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mercoledì 27 febbraio 2013

STAATSGEHEIMNIS BANKENRETTUNG

Consiglio l'interessante inchiesta giornalistica (in tedesco e francese) del canale franco- tedesco Arte sui salvataggi bancari degli ultimi anni. 


domenica 24 febbraio 2013

Nuovi rischi tedeschi

Klaus-Peter Willsch, deputato di primo piano della CDU al Bundestag, da sempre critico verso le politiche di salvataggio, torna ad attaccare le politiche europee: la Germania non puo' assumere nuovi rischi per salvare i paesi non Euro. Solo propaganda elettorale a basso costo? Da Handelsblatt.de
L'EU intende creare un fondo di salvataggio anche per i paesi non Euro. La Germania si farebbe carico di un ulteriore rischio miliardario, senza il controllo del Bundestag. 


L'unione debitoria europea assume tratti sempre piu' pericolosi. Inosservati dai media, dalla politica e dall'opinione pubblica, vanno avanti i lavori per la creazione di un "Fondo per l'assistenza finanziaria ai paesi membri la cui moneta non è l'Euro". Dietro questo lungo nome, si nasconde un ESM-ombra per i paesi EU che hanno ancora la loro moneta nazionale. In parole povere: dopo la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna e presto anche Cipro e la Slovenia, si dovranno salvare anche stati come la Romania o la Bulgaria. 

A garantire saranno chiamati tutti i paesi europei, quindi anche la Germania. La motivazione non è sorprendente: gli stati dovranno essere aiutati, secondo la proposta della Commissione Europea, "se minacciati o colpiti da una crisi della bilancia dei pagamenti". 

L'assistenza finanziaria dovrà essere fornita sotto forma di un prestito oppure una linea di credito (preventiva): in questo modo per gli stati sarà piu' facile accedere ai fondi. La Commissione avrà la possibilità "di emettere sul mercato dei capitali o presso istituti finanziari obbligazioni in nome dell'Unione Europea". "Le obbligazioni o le linee di credito che potranno essere concesse a uno stato membro sono di un massimo di 50 miliardi di Euro". Manca il respiro. Perchè qui si nasconde un rischio finanziario enorme. 

Al momento nell'UE ci sono 10 stati membri con una valuta diversa dall'Euro: Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Rep. Ceca, Lituania, Lettonia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Teoricamente ognuno di questi stati potrebbe chiedere 50 miliardi di Euro di aiuti. 

Quando la Croazia, la cui situazione economica è tutt'altro che rosea, dal primo luglio 2013 entrerà a far parte dell'UE, gli stati saranno 11. Si sta costruendo un ESM-ombra. 

Secondo il Governo federale tedesco l'assistenza finanziaria massima per ogni singolo stato membro non dovrebbe superare i 50 miliardi di Euro, ma senza grandi difficoltà e senza una decisione del Parlamento sarà possibile aumentarne l'importo. Nella versione tedesca è scritto testualmente: "I prestiti o le linee di credito che potranno essere accordate ad ogni singolo stato membro sono limitate a 50 miliardi di Euro". 

In una "bozza interna" la relatrice al Parlamento europeo, il deputato polacco Danuta Maria Hübner (PPE), ha aggiunto che altri 60 miliardi di Euro potrebbero provenire dal bilancio dell'Unione Europea. 

E questo è già il primo indizio che i 50 miliardi non saranno il tetto massimo assoluto. L'aumento a leva della somma esistente sarebbe un'altra possibilità. ll regolamento - come già detto - prevede anche un'opzione per l'indebitamento. 

Già nel 2002 con il regolamento Nr. 332/2002 era stata istituita una "balance of payments facility“ (BoP) europea. Sulla base di questo provvedimento si sta ora cercando di costruire un ESM-ombra. Originariamente erano previsti 12 miliardi di Euro, ma nel dicembre 2008 l'importo è stato aumentato a 25 miliardi di Euro. 

Nel maggio 2009 è stato raggiunto un accordo per il raddoppio dell'importo a 50 miliardi di Euro. Anche questo aumento permanente da 12 a 25, e poi fino a 50 miliardi, chiarisce che non è stata ancora raggiunta la somma massima. 

Il FMI si tira indietro dai salvataggi Euro 

Sarà abbastanza facile e non servirà molto tempo per cambiare il provvedimento. Inoltre, non è necessaria la partecipazione dei parlamenti. La domanda determinerà l'offerta. Se sarà necessario del denaro per attaccare gli stati alla flebo europea, allora il limite massimo sarà aumentato. Anche se io non credo che Gran Bretagna, Danimarca e Svezia chiederanno aiuti finanziari. Il recente discorso di Cameron offre pero' dei chiari segnali di tensione fra gli ideologi dell'integrazione e i sostenitori dell'autoderminazione dei popoli europei. 

