarà cruciale.



Wolfgang Schäuble (CDU), ministro delle finanze della Germania dal 2009 al 2017, ai tempi dell'eurocrisi era riuscito a guadagnarsi una reputazione alquanto discutibile. Le sue continue misure di austerità avevano messo i paesi debitori sotto una enorme pressione. Nel 2015 era arrivato a proporre per la Grecia un "time-out" dall'euro. Il suo comportamento derivava da una logica politica ineludibile: in Europa, un ordoliberale alla guida del ministero delle finanze tedesco non può nascondersi. Deve issare la bandiera.

E questo atteggiamanto, è da temere, varrà ancora di più per Lindner ministro delle finanze. Lindner è un'europeista molto meno convinto di Schäuble. Le sue posizioni economiche consistono in banalità neoliberali. Ma è anche uno showman che deve dimostrare che lui e il suo partito possono tenere testa ai due partner alla sua sinistra. Sarebbe da ingenui pensare che possa restare schiacciato fra una cancelleria guidata da Olaf Scholz e un super-ministero verde dell'ambiente.

Lo stesso Scholz ha mostrato cosa può fare un progressista ed europeista alla guida del Ministero delle finanze tedesco. Ha cambiato sia il tono che il contenuto del dibattito tedesco in materia di politica economica e ha spinto verso una riforma fiscale globale. Ha speso generosamente durante la crisi del Covid. Soprattutto, ha preso sul serio la fragilità dell'eurozona. Ma la ripresa in Europa resta debole. Gli indici di indebitamento in Europa sono più alti di prima della pandemia. La governance politica dell'Eurozona è quanto mai irrisolta.

La dinamite è già li' pronta

In questo contesto la prospettiva di un Lindner ministro delle finanze è ragione di preoccupazione. La FDP, infatti, chiede a gran voce che sia la Germania sia l'Europa tornino al più presto alle regole sul debito che si applicavano prima della pandemia. E per la Germania sarebbe anche fattibile. La SPD e i Verdi potrebbero anche essere d'accordo se la FDP accettasse investimenti fuori bilancio su larga scala. Per l'Europa, un tale programma invece sarebbe rovinoso. Il 60% dei cittadini della zona euro vive in paesi dove il rapporto debito/PIL supera il 100 per cento del PIL. In tali condizioni forzare un ritorno ai criteri dell'era di Maastricht sarebbe disastroso. Soffocherebbe tutti gli investimenti pubblici contro il cambiamento climatico e provocherebbe un contraccolpo populista.

L'esplosivo c'è già. Otto membri dell'UE hanno chiesto il consolidamento delle finanze europee a partire dal 2022. Sono piccoli stati. Se otterranno quello che chiedono dipende dalla Germania.

Un ministro delle finanze tedesco dello stampo di Lindner rappresenta un rischio sistemico per l'Europa. E anche la Merkel lo ha dovuto imparare: se l'Europa entra in crisi, diventa molto difficile per Berlino fare politica.




mercoledì 30 dicembre 2020

Jens Südekum - Vi spiego perchè il debito pubblico non graverà sulle nuove generazioni

Fortunatamente in Germania non ci sono solo i fanatici alla Hans Werner Sinn, ma anche economisti ragionevoli come Jens Südekum, consigliere del Ministro socialdemocratico Scholz e molto ascoltato negli ambienti del potere berlinese. In un'intervista a Der Freitag ci spiega perché tornare a rincorrere il pareggio di bilancio nel post-Covid sarebbe un'assurdita e perché il debito pubblico creato per fronteggiare l'emergenza causata dal coronavirus non graverà sulle nuove generazioni. Un'intervista molto interessante di Der Freitag a Jens Südekum


A marzo Norbert Walter-Borjans e il comitato esecutivo della SPD hanno istituito una commissione scientifica in materia di politica economica, all'interno della quale non poteva mancare Jens Südekum. Südekum, anch'egli membro della SPD, fornisce consulenza non solo alla SPD e al suo candidato alla Cancelleria nonché Ministro delle finanze Olaf Scholz, ma anche, tra gli altri, al Ministero federale dell'economia a guida CDU.

È uno dei critici più accaniti dello Schuldenbremse (pareggio di bilancio) e il suo principale interesse scientifico sono le regioni lasciate indietro dalla globalizzazione. L'ascesa di Südekum a "economista dei potenti" (FAS) dimostra che anche in Germania, dove il debito pubblico e il salario minimo sono stati a lungo oggetto di disapprovazione, recentemente in termini di politica finanziaria ed economica sono cambiate molte cose - almeno con l'inizio della crisi causata dal Covid 19 anche nei fatti.

Der Freitag: Herr Südekum, non si sente un po' la coscienza sporca nei confronti delle future generazioni?

Jens Südekum: Dipende dall'argomento. Quando penso alle emissioni di CO2 o alle opportunità educative perdute a causa delle scuole chiuse, allora sì. Se si tratta di debito pubblico, allora certamente no.

Ma i miliardi che lo Stato sta prendendo in prestito nella crisi post-corona in futuro dovranno essere ripagati fino all'ultimo centesimo...

