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sabato 4 aprile 2020

Thomas Mayer - Chi ci chiede di fare gli Eurobonds non ha capito nulla dell'euro

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, su "Die Welt" replica indirettamente all'appello delle "truppe Calendate" e ci spiega perché dal punto di vista tedesco, chi si ostina a chiedere gli eurobonds probabilmente non ha ancora capito la natura dell'euro: un progetto che secondo Mayer resta molto piu' simile ad un accordo di cambio fisso che non ad una moneta unica. Ne scrive Thomas Mayer su Die Welt


Lo scorso settembre, il Consiglio della BCE ha deciso di riprendere il programma di acquisto dei titoli di stato con 20 miliardi di euro di acquisti mensili. Il 12 marzo, il board della banca centrale ha annunciato che il programma sarebbe stato aumentato a 120 miliardi di euro per il 2020 e il 18 marzo si è aggiunto un "programma pandemico per l'acquisto di obbligazioni " pari a 750 miliardi di euro.


Cosi' quest'anno la BCE, attraverso l'acquisto di obbligazioni, avrà messo a disposizione dell'economia e dei paesi dell'eurozona 1,11 trilioni di euro. Se si includono anche i generosi programmi di prestito per le banche, si potrebbe pensare che a nessun paese dell'eurozona alla fine dovrebbe mancare il denaro per combattere la pandemia da corona-virus.

Tuttavia, c'è una lunga lista di capi di stato ed economisti che chiedono l'emissione di titoli di stato con una garanzia condivisa da parte di tutti i paesi dell'euro. La vecchia proposta degli eurobonds viene ora nuovamente riscaldata e rilanciata sotto il nuovo nome di Corona-Bonds

Il cambio di nome ci rivela che si sta cercando di utilizzare la crisi per moralizzare la politica. Al di là delle reali necessità, si sta esercitando una irresistibile pressione sui politici piu' refrattari ed ostinati per convincerli ad accettare i corona-bonds, oppure per accedere al Meccanismo europeo di stabilità (MES) senza alcuna condizionalità.

I tedeschi e i cittadini di altri paesi vicini che ancora si oppongono alla messa in comune dei debiti vengono rappresentati come dei cattivi europei e dei cattivi vicini di casa. I politici italiani chiedono i corona-bonds sulla stampa tedesca, ma i media italiani ignorano l'accettazione dei pazienti italiani nelle unità di terapia intensiva tedesche.

È solo una questione di tempo prima che i politici tedeschi vengano ritratti con il baffo di Hitler e la fascia al braccio con la svastica, come era già accaduto nella crisi greca. Alla fine non saranno in grado di resistere alla pressione.

Ma come, argomenteranno i sostenitori e gli attivisti dei Corona Bonds, gli altri paesi del mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, non ci stanno mostrando la strada da percorrere? I governi centrali emettono obbligazioni per combattere la pandemia e sostenere l'economia, e la banca centrale assicura che tali obbligazioni possano essere vendute ad un basso tasso di interesse.

L'Unione monetaria europea dovrebbe prenderli ad esempio. Ciò che tuttavia viene taciuto è il fatto che esiste una differenza significativa tra i paesi con una loro valuta nazionale e la zona euro. Lì sono gli elettori a determinare fino a che punto lo stato e la banca centrale possono arrivare.

Nell'area dell'euro, tuttavia, i singoli paesi possono beneficiare degli acquisti di obbligazioni della BCE e dei titoli di stato condivisi e trasferire i costi di tale condotta ad altri paesi. Per limitare questo effetto, il meccanismo europeo di stabilità (MES) finora ha fornito gli aiuti solo a determinate condizioni e prima dello scoppio della pandemia di corona-virus, la BCE suddivideva i suoi acquisti sulla base della quota di capitale dei diversi paesi.

Ora la BCE vorrebbe rendere la distribuzione degli acquisti "flessibile" in modo da poter fornire maggiori aiuti ai paesi particolarmente indebitati. La Commissione europea ha sospeso le regole del Patto di stabilità e ora si argomenta che il denaro debba fluire attraverso l'emissione di euro-bonds senza condizionalità.

Le conseguenze possono essere illustrate in maniera seguente: un gruppo di colleghi va in un ristorante. Tutti ordinano ciò che vogliono e alla fine il conto viene suddiviso in importi uguali. Se ne approfitterà chi ha fatto l'ordine piu' costoso, ci perde chi è stato piu' umile.

Tutti quindi avranno un incentivo a rendere il conto il più salato possibile. Quando però arriverà il conto, il gruppo potrebbe scoprire che tutti insieme non hanno abbastanza soldi per pagare il conto.

Milton Friedman e il "problema del peso"

Sarebbe tuttavia ingenuo pensare che i mercati finanziari non vedrebbero nella messa in comune del debito un incentivo a spendere piu' denaro. I tassi di interesse ovviamente non aumenterebbero fino a quando sarebbero limitati dagli acquisti di obbligazioni da parte della BCE. Ma gli attori del mercato valutario trarrebbero le dovute conseguenze dalla monetizzazione dei debiti eccessivi.

Negli anni '70, Milton Friedman aveva usato l'esempio del peso messicano per descrivere come potevano reagire i mercati valutari. Il peso era stato ancorato al dollaro dal governo messicano. Nel tempo, tuttavia, si era sviluppato un differenziale in termini di tassi di interesse in favore del peso.

Sembrava che gli attori di mercato potessero realizzare profitti senza rischi investendo in pesos e finanziandosi in dollari. A causa delle politiche inflazionistiche del governo messicano, tuttavia, l'aggancio al dollaro alla fine è venuto meno e il peso all'improvviso si è deprezzato.

Il crollo improvviso della valuta entrò nella letteratura economica come il "problema del peso". Potremmo sperimentare il suo ritorno come il "problema dell'euro".