La Gran Bretagna, ancora oggi il nostro quarto piu' importante partner commerciale, non assisterà senza obiezioni ad ogni ulteriore centralizzazione europea, e fortunatamente, è necessario aggiungere, si opporrà ad ogni nuovo pacchetto di aiuti. 

Alla fine del 2008 è stato distribuito il primo denaro dal fondo BOP: il fondo ha messo a disposizione dell'Ungheria 20 miliardi di Euro. 6.5 miliardi sono arrivati dal bilancio EU, il resto l'hanno portato il FMI (12.5 miliardi di Euro) e la Banca Mondiale (1 miliardo di Euro). 

Poco tempo dopo la Lettonia è stata salvata dal fallimento con 7.5 miliardi di Euro; 3.1 miliardi di Euro sono arrivati dal bilancio dell'Unione Europea, 1.7 miliardi dal FMI; i vicini del nord Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia ed Estonia hanno contribuito con 1.9 miliardi di Euro; la Banca Mondiale con 0.4 miliardi di Euro; altri 0.4 miliardi sono arrivati dalla BERS. 

Nel 2009 è stato accordato un programma di salvataggio di 20 miliardi di Euro per la Romania. Anche in questo caso sono arrivati 5 miliardi di Euro dal "Fondo di assistenza per la bilancia dei pagamenti" dell'Unione Europea; il FMI ha contribuito con quasi 13 miliardi di Euro, a Bucarest un miliardo è arrivato dalla Banca Mondiale, altre risorse sono state messe a disposizione dalla BEI e dalla BERS. 

Un secondo programma di aiuti per la Romania è già stato approvato in via preventiva, ma non ancora attivato. In questo caso è prevista una partecipazione del bilancio EU per 1.4 miliardi di Euro. 

Con l'aiuto di una scappatoia nel regolamento europeo Nr. 332/2002, sono stati messi a disposizione di Ungheria,  Lettonia e Romania, 16 miliardi di Euro dal bilancio EU. Ora i salvataggi potranno andare avanti in grande stile. Se 4 anni fa una richiesta di aiuto poteva essere ancora vissuta come una vergogna, oggi a causa dell'effetto abitudine, nel quarto anno degli "eurosalvataggi" non è piu' così. 

Sotto la copertura del processo di convergenza della competitività, i paesi ancora in salute vengono chiamati a pagare per colmare i deficit degli stati indebitati all'interno e all'esterno dell'Eurozona. E il FMI, che fino ad ora ha sostenuto la parte piu' importante dei 3 pacchetti di salvataggio BOP, parteciperà ai prossimi pacchetti solo "ove possibile". 

La formulazione è stata scelta attentamente, perché il FMI già da tempo si sta ritirando dagli "Eurosalvataggi". Il FMI non sarà piu' disponibile a sostenere per i due terzi un pacchetto di aiuti, come ha fatto con Ungheria e Romania. 

"Dobbiamo ottenere una partecipazione parlamentare" 

Per poter accordare un prestito, la Commissione Europea avrà il potere di emettere obbligazioni sul mercato dei capitali oppure presso istituti finanziari. L'EU si è data un regolamento con il quale potrà scavalcare il suo divieto di indebitamento. Il fondo ESM-ombra si basa sull'articolo 143 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (AEUV - Vertrags über die Arbeitsweise der Europäischen Union). Dove all'articolo 2 C si dice: 

"Il consiglio concede l'assistenza reciproca (...) L'assistenza reciproca puo' avvenire (...) attraverso la messa a disposizione di crediti in misura limitata da parte degli altri stati membri; per fare questo è necessario il loro accordo". 

Si puo' ammettere che l'art. 143 dell'AEUV contempli la concessione di crediti ai singoli stati membri. Ma anche se si interpreta in questo modo l'art 143 dell'AEUV, e quindi si considera legittima la concessione di aiuti reciproci fra gli stati, resta chiaramente proibito alla EU l'emissione di obbligazioni con questo scopo. Su questo punto ci sono molti studi. Cosi' scrveva nel 2009 il rinomato Centrum für Europäische Politik (Cep): 

"Nel caso in cui l'Unione Europea dovesse sostenere la bilancia dei pagamenti dei paesi membri o di stati terzi attraverso l'emissione di debito, andrebbe oltre le proprie competenze (...) ancora piu' grave è che la UE abbia recentemente aumentato il limite per tali prestiti a 50 miliardi di Euro". 