Questa è una delle più grandi favole che girano su questo argomento, soprattutto in Germania. Per ogni titolo di stato emesso, c'è sempre qualcuno che lo ha comprato. Ad ogni debito corrisponde un patrimonio. È vero che i debiti vengono ereditati, ma anche i beni! Il debito pubblico quindi è sempre un problema di distribuzione all'interno di una generazione - tra coloro che devono pagare gli interessi, i contribuenti, e coloro che possiedono il debito pubblico e riscuotono gli interessi. Nella maggior parte dei casi, il dieci per cento più ricco possiede una quota mastodontica della ricchezza, e quindi probabilmente anche del debito pubblico. Esistono strumenti per contrastare questa disuguaglianza. Ma sostenere che non dobbiamo fare debito pubblico perché in questo modo finiremmo per gravare sulle generazioni future è, a mio avviso, un argomento completamente sbagliato. In particolare quando si tratta di obiettivi che andranno a beneficio delle generazioni future, come nel caso della riduzione delle emissioni.

Ma le indennità di cassa integrazione per i prossimi 24 mesi, i pacchetti di stimolo economico, i bonus per i bambini - devono e possono continuare ad essere pagati per sempre?

Questa è una politica di salvataggio tipica della fase acuta. E siamo ben lontani dall'essere fuori pericolo. Anche se la pandemia rimane sotto controllo, resta la minaccia di un'ondata di insolvenze nei prossimi mesi. In alcuni settori - turismo, ristorazione, eventi - le persone che ora sono in cassa integrazione probabilmente presto saranno disoccupate. Le aziende frenano gli investimenti, ci sono pochi nuovi posti di lavoro, la Germania dipende fortemente dai mercati esteri - lo Stato deve contrastare questo stato di cose, anche per un periodo di tempo molto più lungo! Non credo abbia senso annunciare che al piu' tardi entro il 2022 dovremo tornare ad avere un bilancio pubblico in pareggio.

Questo è quello che chiede il capogruppo parlamentare della CDU/CSU Ralph Brinkhaus - il quale sostiene che a un certo punto dovremo tornare alla "modalità normale".

Ma il pareggio di bilancio non è una condizione normale, non è un benchmark ragionevole per qualsiasi politica pubblica di bilancio. Forse nel 2022 non avremo bisogno dello stesso livello di nuovo debito fatto nel 2020, ma annunciare il pareggio di bilancio ora è come premere sull'acceleratore per uscire da una buca e poi tirare i freni quando si è in mezzo all'autostrada. Sarebbe una politica economica disastrosa.

Ci spieghi il suo credo: "Non dobbiamo ripagare il debito causato dal Coronavirus".

Il debito pubblico funziona in maniera diversa rispetto al debito delle famiglie. Se prendo un prestito per comprare una casa è normale che nel corso della mia vita estinguerò completamente quel debito. Ma lo Stato funziona in modo diverso: emette un'obbligazione che dovrà essere rimborsata fra dieci anni, e lo sarà - ma emettendo una nuova obbligazione fra dieci anni. Il vecchio bond viene "sostituito" con il nuovo. Questo gioco in realtà va avanti all'infinito, gli Stati Uniti non hanno mai ripagato alcun debito dalla seconda guerra mondiale, la Germania molto poco, solo dal 2014, ma questa è stata un'eccezione.

E di regola come funziona?

Di norma l'unica cosa che conta è che l'onere del debito resti gestibile in relazione al PIL: quanto si produce in Germania complessivamente, quanto è alto il livello di indebitamento, quanto è elevato l'onere degli interessi rispetto a questo livello di debito? Ci deve essere un rapporto ragionevole tra i due.

Che cosa significa, ragionevole?

L'indicatore migliore è: qual'è la percentuale del bilancio pubblico che il governo federale deve spendere per pagare gli interessi? Negli anni novanta era il 16 %, che è un bel peso, perché in quella situazione non puoi decidere liberamente sul bilancio annuale, perché almeno il 16 % deve essere pagato per coprire gli interessi. Ma nel frattempo questa cifra è scesa al 4-5 %. In altre parole, gli interessi maturati sono ormai quasi trascurabili! In una situazione come questa, dire che non dovremmo in nessun caso perseguire una politica economica espansiva, perché ciò aumenterebbe il debito e in qualche modo graverebbe sulle generazioni future, non è affatto coerente con la situazione macroeconomica in cui l'onere degli interessi è diminuito notevolmente - e rimarrà basso secondo tutte le proiezioni.

Perché i tassi d'interesse sono così bassi e perché dovrebbero rimanere così?

Questa è stata una tendenza persistente in tutte le economie sviluppate dalla fine degli anni '70. Noi economisti a volte la chiamiamo "stagnazione secolare". Ci sono molte ragioni per questo. La chiave di tutto è che le aziende hanno bisogno di molto meno capitale da investire sul mercato dei capitali.

Perché?

È una domanda difficile. Penso che sia dovuto alla crescente concentrazione in termini di potere di mercato e di profitti in poche aziende in molti settori. Questo è evidente soprattutto nel caso dei giganti americani di internet come Google, Facebook e Amazon, che sono praticamente dei monopolisti e non hanno bisogno di raccogliere fondi sul mercato dei capitali. Ma se vuoi spodestarli dal trono, hai bisogno di soldi, devi investire. La concentrazione è così forte che il secondo, il terzo e il quarto del settore spesso dicono: "Non abbiamo comunque nessuna possibilità! Chi è ambizioso poi viene comunque comprato in anticipo dai grandi player di mercato, pensiamo a Instagram e Whatsapp. La crisi causata dal coronavirus rafforza praticamente tutti questi sviluppi, la crisi grava maggiormente sulle piccole e medie imprese. Amazon invece se ne avvantaggia. Una tale costellazione uccide ogni dinamismo economico, e gli investimenti. Nelle economie che invecchiano, inoltre, soprattutto in Europa, la previdenza per la vecchiaia gioca un ruolo importante, le persone risparmiano molto, quindi c'è un'elevata disponibilità di capitale.

