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mercoledì 4 dicembre 2019

L'ex capo di Siemens condannato in Grecia a 15 anni

Si tratta probabilmente della mazzetta piu' grande di tutti i tempi: circa 68 milioni di euro che i dirigenti della tedesca Siemens nel 1998 avrebbero pagato ai funzionari greci per aggiudicarsi un importante appalto. A distanza di 21 anni dai fatti, da Atene è arrivata la sentenza di primo grado per gli ex-vertici dell'azienda di Monaco di Baviera. Ne scrive Handelsblatt


I mulini della magistratura greca macinano molto lentamente: cosi' nel frattempo sono passati 21 anni dal reato. 14 anni fa i pubblici ministeri hanno iniziato a indagare. Il processo è andato avanti per piu' di 3 anni. E ora nella vicenda legata alla corruzione di funzionari da parte del gruppo Siemens in Grecia, sono arrivati i verdetti.

20 dei 64 imputati coinvolti sono stati dichiarati colpevoli dalla corte. Dovranno farsi diversi anni di prigione. L'ex presidente del consiglio di amministrazione Heinrich von Pierer è stato condannato dai giudici a 15 anni di reclusione, mentre l'ex presidente di Siemens Thomas Ganswindt a 13 anni di carcere. Altri cinque ex dirigenti tedeschi del gruppo sono stati condannati dal tribunale a sette anni di carcere.

Nella prima presa di posizione dopo la sentenza, Pierer ha definito il verdetto come "del tutto sorprendente", in quanto la pubblica accusa in aprile e di nuovo a luglio di quest'anno ne aveva chiesto l'assoluzione. Nel corso del processo era stato ad Atene per due audizioni e "non vi è stata nessuna singola accusa penale contro la quale io dovessi o potessi difendermi". Von Pierer ha annunciato: "presenteremo un appelo nei confronti del verdetto".


La sentenza contro l'ex top manager di Siemens e gli altri imputati ritenuti colpevoli avrebbe potuto essere ancora più dura. All'inizio l'accusa, infatti, riguardava anche il reato di corruzione di pubblici ufficiali. E ciò avrebbe potuto significare anche l'ergastolo. Grazie a una riforma penale approvata dal parlamento greco in estate, tuttavia, il reato nel frattempo si è prescritto. Resta in piedi l'accusa per riciclaggio di denaro.

Al centro del procedimento c'è uno dei contratti più redditizi che Siemens abbia mai vinto in Grecia: nel 1998, dopo lunghe trattative con l'allora autorità greca per le telecomunicazioni OTE, l'azienda di Monaco si era aggiudicata il contratto per convertire la rete telefonica greca dalla tecnologia analogica a quella digitale. Il volume dell'ordine ammontava a poco meno di 693 milioni di euro. All'epoca sarebbero state pagate tangenti per circa 68 milioni di euro ai responsabili greci della decisione.

La magistratura greca ha basato la sua ricerca sui documenti dei pubblici ministeri tedeschi, i quali avevano già aperto un'inchiesta sull'accaduto. I dirigenti tedeschi di Siemens accusati ad Atene avevano già dovuto rispondere dell'accusa di corruzione davanti ad un tribunale tedesco ed erano in parte stati condannati e in parte assolti.

I difensori dei tedeschi avevano quindi chiesto l'archiviazione del caso secondo il principio del "ne bis in idem" sancito dal diritto europeo, e cioè che nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato. La magistratura greca non aveva tenuto conto di questo principio affermando che si trattava di accuse diverse da quelle già formulate in Germania. Gli osservatori del processo ritengono che questa decisione sia costituzionalmente discutibile.

Nel frattempo dieci imputati sono morti

Von Pierer non si è mai dovuto presentare davanti a un tribunale tedesco per difendersi da queste accuse. Ha sempre negato di essere stato a conoscenza della tangente, ma ha accettato un'ammenda di oltre 250.000 euro per violazione del dovere di controllo e ha pagato a Siemens cinque milioni di euro di danni.

Anche gli ex dirigenti della filiale greca di Siemens, Michael Christoforakos e Christos Karavelas, sono stati condannati alla pena massima di 15 anni di carcere. Christoforakos era già fuggito in Germania dieci anni fa. La sua estradizione era stata rifiutata dalle autorità tedesche in quanto è un cittadino tedesco e i reati dei quali è accusato secondo la legge tedesca sono ormai prescritti. Karavelas si è dileguato all'estero.



10 dei 64 imputati originali non hanno potuto vedere la fine del processo - in quanto nel frattempo sono morti. Tra questi c'è anche Volker Jung. L'ex manager del gruppo era a capo del consiglio di sorveglianza nonché manager della controllata greca Siemens-Hellas al momento dell'aggiudicazione dell'appalto.

Gli imputati tedeschi lunedì, in occasione della sentenza, non si sono presentati. A rappresentarli c'erano i loro avvocati. Resta aperta la questione se i condannati dovranno andare immediatamente in prigione. La corte potrebbe quindi chiedere un mandato di arresto internazionale contro von Pierer e gli altri tedeschi.

Che la Germania li possa estradare è alquanto improbabile. Viaggiare all'estero, tuttavia, per le persone colpite dalla condanna sarebbe comunque rischioso. Rischierebbero di essere arrestate durante un controllo alla frontiera e trasferiti in Grecia.

Potrebbero passare anni fino al verdetto finale

Il tribunale tuttavia potrebbe sospendere l'esecuzione fino a quando non sarà deciso se la sentenza è definitiva. La giustificazione scritta della sentenza, come spesso accade in Grecia, potrebbe arrivare fra alcuni mesi. Gli osservatori del processo prevedono che oltre a Pierer, anche gli altri imputati facciano appello. Ci sarebbe quindi un nuovo grado di giudizio. In seguito resterebbe la revisione finale della Corte Suprema.

Potrebbero passare diversi anni prima di arrivare ad una sentenza finale nella vicenda della Siemens greca. Indipendentemente da ciò, l'avvocato di Pierer intende chiedere che la sentenza in Germania non venga eseguita "in quanto viola i principi costituzionali di base".


domenica 13 maggio 2018

Bernd Lucke e l'incubo tedesco: "la BCE pronta ad acquistare titoli di stato greci"

Bernd Lucke, il fondatore di AfD, lancia l'allarme: la BCE sarebbe pronta ad acquistare titoli di stato greci, ormai è questione di settimane o mesi. Secondo il professore di Amburgo si tratterebbe di finanziare il debito pubblico di uno stato direttamente con il denaro della banca centrale, un incubo per i tedeschi. Ne parla Bernd Lucke su The European


Tra marzo 2015 e dicembre 2017, il Sistema europeo delle banche centrali (ESZB) sotto la regia della BCE ha acquistato 60 miliardi di euro al mese di obbligazioni nell'ambito dell'Expanded Asset Purchase Programme (EAPP, talvolta denominato Quantitative Easing QE). Da gennaio 2018 gli acquisti mensili sono scesi a 30 miliardi di euro. La parte del leone del programma, circa l'80%, è rappresentata dal Public Sector Purchase Program (PSPP) e dagli acquisti di obbligazioni del settore pubblico sul mercato secondario. Fino a gennaio 2018 erano state acquistate obbligazioni per circa 1.91 trilioni di euro. Il programma resterà ufficialmente attivo fino a settembre 2018 e un'estensione non è affatto esclusa. 

La decisione del board della BCE prevedeva originariamente che l'acquisto di obbligazioni venisse effettuato in conformità con le quote di capitale degli stati membri della zona euro. Questa linea guida era già di per sé un aiuto nei confronti dei paesi dell'eurozona fortemente indebitati, in quanto le quote di capitale tengono conto sia del PIL che della popolazione. Si è di conseguenza scelto di acquistare una percentuale maggiore di debito pubblico di quei paesi pesantemente indebitati, piu' di quanto sarebbe accaduto se gli acquisti fossero stati unicamente orientati al PIL.