Il regolamento è contrario al divieto di indebitamento dell'UE ed è chiaramente contrario al diritto. Ma quale scappatoia sarà utilizzata? Si utilizzerà semplicemente l'articolo 352 dell'AEUV. Dove proprio all'inizio è scritto: 

"Nel caso in cui fosse necessaria un'azione dell'Unione in uno degli ambiti definiti dai trattati, per rendere effettivo uno degli obiettivi, e se i poteri necessari non fossero ancora definiti, il Consiglio su proposta della Commissione e dopo un voto del Parlamento Europeo puo' approvare all'unanimità le decisioni del caso". 

Con l'aiuto di un'autorizzazione cosi' generica si puo' naturalmente introdurre di tutto. Una discussione presso la Corte di Giustizia Europea sarebbe opportuna. 

La violazione continua della legge è stata istituzionalizzata. Dopo aver aperto per i paesi Euro con l'ESM la strada verso la messa in comune del debito, adesso anche sugli altri paesi UE si dovrà aprire un ombrello di protezione. Non appena il fondo ESM sarà autorizzato a intervenire direttamente sulle banche, con l'ESM-ombra sarà possibile ricapitalizzare anche le banche bulgare o romene. Tutto questo accade lontano dall'attenzione dell'opinione pubblica europea. 

Sulla Germania graverà un ulteriore e ben nascosto rischio miliardario. La nostra quota di partecipazione all'ESM ombra corrisponde alla nostra quota nel bilancio europeo, pari a circa il 20%. Il fondo ESM-ombra non potrà essere controllato: avrà sede nella scatola nera di Bruessel. Sull'ESM e l'EFSF abbiamo almeno la possibilità di dibattere in Parlamento o in Commissione bilancio, ma con il fondo ESM-ombra non ci sarà permesso. Non solo per motivi di rispetto verso di noi, ma anche in considerazione della posizione della Corte Costituzionale sull'argomento, noi deputati del Bundestag dovremo ottenere un coinvolgimento parlamentare come nell'ESM.

giovedì 5 luglio 2012

La lettera aperta degli economisti tedeschi


FAZ.net pubblica la lettera aperta degli economisti di lingua tedesca ispirata da Werner Sinn. Il documento attacca duramente le decisioni dell'ultimo vertice EU. Lettera da cestinare?
I professori di economia con una lettera di protesta si rivolgono ai cittadini e alla politica. Le decisioni del recente vertice EU destano grandi preoccupazioni, scrivono gli economisti. La dichiarazione integrale.

Cari cittadini,

le decisioni a cui la cancelliera è stata costretta durante il vertice dei paesi EU sono sbagliate. Noi, economiste ed economisti dei paesi di lingua tedesca, assistiamo con grande preoccupazione al passo appena fatto verso una unione bancaria. Decisione che significherebbe una responsabilità collettiva per i debiti delle banche dell'Eurosistema. I debiti bancari sono tre volte i debiti pubblici e nei 5 paesi in crisi ammontano a diversi trilioni di Euro. I contribuenti, i pensionati, e i risparmiatori dei paesi europei ancora solidi non devono essere responsabili per l'assicurazione di questi debiti. Tanto piu' se si considerano le prevedibili grosse perdite legate al finanziamento delle bolle economiche del sud Europa. Le banche devono poter fallire. Se non possono ripagare i debiti, c'è solo un gruppo che deve e può sostenere i costi: i creditori stessi, perchè hanno deliberatamente preso il rischio e dispongono dei patrimoni necessari.

I politici sperano di poter limitare la responsabilità e di evitare ogni forma di abuso attraverso una vigilanza bancaria comune. Non gli riuscirà, fino a quando i paesi debitori potranno disporre di una maggioranza strutturale nella moneta unica. Se i paesi con finanze solide in linea di principio appoggeranno la condivisione della responsabilità, saranno continuamente esposti a pressioni per aumentare le somme delle garanzie o per ammorbidirne i requisiti di concessione. Litigi e tensioni con i vicini saranno inevitabili. Con l'estensione della garanzia per le banche non si salverà né l'Euro, né l'ideale europeo in quanto tale; si aiuterà invece Wall Street, la City di Londra - anche alcuni investitori in Germania - e una lunga lista di banche in difficoltà, nazionali ed estere, che vogliono salvare i loro affari a spese dei cittadini degli altri paesi, che con tutto questo hanno poco a che fare.