Gli investitori  pertanto dovrebbero prepararsi a un forte deprezzamento dell'euro. L'euro dalla metà dello scorso anno ha perso il 25 % del suo valore nei confronti  dell'oro. Se ci fosse l'impressione che la creazione di moneta da parte della BCE per finanziare il debito dell'eurozona stesse sfuggendo di mano, è probabile che l'euro potrebbe seguire il destino del peso messicano.



giovedì 13 dicembre 2018

FAZ: Draghi continua a dare gas

Puntuale e immancabile il solito attacco a Draghi da parte della Frankfurter Allgemeine Zeitung. Per Holger Steltzner, condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte, Draghi sta ingannando l'opinione pubblica in quanto non sarebbe affatto vero che il QE terminerà a fine anno. Ma soprattutto Draghi, secondo Steltzner, non sarebbe interessato ai dolori che le sue politiche stanno causando ai risparmiatori e agli affittuari tedeschi. Dalla Faz.net


Ormai da diversi mesi il tasso di inflazione della zona euro ha superato il valore obiettivo della BCE mentre la zona euro da anni continua a crescere con forza. E cosa fa la BCE? Il board della banca centrale questo giovedì, come previsto, ha annunciato che a fine anno interromperà il programma di acquisto dei titoli di stato e delle altre obbligazioni.

Chiunque sostiene che la BCE abbia finalmente tirato il freno della politica monetaria è stato ingannato dal presidente Mario Draghi. Perché in realtà e nei fatti, la banca centrale continua a dare gas. Dal prossimo anno dovrebbero cessare solo gli acquisti netti di titoli di stato. Con il denaro delle obbligazioni in scadenza si continuerà comunque ad acquistare dei nuovi titoli. Non si può affatto parlare di un'interruzione del programma di acquisto.

Il bilancio della BCE resta gonfio come sempre

Il bilancio della BCE pertanto resta gonfio come sempre. A differenza della Federal Reserve statunitense, considerata un importante modello di riferimento sin dalla crisi finanziaria ed economica di dieci anni fa, la BCE non sta affatto riducendo il proprio portafoglio obbligazionario. Inoltre non alza i tassi di interesse, ma li lascia a zero e continua a praticare tassi di interesse negativi anche per le banche. Le conseguenze per i risparmiatori, per le pensioni o per i prezzi delle case e gli affitti, a Draghi ovviamente non interessano affatto, anche la Cancelliera Angela Merkel non sembra essere troppo d'intralcio.

Chiunque voglia afferrare almeno in parte quale livello abbia raggiunto il finanziamento degli Stati e delle società tramite la politica monetaria deve confrontare il bilancio della BCE con la performance economica di tutte le economie dell'Eurozona. Inimmaginabile, ma vero: il bilancio della BCE corrisponde a oltre il 40% della performance economica della zona euro.

La discutibile pratica del finanziamento dei paesi dell'eurozona da parte di Draghi inoltre ha appena ricevuto la benedizione della Corte di Giustizia Europea. Vediamo come reagirà la Corte costituzionale tedesca.

Dato che la BCE sta bruciando tutte le opzioni di politica monetaria a sua disposizione, nonostante la ripresa dell'attività economica, resta una domanda aperta: cosa potrà fare in una recessione che prima o poi sicuramente si presenterà? Comprerà anche le azioni oppure tutti i titoli di stato?

Draghi già oggi pretende di impostare il corso della politica monetaria per metà del mandato del suo successore. Per altri quattro anni, infatti, si andrà avanti acquistando altri titoli di stato. La fiducia perduta difficilmente potrà essere riconquistata dal successore Draghi, il quale senza dubbio si troverà in una posizione poco invidiabile.


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martedì 28 agosto 2018

"Perché i tedeschi non possono avere un presidente della BCE?"

Se lo chiede Holger Steltzner sulla FAZ, uno dei direttori del quotidiano, il quale critica la decisione di sacrificare la candidatura del fido Jens Weidmann e propone una spiegazione per inquadrare la scelta della Cancelliera: Merkel vuole la presidenza della commissione per poter imporre a livello europeo la redistribuzione dei migranti. Dalla FAZ.net


La Cancelliera Angela Merkel ridicolizza un altro presidente della Bundesbank. In passato aveva già negato ad Axel Weber il suo sostegno politico per il passaggio al vertice della BCE, aprendo in questo modo la strada a Mario Draghi, il quale poi con i tassi di interesse negativi ha svalutato i risparmi e ha pompato i prezzi delle attività sul mercato immobiliare.

Ciononostante, molti continuano a celebrare il presidente italiano della BCE come il "salvatore" dell'euro, sebbene abbia messo la BCE al servizio della politica, oppure proprio per questa ragione. A Draghi non interessava che alla banca centrale fosse vietato finanziare gli stati. Con i giganteschi acquisti di titoli di stato ha trasformato la BCE nel piu' grande creditore dei paesi dell'eurozona.

La Germania ora aveva di nuovo la possibilità di esprimere il presidente della BCE. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in quanto eccellente politico monetario, sarebbe stato un ottimo candidato per la successione a Draghi. Weidmann se avesse scelto di mettere la BCE sulla strada della normalizzazione della politica monetaria avrebbe potuto riconciliare i tedeschi con l'euro. La Cancelliera nonostante il rifiuto proveniente dall'Italia avrebbe comunque potuto imporre Weidmann - ma Merkel ancora una volta non vuole avere un tedesco al vertice della BCE. Il fatto che un tedesco non sia candidabile per questa posizione ci dice molto sullo stato di salute dell'unione monetaria. L'Italia ha di fatto un diritto di veto sulla nomina del presidente della BCE? Puo' diventare presidente della BCE solo chi è disposto ad acquistare obbligazioni governative?