La deviazione degli acquisti dalle quote di capitale della BCE

E' già abbastanza grave di per sé che una distorsione del programma sia pre-orientata e quindi non neutrale in termini di politica monetaria. Tuttavia, due studi di Friedrich Heinemann del Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung hanno mostrato che la BCE non ha rispettato nemmeno questa regola autoimposta. Nel corso del 2017 sono stati sovrappesati gli acquisti di obbligazioni belghe, austriache, francesi, italiane e spagnole. A causa della crescente scarsità di titoli acquistabili di altri paesi, si può' ragionevolmente ipotizzare che tale distorsione in futuro continuerà ad aumentare e gli acquisti si discosteranno sempre di piu' dalle quote di capitale. La distorsione sui nuovi acquisti si rifletterà inevitabilmente anche nei portafogli delle banche centrali dell'eurosistema. Questa conclusione vale anche se si tiene conto del fatto che i titoli di stato greci fino ad ora non sono stati  affatto acquistati.

La fine del programma di aiuti greco

Queste circostanze potrebbero cambiare a partire dall'estate del 2018. Nell'agosto 2018 terminerà infatti il terzo programma di salvataggio per il paese ellenico. La Grecia dovrebbe quindi tornare a procurarsi il denaro di cui ha bisogno sul mercato dei capitali. Grazie all'aiuto della BCE, per la Grecia potrebbe essere molto piu' semplice di quanto non possa sembrare. Infatti, se almeno una delle quattro principali agenzie di rating (Standard and Poor's, Moody's, Fitch e DBRS) desse alle obbligazioni greche almeno un rating di investment grade, diverrebbero immediatamente acquistabili nell'ambito del PSPP.

Quando è stato chiesto a Draghi un chiarimento in merito alle deviazioni degli acquisti dalle quote di capitale della BCE, egli ha brevemente risposto di non vederci alcun problema, almeno nella misura in cui gli stock di titoli acquistati non si discostino significativamente dalle quote di capitale. Cio' porta a concludere che la BCE a partire dall'estate potrebbe iniziare ad acquistare grandi quantità di titoli greci.

La BCE in estate acquisterà solo obbligazioni greche?

Nell'agosto 2018 lo ESZB avrà acquistato obbligazioni per 2.53 trilioni di euro. L'80% di questi acquisti sono eseguiti nell'ambito del PSPP, circa 2.02 trilioni di euro. Tenendo conto che i paesi non-euro detengono quote di capitale della BCE, che non vengono prese in considerazione, la quota di capitale greco è del 2.9%. Cio' significa che teoricamente sarebbe possibile acquistare obbligazioni greche per un totale di 59 miliardi di euro. Poiché fino ad ora nell'ambito del PSPP non sono state acquistate obbligazioni greche, il sistema delle banche centrali, per raggiungere la quota greca nella suddivisione del capitale dovrebbe quindi iniziare ad acquistare a breve e su larga scala titoli greci. Poiché gli acquisti di titoli dal gennaio 2018 sono stati ridotti ad un livello di 30 miliardi di euro mensili e secondo l'interpretazione che Draghi dà del programma le deviazioni di breve periodo dalle quote di capitale non hanno alcuna importanza, nei restanti 2 mesi verrebbero acquistati solo titoli di stato greci. Se il PSPP fosse esteso oltre settembre, la proporzione di obbligazioni greche sarebbe corrispondentemente piu' bassa. In cambio gli acquisti si estenderebbero per un periodo di tempo piu' lungo.

Cio significherebbe che la Grecia dopo la fine del programma di aiuti non avrebbe piu' bisogno di un mercato per potersi rifinanziare. Gli investitori potrebbero acquistare obbligazioni governative greche sul mercato primario, per rivenderle subito dopo alla BCE sul mercato secondario. Sarebbe una prova ulteriore del fatto che il programma non è affatto un'operazione di pura politica monetaria, piuttosto si tratta di finanziamento monetario agli stati.

sabato 16 settembre 2017

Perché non fate votare anche i greci alle elezioni tedesche del 24 settembre?

Thomas Fricke su der Spiegel con un commento dal tono ironico pone una domanda molto interessante: perché i Greci, che in tutti questi anni hanno dovuto subire le conseguenze dei diktat di risparmio di Schäuble, non possono votare alle elezioni tedesche di domenica prossima? Da Der Spiegel


I giorni che ci separano dalle elezioni sono contati e cresce il rischio che dopo una campagna elettorale noiosa, la prossima settimana molti elettori semplicemente dimentichino di andare a votare.

Cosa accadrebbe se invitassimo i greci a votare con noi? Sarebbe una settimana bella calda. Soprattutto perché i greci dopo le esperienze degli ultimi anni sarebbero perfetti per far uscire qui da noi gli istinti piu' profondi.

Beh, l'ipotesi è abbastanza inconvenzionale. Il lettore puntiglioso si chiederà se comunque è il caso. Chiaro, bisognerebbe approfondire l'argomento. L'idea di per sé, pero', è affascinante, e se ci pensate un po'  sarete sicuramente d'accordo.

Primo, sarebbe corretto far votare i greci insieme a noi. Alla fine è stato il nostro Ministro delle Finanze che insieme ad altri politici tedeschi 2 anni fa ha deciso che i greci per poter ottenere nuovo denaro dovevano continuare con la loro austerità fatta di ulteriori tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Di fatto i greci con il referendum del luglio 2015 hanno democraticamente bocciato questa politica - il nostro Ministro delle Finanze e i suoi colleghi hanno invece voluto proseguire. E' la legge di Schäuble. Una sorta di joint-venture democratica in cui pero' i tedeschi hanno l'ultima parola.

Secondo: i greci - anche se involontariamente - hanno contribuito all'aumento di popolarità delle truppe di Merkel e al fatto che ora possano essere rielette senza troppi problemi. Almeno per quanto riguarda il grande bilancio pubblico del nostro super-ministro.

Come Schäuble ha risparmiato 100 miliardi

Secondo una diagnosi che ormai nessuno ha piu' il coraggio di mettere in dubbio, la crisi greca ha fatto si' che sempre piu' denaro sia stato investito in titoli di stato tedeschi. Fatto che a sua volta ha spinto verso il basso gli interessi su queste obbligazioni, in alcuni casi addirittura in territorio negativo, e ha permesso al Ministro delle Finanze tedesco di non dover pagare interessi sul suo debito.

Secondo i calcoli dell'IWH-Institut, Wolfgang Schäuble avrebbe cosi' risparmiato 100 miliardi di euro di interessi. La Bundesbank nel calcolare i risparmi per lo stato tedesco dovuti alla crisi finanziaria nel suo complesso, arriva ad importi anche maggiori. Il nostro tesoriere, inoltre, ha incassato anche gli interessi pagati sui prestiti fatti ai greci. Non è uno scherzo.

Basta capire anche solo un po' di aritmetica per arrivare alla conclusione: senza i greci Schäuble non avrebbe mai raggiunto il pareggio di bilancio. Chissà se sarebbe stato altrimenti cosi' popolare e se la Cancelliera potrebbe essere rieletta ancora una volta Cancelliera. Io credo che i greci abbiano un po' anche il diritto di votare insieme a noi - oppure?

La terza ragione è ancora piu' importante. Certo, abbiamo dato dei soldi ai greci. Da cio' potremmo trarre la terribile conclusione che anche noi abbiamo il diritto di decidere quello che i greci devono fare con il denaro. Dal punto di vista della democrazia teorica si potrebbe anche argomentare in senso opposto: coloro che hanno dovuto subire gli effetti di una determinata politica, prima o poi devono avere anche il diritto di farsi sentire presso coloro che hanno preso quella decisione, per far sapere se ritengono la decisione giusta o sbagliata e se pensano che sia giusto andare avanti in questo modo. I responsabili politici devono essere chiamati a renderne conto, come accade nelle democrazie mature. Per questo ci sono le elezioni.