La socializzazione del debito non risolve i problemi attuali in maniera permanente: significa solamente sovvenzionare alcuni gruppi di creditori sotto la copertura della solidarietà europea  e allo stesso tempo distorcere le decisioni economiche centrali.

lunedì 25 giugno 2012

Weidmann boccia Monti


Weidmann, capo della Bundesbank, dopo aver detto no agli Eurobonds, all'unione bancaria, al fondo di estinzione dei debiti proposto dalla SPD, ora dice no anche all'ultima proposta montiana: acquistare debito con il fondo salva stati. Da Süddeutsche Zeitung
Il capo della Bundesbank Weidmann respinge la richiesta italiana di finanziamento attraverso il fondo salva stati. La richiesta fatta dal primo ministro Monti equivarrebbe ad un finanziamento dello stato attraverso la stampa di moneta. L'Italia ha già cercato di finanziarsi con lo  stesso metodo negli anni '70 - senza riuscirci.

La discussione sugli aiuti europei alla superindebitata Italia si fa sempre piu' intensa. Il capo della Bundesbank Jens Weidmann ha respinto la richiesta del primo ministro Mario Monti: il paese avrebbe dovuto ricevere miliardi dal fondo di salvataggio EFSF e ESM, senza dover rispettare i necessari requisiti: "La proposta di Monti si scontra con il divieto di finanziamento attraverso la stampa di denaro, stabilito dai trattati UE ", ha detto Weidmann alla Süddeutsche Zeitung.

I rendimenti sui titoli decennali italiani nelle ultime settimane sono saliti fino al 6%. Il finanziamento del paese europeo con il secondo maggiore indebitamento in rapporto al PIL dopo la Grecia, in questo modo diventa sempre piu' difficile. Il premier Monti propone che sia la BCE per conto del fondo di salvataggio ad acquistare il debito pubblico dei paesi  sotto pressione come Spagna e Italia. In questo modo i costi di finanziamento per i paesi in difficoltà potrebbero scendere. Il fondo salva stati per quest'operazione dovrebbe dare delle garanzie alla BCE .

Il vantaggio per Monti: il suo governo non dovrebbe piu' soddisfare i severi requisiti di risparmio e riforma, come quelli previsti per Grecia, Portogallo e Irlanda che già ora sono sotto la protezione del fondo di salvataggio. Weidmann ha bocciato questa scorciatoia, che nella stessa forma anche il governo spagnolo qualche settimana fa ha cercato di imporre: "Questa politica monetaria avrebbe lo scopo di ridurre i costi di finanziamento dei paesi membri e bloccare i meccanismi di mercato", ha chiarito Weidmann. In questo modo si avrebbe un'ampia condivisione della responsabilità sul debito e il quadro normativo dell'unione monetaria sarebbe minacciato.

L'Italia ha già avuto esperienza con il finanziamento diretto dello stato attraverso la banca centrale: negli anni '70 la Banca d'Italia ha finanziato lo stato italiano - periodo in cui l'inflazione è cresciuta oltre il 10%.

martedì 12 giugno 2012

Quanto resta nel fondo salva stati?


Zeit.de, calcola gli importi ancora disponibili nel fondo di salvataggio europeo EFSF: la somma rimasta è decisamente insufficiente ed espone l'Italia.
Il pacchetto di aiuti messo a disposizione dai paesi UE e dal FMI nel 2010, all'inizio della crisi, raggiungeva i 750 miliardi di Euro. Nel frattempo una grossa parte di questa somma è stata utilizzata.

Dopo l'Irlanda, il Portogallo e la Grecia adesso anche la Spagna ricorre gli aiuti del fondo europeo di salvataggio. Con questo denaro dovranno essere supportate le banche spagnole in difficoltà. Ma quanto denaro rimarrebbe ancora disponibile, nel caso in cui la Spagna avesse bisogno di ulteriori aiuti - oppure, come ipotizzato dal ministro delle finanzae austriaco Maria Fekter - anche l'Italia chiedesse il sostegno del fondo?

Il fondo di salvataggio EFSF introdotto nel 2010 prende denaro a prestito dal mercato dei capitali e fornisce credito ai paesi Euro indebitati. Per i crediti garantiscono i paesi Euro. Il credito disponibile ammonta a 440 miliardi di Euro. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha messo a disposizione 250 miliardi di Euro, ulteriori 60 miliardi di Euro di credito sono concessi dall'Unione Europea attraverso la commissione UE. Se sommiamo tutto, il fondo disponeva all'inizio di 750 miliardi di Euro.