Merkel non ha alcun interesse ad avviare un diverso corso della BCE

E a dimostrare l'incapacità del governo federale c'è il fatto che anche Berlino preferisce avere a Francoforte qualcuno che fa politica per i debitori e che non si preoccupa delle conseguenze per i risparmiatori e per le pensioni. Nelle interviste domenicali i politici tedeschi ci dicono che si riconoscono nei valori della Bundesbank. In realtà il governo federale si è schierato sul fronte opposto. Davanti alla Corte Costituzionale tedesca, quando si discuteva dei tanto contestati acquisti dei titoli di stato, i rappresentanti di Berlino erano palesemente seduti a fianco della BCE. Ovviamente per Merkel le preoccupazioni dei risparmiatori sono totalmente irrilevanti, esattamente quanto lo è il divieto di finanziamento monetario degli stati per Draghi.

Nel nostro paese sono in molti a pensare che la Germania per poter esprimere un presidente della BCE dovrebbe pagare un prezzo elevato. In politica è normale che ci si batta duramente per poter occupare le posizioni di vertice. Vengono creati dei pacchetti da scambiare e nuove posizioni da mettere sul piatto della bilancia: come ad esempio la presidenza della commissione o la presidenza del consiglio o i 3 nuovi posti da direttore alla BCE. E' anche vero che nulla è veramente deciso fino a quando l'intero pacchetto non è pronto.

Ma che la Germania debba pagare un prezzo aggiuntivo per Weidmann, al di là del solito mercanteggiamento, è una tipica considerazione tedesca, una forma di obbedienza anticipata che esiste solo in questo paese. Gli olandesi, i francesi o gli italiani non avrebbero mai avuto l'idea di dover pagare un "prezzo" politico per il loro presidente della BCE.

Altmaier mette sul piatto della bilancia un peso politico all'altezza?

Merkel, invece di un presidente della BCE, sarà soprattutto in grado di mettere alla presidenza della prossima commissione europea una persona fidata? Chi ritiene che un presidente di commissione sia piu' importante del presidente della BCE ha dimenticato quale è stato l'attore piu' capace durante la crisi dell'euro. Draghi ha mostrato che un presidente BCE consapevole del proprio potere in 8 anni ottiene molto di piu' di un presidente della commissione in cinque.

Gli ultimi presidenti di commissione erano tutti ex capi di governo. Il ministro della difesa o dell'economia del nostro paese avranno un peso politico sufficiente in quanto potenziali candidati? Qual'è la forza trainante di un parlamentare europeo poco conosciuto fuori da Bruxelles nel ruolo di candidato principale di Merkel per il Partito Popolare Europeo?

Merkel ha deciso contro Weidmann. E' sicuramente un suo diritto, ed è politicamente persino comprensibile. Perché al centro della sua politica non ci sono i risparmiatori o i contribuenti, ma i rifugiati. Vorrebbe continuare la sua politica sui rifugiati a livello europeo e in futuro redistribuire i migranti all'interno dell'UE. Per questo progetto, contro il quale c'è una forte resistenza non solo nell'Europa centro-orientale e in Scandinavia, le sarebbe utile avere un presidente della commissione di fiducia. Naturalmente è lecito che la Cancelliera prenda tali decisioni relative alle posizioni da occupare. Con un "candidato" tedesco alla presidenza della commissione puo' anche sperare di portare piu' voti alla CDU alle prossime elezioni europee.

Ma per fare cio' deve per forza rinnegare il suo compagno di viaggio di lunga data Weidmann? Invece di preparare in segreto l'intero pacchetto, l'Unione prima con dei commenti saccenti ha candidato Weidmann alla successione di Draghi, per poi bruciarlo rendendo pubblica una conversazione privata con Merkel. Cio' che resta è un altro presidente della Bundesbank danneggiato.


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giovedì 21 giugno 2018

Merkel divide l'Europa ed è ricattabile

Nell'estate del 2015 Merkel decideva unilateralmente di far entrare in Germania un milione di migranti. Quella scelta ha avuto conseguenze enormi e ora i tedeschi devono pagare il prezzo di quell'errore: il ricatto dei francesi i quali avrebbero strappato a Merkel la promessa di creare un budget autonomo per l'eurozona in cambio dell'appoggio di Macron per fare fuori (politicamente) il leader della CSU Horst Seehofer. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, un commento del condirettore Holger Steltzner.


Angela Merkel sostiene di voler evitare divisioni all'interno dell'UE. Allo stesso tempo pero' con la sua politica del benvenuto e con gli euro-salvataggi sta creando altre fratture fra gli stati membri. Anche se negli uffici della cancelleria federale di Berlino nessuno vorrebbe sentirlo dire: tre anni fa, improvvisamente e unilateralmente, senza consultare i suoi partner europei (ad eccezione dell'Austria) decise di aprire i confini ad oltre un milione di migranti senza prima aver chiarito la loro identità e il loro diritto a richiedere asilo. Le conseguenze sono state enormi: per la Germania, per l'UE, per i paesi arabi e per l'Africa. Merkel tuttavia insiste nel sostenere di non aver sbagliato.

Una conseguenza immediata è stato il voto sulla Brexit, perché le immagini di un afflusso illimitato sono state la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso britannico. In Germania la decisione solitaria di Merkel ha portato ad una seconda e duratura ripresa elettorale di AfD, e ad essere sotto stress non sono solo i gruppi parlamentari della CDU e della CSU. Anche il clima sociale da allora è diventato sempre piu' tossico. Il fallimento e gli scandali del Bamf lasciano sbalorditi, come del resto l'accumularsi dei cosiddetti casi isolati simili a quello di Susanna F. Nessuno capisce perché persino i terroristi islamici possano rientrare legalmente in Germania. Nemmeno la nazionale di calcio non è piu' un modello per un'integrazione di successo, dopo che Özil e Gündogan hanno posato con il "venerabile" presidente Erdogan in campagna elettorale, sebbene non abbiano un passaporto turco.