Taglio delle spese e aumento delle tasse

E ci sono anche alcuni motivi economici fondati per dubitare che i tagli spietati e l'aumento delle imposte abbiano davvero avuto senso - oppure se sono serviti solo a peggiorare le cose. Il prodotto interno lordo doveva veramente ridursi della metà del valore nominale - fatto dovuto in gran parte ai molteplici tagli? Chi percepisce solo la metà della pensione o la metà dello stipendio, ovviamente puo' anche spendere solo la metà.

L'ultimo sviluppo suggerisce che le cose possono andare anche diversamente: da un paio di mesi stanno aumentando le buone notizie. L'economia greca è tornata a crescere, la dinamica nell'industria secondo le statistiche (anche se ad un livello fortemente indebolito) è vicina ai livelli di otto anni fa.

E questo non sta accadendo perché improvvisamente la Grecia ha deciso di adempiere a tutte le condizioni dettate - recentemente è stato detto che solo un terzo delle prescrizioni è stato rispettato. Oppure perché ora non sarebbe piu' uno stato fallito, come spesso nel nostro paese si ama diagnosticare. Invece accade proprio perché i consumi e gli investimenti stanno crescendo di nuovo e nel bilancio pubblico greco non vengono piu' effettuati tagli strutturali.

Far soffrire gli altri elettori

Una economia prima o poi ha bisogno anche di aria. La questione è se non avesse potuto riceverla anche molto prima, e cioè se un Ministro delle Finanze tedesco non si fosse aggrappato in maniera maniacale al mantra secondo cui il dinamismo economico puo' essere raggiunto solo attraverso delle rinunce.

Seriamente: c'è qualcosa di assurdo se il nostro Ministro delle Finanze, senza esserselo meritato, alla fine di questo periodo legislativo si fa ammirare per la sua dura battaglia contro il debito. Puo' permettersi un bilancio cosi' roseo solo perché gli altri sono in crisi. E l'immagine del duro risparmiatore ce l'ha soprattutto perché invece dei suoi elettori, ha fatto soffrire quelli degli altri paesi. Ad esempio, proprio i greci,

E' il momento giusto per un'alta partecipazione al voto. Anche se, date le circostanze, resta solo un gioco intellettuale. 

domenica 21 maggio 2017

Salonicco sta diventando tedesca

Dopo la gestione dell'aeroporto di Salonicco e di altri importanti aeroporti regionali, i tedeschi si sono aggiudicati anche la gestione del porto della seconda città greca. TAZ racconta la rabbia dei sindacati greci per questa forma di neocolonialismo finanziario. L'Euro serve anche e soprattutto a questo. Da Taz.de


Dalle finestre dei ristoranti dell'aeroporto si puo' vedere il tremolio dell'aria sopra i piazzali di manovra nel caldo del mezzogiorno greco. Il calore è soffocante e solo pochi viaggiatori si sono avvicinati ai ristoranti per il pranzo. Dimitris Nanouris con il dito mi mostra la costa. Li', vicino Salonicco, la seconda città greca per grandezza, è in corso l'ampliamento di una pista di partenza ed atterraggio dell'aeroporto Macedonia. Il progetto è stato finanziato dallo stato greco e dall'UE con 246 milioni di euro e servirà ad attrarre piu' turisti nella regione. "Questa nuova struttura sarà immediatamente data in gestione a un privato", ci dice Nanouris.

L'investitore è la società tedesca Fraport, che oltre a gestire il grande aeroporto di Francoforte partecipa alla gestione di altri nove aeroporti in tutto il mondo. La Troika composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI ha infatti obbligato Atene a privatizzare molte società pubbliche e a rimborsare con gli introiti di queste cessioni una parte del debito estero.



Nella lista ci sono 14 dei 37 aeroporti regionali greci. Fraport nel 2014 ha vinto la gara indetta dal fondo greco per le privatizzazioni "Hellenic Republic Asset Development Fund" (HRADF). La società tedesca ha pagato circa 1.2 miliardi di euro per poter gestire nei prossimi 40 anni i 14 aeroporti.

La concessione è uno dei piu' grandi progetti di privatizzazione nella super-indebitata Grecia. Fanno parte dell'accordo anche promesse di investimento per 330 milioni di euro fino al 2020. Vale a dire 5.9 milioni di euro l'anno per ogni aeroporto. In aggiunta lo stato greco dovrebbe ricevere 22.9 milioni di euro all'anno e il 28.5% del risultato operativo netto della controllata greca Fraport Greece.

"Avremmo potuto finanziarcelo da soli"

Dimitris Nanouris pensa che non sia stato un buon affare e per questo motivo si batte contro la privatizzazione. E' il segretario del sindacato dei lavoratori aeroportuali e in questo accordo con Fraport vede solo una svendita dell'infrastruttura. Nanouris, 54 anni, elettricista, lavora da 27 anni all'aeroporto. "Gli aeroporti non valgono 1.2 miliardi di euro, in realtà il loro valore è di almeno 10 miliardi", sostiene. Fraport puo' realizzare gli investimenti promessi anche solo con i ricavi dell'aeroporto.

Nanouris non mette in discussione il fatto che l'aeroporto abbia bisogno di investimenti. L'aeroporto Macedonia sta invecchiando rapidamente. L'aria condizionata non funziona, l'area di attesa è troppo piccola. Fraport vuole costruire un nuovo terminal e rinnovare quello vecchio. "Gli investimenti avremmo potuto anche auto-finanziarceli", è convinto Nanouris. L'aeroporto ha 6.5 milioni di passeggeri all'anno ed è anche profittevole - esattamente come quasi tutti gli altri aeroporti. "Per gli aeroporti non profittevoli sarà ancora la Grecia a dover pagare", dice Nanouris.

Invece degli investimenti promessi, fino ad ora abbiamo visto solo aumenti delle tasse, si lamenta il sindacalista. Fraport ha aumentato l'affitto dei negozi del 500%. Le singole agenzie di viaggio e le compagnie di autonoleggio hanno già dovuto chiudere. Fraport ha aumentato anche i diritti aeroportuali per ogni biglietto - da 12 a 13 euro,  e nel medio termine la tassa dovrebbe essere aumentata fino a 18 euro.

Per Nanouris lo scandalo è nell'aumento della spesa per il grande negozio duty-free. Lo stato greco aveva un contratto con un fornitore che fino ad ora pagava all'aeroporto il 5% del fatturato. Fraport ha aumentato il contributo al 23%. "Lo stato greco è costretto a pagare la differenza del 18%. Una cosa del genere accade solo in Grecia", racconta Nanouris. Ad una richiesta di informazioni della TAZ, Fraport Greece non ha voluto commentare.

Proprio la Germania

Altre accuse sono arrivate nel 2016 dalla rete no-global di Attac. Il contratto di concessione prevede che sia lo stato greco a dover indennizzare i dipendenti aeroportuali che Fraport non intende impiegare. In caso di incidente sul lavoro è sempre lo stato greco a dover pagare gli indennizzi, stesse condizioni anche nel caso di modifiche alla legge che causino un aumento dei costi operativi oppure in caso di sciopero.

Che l'investitore sia tedesco per Nanouris ha un retrogusto particolarmente amaro. Per i greci la Germania resta il sostenitore delle dure misure di austerità che hanno colpito l'economica ellenica. "Lo stato tedesco si sta comprando lo stato greco", dice Nanouris riferendosi alla partecipazione del 31% del Land Hessen nella società Fraport. Le società tedesche stanno acquistando anche hotel nelle vicinanze. "I turisti arrivano in aeroporti tedeschi, soggiornano in hotel tedeschi e alla Grecia non resta niente".

Il percorso verso il prossimo obiettivo degli investimenti tedeschi passa lungo la strada costiera intorno al golfo di Salonicco. Sul vasto lungomare passeggiano coppiette, sullo sfondo le gigantesche gru del porto. Fino a poco tempo fà anche questo porto era nella lista delle privatizzazioni della HRDAF. Alla fine di aprile un consorzio internazionale si è aggiudicato un contratto da 232 milioni di euro valido fino al 2051 per una partecipazione del 67% nel capitale. Il consorzio è guidato dal fondo tedesco Invest Equity Partners.