Da allora diversi paesi hanno fatto richiesta e ricevuto aiuti finanziari. L'Irlanda nel novembre 2010 ha ricevuto 62.7 miliardi di Euro da EU, FMI, e EFSF, il Portogallo nell'aprile del 2011 ha richiesto crediti per 78 miliardi di Euro. Il secondo pacchetto di aiuti per la Grecia, accordato nel marzo 2012, comprendeva in totale 172.7 miliardi di Euro. Il primo pacchetto di salvataggio per la Grecia era stato concesso prima dell'introduzione del fondo salva stati nell'aprile 2010.

I fondi già concessi riducono considereveolmente il volume di credito del fondo di salvataggio europeo. Dei 750 miliardi di Euro iniziali, 313.4 sono stati pagati oppure già promessi. Sul piatto rimanevano 436.6 miliardi di Euro - prima della richiesta arrivata dalla Spagna. Nel fine settimana i paesi Euro hanno assicurato alla Spagna altri 100 miliardi di Euro. Il volume disponibile resta a questo punto di 336.6 miliardi di Euro.

Questo significa: dei crediti disponibili all'inizio, circa il 55% è stato già utilizzato. Gli aiuti per la Spagna - a differenza di Irlanda, Portogallo e Grecia - saranno forniti solo dall'Europa. Il FMI probabilmente non vi prenderà parte. Nel solo EFSF dei 440 miliardi iniziali rimangono solamente 151.6 miliardi di Euro. "Se la Spagna e l'Italia dovessero avere problemi piu' seri, le somme disponibili non potranno in alcun modo bastare" ha dichiarato l'economista Peter Bofinger. La Spagna è la quarta economia dell'Eurozona, l'Italia la terza.

martedì 5 giugno 2012

Come aiutiamo le banche spagnole?

Mark Schieritz, dal suo blog su Die Zeit, ci dice che la proposta di Merkel e Schäuble di portare la Spagna sotto la protezione EFSF/ESM potrebbe far affondare il paese.
Nel governo federale tedesco vi è la crescente convinzione che la Spagna deve poter contare su di un aiuto esterno. Ma in che modo questo potrà essere realizzato? I tedeschi sostengono che la Spagna deve prendere in considerazione l'aiuto del fondo EFSF/ESM. Quello che si propone a Berlino non è forzare la Spagna a chiedere la protezione del fondo, ma incoraggiare il suo governo, a richiederne l'aiuto se fosse chiaro che da soli non ce la potranno fare.

Riflessione: un aiuto per le banche sarebbe prima di tutto un trasferimento e perciò problematico; in secondo luogo il coretto utilizzo dei fondi non sarebbe controllabile. Questo è vero, perché attualmente non esiste nessuna autorità di controllo europea e il fondo EFSF/ESM non è progettato per il salvataggio delle banche.

Il problema è che anche l'utilizzo del fondo EFSF/ESM ha i suoi svantaggi.  Prima di tutto crescerebbe la quota di debito spagnola - e probabilmente supererebbe la linea che i mercati considerano ancora accettabile. Alla fine per la ricapitalizzazione non si potrà lesinare e sarà necessario mettere mano a una cifra fra i 100 e i 200 miliardi di Euro.

Secondo: l'ESM ha lo status di un creditore privilegiato, cosa che potrebbe spaventare gli investitori. Dovranno infatti fare i conti, con il fatto che le risorse del paese prima di tutto saranno usate per ripagare i crediti ESM e quindi potrebbero non rimanere risorse per i loro crediti.

Nel breve periodo il fondo di salvataggio potrebbe avere anche un effetto negativo sulla capacità della Spagna di avere accesso al mercato dei capitali. L'esperienza con i paesi che fino ad ora hanno fatto ricorso al fondo di salvataggio, ci dice che l'effetto sui tassi di interesse è stato negativo. 

Ciò significa , che probabilmente una piccola soluzione non è possibile e il paese dovrà essere finanziato per intero attraverso il fondo ESM/EFSF, non appena la richiesta di aiuto sarà presentata. Allora dovremmo parlare di un classico programma di finanziamento, ma questo sarebbe davvero caro.

sabato 21 aprile 2012

Referendum sul pareggio di bilancio?


"Die Tageszeitung" ci racconta che un gruppo di cittadini intende portare il Fiskalpakt e le leggi sull'ESM davanti alla Corte Costituzionale: c'è bisogno di piu' democrazia nelle decisioni sull'Euro. L'unione di trasferimento è sempre piu' lontana.
Una variegata associazione di cittadini minaccia un ricorso alla Corte Costituzionale contro le leggi sui salvataggi Euro. La richiesta: sul Fiskalpakt dovrà  decidere un referendum.