Il risultato sono dei bassi tassi di interesse.

Sì, il tasso di interesse è il prezzo del denaro. Se ho una bassa domanda e un'offerta elevata, allora il prezzo del denaro sarà molto basso. Il denaro creato dalle banche centrali difficilmente raggiunge l'economia reale, in quanto dovrebbe essere richiesto dalle imprese per fare degli investimenti, ma in realtà non viene domandato.

Supponiamo che lo Stato riduca questa concentrazione di mercato. Poi sarò lo Stato a dover investire per uscire dall'indebitamento - non sembra proprio una "economia del post-crescita", dunque...

Non posso farci molto, devo ammetterlo. Nella prima settimana di aprile, quando l'economia globale era ad un punto morto come non lo era mai stata prima sin dalla seconda guerra mondiale - con Cina, Europa, Stati Uniti, tutti in isolamento, nessun aereo in volo, molti impianti di produzione inattivi - le emissioni globali di CO₂ sono scese di appena il 17 % rispetto all'anno precedente. Bisogna immaginare cosa si potrebbe fare per ridurre le emissioni in modo sostenibile riducendo la produzione e cosa significherebbe per il tenore di vita di miliardi di persone. Il punto è scollegare la crescita dalle emissioni di CO₂.

Come?

Per mezzo delle nuove tecnologie, ad esempio l'idrogeno per la produzione di acciaio e anche per le auto a impatto climatico zero. Questi sono i settori industriali in cui l'Europa è ancora leader. E questo è quello su cui il governo dovrebbe concentrarsi, in modo che questi business siano poi in grado di essere sostenibili sul mercato. Oggi, una tonnellata di acciaio neutro, dal punto di vista climatico, costa circa il doppio dell'acciaio convenzionale. Se lo Stato in questo caso fornisce un sostegno mirato, gli effetti dell'apprendimento si faranno sentire, i costi diminuiranno e a un certo punto tutti si metteranno a produrre acciaio neutro dal punto di vista climatico.

Il pacchetto di stimoli economici del governo federale è sufficiente?

Almeno si muove nella giusta direzione. 50 dei 130 miliardi sono destinati agli investimenti per il futuro. Ma i compiti da affrontare richiedono uno sforzo da parte dello Stato nei prossimi dieci, 15, o 20 anni che va ben oltre questi 50 miliardi. Ma i debiti contratti per realizzare questo obiettivo non sono un peso, saranno invece un sollievo per le generazioni future!

Che tipo di campagna elettorale avremo nel 2021? I critici del debito pubblico della FDP e della CDU/CSU, contro un candidato SPD che come Ministro delle finanze spende soldi a piene mani?

Personalmente credo che una campagna elettorale che si occupi di questioni fondamentali in materia di politica economica sarebbe molto emozionante. Ma credo che la CDU/CSU farà la solita campagna elettorale piatta contro il nuovo debito. Fra le loro file ci sono alcuni che pensano anche al futuro. E ci sono anche obiezioni giustificate - il timore, ad esempio, che non tutto il denaro venga utilizzato in modo mirato ed efficiente per gli scopi previsti.

mercoledì 3 aprile 2019

Mi' cuggino nella startappe di Berlino

Il fantastico mondo delle start-up berlinesi da anni attrae migliaia di giovani da tutta Europa. Arrivano a Berlino sedotti dalla città e dalla presunta liberazione garantita da un nuovo modo di lavorare. Ma le cose non stanno esattamente cosi' e in molti restano profondamente delusi dall'esperienza. Mathilde Ramadier è una di queste, e sul mondo delle start-up berlinesi ha scritto un libro molto interessante. Der Freitag intervista l'autrice


Un cortile interno a Berlino-Kreuzberg, una cucina spaziosa, ufficio e camera dei bambini. Nel corridoio è appesa una mappa storica della Francia e l'immagine di una donna nuda a cavallo. L'ha preso al mercato delle pulci di Parigi, dice dolcemente Mathilde Ramadier. Quando parla tuttavia sembra molto più risoluta.

Der Freitag: Frau Ramadier, lei hai lavorato in dodici start-up berlinesi. Come è entrata in questo mondo?

Mathilde Ramadier: nel 2011 sono arrivata a Berlino da Parigi, ho iniziato a cercare un lavoro perché con la mia attività di scrittrice non potevo vivere. Gli annunci di lavoro nelle start-up sembravano sexy, come un mondo del lavoro liberato.

Era un po‘ ingenuo?

Mathilde Ramadier: sì, dopo pochi giorni ho subito notato che le persone sono sotto pressione e hanno paura. Sebbene avessi già lavorato a Parigi come stagista nel settore pubblicitario e sapessi quanto possa essere privo di senso quel lavoro. Ma li‘ almeno c’era piu‘ onestà, non vengono a raccontarti bugie. Nessuno dice "stiamo migliorando il mondo".

In quali settori ha lavorato?