L'area del porto sul Meditarraneo si estende per oltre 1.5 chilometri quadrati. Su di un'area dismessa nei pressi del terminal container c'è Triantafillos Afentoulidis. L'ingegnere civile 47-enne lavora al porto dal 2002. Anche lui è sindacalista, anche lui è contro la privatizzazione e anche lui pensa che il patrimonio dello stato sia stato venduto sotto-prezzo. Lo mostra il bacino portuale. "Qui deve essere realizzato un nuovo bacino per le grandi navi porta-container, il terreno è già stato scavato". Nel 2013 il progetto era stato bloccato. Nel 2014 la HRDAF aveva avviato la gara per la privatizzazione. "Aspettate l'investitore privato", hanno detto i gestori del porto, "farà tutto molto meglio".

Le gru sui moli sono relitti

C'è stato un tempo in cui il porto avrebbe potuto gestire il progetto autonomamente. In effetti la Thessaloniki Port Authority l'anno scorso ha fatto 14 milioni di euro di profitti dopo le imposte. "Per anni il porto non ha speso i profitti per poter finanziare gli investimenti. Poi è arrivato lo stato che ci ha rubato i nostri soldi per ripagare i debiti", rimprovera Afentoulidis. Mediante il pagamento di alti dividendi al porto sono stati sottratti 80 milioni di Euro.

Che cosa era successo? Dal 1999 il porto di Salonicco è una società per azioni. Lo stato possiede circa il 75%, il resto è flottante. Ogni anno la società portuale paga un dividendo. Che per il 2011 è stato di circa 40 centesimi per azione. Nel 2011 il porto è stato inserito nella lista delle privatizzazioni della HRDAF - e i pagamenti di dividendi sono aumentati. Nel 2012 il dividendo è stato di 1.5 €. Nel 2013 c'è stato un extra-dividendo di 3.4 € e in aggiunta un dividendo ordinario di 60 centesimi per azione. Con 10 milioni di azioni equivaleva a circa 40 milioni di Euro. L'anno successivo gli azionisti - principalmente lo stato greco - hanno potuto beneficiare di un dividendo di 1.95 € - sebbene il porto nel 2014 non abbia fatto alcun profitto. 

I dividendi eccezionalmente alti sono stati utilizzati dal governo per il servizio del debito, sostiene Afentoulidis. Il denaro per gli investimenti semplicemente non c'è piu'. L'autorità portuale non ha risposto ad una richiesta di informazioni della Taz.

Anche qui gli investimenti sono assolutamente necessari. Le gru sui moli sono relitti del dopoguerra, negli edifici amministrativi gli intonaci vengono giu' dai muri. Ora sarà la tedesca Invest Equity a dover investire insieme ai suoi partner.

"Non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori"

Afentoulidis è scettico. Per la necessaria espansione del porto, secondo un piano redatto dall'autorità portuale, è necessaria una somma di 309 milioni di Euro. Il consorzio pero' dovrebbe investire solo 180 milioni di Euro. La nuova darsena, invece dei 600 metri del piano originale, dovrebbe essere lunga solo 400 metri e in grado di accogliere meno navi di quelle previste. E gli investitori non sono obbligati a continuare l'espansione del porto. "Allora perché abbiamo bisogno di una privatizzazione?", chiede Afentoulidis in maniera ironica.

Il sindacato teme un peggioramento delle condizioni di lavoro. Nella gara per la privatizzazione ci sono tutte le normative possibili. "Ma non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori". Lo stipendio dei lavoratori del porto è già stato tagliato del 35%.

L'entusiasmo per l'ingresso nel porto di una società tedesca anche in questo caso è ai minimi. Afentoulidis ci dice: "i tedeschi devono mostrare di volerci trattare come dei partner. Fino ad ora ci hanno trattato come una colonia". Afentoulidis e il sindacalista dell'aeroporto Nanouris non hanno ancora abbandonato la lotta contro la privatizzazione. Al Parlamento Europeo ci sarà un'audizione, i ricorsi costituzionali sono ancora pendenti nelle corti di giustizia greche. 

Nel frattempo Atene, con la concessione di nuovi crediti, si è impegnata a portare avanti la privatizzazione. Fra le altre cose, anche l'acquedotto di Salonicco dovrà finire sotto il martello delle privatizzazioni. Nella lista delle privatizzazioni ci sono anche un porto per gli yacht e un grande tratto di spiaggia vicino alla città. Se anche per questi beni ci saranno dei potenziali acquirenti tedeschi, ancora non si sa.


sabato 1 aprile 2017

Schäuble: no al pozzo senza fondo!

Breve ma interessante intervista a Wolfgang Schäuble. Il Ministro delle Finanze tedesco risponde all'apertura fatta recentemente da Sigmar Gabriel (SPD) in favore di maggiori trasferimenti verso i paesi del sud: no ad una unione di trasferimento, l'UE non ha bisogno di piu' solidarietà. Si avvicinano le elezioni politiche di settembre. Da deutschlandfunk.de


DF: Herr Schäuble secondo lei, in questo momento è in gioco il futuro dell'Unione Europea?

Schäuble: le istituzioni europee si trovano sicuramente in una situazione difficile. Ma l'idea secondo cui l'Europa deve restare unita, e che solo se resta unita avrà un futuro, soprattutto in una fase storica in cui l'America sta discutendo se vuole e può' ancora avere uno ruolo di primo piano, è un'idea ancora molto forte che alla fine riuscirà ad imporsi. Ci saranno sempre delle crisi, ma dalle crisi usciremo piu' forti. Ora abbiamo alcune sfide da affrontare, e come europei, che ci piaccia o no, dovremo occuparci di più' dei nostri vicini: del Mediterraneo, del Medio Oriente, che poi sono il nostro diretto vicinato, esattamente come l'Ucraina, si tratta di compiti molto importanti per noi europei. Nessuno, né i francesi né i tedeschi da soli, potranno farcela singolarmente. Ma insieme ce la possiamo fare.

DF: l'Europa pero' costa. Sigmar Gabriel ha proposto che la Germania versi nelle casse europee piu' di quanto ha fatto fino ad ora. Sarà così possibile aiutare i paesi più' deboli, magari con l'effetto collaterale di togliere il vento dalle ali dei partiti populisti.

Schäuble: non è una questione di soldi, si tratta piuttosto di utilizzare il denaro nella maniera corretta.

DF: forse anche una questione di soldi, se si potesse investire di piu'...

Schäuble: mi scusi, l'Europa non soffre per una mancanza di denaro e ancora meno per una mancanza di debiti. Il punto è che gli stati membri non fanno quello che dovrebbero fare e che alcuni fanno troppo affidamento sugli altri. Per questo - lo dice la Commissione, la BCE, lo ripetono sempre tutti - è importante che ogni paese prenda sul serio i propri compiti, e trovi il modo di risolvere i propri problemi. Noi non possiamo farlo per un altro paese, noi tedeschi, nemmeno per la Grecia. Devono farlo i greci da sé.

Se diciamo che si tratta di soldi, inviamo un messaggio completamente sbagliato. Si tratta invece di fare in modo che i paesi facciano i loro compiti, e nel farlo noi li aiuteremo. Noi - lei stesso lo ha detto - abbiamo assunto dei rischi enormi nei confronti della Grecia. Ma le riforme strutturali, la trasformazione dell'economia, la messa in piedi di un'amministrazione pubblica efficiente in un paese che possa essere competitivo e vantare standard moderni, è compito dei greci. Noi possiamo anche aiutare i greci a raggiungere questo obiettivo. Ma se si dice, è necessario dare piu' soldi all'Europa, il problema non lo si risolve, si fornisce solo un incentivo sbagliato. E' stato un errore molto grave.

DF: Herr Schäuble, la domanda è se si tratta solo di parole. Conosce gli argomenti di Gabriel: la Germania nei momenti difficili ha fatto le riforme e per farle ha anche aumentato il debito. Per questo motivo, secondo Gabriel, la Germania oggi si trova in una buona situazione. Perché non dovrebbero farlo anche gli altri?