La minaccia è chiara: "Referendum - altrimenti ricorreremo alla corte costituzionale" come è scritto sul nuovo sito web www.verfassungsbeschwerde.eu, dove un gruppo di cittadini guidati dall'associazione "Mehr Demokratie" propone una maggiore partecipazione democratica alle leggi sui salvataggi Euro. Se la decisione sul fondo ESM e il Fiskalpakt non arriverà da un referendum, i promotori della campagna intendono presentare un ricorso alla Corte costituzionale - con il supporto di molti cittadini che potranno prendere parte all'azione senza dover sostenere alcun costo.

A differenza di altre azioni già annunciatie, come quella del leader di "Die Linke" Gregor Gysi o del deputato CSU Peter Gauweiler, la nuova azione non si rivolge al contenuto politico o finanziario, ma piuttosto "alla riduzione di democrazia che ne consegue" ci dice Roman Huber, leader di Mehr Demokratie. ESM e Fiskalpakt  "spostano i luoghi di decisione verso organi non trasparenti e privi di controllo" critica Huber. "I Parlamenti in questo modo sono privati dei loro poteri decisionali".

Per il ricorso costituzionale, che dovrà essere presentato immediatamente dopo l'approvazione della legge, l'associazione ha dalla sua parte 2 prominenti giuristi: il precedente Ministro della Giustizia Herta Däubler-Gmelin (SPD) e Christoph Degenhart, esperto di diritto pubblico di Leipzig. Degenhart considera le possibilità di successo molto alte. 

La linea rossa è stata superata

Attraverso l'ESM e il patto fiscale la "linea rossa verso uno stato federale europeo" è stata superata, la stessa linea rossa che la Corte Costituzionale con le ultime decisioni sugli Euro-salvataggi aveva indicato. Pertanto la Costituzione dovrà essere cambiata con un voto popolare. 

Däubler-Gmelin critica il fatto che il Fiskalpakt non potrà piu' essere emendato e i futuri parlamenti avranno un margine di decisione molto limitato. Una maggiore partecipazione dei parlamenti è necessaria, in quanto "sarebbe un danno per l'Europa" se le decisioni importanti fossero prese solo dalle "elite di governo". Poiché per il Fiskalpakt è necessaria una maggioranza di due terzi, la SPD avrebbe la possibilità di fermare il provvedimento. La Däubler-Gmelin critica in maniera indiretta il fatto che questa posizione di potere non venga utilizzata in maniera offensiva.  Alla domanda su quale sia il giudizio che dà alla condotta dei socialdemocratici, l'ex ministro dichiara alla TAZ: "Nel partito si decide molto spesso sulla base di aspettative tattiche".

La diregenza della SPD tace sulle critiche della Däubler-Gmelin.

I leader della SPD non hanno voluto commentare la critica della Däubler-Gmelin e il possibile ricorso alla corte costituzionale. Il deputato SPD Carsten Sieling si è dichiarato daccordo con queste posizioni. Däubler-Gmelin si riferisce "alla lunga fila di regole del Fiskalpakt, i cui effetti non sono ancora stati sufficentemente chiariti"  dichiara Sieling alla TAZ. Una decisione sull'adesione da parte della SPD potrebbe esserci "quando le domande rimaste aperte saranno sufficientemente chiarite" e gli emendamenti già concordati. 

Per i Verdi, il capogruppo in Parlamento Volker Beck ha dichiarato che non condivide le preoccupazioni costituzionali, ma invece è daccordo su un maggior coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni. "Le nostre richieste vanno nella stessa direzione", dichiara Beck.

Il governo federale ha pianificato il voto sull'ESM e il Fiskalpakt per la fine di maggio; SPD e Verdi hanno però messo in discussione questo programma.

lunedì 13 febbraio 2012

Referendum sui salvataggi nell'Eurozona


Seehofer, (segretario della CSU) vuole un voto popolare sul salvataggio dell'Euro. Dal Financial Times Deutschland.




Nel pieno della lotta per il salvataggio della Grecia, il capo della CSU e governatore del Land Bayer lancia una proposta radicale:  chiedere ai cittadini tedeschi di votare sul salvataggio dell'Euro con un referendum. Ma questo non sarebbe possibile con la legge costituzionale attuale.