Si è resa ricattabile

Ad Annegret Kramp-Karrenbauer piace evocare l'eredità europea di Helmut Kohl. Ma c'è il rischio che le ricada addosso quando il segretario generale della CDU, nel pieno della battaglia con la CSU, vorrebbe erigere a principio europeo la necessità di evitare l'unilateralismo nazionale a scapito degli altri paesi europei. Il cancelliere federale austriaco Sebastian Kurz ha fatto un commento appropriato sull'argomento: "non siamo noi i colpevoli nella questione migratoria". Oppure, come dicevano i danesi: "puoi anche invitare qualcuno da te, ma dopo non puoi metterti a discutere su chi deve essere a pagare il conto".

Quella decisione unilaterale ha reso la Cancelliera ricattabile, come del resto hanno evidenziato le negoziazioni con il presidente francese Emmanuel Macron. La "Dichiarazione di Meseberg", messa insieme precipitosamente, rivela soprattutto una cosa: la situazione di emergenza di Merkel. Diversamente da quanto concordato con la CSU, la Cancelliera è dovuta andare incontro al desiderio di Macron di dotare l'eurozona di un budget autonomo, per questo il presidente francese la sostiene sui temi della politica di asilo. La CSU vorrebbe invece  convocare immediatamente una riunione di coalizione. C'è molto di piu' in gioco della stabilità finanziaria. Perché secondo i desideri di Macron a decidere sul budget della zona euro dovrebbero essere solo 19 stati. C'è il rischio di una nuova spaccatura con i vicini orientali della Germania, Polonia e Rep. Ceca, e con i vicini del nord, Danimarca e Svezia, che dell'euro non ne vogliono sapere.

La CSU non puo' aspettare perchè presto in Baviera si vota. Il Ministro dell'Interno Horst Seehofer (CSU), per buone ragioni, ha annunciato per il futuro di voler respingere alle frontiere tedesche i rifugiati già registrati, in quanto cio' corrisponde al quadro giuridico tedesco e all'attuale legislazione dell'UE, come spiegato anche da molti importanti giuristi. Riuscirà il vertice UE sull'asilo, convocato in tutta fretta per questo fine settimana, a impedire la divisione fra i "partiti gemelli" CDU e CSU?

La politica del benvenuto di Merkel ha trasformato la legge tedesca sull'asilo in una legge per la richiesta di asilo che quando deve decidere in merito all'ingresso nel sistema sociale tedesco non fa alcuna distinzione fra i rifugiati politici, i migranti economici e l'immigrazione. Chiunque alla frontiera pronunci la parola "asilo" avrà diritto ad una richiesta di durata per lo piu' indefinita, sebbene non esista alcun diritto a vivere in uno stato di propria scelta. Bisogna leggerlo lentamente per poterlo capire: il ministro dell'interno vuole applicare le leggi attualmente in vigore in Germania, motivo per cui la Cancelliera minaccia di licenziarlo. E poi Merkel promette a Macron anche i miliardi necessari per i suoi piani sull'eurozona, nel tentativo di farsi aiutare da Parigi a sconfiggere Seehofer.

giovedì 17 maggio 2018

FAZ: l'incubo dell'eurozona

Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung il condirettore Holger Steltzner ci propone un bel pistolotto sulla presunta follia italica e ci ricorda che i tedeschi non hanno nessuna intenzione di farsi carico del debito italiano, mentre a Berlino sono tutti un po' preoccupati. Dalla FAZ Holger Steltzner


In Italia non c'è ancora un governo che già ci sono dei desideri da portare a Francoforte. La BCE dovrebbe regalare a Roma 250 miliardi di euro, semplicemente rinunciando a farsi rimborsare i titoli di stato italiani che la banca centrale ha acquistato nell'ambito del tanto discusso programma di acquisto titoli finalizzato al salvataggio dell'euro. I possibili partner governativi, 5 Stelle e Lega, tuttavia non dicono per quale ragione non vorrebbero avere fin da subito la cancellazione del debito sull'intero stock di titoli di stato italiani attualmente nel bilancio della banca centrale, oltre 340 miliardi di euro, ma preferiscono far finta che il desiderio di tagliare il debito sia superato: in un modo o nell'altro si farà comunque.

Pensionamento anticipato, reddito di base e Flat-tax

I piani di spesa dei 2 vincitori elettorali, che danno quasi esclusivamente all'euro a Bruxelles e a Berlino la responsabilità della miseria italiana, sono decisamente interessanti. Si dovrà reintrodurre il pensionamento anticipato piu' un regalo per ogni adulto senza lavoro sotto forma di "reddito di base" statale pari a 780 euro al mese. Ci sarà qualcosa anche per quella parte della popolazione che lavora e per gli imprenditori: un'aliquota fiscale unica del 15% per i redditi delle persone e delle società. A pagare saranno gli altri, apparentemente i contribuenti degli altri paesi della zona euro, lo faranno indirettamente attraverso una riduzione del debito da parte della BCE; perché si', Roma non vuole disturbare i propri cittadini con tasse ed imposte piu' alte.
  
Il sogno del peccatore del debito italiano corrisponde all'incubo dell'eurozona. A Bruxelles si spera che il presidente della BCE Mario Draghi spieghi ai suoi compatrioti che si tratta di un'assurdità. A Berlino la preoccupazione è grande - come sempre. E a Francoforte ci si chiede come si possa arrivare ad un'idea simile (è proibito finanziare il debito pubblico), dopo che la politica di Draghi ha trasformato la BCE nel piu' grande creditore italiano. 