Mathilde Ramadier: quasi sempre nell’e-commerce, su piattaforme che hanno qualcosa da vendere. Ho lavorato soprattutto come gestore di contenuti, traducendo ogni giorno le newsletter o compilando fogli di calcolo Excel con le parole chiave per i robot di Google, per aiutare i motori di ricerca a trovare gli articoli. Per farlo dovevi avere un master.

Lei aveva quello di un'università d'élite.

Mathilde Ramadier: dovevo fare cose monotone. Una start-up vendeva mobili, un'altra aveva un database per l'arte, un'altra offriva formazione a distanza. Lì i professori dovevano essere disponibili 24 ore su 24 e guadagnavano dieci euro l'ora. È quel tipo di lavori per i quali si è troppo qualificati e che il sociologo David Graeber chiama "Bullshit Jobs". Mi hanno distrutto, fino al bore-out.

Quanto arrivava a guadagnare?

Mathilde Ramadier: come lavoratore autonomo prendevo circa dieci euro l'ora. Nella mia prima start-up ho fatto gli straordinari tutti i giorni e sono arrivata a 500 euro al mese. Dicevano: vogliamo assumerti, ma dobbiamo farti fare prima un mese di prova. Per questo ho ottenuto un contratto di lavoro autonomo. Il mio capo mi aveva inizialmente promesso 1.500 euro al mese di stipendio, poi ha parlato con l'amministrazione e mi hanno dato solo 500 euro. Ho riso e mi sono messa immediatamente il cappotto. Il mio capo ha chiesto con arroganza: "Mathilde, non puoi, o non vuoi? Se non sei disponibile, puoi anche lavorare come hostess ad una fiera". Quest‘uomo migliorerà il mondo?

Molti si sottomettono volontariamente a questa schiavitù.

Mathilde Ramadier: sì, vogliono vivere ad ogni costo a Berlino o in qualsiasi altra metropoli europea. Non vogliono lavorare nelle grandi aziende.

La promessa è: "gerarchie piatte, ognuno è libero, ognuno ha la sua possibilità".

Mathilde Ramadier: c'erano start-up in cui eravamo tutti manager di qualcosa: People-Manager, Country-Manager, l'addetto alla reception era Office-Manager. La parola non aveva senso

Perché tutti erano manager?

Mathilde Ramadier: distribuivano titoli come dolci o carote. Come se fossimo tutti un'unica grande famiglia, tutti sono uguali. Ma tutti i CEO che ho incontrato erano bianchi e maschi, tedeschi o americani provenienti da famiglie benestanti, tutti tra i 30 e 45. Donne in posizioni direttive ce n'erano solo nel reparto risorse umane o nella comunicazione. Gli uomini avevano tutti questa "coolness", questa bro-culture, giocavano a ping-pong, con i videogiochi, indossavano scarpe da ginnastica.

Coolitude?

Mathilde Ramadier: intendo una finta coolness. Questo stare sempre fra uomini e bere una birra.

Lei ha pubblicato un libro sulle sue esperienze. In esso lei analizza la lingua delle aziende. In cosa consiste?

Mathilde Ramadier: a un certo punto ho notato che non importa quanto sia grande l'azienda o cosa faccia esattamente: la lingua è sempre la stessa. È quella della Silicon Valley, dei superlativi e delle metafore. Tutto è eccessivamente ottimista. Tutti sono unici e liberi. E quando qualcuno viene licenziato, dicono: "E‘ partito per un’altra avventura". Si dedica a delle nuove sfide. È il linguaggio spesso fuorviante del neoliberismo.

Il suo libro è nato nel bel mezzo della campagna elettorale francese.

Mathilde Ramadier: sì, Macron voleva fare della Francia una nazione di start-up. Era un argomento scottante Dall'altro lato sono stato attaccata - quasi sempre da uomini.

Trolls?

Mathilde Ramadier: Sì, ma c'erano anche persone dal mondo delle start-up. Mi hanno accusata di voler esagerare: "lei ha fatto un paio di esperienze negative, e ora scrive un libro per trarne beneficio”. Una volta ho ricevuto un'email da un uomo membro dell’associazione francese delle start-up: "mi chiedo come riesca ad essere su tutti i media senza avere nulla da dire. Ma almeno è molto dolce". Ho preso uno screen-shot e l'ho postato su Twitter per l'8 marzo, in occasione della festa della donna.

Il libro è stato molto discusso anche in Germania. Ci sono stati anche commenti che mettevano in dubbio i fatti. Lei ha appena risposto su LinkedIn.

Mathilde Ramadier: sì. All'inizio dell'anno la Deutsche Welle ha pubblicato un breve video in cui parlavo dei miei stipendi e dei miei contratti di lavoro precari. Poco dopo ho ricevuto posta da una persona responsabile dell'Associazione nazionale delle start-up tedesche: ha chiesto i nomi delle aziende per le quali ho lavorato. Non volevo divulgarli per motivi legali, anche per proteggermi dalle molestie. Gli ho tuttavia inviato altri articoli e pagine dei miei contratti di lavoro (con i nomi delle aziende resi illeggibili).

E da questi emergono le condizioni di lavoro precarie?