Schäuble: sicuramente loro sono responsabili per l'aumento del debito. Ma non è questo il punto. Non è che manchi il debito. Devono prima fare le riforme, i problemi vengono posti nell'ordine sbagliato. E fuori da ogni dubbio che noi tedeschi, piu' forti, dobbiamo aiutare i paesi economicamente più' deboli. Del resto anche i Laender piu' forti, Bayern, Baden-Württemberg, Hessen, ad esempio, pagano di piu' di quelli piu' deboli. Ma i Laender piu' deboli devono naturalmente darsi da fare per diventare piu' forti. Non ci puo' essere un pozzo senza fondo. Per questa ragione Sigmar Gabriel ha inviato un messaggio completamente sbagliato alla Grecia. Non sta aiutando la Grecia, piuttosto porterà i leader politici greci a pensare di non dover implementare le misure necessarie su cui si sono impegnati. Questo è il pericolo.

DF: si puo' obbligare i partner o gli amici a risparmiare?

Schäuble: noi non costringiamo nessuno, diciamo, come sempre...con tutto il rispetto, che la Grecia ha assunto l'impegno volontariamente. La Grecia ha detto di voler restare nell'Euro. E questo puo' farlo solo se ha un'economia competitiva. Per farlo la Grecia deve attuare le riforme promesse. Per farlo ha bisogno di tempo e noi stiamo dando questo tempo alla Grecia. Ma se il tempo concesso non  viene utilizzato per fare le riforme, perché sono scomode, allora siamo sulla strada sbagliata. Ancora una volta: il messaggio lanciato, peraltro contrario a tutto cio' che in Europa negli ultimi anni abbiamo concordato con qualsiasi governo greco, va esattamente nella direzione sbagliata. Non si tratta di avere troppo poco debito in Europa, piuttosto del fatto che alcuni paesi non hanno potuto o voluto applicare i  cambiamenti necessari che avrebbero dovuto mettere in campo per rendere le loro economie piu' competitive e meglio connesse nella moderna economia mondiale -  aiuti sì, ma non un pozzo senza fondo.

DF: l'UE come dovrebbe spendere i suoi soldi?

Schäuble: l'Ue dovrebbe spendere le sue risorse affinché in tutti i paesi membri, grazie agli investimenti giusti, le opportunità future siano migliori di quelle attuali. Per fare questo, siamo sempre disponibili a dare all'Europa piu' risorse. Ma il denaro in Europa deve essere speso in maniera corretta. Si tratta in primo luogo di assicurarsi che il denaro sia impiegato nella maniera giusta. Se abbiamo bisogno di piu' denaro, ad esempio per la difesa comune, allora la Germania è disposta a spendere di piu'. Non è questo il punto. Il dibattito sui contribuenti netti è stato iniziato dai Ministri delle Finanze socialdemocratici. Il punto è che il denaro in Europa deve essere speso correttamente. Dobbiamo farlo soprattutto se si tratta del denaro dei contribuenti. E' questo il nostro obiettivo. E se l'Europa in occasione dei suoi 60 anni ha come obiettivo una migliore gestione dei suoi compiti, poiché sono diventati ambiziosi, allora ciascuno in Europa, l'UE come i paesi membri, dovrà impegnarsi, e per questo siamo tutti insieme.

DF: mi scusi, siamo già in campagna elettorale?

Schäuble: no, per niente. Ma mi ha dato molto fastidio il fatto che Herr Gabriel abbia inviato alla Grecia un messaggio che non aiuta i greci, e che renderà piu' difficile prendere le giuste decisioni.

DLF: vorremmo sapere qual'è il suo messaggio verso l'Isola. Per lei qual'è l'obiettivo piu' importante dei negoziati sulla Brexit?

Schäuble: in primo luogo saranno i britannici a deciderlo. Considero la loro decisione sbagliata, ma dobbiamo rispettarla. Ora dobbiamo trovare una via giusta. Se la Gran Bretagna vuole continuare ad avere accesso al mercato unico, dovrà anche assumere gli obblighi corrispondenti. Se non intende farlo, ci sarà una separazione. E' un peccato per la Gran Bretagna. Cercheremo di ridurre al minimo gli svantaggi per la Gran Bretagna. Ma è chiaro: il resto dell'Europa non deve farsi contagiare. Non ci puo' essere una scelta: chi prende i vantaggi dell'integrazione del mercato comune europeo, deve naturalmente anche accettarne gli obblighi, come ad esempio la libertà di viaggiare e le garanzie previste dal mercato unico. Non potrà esserci l'uno senza l'altro.

DF: che cosa significa questo per l'atmosfera dei negoziati? Bastone o carota?

Schäuble: i negoziati saranno equi tenendo in considerazione gli interessi divergenti. Ma io non ho il minimo dubbio: Michel Barnier, che con il suo team ha ricevuto l'incarico per la gestione delle trattative dalla Commissione e dal Consiglio dei Ministri è ben preparato. Ne ho già parlato con lui piu' volte. I britannici sono dei negoziatori difficili, ma anche molto intelligenti. Si troveranno davanti una controparte onesta, dei partner negoziali che sapranno difendere gli interessi europei con la stessa energia con cui i britannici cercheranno di difendere i loro.

DF: Ministro Wolfgang Schäuble (CDU), molte grazie per l'intervista, e a risentirsi.

Schäuble: Bitte, gerne! Auf Wiederhören.

sabato 28 gennaio 2017

La conquista degli aeroporti greci da parte dei tedeschi di Fraport

La Commissione Europea ha dato il via libera all'acquisizione da parte dei tedeschi di Fraport delle concessioni per la gestione di 14 aeroporti regionali greci. Un pezzo molto pregiato nella svendita greca che garantirà al gruppo di Francoforte un ottimo ritorno per i prossimi 40 anni. Allo stato greco restano gli aeroporti meno redditizi e la consapevolezza di aver dovuto cedere ai tedeschi asset importanti nel turismo, uno dei pochi settori ancora competitivi. Da German Foreign Policy


Fra le dure proteste dei sindacati, la tedesca Fraport AG si prepara a prendere in gestione 14 aeroporti regionali greci. La concessione, per la quale Fraport aveva già ottenuto un contratto a fine 2015, trasferisce al gruppo tedesco per i prossimi 40 anni le operazioni e la gestione degli aeroporti più' redditizi. Si parla di profitti annui iniziali di oltre 90 milioni di Euro. Alle stato greco resteranno 23 aeroporti regionali, molti dei quali ampiamente in deficit, la cui gestione è particolarmente onerosa in quanto collegano isole remote con la Grecia continentale. Fra gli azionisti di Fraport c'è anche un potente oligarca greco, con cui Fraport ha collaborato sia nel caso della recente acquisizione, sia in passato nella gestione dell'aeroporto Pulkovo di S. Pietroburgo. Fraport è fra le poche aziende tedesche che ancora continuano a investire in Grecia, molte altre si sono ritirate dal paese: con la crisi i consumi sono crollati ed è difficile fare profitti interessanti. L'unico settore ancora attrattivo è il turismo, settore in cui la società Fraport pensa di ottenere profitti gestendo i voli turistici.

Sgravi fiscali

La tedesca Fraport AG a breve assumerà il controllo e la gestione di 14 aeroporti regionali greci, gli accordi per il trasferimento della concessione risalgono tuttavia al 2014 e al 2015. Il 25 novembre 2014 a Fraport era stata infatti assegnata la gestione, il 14 dicembre 2015, superando le ultime resistenze del governo Tsipras, c'è stata la firma ufficiale del contratto di concessione. A fronte di un pagamento di 1.234 miliardi di Euro e di un canone annuo, che inizialmente dovrebbe essere di 22.9 miliardi di Euro, Fraport a breve potrà prendere in gestione gli aeroporti. [1]  Il gruppo di Francoforte è riuscito ad assicurarsi condizioni contrattuali molto favorevoli. Come riportato dal giornalista Niels Kadritzke, Fraport "potrà disdire tutti i contratti di affitto e di fornitura e assegnare nuove licenze", tuttavia "le società e i ristoranti esclusi non dovranno essere indennizzati": "sarà lo stato greco a farsi carico di eventuali risarcimenti". [2] Questo vale anche per la liquidazione dei dipendenti che Fraport intenderà licenziare, e per ogni eventuale risarcimento alle vittime di incidenti sul lavoro. Atene dovrà ugualmente pagare anche nel caso in cui "eventuali ritrovamenti archeologici" dovessero rallentare i lavori di ristrutturazione, scrive il giornalista Kadritzke; il governo ha inoltre esentato Fraport da tutte le "tasse comunali e da quelle sugli immobili".