Ma il potenziale di ricatto degli avversari dell'euro a Roma è ancora piu' grande. L'Italia ha accumulato altri 447 miliardi di euro all'interno del sistema di pagamento fra le banche centrali, il cosiddetto Target II. Di fronte alla nuova realtà politica prevale la confusione. Cosa fare se Roma dovesse accumulare altro debito oppure non dovesse pagare quelli vecchi? Già ora ci si lamenta per l'onere del debito apparentemente insostenibile per l'Italia. Grazie alla politica dei bassi tassi di interesse di Draghi, nella situazione attuale il peso del debito è inferiore rispetto al passato. Ma in Italia i fatti raramente infastidiscono le lotte di potere, nelle quali i politici di Roma hanno molta piu' esperienza degli altri.

mercoledì 27 settembre 2017

L'incubo di Parigi (e Roma) si chiama Lindner

Con un commento sulla FAZ, Holger Steltzner, il condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte risponde al discorso di Macron sul futuro dell'Eurozona e lancia la candidatura di Lindner al Ministero delle Finanze. Il leader della FDP sarebbe l'unico in grado di difendere gli interessi dei contribuenti tedeschi, un vero incubo per Macron. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung 


Il presidente francese e quello della Commissione Europea si sono messi d'accordo? Oppure è solo un caso che Jean-Claude Juncker abbia tenuto il suo discorso sull'UE pochi giorni prima delle elezioni per il Bundestag ed Emmanuel Macron abbia presentato la sua visione per l'Europa solo due giorni dopo?

Entrambi i presidenti speravano in una prosecuzione della Grande Coalizione e volevano influenzare la formazione del prossimo governo tedesco.  I Nero-Rossi (ma anche Verdi) sarebbero disponibili ad ogni concessione o quasi, pensavano entrambi, perché in caso contrario la Germania finirebbe per rafforzare i partiti piu' radicali nei paesi vicini. 

Lindner sa quanto è importante il Ministero delle Finanze

Ma i nero-rosso-verdi e anche i partner europei avevano fatto i loro conti senza gli elettori tedeschi. Molti dei quali rifiutano la trasformazione dell'Eurozona in una unione di trasferimento perché sanno bene che i falsi incentivi non portano al successo, come del resto tutti possono vedere in Italia, dove in 150 anni di unione di trasferimento il divario fra nord e sud non si è ridotto, bensì è cresciuto.

Per Parigi e Bruxelles (e Roma) c'è un incubo che potrebbe trasformarsi in realtà: una coalizione "Jamaica" con al suo interno la FDP, a proposito un partito pro-europeo, che sotto una nuova leadership prende una posizione chiaramente contraria alla strada sbagliata dell'unione di trasferimento. Con Christian Linder non potrà esserci un proseguimento dell'attuale politica europea, sempre che la FDP non voglia tradire le promesse elettorali ed esserne travolta. Lindner ha imparato dagli errori dei suoi predecessori, conosce l'importanza del Ministro delle Finanze, il ministro che in Europa ha diritto di parola sulle questioni piu' importanti relative alla moneta unica e che nel governo è l'unico in grado di prendere decisioni allo stesso livello con la Cancelliera.

Macron alla Sorbona ha ribadito i suoi piani per un bilancio dell'Eurozona: in altre precedenti occasioni calcolato "in diversi" punti percentuali di PIL e definito come "un minimo di solidarietà". Si tratta di una quantità inimmaginabile di denaro, sono centinaia di miliardi di euro. Il Ministro delle Finanze dell'Eurozona avrebbe il controllo sull'utilizzo delle risorse provenienti dalla tassazione, un diritto fondamentale dei parlamenti nazionali che di fatto verrebbe cancellato. Macron vorrebbe anche un fondo sociale dell'UE e un adeguamento dei salari minimi e delle imposte sulle società.

Sulla lunga strada che conduce alla "Jamaika" la Cancelliera Angela Merkel (CDU) nei difficili negoziati di coalizione dovrà necessariamente venire incontro alle richieste dei partner di coalizione, FDP, Verdi e CSU. I liberali come secondo partner piu' importante dovrebbero chiedere il Ministero delle Finanze. Li' il segretario Lindner dovrebbe garantire una politica europea migliore e una maggiore concorrenza nell'UE, sempre che la FDP non intenda tradire i propri elettori.

sabato 1 luglio 2017

Di certi partner non ci si puo' fidare

Puntuale arriva il solito pistolotto della Frankfurter Allgemeine Zeitung in chiave anti-italiana, questa volta l'occasione è il salvataggio delle banche venete. Holger Steltzner, condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte, non ha dubbi: di Roma non ci si puo' fidare, ognuno deve garantire per sé, nessun debito comune! Dalla FAZ.net


"Faremo in modo che la responsabilità resti laddove essa appartiene. Opportunità e rischi non possono essere separati". Il contribuente non dovrà piu' garantire per le banche in difficoltà.

Questa promessa era stata fatta dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (CDU) all'epoca dell'introduzione dell'unione bancaria. Ma l'Italia non sembra preoccuparsene. Roma alla prima occasione per l'applicazione della nuova normativa ha salvato con il denaro pubblico la banca degli scandali Monte dei Paschi. Ora sarà sempre il contribuente italiano, in contrasto con le regole dell'unione bancaria, a pagare i 17 miliardi di Euro necessari per le 2 banche regionali.

Ogni paese piega le leggi ai propri interessi

La motivazione è bizzarra in quanto capovolge completamente gli insegnamenti della crisi bancaria. Se in passato erano i contribuenti a dover garantire per i bonus dei banchieri, perché gli istituti avevano una rilevanza sistemica, oggi invece Roma puo' salvare le piccole banche proprio perché queste non hanno una rilevanza sistemica.