Mathilde Ramadier: sì, ma mi ha accusato nuovamente di dire una bugia. Semplicemente non ha creduto che si potesse lavorare anche per meno di 1.000 euro al mese. Non sapeva che nel suo paese fino al 2015 non c'era un salario minimo, e semplicemente non voleva credere al fatto che le start-up spesso tentano di "annullare" i diritti conquistati a fatica dai lavoratori. Segno che appartiene a una élite privilegiata. Non si trattava di dialogo, ma di bieco lobbismo.

Il salario minimo non si applica ai liberi professionisti.

Mathilde Ramadier: come lavoratore autonomo mi è stato sempre chiesto: quante parole riesci a fare in breve tempo? E mai: di quanto tempo hai bisogno per fare un buon lavoro? Una volta durante il colloquio mi hanno chiesto: puoi scrivere testi a cottimo?

Redattore di testi in batteria.

Mathilde Ramadier: sì. Le start-up pensano a breve termine e sono miopi. Questo ha qualcosa a che fare con la nostra era, con il consumo.

Perché il suo libro "Bienvenue dans le nouveau monde" non è ancora stato pubblicato in tedesco?

Mathilde Ramadier: mi è stato detto che gli editori sono interessati all'argomento, ma preferiscono un autore tedesco. Altri pensano che i media tedeschi abbiano già parlato troppo dell'edizione francese. Come se il buzz fosse più importante del contenuto.

Il presidente Macron vorrebbe guidare il paese come se fosse una start-up, molti sono indignati.

Mathilde Ramadier: sì, è estremamente neo-liberale. Le istituzioni pubbliche vengono smantellate, i potenti sono protetti e le persone vengono sfruttate. Nel 2017 Macron ha inaugurato alla Station F, una ex stazione ferroviaria, un grande incubatore, un centro di start-up per le nuove aziende tecnologiche.

È il più grande campus di start-up al mondo.

Mathilde Ramadier: sì, il principale fondatore Xavier Niels è un miliardario, uno degli uomini più ricchi di Francia. Macron ha tenuto un discorso e ha detto: "Ci sono persone che hanno successo, e ci sono persone che non sono niente". Macron non ha mai fatto nulla per proteggere coloro che lavorano per Uber o per i servizi di consegna come Deliveroo. Ma anche a Berlino vedo come le start-up stanno cambiando il volto della città.

Come?

Mathilde Ramadier: ovunque nascono spazi di coworking in cui siedono i freelancer delle start-up e devono pagare per poter lavorare. Molte aziende usano l'inglese come lingua ufficiale. Accelera la gentrificazione. A Hermannplatz, dalle impalcature di un edificio pende un gigantesco cartellone, alto circa 20 metri, largo 10 metri: è una pubblicità di Uber.

Un simbolo forte

Mathilde Ramadier: Il filosofo francese Éric Sadin critica questa "siliconizzazione del mondo", il potere crescente  delle start-up, il rapido sviluppo dell'intelligenza artificiale. Tutto ciò alla fine porta ad un degrado della condizione umana causato da questo "brillante capitalismo".

Google voleva costruire un enorme campus a Kreuzberg, ma dopo massicce proteste la società ha dovuto rinunciare. Lei era lì?

Mathilde Ramadier: ho lavorato in rete insieme ad alcune persone e ci siamo incontrati qualche volta. Un anno fa ho partecipato ad una tavola rotonda dell'organizzazione di sinistra Top B3rlin. Anche se non sono un'attivista, in Francia al momento sono vista come un ambasciatrice. A dicembre sono stato invitata da un'incubatrice di start-up in Francia per condividere le mie esperienze. Queste persone erano aperte e volevano discutere, anche se non erano d'accordo. E' stato intelligente e davvero piacevole. (...)

Come filosofa e autrice di un romanzo grafico su Sartre, cos'è la libertà per lei?

Mathilde Ramadier: La libertà delle start-up è un falso, non è liberale in senso classico, ma neo-liberista. I capi che dicono "i nostri dipendenti sono liberi" fanno qualcosa di sbagliato. Spetterebbe ai lavoratori dirlo! Per me libertà significa che non sono limitata a un solo ruolo: lavoratrice, moglie o madre. Voglio poter decidere da sola ogni giorno chi voglio essere.


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venerdì 21 settembre 2018

La svolta a destra e la risorsa più scarsa

Sembra una banalità eppure nel clima di conformismo che domina il dibattito tedesco sui migranti nessuno ne parla: nelle regioni rurali dell'est e della Germania centrale da molti anni e in quasi tutte le fasce di età c'è un forte squilibrio demografico caratterizzato da un eccesso di uomini rispetto al numero di donne. Se poi il governo di Berlino nel giro di un paio di anni fa entrare in Germania piu' di un milione e mezzo di profughi e migranti composti in larga parte da individui di sesso maschile il risultato finale non dovrebbe sorprendere piu' di tanto. Der Freitag, testata liberal e cosmopolita, propone una riflessione sul tema. Da Der Freitag


(...) Dal Mecklenburg-Vorpommern fino al sud della Sassonia c'è un forte eccesso di uomini e questa situazione dura da quasi 30 anni. Nessun'altra regione in Europa è cosi' dominata dagli uomini come accade alle zone rurali della Germania dell'est. Il fenomeno non è nuovo - eppure poco presente nel dibattito sulle ragioni del rafforzamento della destra.