I guadagni

A ciò' si aggiunge il fatto che Fraport acquisirà solo i 14 aeroporti piu' lucrativi fra tutti i 37 aeroporti regionali. Lo stato greco mantiene un certo numero di aeroporti in costante deficit che tuttavia non possono essere chiusi perché garantiscono il collegamento di isole remote con la terraferma. Originariamente era previsto di dividere i 37 aeroporti in 2 gruppi, in modo da poter pareggiare le perdite degli aeroporti deficitari con quelli in guadagno. La Troika, sotto forte influenza tedesca, tuttavia lo ha impedito. L'agenzia greca per le privatizzazioni TAIPED, che in questo caso ha chiesto una consulenza a Lufthansa Consulting - la tedesca Lufthansa ha l'8.45% in Fraport AG - alla fine ha deciso di fare un pacchetto unico dei 14 aeroporti più' redditizi e di cederli a Fraport. Gli asset hanno garantito negli'ultimi anni profitti per 150 milioni di Euro annui. Fraport a fine 2014 aveva già comunicato di stimare un utile netto di 90 milioni di Euro annui. I restanti 23 aeroporti, molti dei quali in deficit cronico, resteranno allo stato greco, il quale si farà carico dei costi per il loro mantenimento.


Oligarchi

La Grecia non resterà tuttavia con le mani completamente vuote: Fraport AG, che a sua volta è a controllo pubblico, si è aggiudicata il contratto per la gestione dei 14 aeroporti tedeschi regionali insieme al gruppo Copelouzos, uno dei più' grandi gruppi industriali del paese. [3] Il proprietario, Dimítris Copeloúzos, è uno dei più' potenti oligarchi greci, nel 1991 insieme a Gazprom ha fondato la Prometheus Gas S.A, società per l'importazione di gas russo in Grecia. Per l'ambasciata americana di Atene, secondo un documento pubblicato anni fà da Wikileaks, Copeloúzos - a differenza di altri oligarchi greci, che hanno creato la loro ricchezza soprattutto nei rapporti con i paesi occidentali - "ha legami ampi e crescenti con la Russia e gli interessi russi". [4] Fraport collabora con lui già da molti anni all'aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo, dove il gruppo di Francoforte ha il 35.5 %, mentre il Copelouzos Group controlla il 7%. Con l'ampliamento della collaborazione, il gruppo Fraport contribuisce a stabilizzare l'influenza del discusso oligarca greco.

I conquistatori

Il trasferimento dei 14 aeroporti regionali sotto il controllo tedesco suscita da tempo violente proteste. Cosi' il sindacato greco dell'aviazione civile OSYPA, nel gennaio e nel giugno 2016, ha indetto diversi scioperi contro l'ingresso di Fraport. In aggiunta ha presentato un ricorso presso la Commissione UE. Con il controllo dei 14 aeroporti regionali, secondo il sindacato, Fraport avrebbe di fatto un monopolio - "una posizione privilegiata nel mercato interno, che le permetterebbe di determinare i prezzi e la strategia di business indipendentemente dalle necessità degli utenti degli aeroporti regionali". Inoltre, sempre secondo il sindacato, le concessioni dovrebbero essere autorizzate solo per il tempo necessario ad ottenere profitti ragionevoli; e a Fraport per fare questo probabilmente basteranno solo 20 anni, cioè dopo appena la metà della durata dei 40 anni della concessione. Il leader del sindacato OSYPA Vasílis Alevizópoulos ha annunciato che la battaglia contro l'ingresso di Fraport è solo all'inizio. Ha poi spiegato: "non sono degli investitori, sono dei conquistatori".


[1] Es handelt sich um die Flughäfen in Thessaloniki, Chaniá (Kreta), Rhódos, Santoríni, Míkonos, Aktío (bei Préveza), Kavála, Kefaloniá, Kérkira (Korfu), Kos, Sámos, Mitilíni, Skiáthos und Zákinthos.
[2] Niels Kadritzke: Privatisierungsschwindel in Griechenland. www.monde-diplomatique.de 09.03.2016.
[3] Die Fraport AG gehört zu 31,34 Prozent dem Bundesland Hessen sowie zu weiteren 20,01 Prozent den Stadtwerken Frankfurt am Main.
[4] Dimitrios Copelouzos and the Copelouzos Group: Gazprom by any other name? wikileaks.org.
[5] Giorgos Christides: "Sie sind Eroberer, keine Investoren". www.spiegel.de 24.10.2016.



sabato 17 dicembre 2016

Der Spiegel: Tsipras è di nuovo Tsipras

Si riaccende la crisi greca e la cosiddetta "stampa di qualità" ci propone un racconto filo-governativo degli eventi: secondo Der Spiegel il primo ministro Tsipras è tornato ad essere il leader anti-austerità di un tempo pronto ad andare alle elezioni dopo aver regalato qualche mancia elettorale. Da Der Spiegel


Il dramma del debito greco rischia una nuova escalation. Il premier Tsipras non ha piu' voglia di interpretare il ruolo del bravo riformatore e torna ad alimentare lo scontro.

A Berlino la cancellazione improvvisa di una conferenza stampa non è insolita. Se pero' un'uscita pubblica nel giro di poche ore viene prima cancellata e poi di nuovo convocata, allora significa che dietro le quinte i rumori sono molto forti. Cosi' è stato anche per la conferenza del Ministro delle Finanze greco Euklidis Tsakalotos di giovedì scorso presso la fondazione Rosa-Luxemburg.

Alla fine Tsakalotos non è stato scoraggiato da un atterraggio di emergenza del suo aereo, e a differenza di quanto in programma ha portato con sé anche il Ministro del Lavoro Eftychia Achtzioglou. C'era bisogno di dare delle spiegazioni. Perché le relazioni fra la Grecia e il resto dell'Eurozona sono tornate ad essere tempestose.

Il motivo è un improvviso cambio di direzione politica ad Atene: alla fine della scorsa settimana il primo ministro Alexis Tsipras ha sorprendentemente annunciato che il suo governo pagherà a crica 1.6 milioni di pensionati un bonus di Natale pari a 617 milioni di Euro - in media circa 380 € a persona, giovedì sera il Parlamento ha approvato il provvedimento. Inoltre il previsto aumento dell'Iva, in alcune isole greche, è stato sospeso fino a quando queste dovranno sopportare il peso della crisi dei profughi. 

La questione dell'esenzione fiscale riguarda solo poche isole, prova a spiegare Tsakalotos nella sua conferenza a Berlino. E sul pagamento del bonus ai pensionati dice: "abbiamo pensato fosse una buona idea". Alla fine la Grecia ha raggiunto un surplus di bilancio superiore a quello concordato con i creditori esteri. E giusto che ad approfittare di questo risultato sia chi in questi anni ha dovuto sopportare il peso delle riforme. Gli obiettivi di bilancio "non sono a rischio".

Potrebbe anche essere vero. Ma tali decisioni in realtà dovrebbero essere prima concordate con i creditori esteri. Al Ministero delle Finanze tedesco sono alquanto seccati. "Si tratta di una modifica degli accordi", si commenta in casa di Wolfgang Schäuble. "La scorsa settimana nell'Euro-gruppo non ne abbiamo parlato". Anche gli altri ministri delle finanze sono scontenti. Per alcuni membri sarebbe uno strappo agli accordi con la Grecia, l'Euro-gruppo ha quindi deciso di bloccare la riduzione del debito da poco accordata.