E cosa dice Schäuble? Vede delle lacune nelle regole. In realtà nell'unione monetaria ognuno piega le regole secondo i propri interessi. Roma non riconosce le regole comuni, pero' chiede una maggiore responsabilità condivisa. Si tratta di un'aberrazione. Con certi partner serve sola una cosa: la responsabilità individuale.

venerdì 9 dicembre 2016

La politicizzazione della banca centrale

Holger Steltzner, condirettore della prestigiosa FAZ, torna alla sua attività preferita: attaccare Draghi e la BCE a guida italiana. Nel suo ultimo editoriale sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung accusa la BCE di essere una banca centrale politicizzata responsabile dei successi elettorali delle forze populiste di destra. Da FAZ.net


L'unione monetaria si è trasformata in una unione del debito e delle garanzie, dove le regole e i trattati sono interpretati e infranti a piacimento. La clausola di "no bail-out" del Trattato di Maastricht non vale nemmeno la carta su cui è stata scritta. La politicizzazione della politica monetaria prosegue. Un commento


A Maastricht siamo riusciti a difendere tutti i maggiori interessi tedeschi. Cosi' annunciava il Cancelliere Kohl esattamente 25 anni fa alla fine di una riunione maratona durata 31 ore durante la quale gli allora 12 capi di stato e di governo avevano raggiunto un accordo sui principi dell'unione monetaria ed economica europea. Nessuno in Germania deve temere che il D-Mark sia stato regalato all'Europa, aggiungeva l'allora Ministro delle Finanze tedesco Waigel (CSU). "No, stiamo estendendo il nostro D-Mark all’Europa", scriveva Waigel nel giornale di partito „Bayernkurier“. La politica di stabilità sarà un modello per l'intero continente. "Costringeremo l'Europa e noi stessi ad avere la massima disciplina nella gestione del denaro dei nostri contribuenti". Bene, oggi lo sappiamo e possiamo affermare: raramente i politici si sono sbagliati di piu'.

L'unione monetaria si è trasformata in una unione del debito e delle garanzie, dove le regole e i trattati sono interpretati e infranti a piacimento. La clausola di "no bail-out" del Trattato di Maastricht non vale la carta su cui è scritta. Con il fondo di salvataggio ESM, introdotto durante la crisi, gli aiuti intergovernativi sono diventati la nuova normalità dell'Eurozona. Sin dall'inizio, il tetto al debito pubblico pari al 60 % del PIL non ha interessato nessuno. Anche del limite al deficit dei bilanci pubblici pari al 3% non si cura nessuno. Ormai nessuno sa piu' esattamente che cosa sia ancora valido, magari perché in un paese presto ci saranno le elezioni, oppure perché la Francia resta la Francia. Nel 25 ° anniversario abbiamo addirittura bisogno di uomini di scienza per capire quante volte il patto di stabilità e crescita è stato violato: ben 165 volte!

La politica della BCE ha ormai poco a che fare con i principi di stabilità della Bundesbank, a cui avrebbe dovuto ispirarsi; lo si capisce chiaramente dal fatto che il presidente Bundesbank è il critico piu' testardo delle politiche di salvataggio della BCE. Sebbene Weidmann non si stanchi di chiedere un ritorno allo spirito del Trattato di Maastricht, il consiglio direttivo ha celebrato l'Euro-anniversario a modo suo: la BCE ha deciso di estendere di 9 mesi il controverso programma di acquisto dei titoli di stato e quindi di aumentarne il volume fino alla incredibile somma di 2.3 miliardi di Euro. Le reali dimensioni di questa somma si possono capire solo facendo un confronto: in meno di 3 anni la BCE ha acquistato piu' titoli di stato di tutti i debiti fatti dalla Germania in diverse generazioni.


Il sistema della BCE è diventato il piu' grande creditore della zona Euro


Nella Eurotower di Francoforte nessuno ormai ha piu' il coraggio di chiedere se aver abolito i rendimenti definiti dai mercati finanziari sia stata una buona idea; chi lo fa viene considerato un apostata. A Francoforte, Bruxelles o Berlino si preferisce far finta che in Grecia ci sia una sempre maggiore disponibilità a fare riforme, mentre nel frattempo il governo di Atene non paga interessi sul debito e dovrà rimborsare i prestiti solo in un lontano futuro - se mai lo farà. L'acquisto dei titoli di stato non ha nulla a che fare con il finanziamento degli stati, almeno cosi’ vorrebbe farci credere la BCE, con l'approvazione dei piu' alti giudici europei. Nel frattempo la banca centrale è diventato il piu' grande creditore di tutta la zona Euro, e presto avrà nei suoi bilanci un terzo di tutti i debiti pubblici in Euro.

La BCE nel negare l'impatto redistributivo delle sue politiche apre un divario enorme fra percezione e realtà. Chiunque puo’ vedere come i risparmiatori si stiano impoverendo, mentre gli investitori in immobili e azioni sono sempre piu' ricchi. Dei rischi per la stabilità finanziaria e dei danni causati dalle bolle speculative erranti nella zona Euro, secondo le autorità europee, dovrebbero invece gentilmente occuparsene le autorità di vigilanza nazionale.


La politicizzazione della politica monetaria va avanti


Della rabbia e dell’inquietudine di molti elettori, per il non rispetto dei trattati europei, in Gran Bretagna, Austria, Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Ungheria, Rep. Ceca, Polonia o in Olanda, i nostri "euro-salvatori" non si sentono responsabili. Quando poi i politici vorrebbero convincerci che la perdita di controllo alle frontiere d’Europa è senza alternativa, e che il crescente malcontento nei confronti dell'UE sarebbe solo populismo, siamo alla negazione della realtà.