Cosa è successo dopo il 1989

Subito dopo la caduta del muro i rapporti fra i generi erano ancora in equilibrio, tra il 1990 e il 1995 tuttavia si verifica un vero e proprio esodo di giovani donne dall'est verso l'ovest. Secondo uno studio del 2007 dell'Institut für Bevölkerung und Entwicklung di Berlino, dal 1991 in poi a lasciare i nuovi Laender dell'est sono per due terzi donne. Il risultato: nel 2004 nei Laender dell'est nella fascia di età tra i 22 ei 32 anni c'erano meno di 90 donne ogni 100 uomini. Alcune regioni sono più maschili di altre: a Parchim nel Mecklenburg-Vorpommern ogni quattro giovani uomini ci sono solo tre giovani donne. Nel comune di Weißkessel nel distretto di Görlitz ogni 100 uomini ci sono solo 56 donne. Il più grande deficit femminile nel 2009 lo registrava la comunità di Schönbeck nel Mecklenburg-Strelitz con 17 uomini e nemmeno una donna in età compresa tra 20 e 24 anni.

L'est è quindi maschile, ma non solo quello. Anche le regioni più rurali della Bassa Sassonia, del Baden-Württemberg e della Baviera mostrano un surplus maschile. Nella Bassa Baviera si parla addirittura di "condizioni cinesi". Dove sono tutte le donne? La mappa della distribuzione di genere in Germania lo mostra chiaramente: nelle grandi città. Ad Amburgo, Monaco, Colonia o Berlino, ogni 100 donne ci sono tra i 93 e i 96 uomini.

Sovrapponendo la mappa della distribuzione di genere alla mappa degli elettori di AfD, la copertura in gran parte coincide: maggiore è il rapporto fra il numero di uomini e donne in una determinata regione, maggiore sarà la percentuale di voti presi da AfD. Che forma assume questa relazione? Gli studi sull'eccesso di uomini forniscono alcune risposte, ad esempio in rapporto alla sensazione di ingiustizia. Mentre nelle regioni dell'est il 20,8% degli uomini senza una partner ritiene di essere vittima di ingiustizia sociale, fra gli uomini in una relazione solo il 15% dichiara di essere insoddisfatto nella stessa misura, secondo i dati dell'Institut für Bevölkerung und Entwicklung.

L'autrice di uno studio del 2016 sull'emigrazione delle donne realizzato presso l'Università di Scienze Applicate di Zittau/Görlitz, Julia Gabler, evidenzia gli effetti sulla società civile causati da una carenza di donne: "nelle aree con una evidente mancanza di donne viene meno l'impegno civico", secondo la Gabler. Gli studi evidenziano inoltre una relazione indiretta tra eccesso di uomini e criminalità": cresce laddove il tasso di disoccupazione degli uomini sotto i 30 anni è alto - e dove ci sono molti nuclei composti da una sola persona.

Anche gli sviluppi nel mondo del lavoro giocano un ruolo nell'emigrazione femminile e nella crisi maschile: mentre vengono eliminate o "alleggerite" dalla radicale deindustrializzazione di intere regioni o dalla digitalizzazione le occupazioni in cui la forza del corpo maschile svolge un ruolo importante, nel settore dei servizi si creano di continuo nuovi posti di lavoro in cui per lo piu' sono impiegate le donne - e che si trovano soprattutto nelle città. Le donne si spostano in altre regioni, gli uomini restano fermi in provincia e svalutati.

I diversi livelli di istruzione hanno poi l'effetto di un acceleratore. Secondo lo studio dell'Institut für Bevölkerung und Entwicklung di Berlino, le donne laureate in media hanno delle qualifiche scolastiche decisamente migliori. A Löbau-Zittau ad esempio le donne sono solo il 35% di tutti i diplomati nelle scuole professionali, ma sono invece il 61% fra i diplomati nei licei. Julia Gabler giunge alla stessa conclusione: la ricerca di un guadagno piu' alto, un livello di istruzione superiore e la ricerca di condizioni di vita adeguate sarebbero le motivazioni principali delll'emigrazione femminile verso le città.

La paura dello straniero

Osservando questo sviluppo dalla prospettiva degli uomini rimasti nelle regioni di origine, i riflessi patriarcali e anti-femministi non possono essere certo giustificati, ma almeno spiegati. Perché alcuni uomini nelle regioni dell'est temono che "lo straniero" possa portasi via "le loro donne" - anche se i migranti sono solo fra il 3 e il 6% della popolazione? Forse bisogna pensare "allo straniero" in modo diverso. Prima era l'occidente ad attrarre le donne, ora a farlo sono le città cosmopolite con le loro offerte educative, di lavoro e culturali. Lo straniero: il cosmopolita (...)

La mancanza di donne in provincia non puo' essere certo l'unica causa della crescita della destra. Non si puo' spiegare allora perché i neo-nazisti a Dortmund sono così forti. Inoltre, anche nella Germania dell'Est non tutti gli uomini senza una partner votano per AfD. Tuttavia non si può negare una relazione fra una certa mascolinità tossica, la cultura patriarcale e il voto a destra. Cosa potrebbe fare la politica per combattere le cause del voto a destra in provincia? Invece di mettere al centro le preoccupazioni degli uomini patriarcali, ad esempio, si potrebbe favorire un ambiente maggiormente orientato alle donne con una redistribuzione decentralizzata delle scienze umane e sociali, ad esempio: le città universitarie Greifswald, Jena, Potsdam, Lipsia e Erfurt hanno un forte surplus femminile. Le infrastrutture potrebbero essere ampliate e anche nelle piccole città si potrebbe promuovere un'adeguata offerta culturale per le donne. La cultura patriarcale tradizionale dello Stammtisch, tuttavia contribuisce a perpetuare l'emigrazione delle donne. E se non ci sono più donne, che ne sarà del coniglio - e che ne sarà di quell'uomo che cosi' volentieri va a caccia di conigli?