Il numero 1 della CSU Horst Seehofer vuole far decidere ai cittadini sulle misure di salvataggio dell'Euro. "I provvedimenti sul salvataggio dell'Euro potrebbero essere oggetto di una votazione referendaria" ha dichiarato oggi Seehofer. "La partecipazione al salvataggio degli stati indebitati con fondi e garanzie molto importanti, dovrebbe essere decisa dal popolo. Questo controllo dei cittadini sul potere lo considero molto importante".

I referendum sulle questioni fondamentali dell'Europa sono generalmente "un buon modo, per portare l'idea di Europa più vicina ai cittadini" ha detto il presidente del Land Bayer:" Questo strumento deve essere garantito dalla costituzione". Al momento la costituzione attuale prevede la possibilità di indire un referendum, quando viene richiesta una nuova suddivisione dei Bundesland o quando la costituzione deve essere modificata. 

Con questa proposta Seehofer fa proprio un malcontento molto diffuso nell'opinione pubblica: per i paesi iperindebitati come la Grecia, che in questi giorni è sull'orlo della bancarotta,  o per i fondi per il salvataggio dell'Euro come il EFSF o il ESM la Germania mette a disposizione centinaia di miliardi di Euro. E allo stesso tempo l'Eurozona è radicalmente cambiata. I cittadini non possono in alcun modo esprimere la propria opinione. 

Allo stesso tempo, secondo molti, questo tipo di decisioni popolari sarebbero molto rischiose. Un "Nein" del popolo tedesco circa gli aiuti verso i paesi in crisi potrebbe acuire le turbolenze sui mercati finanziari. Anche l'incertezza sull'esito potrebbe rendere i mercati piu' nervosi.  

Seehofer a tal proposito è convinto che anche su temi impopolari ci sarebbe la possibilità di ottenere la fiducia degli elettori:"Bisogna solo sforzarsi di essere trasparenti e motivare le proprie scelte". Il popolo è sufficientemente intelligente, per poter decidere su domande difficili. 

Per quanto riguarda la Grecia ha chiarito Seehofer, che l'aiuto ci sarà solo se la volontà di riforma non viene meno: " Se coloro che devono applicare le riforme, sperano che esista un obbligo di versamento, non arriveremo mai ad una unione di stabilità" ha dichiarato a Der Spiegel.

Sempre a Der Spiegel, Seehofer ha dichiarato di escludere un aumento delle garanzie fornite dalla Germania ai salvataggi nell'Eurozona:" i 211 miliardi di garanzie totali fornite dalla Germania  per il salvataggio dell'Euro non possono in alcun modo essere aumentati" ha dichiarato "questa è la linea rossa".

Anche il ministro delle finanze Schäuble (CDU) e il ministro degli esteri Guido Westerwelle (FDP) hanno aumentato la pressione su Atene. La Grecia non deve diventare un pozzo senza fondo, ha detto  Schäuble alla Welt am Sonntag. Il paese deve diventare nuovamente competitivo. Facendo trapelare che questo non deve accadere necessariamente all'interno dell Euro. "Questo è nelle mani dei greci" ha dichiarato Schäuble.

mercoledì 1 febbraio 2012

Wolfgang Münchau ci spiega perché il taglio del debito greco previsto non basterà.








L'inferno della democrazia greca:  Der Spiegel


La crisi in Grecia viene ancora considerata politicamente, non economicamente. Il taglio del debito, del quale si sta discutendo adesso, non sarà sufficiente. E' già chiaro: in autunno i creditori di Atene resteranno di nuovo delusi.


La diplomazia era un tempo l'arte di mandare qualcuno al diavolo in maniera cosi elegante, che lui non vedesse l'ora di partire per il viaggio. Questa è la cosa importante da sapere sulla partecipazione del settore privato in caso di insolvenza. Si dice al creditore che dovrà rinunciare a qualcosa, così alla fine sarà contento di non aver perso tutto. 


Nella sfortunata storia dell'imminente fallimento dello stato greco, i negoziati con i creditori vanno avanti. La scorsa settimana, nonostante le attese, non si è giunti a nessun accordo. Il tempo rimasto è poco. E ora anche il Fondo monetario internazionale (IMF) ha fatto sapere che tutto questo potrebbe non bastare. La BCE e attraverso di essa anche il contribuente dovranno partecipare ai costi del fallimento. Che ora è solo una questione di tempo.