Sebbene i mercati stiano seguendo la crisi di governo italiana in maniera alquanto rilassata, la politicizzazione della politica monetaria prosegue. Alcuni membri del consiglio BCE temono un'avanzata dei partiti di protesta nell'unione monetaria e pertanto ritengono che la politica monetaria debba opporvi resistenza. Nel fare qeusto pero' la rabbia e il malcontento continuano a crescere anche perché lo strabismo della BCE verso i risultati elettorali viene considerato un tentativo di influenza fatto da potenti funzionari non eletti che non devono rendere conto agli elettori.


mercoledì 25 settembre 2013

Il (presunto) successo elettorale di AfD e degli eurocritici

Holger Steltzner, condirettore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, commenta il risultato elettorale di AfD e fa una previsione: a destra della CDU c'è un ampio spazio per un partito eurocritico, AfD entrerà stabilmente nel panorama politico tedesco. Da FAZ.net
Nessun'altro partito appena fondato, prima di AfD, aveva ottenuto alla prima prova elettorale un risultato di questo livello. E' accaduto perché la politica di Merkel non corrisponde all'eredità di Ludwig Ehrard. C'è spazio per un partito del buon senso economico.

L'euro-politica in campagna elettorale è stata poco tematizzata, ma ha giocato un ruolo importante nelle decisioni di voto. Mentre in Europa durante la crisi un capo di governo dopo l'altro perdeva le elezioni, Angela Merkel con la sua euro-politica è riuscita a mantenere un forte consenso elettorale. Il successo a sorpresa di "Alternative für Deutschland" non cambia molto, che poi resta una mezza vittoria, visto che gli euroscettici non sono entrati Bundestag.

Probabilmente la strategia del tirare a campare di Merkel ha avuto un riscontro positivo. I tedeschi hanno fiducia in lei, la grande maggioranza vuole pagare il meno possibile e in un terreno che resta sconosciuto preferiscono tenere premuto il tasto dell'avanzamento lento. La maggior parte degli elettori si sente a proprio agio con il suo mix prudente, fatto di solidarietà ed aiuti. A differenza di quanto spesso all'estero si ipotizza, sulle questioni europee la maggioranza dei tedeschi resta smarrita e non pretende un ruolo egemonico per il loro paese.

Tuttavia, dal postulato di Merkel, l'Eurozona non puo' diventare una unione del debito, ampiamente scavalcato dalla realtà di Bruxelles e Francoforte, il nuovo partito AfD ha ottenuto uno slancio elettorale mai visto fino ad ora per un partito appena fondato. Determinanti per il loro successo sono stati gli appelli unanimi e forti per una crescita alimentata dal debito, che durante la lunga maratona dei vertici anti-crisi, puntualmente si scontravano con la strategia di Merkel fondata sulla solidarietà e le riforme. La CDU ha ceduto molti voti ad AfD, senza pero' uscirne danneggiata. Molti piu' voti sono arrivati dalla FDP, che probabilmente per questa ragione è sparita dal Bundestag. All'Unione sarà sufficiente spiegare un po' meglio le politiche europee, come suggerito dal leader della CSU Horst Seehofer, per riconquistare la fiducia degli elettori delusi dalla maggioranza nero-gialla? La SPD, come del resto in precedenza la FDP, non è adatta ad una coalizione con la CDU. E cio' spingerà verso l'alto il prezzo per una coalizione con Merkel. Ma i soli partner a disposizione sono la SPD e i Verdi. Ed entrambi non vedono l'ora di spendere piu' denaro per l'Europa. In queste condizioni, come farà l'Unione ad evitare che alla sua destra si formi un nuovo partito?

La politica anit-crisi adottata non corrisponde all'eredità di Ludwig Erhard: c'è spazio per un partito del buon senso economico

AfD mette al centro il tema europeo. Se gli euroscettici saranno capaci di superare il caos della fondazione e abbandoneranno il settarismo, già fra poco piu' di 6 mesi, alle elezioni europee, potranno fare il grande salto verso il parlamento europeo. La prevedibile battaglia che ci sarà sui nuovi aiuti alla Grecia e agli altri paesi in crisi, come i miliardi destinati ai salvataggi bancari all'interno dell'unione bancaria, porteranno nuova acqua al mulino di AfD.

L'Euro sarà salvato con l'ampliamento dell'economia pianificata e l'eliminazione dei mercati, escludendo pero' un'insolvenza dei paesi indebitati. Il consenso verso la politica europea di Merkel si scontra con molte domande ancora aperte. Come possono stare assieme la sovranità nazionale e la garanzia comune sul debito? Chi autorizza la riallocazione dei rischi attraverso la banca centrale? Dove finisce la responsabilità per i debiti degli altri? Fino a quando la politica anti-crisi dell'Unione non si avvicinerà all'eredità di Ludwig Erhard e al suo concetto di economia di mercato, capace di creare benessere e prosperità per tutti rafforzando la concorrenza e la responsabilità individuale, nel campo borghese ci sarà spazio per un partito del buon senso economico.

lunedì 11 marzo 2013

Dai poveri ai ricchi, da chi rispetta le regole a chi le infrange


Secondo Holger Steltzner, condirettore di FAZ, i salvataggi Euro vanno nella direzione sbagliata. Lo mostrano i dati sulla  distribuzione dei patrimoni nei paesi europei. Dati che invece la BCE vorrebbe tenere nascosti, almeno fino al prossimo salvataggio. Da FAZ.net 
Distribuzione dei patrimoni privati in Europa in migliaia di Euro per ogni abitante adulto. Valori medi (rosso) e mediana (blu). Il coefficiente di Gini a destra indica le diseguaglianze. Fonte: Credit Suisse

I dati della BCE sui patrimoni privati mostreranno quello che molti già sanno benissimo: nella crisi Euro la redistribuzione non è dai ricchi ai poveri, ma da chi rispetta le regole a chi le infrange.