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domenica 2 giugno 2013

Chi guadagna con la crisi


Der Freitag propone un'analisi del modo in cui i media tedeschi trattano la crisi Euro, e di come il governo la  stia usando per migliorare la propria immagine. Un riassunto per capire le menzogne e i cliché circolati negli ultimi anni. Da Der Freitag.
Prima di tutto ci occupiamo della loro povertà e poi li invogliamo a venire a lavorare da noi - un possibile riassunto delle politiche di crisi europee del governo federale tedesco.

"Merkel vuole attrarre lavoratori qualificati dai paesi Euro in crisi", annuncia la FAZ online il 14 maggio 2013. E a causa della crisi costano anche meno rispetto alla forza lavoro tedesca. La Germania offre buone condizioni di lavoro per i migranti, ma ha una pessima reputazione, si lamenta invece Merkel durante il "Demographiegipfel" del 14 maggio 2013.

"Se l'avventura eurista alla fine dovesse andare bene, ci sarebbe un solo vincitore: lo stato tedesco". Cosi' scriveva WirtschaftsWoche il 9 ottobre 2012. A Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e agli altri paesi colpiti dalla crisi, l'avventura ha causato crescenti problemi sociali. A cio' contribuiscono i cosiddetti "piani anti crisi" della Troika e del governo federale tedesco, che impongono ai paesi in crisi un'austerità che li indebolisce ancora di piu'. "La Germania si è risanata a spese dei vicini di casa", titolava Cicero il 21 gennaio 2013 e scriveva: "Finanziariamente, economicamente e perfino demograficamente la Germania ha avuto vantaggi dalla crisi dell'unione monetaria".

Süddeutsche Zeitung del 27 luglio 2012 descrive cosi' le conseguenze della crisi: "In Spagna ci sarebbero oltre 5.7 milioni di persone senza un lavoro. Fra i giovani sotto i 25 anni piu' della metà non ha un lavoro, il tasso di disoccupazione complessivo è del 25%". "La disoccupazione crescente, l'impoverimento e l'esclusione sociale hanno assunto dimensioni spaventose", racconta Ignacio Sánchez-Cuenca in un articolo tradotto da Presseurop.de del 6 maggio 2013. "Ci sono ragazzi che soffrono di malnutrizione. Migliaia di famiglie sono sfrattate dalle loro abitazioni. I salari e gli stipendi scendono, mentre i prezzi per i beni e i servizi aumentano". L'autore continua: "Puo' sembrare brutale, ma sembra che per l'UE e il governo spagnolo la crisi potrà essere risolta solo quando la maggior parte degli spagnoli saranno sprofondati nella povertà".

L'8 aprile aprile 2013 arriva un avvertimento: "Secondo uno studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) la crisi economica e monetaria ha aumentato il rischio di disordini sociali negli stati del mediterraneo Cipro, Grecia, Spagna e Italia". Nel frattempo nell'EU ci sono 10 milioni di disoccupati in piu' rispetto a prima della crisi. "Particolarmente colpiti sono i giovani e i lavoratori scarsamente qualificati", afferma l'organizzazione. I media scrivevano il 27 marzo 2013: "Chi non vede alcuna via di uscita si suicida; i malati che che non possono piu' pagare i costi ospedalieri rischieranno la loro vita".

"Eppure gli spagnoli non salgono sulle barricate", scrive ad esempio Sánchez-Cuenca. Un articolo della Deutsche Welle del 30 novembre 2012 descrive le reali conseguenze: "Molti giovani spagnoli stanno fuggendo dal loro paese. Soprattutto agli ingegneri con piu' ambizioni la Germania sembra un El Dorado". La mancanza di prospettive spinge molti spagnoli ad andarsene dal loro paese, cosi' scrive la Süddeutsche Online del 20 aprile 2012. "Sono sempre di piu' quelli che arrivano in Germania, come Mariola e Jordi", e vengono raccontati due esempi concreti. "Nei decenni passati il Portogallo ha investito molto in università e istruzione", scrive un articolo di Euronews.de del dicembre 2011. "A causa della crisi è diventato impossibile trattenere i giovani piu' talentuosi". "Il paese lascia emigrare il proprio futuro", riassume il titolo. Gli economisti mettono in guardia dalle conseguenze: il Portogallo è sulla strada dell'abisso economico.