Da quando in ottobre i politici e gli investitori si sono messi daccordo per un taglio del debito volontario del 50 %, la situazione economica in Grecia è peggiorata di molto. Siamo nel quinto anno della recessione e l'economia del paese continua a cadere in picchiata senza freni. La UE e il FMI pretendono ora dalle banche e dagli altri investitori una partecipazione volontaria di circa il 70 %. Siamo arrivati al punto  dove i capi della negoziazione delle banche non possono aspettarsi una piena accettazione dalle proprie truppe. Cosi molti investitori hanno assicurato i loro crediti verso la Grecia con prodotti assicurativi complessi. Le assicurazioni non scattano in caso di partecipazione volontaria alla ristrutturazione. Per questi investitori una caduta del 100 % è meglio di una partecipazione volontaria ed è anche relativamente poco importante, se si arriva ad un accordo tra i negoziatori e il governo greco. La rinuncia al debito si farà comunque, in un modo o nell'altro, volontario o no, se necessario anche con leggi retroattive.


Anche in questo modo il problema non sarà risolto. I combattenti a Berlino, Brussel e Atene non si sono nemmeno presi la briga di chiedere a chi in Argentina, Brasile o Cile ha dovuto affrontare gli stessi problemi. Ricevo molte emails disperate da ex ministri delle finanze o banchieri centrali del Sud America che mi chiedono perchè in Europa si vogliono ripetere tutti gli errori che loro hanno già fatto in passato. Il piu' grande errore degli Argentini nella loro crisi 10 anni fa è stata una partecipazione confusa dei privati alla ristrutturazione. La partecipazione dei privati che aveva caratteristiche simili a quelle della Grecia, accelerò il crollo totale dell'economia argentina nel 2001.


La strategia della UE è politica, non economica.


La Grecia ha debiti per quasi il 170 % del PIL. Anche se il debito rimane costante, cresce l'indebitamenteo in relazione al prodotto interno lordo perchè l'economia cade di anno in anno.  Il paese si trova in una classica trappola del debito. La Grecia non ha alcuna possibilità di uscire da una situazione di elevato indebitamento. 


La strategia dell'EU e del fondo monetario internazionale prevede che attraverso la partecipazione del settore privato i debiti si riducano dal 170 % al 120 %. Perché 120 %? Questa è una decisione politica, non economica. Con la strana logica europa si argomenta che , il 120 % di indebitamento/pil è la situazione italiana. E l'Italia è solvente. 


Se l'Italia con il 120 % è ancora solvente, dipenderà solamente dalla capacità di mantenre gli interessi sul debito bassi. Io ho molti dubbi in merito. Chiaramente la Grecia si trova in una situazione molto peggiore. La Grecia ha già dietro di sé un taglio del debito. Con le riforme non sta andando molto bene. Il governo di Lucas Papademos incontra difficoltà nella loro attuazione. Nelle elezioni parlamentari in primavera è grande il rischio che prevalga una maggioranza politica contraria alle riforme. Non conosco un singolo investitore che potrebbe aver fiducia in una Grecia con un rapporto debito pil del 120 %. Non piu' tardi dell'autunno del 2012 arriverà il prossimo taglio del debito.


Il taglio del debito dovrebbe essere fatto ora.


Ho sentito dire da voci provenienti da ambienti vicini alla troika che la situazione è molto piu' catastrofica di quanto non si ammetta all'esterno. La Grecia ha bisogno di un taglio che riduca i debiti al 60 % o al massimo 80% del PIL. In caso contrario, la Grecia non riuscirà a uscire dalla spirale verso il basso. Questo significa che la BCE e i governi europei dovrebbero cancellare una larga parte dei loro crediti verso la Grecia. In Germania arriverebbero le prime vere perdite dall'inizio della crisi dell'Euro. Poi si dovrebbe assicurare al paese del denaro fresco per farlo rimanere nella moneta unica. Oppure semplicemente tirare la corda fino a strapparla e assumere le conseguenze.


Allora un'uscita della Grecia dalla zona euro diventerebbe piu' probabile. Io sono daccordo con Thomas Mirow, il capo della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, sul fatto che un'uscita della Grecia dalla moneta unica potrebbe destabilizzare l'intera Europa. Chi guarda solamente al rischio Grecia nascosto nelle banche tedesche, sottovaluta la complessità della reazione che si potrebbe scatenare. Presumo che anche il Portogallo seguirebbe, che a sua volta porterebbe gli spagnoli sull'orlo del precipizio e che metterebbe in serio pericolo anche la Francia. 


L'alternativa a questo scenario da horror: la politica europea dovrebbe immediatamente provvedere a un taglio del debito greco che possa definirsi tale. Poi si dovrebbe stabilizzare economicamente il paese in modo da rallentare la recessione. 


Ma la diplomazia europea va in un'altra direzione. Così manda se stessa all'inferno. Ed è anche felice di fare il viaggio.