Perché la BCE vuole pubblicare i risultati del suo studio sulla distribuzione della ricchezza in Europa solo dopo la decisione sugli aiuti a Cipro? A quanto pare la BCE teme le proteste nei paesi donatori; se perfino le cifre ufficiali della BCE dovessero mostrare che i presunti ricchi tedeschi, austriaci, olandesi o finlandesi non devono tirare fuori i loro soldi per salvare i poveri ciprioti. E cosa dovrebbero pensare i poveri slovacchi o estoni, che già da tempo stanno pagando per i ben piu' ricchi debitori europei come ad esempio gli spagnoli, i greci, i portoghesi e gli irlandesi? I dati sulla distribuzione dei patrimoni della BCE mostreranno quello che molti già sanno, ma che gli Eurosalvatori preferiscono tacere: nella crisi Euro la redistribuzione non è dai ricchi ai poveri, ma da chi rispetta le regole a chi non lo fa.

La BCE aspetta a diffondere i dati anche perché essa stessa è diventata un attore politico. Idealmente vorrebbe pubblicare i dati sulla distribuzione dei patrimoni solo se accompagnati da istruzioni politicamente corrette per la loro interpretazione. E cio' danneggia la sua credibilità. Anche perché a differenza del governo tedesco e del FMI, non vorrebbe far partecipare i creditori delle banche cipriote al pacchetto di aiuti per Cipro. In questo modo la BCE conferma la percezione generale, secondo cui le banche e gli investitori vengono salvati - a spese dei contribuenti nei paesi donatori.

Le differenze sono maggiori proprio nei paesi in cui i sistemi sociali sono piu' forti

Se la BCE fosse neutrale, potrebbe semplicemente riportare la distribuzione dei patrimoni in Europa cosi' come si presenta. Secondo i dati di Credit Suisse, i lussemburghesi, i francesi, i belgi, gli italiani e gli austriaci sono in media piu' ricchi dei tedeschi, con un vantaggio sorprendentemente ampio dei francesi e uno prevedibile dei lussemburghesi. Particolarmente interessante è il fatto che in Francia, Germania e Olanda la ricchezza è distribuita in maniera ineguale; proprio nei paesi in cui i sistemi sociali sono cosi' ben sviluppati.

In Francia negli ultimi anni i salari sono cresciuti con forza, e lo stato ha ancora un ruolo molto importante nell'economia; entrambi i fattori sono decisivi nella mancanza di competitività dell'economia francese. Inoltre in Francia la quota di case di proprietà è sensibilmente piu' alta, mentre le tasse sui beni immobili e sui patrimoni sono elevate. Misure che i rosso-verdi vorrebbero introdurre anche nel nostro paese. Tuttavia le ineguaglianze nella distribuzione dei patrimoni restano le stesse della fredda e neoliberale, ma  economicamente forte Germania.

martedì 13 novembre 2012

Il ritorno alla stampante


Solito commento anti BCE, anti sud Europa, anti tutto, di Holger Steltzner, condirettore di FAZ.net. Tanto per far capire l'aria che tira. Da FAZ.net 
La Troika loda gli sforzi della Grecia. Non dice però' che il debito pubblico ellenico è di nuovo  allo stesso livello di quando è stato fatto il primo taglio del debito. Si dovrà stampare di nuovo denaro - ma solo per un breve periodo, si capisce.

Gli euro-salvatori si sono cacciati da soli in questa situazione complicata. Hanno lasciato che la BCE comprasse tempo, ma non lo hanno saputo usare. Anche se l'Eurogruppo si sforza di lodare i progressi della Grecia, nella lunga attesa che ha preceduto la relazione della troika non si è riusciti a trovare una soluzione. All'esterno si lodano solamente gli sforzi, le riforme e il bilancio pubblico: si tace tuttavia il fatto che il debito pubblico ha di nuovo raggiunto il livello del primo taglio del debito, con il quale erano stati coinvolti solamente i privati.

Atene si puo' finanziarie solamente con l'aiuto esterno. Ma dietro le quinte della Troika è in corso una disputa accesa, su come potranno essere colmate le differenze fra entrate e uscite. Il Ministro delle Finanze Schäuble (CDU) vuole semplicemente reinterpretare la definizione di sostenibilità del debito, definizione che da sempre è la base per la concessione del credito da parte del FMI. Il FMI al contrario pretende un nuovo taglio del debito detenuto dal settore pubblico, in possesso di quasi la totalità del debito di Atene. Schäuble vuole evitare questa situazione perché sul provvedimento dovrebbe votare il Bundestag, ma soprattutto il contribuente tedesco vedrebbe che la Grecia è diventata un caso di trasferimento permanente e il "salvataggio" infinito è molto caro.

La BCE si è venuta a trovare in una situazione impossibile. In agosto, contro la volontà della Bundesbank, ha versato alla Grecia miliardi di Euro, direttamente dalla stampante di denaro. Questo ha permesso ad Atene di sopravvivere in estate. Allo stesso tempo Atene ha potuto rimborsare un'obbligazione - che per pur caso - era detenuta proprio dalla BCE. Dal punto di vista della politica finanziaria la BCE ha scoperto il moto perpetuo per il finanziamento della crisi. Dopo che la BCE ha iniziato a finanziare gli stati in questo modo, non c'è da meravigliarsi se i politici vorranno proseguire. La stampante di denaro dovrà essere attivata ancora una volta - ma solo per poco tempo, si intende. La politica ha iniziato la creazione di un mondo finanziato dalla BCE, dove le necessarie riforme strutturali, anche in Francia, Spagna e Italia, saranno rimandate fino a quando anche l'ultima economia competitiva dell'Eurozona sarà a terra