"In ogni caso è chiaro che in Germania ci sono sempre piu' lavoratori provenienti dalla Spagna, dalla Grecia, dal Portogallo o dalla Slovacchia: arrivano dai paesi EU duramente colpiti dalla crisi economica", osserva la Deutsche Welle. L'economia tedesca dovrebbe essere soddisfatta, dopo essersi lamentata a lungo per la mancanza di lavoratori qualificati. Ma la presunta mancanza di forza lavoro specializzata sarebbe solo una "Fata Morgana" su cui in passato si è pronunciato piu' volte anche Karl Brenke del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) di Berlino, nel 2010, allo stesso modo nel 2011 e anche nel 2012. "Non c'è traccia" di una insufficiente offerta di forza lavoro, dichiara Brenke nel 2010. E descrive uno dei veri problemi: i salari dei lavoratori non sono cresciuti, e il numero dei disoccupati con una qualificazione è superiore al numero delle posizioni aperte. Lo statistico Gerd Bosbach lo ha spiegato in un articolo di Report del 10 luglio 2012 intitolato "La leggenda dei tanto ricercati ingegneri": se le aziende tedesche "avessero veramente una mancanza di ingegneri, allora tratterebbero i candidati già disponibili in maniera molto diversa. Offrirebbero loro delle posizioni stabili e dei buoni salari. Che al momento non vedo proprio". Secondo uno studio del Consiglio degli Esperti per l'Integrazione e la Migrazione del 2009, dal 2003 oltre 180.000 lavoratori specializzati avevano lasciato la Germania, scriveva Der Spiegel Online il 26 maggio 2009. Un anno dopo si annunciava un risultato molto simile. Il motivo principale per l'emigrazione della forza lavoro qualificata sarebbe il desiderio di un salario piu' alto, cosi' la Süddeutsche online del 17 maggio 2010.

Ma proprio coloro che hanno un titolo di studio piu' elevato, come i medici e gli ingegneri, si lamentano delle tasse troppo alte e della burocrazia eccessiva. E questo vale soprattutto per i professionisti affermati. Nell'articolo menzionato Hermann Biehler dell'IMU Institut di Monaco dichiara: "Dal mio punto di vista la situazione è tale per cui i giovani ingegneri devono scegliere tra un lavoro pagato male e la disoccupazione". Anche tra i lavoratori specializzati c'è il boom dei contratti a tempo determinato e del lavoro interinale. "L'ingegnere con esperienza Tanja Mett-Bialas si accontenterebbe di avere un lavoro anche a tempo determinato - e anche Helmut Rasch preferirebbe lavorare come interinale piuttosto che vivere di Hartz IV".

Un altro motivo per l'emigrazione potrebbe essere la mancanza di riconoscimento sociale e il carico di lavoro eccessivo, cosi' Tagesspiegel il 4 agosto 2010 citando Eberhard Jüttner, l'allora presidente del Paritätischen Gesamtverband. Jüttner si riferisce alla situazione del personale infiermeristico: "Ogni anno molti infermieri qualificati lasciano la Germania per andare a lavorare in Scandinavia, in Austria o in Svizzera, causando una mancanza di infermieri in Germania...se ne vanno perché in questi paesi ricevono un riconoscimento maggiore e il carico di lavoro è inferiore".

La tanto lamentata mancanza di forza lavoro secondo Brenke, ricercatore del DIW, sarebbe piuttosto una mancanza di forza lavoro a buon mercato e flessibile, intercambiabile in ogni momento, dichiara nel 2012 in un'intervista. Per questa ragione i giovani ben formati ed istruiti provenienti dai paesi in crisi sono benvenuti: rispetto ai tedeschi sono disponibili a lavorare per un salario piu' basso e a condizioni peggiori. Cosi' le aziende tedesche non dovranno preoccuparsi troppo per le richieste di un salario minimo per tutti i settori e uguale fra est e ovest. Il governo federale puo' ignorare le critiche dell'ILO: gli stati della zona Euro hanno dato troppa enfasi al risanamento dei bilanci pubblici trascurando la componente sociale. Potrà invece mostrare in maniera paternalistica quello che ha da offrire a tutti coloro che soffrono per l'austerità imposta in Europa: una prospettiva di lavoro nella Repubblica Federale - soprattutto se giovani, ben istruiti, flessibili e disponibili ad essere sfruttati.

Le "buone condizioni" di cui parla Merkel, ad esempio per i lavoratori specializzati spagnoli, sono descritte in un reportage di Johannes Kulms sulla Deutschland Radio Kultur dell'11 aprile 2013. Viene presentato Sebastian Gonzales, uno dei 14 spagnoli che da febbraio vivono nella Turingia del sud e che lavorano per un periodo di prova di 6 mesi nell'industria o nella gastronomia. Il cosiddetto progetto Spagna è stato messo in piedi dalla Industrie - und Handelskammer di Suhl. "Il progetto prevede uno stipendio di almeno 1000 € lordi". Gonzales in Spagna prima della crisi guadagnava circa 4.000 € lordi, in Turingia guadagna circa 1400 € lordi mensili. Il suo nuovo capo nell'azienda della Turingia sembra generoso: "Lo abbiamo inquadrato come ogni altro nuovo arrivato. Con un salario lordo di 8.5 € per ora. E io credo che se farà bene potrà anche salire. Ma sicuramente non nei primi 6 mesi". Lo spagnolo sembra felice: "In Spagna è già qualcosa avere un lavoro. Di quanto si guadagna poi, neanche a parlarne. Ai miei ex colleghi di Barcellona nel giro di pochi anni è stato ridotto il salario del 25 %"

Nereida Ruiz, che come Gonzales è arrivata dalla Spagna fino in Turingia, lavora in un hotel nei pressi di Suhl. Dice: "Non sono certo l'unica spagnola ad essere andata in Germania. Trovo naturale che in una unione monetaria il paese piu' forte aiuti quello piu' debole. Chi dice che domani non possa accadere il contrario?". E cosi' sembra che tutti abbiano avuto qualcosa dalla crisi...



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