Soddisfatto in maniera bizzarra

Considerando la situazione, il primo ministro greco sembra tuttavia essere alquanto soddisfatto. Durante una visita al suo ufficio di Salonicco mercoledi scorso ha annunciato la prossima opera buona: circa 30.000 scolari nelle aree piu' povere della città avranno a breve un pasto gratuito al refettorio. Tsipras era allegro e ha intrattenuto i presenti con perle di saggezza del tipo: "per un uomo è piu' facile cambiare moglie, che squadra di calcio".

Sembra quasi che sia tornato il vecchio Tsipras: un comunicatore carismatico che riesce a dare il meglio di sé solo nelle fasi di scontro. Non chiederemo a nessuno "il permesso di dare questi soldi ai piu' bisognosi", ha affermato. Ognuno deve riconoscere che la Grecia "ha fatto dei sacrifici in nome dell'Europa".

Cosi' sicuro di sé Tsipras fino ad ora lo era stato solo una volta - nella primavera del 2015. Allora da solo aveva scatenato una lotta fra poteri, che si stava per concludere con il fallimento della Grecia.

Da allora il premier si era trasformato in un prigioniero di quell'austerità che la Grecia ha dovuto accettare per accedere al terzo programma di aiuti. Ma il ruolo di fedele esecutore delle richieste dei creditori esteri stava spegnendo Tsipras. Era spesso lunatico, amareggiato e impaziente.

Tornato nel suo vecchio ruolo, Tsipras sembra essersi liberato. Secondo i suoi calcoli puo' solo vincere. O i creditori si arrendono alle sue richieste e accettano un'austerità mitigata. E questo potrebbe aumentare la popolarità di Tsipras e quindi le possibilità di essere rieletto. Oppure, in alternativa, se i creditori non dovessero stare al gioco, Tsipras potrebbe cercare una rielezione - anche se Tsakalotos a Berlino lo ha smentito. Invece di passare come un riformatore titubante, si presenterebbe come un coraggioso avversario dei creditori esteri che non ha avuto successo.

L'uomo nero in questa situazione sarebbe il Ministro delle Finanze tedesco. "O con la società o con Schäuble", titolava il giornale di partito di Tsipras, Syriza, giovedì scorso. Tsipras ha scelto di andare allo scontro anche con il Fondo monetario internazionale (FMI), fino ad ora presente in tutti i piani di salvataggio per la Grecia. Li ha accusati di essere "dei folli che non riescono ad avere i loro numeri sotto controllo".

"Il FMI sembra un gattino"

Sembra che la Grecia sia tornata ad essere sola contro il resto del mondo. Di fatto i fronti nel dramma del debito sono molto piu' complessi. Il FMI infatti da molto tempo chiede di ridurre l'onere del debito greco e ne ha fatto una pre-condizione per la partecipazione ad un nuovo programma di aiuti. Un atteggiamento che di fatto cerca di andare incontro al governo greco.

"Il FMI non chiede piu' austerità alla Grecia", è il titolo di un documento redatto dal capo del FMI europeo Poul Thomsen e dal capo-economista Maurice Obstfeld e pubblicato all'inizio di questa settimana. In esso gli autori descrivono chiaramente quello che fino ad ora era emerso solo nei protocolli di wikileaks: il FMI ritiene non credibili gli obiettivi di bilancio fissati per la Grecia. Invece di un avanzo primario di bilancio del 3.5 %, gli autori si limitano a chiedere un avanzo dell'1.5%.

Schäuble e il suo staff non sembrano essere impressionati da queste critiche. "Potrebbero avere la stessa impressione di un automobilista che viaggia contromano, e che invece pensa ci siano centinaia di auto che stanno andando nella direzione sbagliata", racconta qualcuno ben informato dopo aver parlato del caso greco con i rappresentanti di alto livello del Ministero delle Finanze tedesco. 

Ma perché i greci attaccano un'istituzione che per loro in Europa sta chiedendo condizioni piu' miti rispetto ai partner europei? La risposta arriva verso la fine del documento: gli autori del FMI constatano il "rifiuto degli stati membri" nei confronti della loro proposta. Se gli obiettivi dovessero restare invariati, "sarebbero necessarie ulteriori misure restrittive, che ancora non sono state adottate", e "che dovrebbero essere definite per via legislativa". In altre parole: i greci devono fare ulteriori tagli e riforme.

Al premier greco e al suo ministro delle finanze tutto cio' evidentemente non sta bene: "Sono molto deluso dal FMI", ha detto Tsakalotos a Berlino. Il FMI per un lungo periodo si è presentato come un leone che voleva dettare condizioni migliori per la Grecia. Alla prova dei fatti il FMI "si è rivelato un gattino": non ha esercitato una reale pressione sull'Euro-gruppo.

Obstfeld e Thomsen nel loro documento propongono ulteriori riforme che potrebbero minacciare i greci nel caso in cui i paesi dell'Euro intendano restare fedeli agli attuali obiettivi di risparmio: ad esempio le esenzioni alle imposte sul reddito dovrebbero sparire. Fino ad ora la metà delle famiglie greche ne ha potuto usufruire. Inoltre il paese avrebbe ancora un "sistema pensionistico generoso" che grava sul bilancio pubblico per quasi l'11%, mentre negli altri paesi europei raggiunge in media del 2.25%.

"Politica post-verità"

Tsipras vuole evitare in qualsiasi modo ogni ulteriore riforma. Preferirebbe fare affidamento su qualche concessione dei partner europei. E in parte ha già ricevuto un segnale in questa direzione: il commissario UE Pierre Moscovici, un socialista francese, ha criticato lo stop alla riduzione del debito e ha messo in dubbio l'analisi del FMI sulla sostenibilità del debito e del sistema pensionistico. "In questa epoca di politica post-verità è piu' che mai necessario che certe affermazioni non restino senza una smentita", scriveva Moscovici sul Financia Times.

Nel caso in cui Tsipras abbia deciso di portare ad una conclusione finale il lungo ed irrisolto conflitto con i creditori, questa potrebbe essere la volta buona. Dovrebbe farlo ancora una volta da solo'? Tsipras non si sta forse comportando come un guidatore che imbocca l'autostrada contromano e che a tutta velocità vuole tornare indietro verso la crisi?

Come era da aspettarsi, Tsakalotos la vede in maniera completamente diversa. Nonostante il programma di aiuti, non si deve dare l'impressione che il suo governo non sia piu' in grado di prendere decisioni autonome, ha detto a Berlino. "Sarebbe terribile se gli europei dessero questo segnale".

lunedì 14 ottobre 2013

I documenti confidenziali del FMI sul caso greco

Che il salvataggio greco sia stato fatto su misura dei creditori esteri di Atene, lo sapevamo già. Adesso arrivano i verbali segreti delle sedute del FMI a confermalo. Dal wsj.de
La Grecia nel 2010 doveva essere salvata con un pacchetto di aiuti miliardario? I documenti confidenziali di cui è in possesso il Wall Street Journal mostrano che il FMI al proprio interno era profondamente diviso. Nonostante cio', si decise di concedere ugualmente gli aiuti.

I documenti confidenziali sono in palese contrasto con le dichiarazioni ufficiali del FMI e non mancheranno di riaccendere la discussione sul possibile taglio del debito greco. La Germania ed altri altri stati europei infatti continuano a rifiutare una ristrutturazione del debito greco nel tentativo di nascondere agli occhi dei propri elettori la reale situazione. Ma visto che il FMI in futuro non intenderà concedere nuovi aiuti alla Grecia se il debito non dovesse scendere, molto probabilmente si dovrà arrivare ad una decisione in questa direzione. 

Un terzo dei membri del FMI aveva dei dubbi

Data l'estrema incertezza che caratterizzava l'intero piano di salvataggio, sin dall'inizio il FMI si è pronunciato a favore di un taglio del debito.  Il primo piano di aiuti è stato approvato il 9 maggio 2010, e gli atti relativi alla decisione - catalogati come segreti o altamente confidenziali - ci offrono una visione degli avvenimenti interni al FMI.

Quasi un terzo di tutti i membri del consiglio direttivo, che insieme rappresentano oltre 40 paesi non europei, secondo gli atti, avevano dei forti dubbi sull'intero piano di salvataggio greco. Erano in molti a ritenere che il programma di salvataggio stava spostando sui greci l'intero onere dell'aggiustamento, mentre dai creditori europei non si pretendeva alcuna rinuncia. Molti membri del FMI sostenevano infatti che il salvataggio non avrebbe avuto successo se i creditori esteri della Grecia non avessero rinunciato ad una parte dei crediti.

"Sul tavolo della discussione dovrebbe esserci la possibilità di una ristrutturazione del debito", affermava Pablo Andrés Pereira durante la difficile riunione del 2010, all'epoca direttore esecutivo e rappresentantante argentino. Il fondo, secondo Pereira, "corre il rischio di ritardare o addirittura peggiorare l'inevitabile default greco".

I rappresentanti di Brasile, Russia, Canada e Austrialia, sempre secondo gli atti, nella stessa seduta hanno parlato degli immensi rischi cui il programma di salvataggio andava incontro. Il rappresentante brasiliano al FMI, sempre secondo gli atti, definiva il piano "inappropriato e decisamente non sostenibile" o piu' semplicemente un "salvataggio dei creditori privati dello stato greco, soprattutto degli istituti di credito europei".

I rappresentanti europei ed americani, che nel consiglio direttivo hanno oltre la metà dei diritti di voto, sono comunque riusciti ad ottenere un numero sufficiente di voti per approvare il programma di salvataggio.

Il programma di aiuti finanziari prevedeva infatti come condizione una forte riduzione del debito ed un aumento delle tasse. La ristrutturazione del debito - sotto forma di rinuncia dei creditori, riduzione dei tassi oppure un allungamento della durata - non era prevista. E cio' ha salvato i detentori di titoli greci (principalmente banche europee) dalle perdite in cui sarebbero incorsi con una ristrutturazione.

Gli interessi europei sono piu' importanti di quelli greci

Alcuni dei membri del FMI all'epoca contrari al programma di salvataggio, continuano a sostenere che sono stati tutelati gli interessi dei paesi creditori, ma non quelli greci. Dal 2009 l'economia greca si è ridotta di un quinto e il tasso di disoccupazione del paese è salito a quasi il 28 %. La situazione attuale spinge il FMI a chiedere ai paesi europei una rinuncia ai crediti, almeno stando alle recenti dichiarazioni degli attuali rappresentanti del FMI.

"Il piano di aiuti non è stato un programma di salvataggio per la Grecia, piuttosto dell' Eurozona", dice uno dei rappresentanti del FMI presenti alla riunione del 2010.

I documenti riservati mostrano che diversi membri nel consiglio direttivo del FMI sin dall'inizio guardavano con molto scetticismo alle previsioni economiche: le consideravano "eccessivamente ottimiste" oppure "troppo positive".

Per molti versi, la storia del piu' grande pacchetto di salvataggio approvato dal FMI, dovrà essere interamente riscritta.

L'allora direttore del FMI Dominque Strauss-Kahn nel maggio 2010 dichiarava ai giornalisti che il fondo "non aveva alcun dubbio sulle possibilità di successo del piano". Ma dietro le quinte una parte importante del direttorio nutriva dei forti dubbi sull'efficacia del piano o addirittura era arrabbiata, almeno da quanto si legge fra i verbali delle riunioni.

Rabbia e frustrazione nel direttorio FMI

Gli aggiustamenti finanziari richiesti alla Grecia sono uno "sforzo immane a cui l'economia non riuscirà a far fronte", ha dichiarato l'ex direttore del FMI, l'indiano Arvind Virmani, durante la seduta in cui è stato approvato il primo pacchetto di salvataggio. Il numero uno del fondo si era infatti già chiesto se le dimensioni del risparmio che il FMI si aspettava dalla Grecia non avrebbero piuttosto fatto fallire il programma e portato il paese al default.

Tutti i tentativi di raggiungere l'ex capo del FMI Strauss-Kahn per avere un commento sul tema purtroppo sono andati a vuoto. Nel frattempo il FMI ha riconosciuto alcuni errori. In un rapporto pubblicato nel mese di giugno, il Fondo ha finalmente ammesso che alcune proiezioni finanziarie erano troppo rosee.

I funzionari del FMI tuttavia hanno sempre sottolineato le loro buone intenzioni: quando nel 2010 il piano di salvataggio è stato approvato, il FMI nelle proprie considerazioni interne non riteneva necessaria una ristrutturazione del debito

"Nel maggio 2010 sapevamo che la Grecia avrebbe avuto bisogno di un fondo di salvataggio ma non che sarebbe stata necessaria una ristrutturazione del debito", ha detto il direttore del FMI Christine Lagarde in un'intervista rilasciata in giugno. "Non sapevamo che la situazione economica generale sarebbe peggiorata cosi' rapidamente come poi ha fatto", sempre Lagarde.

Nei primi mesi del 2011, quando orami era chiara la non sostenibilità del debito, il FMI ha preteso una ristrutturazione, conferma un portavoce del FMI.

Già nel 2010 si parlava di un taglio del debito

I documenti confidenziali del FMI mostrano che sin dall'inizio si parlava apertamente della necessità di ristrutturare il debito greco. Nella seduta del maggio 2010 i rappresentanti del Medio oriente, dell'Asia e dell'America Latina hanno chiesto piu' volte perché questa opzione non fosse stata presa in considerazione.

I rappresentanti europei invece sono rimasti "molto sorpresi" quando la Svizzera "con molta enfasi", all'interno del consiglio direttivo FMI si è schierata a fianco dei critici, sempre secondo i verbali delle sedute. "Perché una ristrutturazione del debito e il coinvolgimento del settore privato non sono stati contemplati dal piano di salvataggio?", chiedeva il rappresentante svizzero René Weber.

Oggi il FMI sostiene che nel 2010 una ristrutturazione non sarebbe stata praticabile. Il rischio che i problemi finanziari greci potessero diffondersi anche verso altri paesi era troppo grande.

Una larga parte dei titoli di stato greci allora era in possesso delle banche tedesche e francesi. Per questa ragione la ristrutturazione non era una possibilità contemplata dai capi di stato europei. E gli USA temevano per i loro investimenti miliardari nel capitale delle banche europee.

L'attuale presidente del FMI Lagarde, all'epoca ancora Ministro delle finanze in Francia, era impegnata a limitare con ogni mezzo le perdite per le banche del suo paese. Le banche francesi avevano infatti una grande esposizione verso la Grecia.

Nel 2013 nel direttorio del FMI arriva la svolta 

In una relazione del giugno 2013 il FMI ha ammesso "carenze significative" nel programma di salvataggio greco, sebbene il fondo avesse già indicato la strada da seguire. "Sin dall'inizio sarebbe stata preferibile una ristrutturazione del debito, sebbene per i partner europei fosse inaccettabile", si dice nel rapporto.

Il FMI constata che sin dall'inizio l'operazione di salvataggio ha permesso ai creditori privati di ridurre l'esposizione, scaricandone i costi "sul contribuente e sul settore pubblico".

Diversi rappresentanti del FMI già 3 anni fa avevano messo in guarda. "Si puo' dire che l'operazione piu' che un programma di salvataggio per la Grecia, sia  una forma di salvataggio dei creditori privati, soprattutto degli istituti finanziari europei", affermava il rappresentante brasiliano Paulo Nogueira Batista durante una seduta del 2010.

Gli scettici avevano ragione. La Grecia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi finanziari concordati e nel 2012 ha avuto bisogno di un ulteriore piano di salvataggio. Nel piu' grande piano di salvataggio mai intrapreso dal FMI, i creditori privati hanno dovuto farsi carico di una parte delle perdite

Con il collasso dell'economia greca il debito del paese è esploso. E la situazione potrebbe spingere i governi dell'Eurozona a mettere in campo un terzo pacchetto di salvataggio. Ma questa volta dovranno necessariamente rinunciare ad una parte dei crediti verso la Grecia.