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lunedì 9 gennaio 2017

Klaus-Peter Willsch (CDU): i contribuenti tedeschi non pagheranno per gli errori delle banche italiane

Klaus-Peter Willsch parlamentare CDU e membro della commissione per l'economia al Bundestag, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten sul tema dei salvataggi bancari mette i paletti per le banche italiane: non possiamo accettare che a pagare il conto siano i contribuenti tedeschi tramite il fondo ESM. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de 


Klaus-Peter Willsch, parlamentare della CDU ed esperto di finanza si aspetta che il conto per il salvataggio delle banche Italiane tramite il fondo ESM alla fine sarà il contribuente tedesco a doverlo pagare.

DWN: Banca Monte dei Paschi sarà salvata con il denaro pubblico, in questo modo pero' saranno violate le nuove regole in vigore dallo scorso anno. Queste prevedono che in caso di un fallimento bancario imminente siano chiamati in causa prima di tutto gli azionisti e i creditori. Come valuta in questo scenario il bail-out di una banca?

Klaus-Peter Willsch: sono da sempre convinto che in una economia di mercato la ricapitalizzazione di una banca spetti prima di tutto agli azionisti e poi ai creditori. Se cio' non bastasse e la banca ha una rilevanza sistemica, allora puo' intervenire lo stato, in questo caso l'Italia. In caso contrario la banca deve entrare in una procedura concorsuale. Con le nuove regole sui fallimenti bancari si intendeva spezzare il circolo vizioso fra il rischio di fallimento delle banche e quello degli stati. Ora siamo arrivati al test verità - e ancora una volta si cerca di aggirare la norma. Nell'ambito della catena di responsabilità prevista dalle nuove leggi ad essere responsabili sono prima di tutto gli azionisti e poi i creditori per un importo pari all'8% del totale degli attivi della banca da ristrutturare. Ma questo probabilmente non accadrà. Monte dei Paschi di Siena nel 2015 aveva un bilancio di 169,237 miliardi di Euro. La banca avrebbe potuto ottenere in questo modo piu' di 13.5 miliardi - quindi molto piu' della ricapitalizzazione richiesta dalla BCE (8.8 miliardi).

DWN: considera utili e sensate le nuove regole europee concordate nell'ambito delle ristrutturazioni bancarie?

Klaus-Peter Willsch: solo se alla fine della catena di responsabilità c'è lo stato in cui ha sede la banca. Se alla fine deve intervenire l'ESM, e quindi indirettamente il contribuente tedesco, si tratterebbe allora di far pagare a qualcun'altro gli errori fatti da una banca italiana. Già verso la fine dell'anno c'erano state voci di una possibile richiesta all'ESM da parte dell'Italia di un piano per il salvataggio delle banche.

DWN: sin dal trattato di Maastricht gli accordi sono stati ripetutamente violati. Pensa sia possibile costruire una unione bancaria e monetaria senza un quadro giuridico vincolante?

Klaus-Peter Willsch: forse nel breve e medio periodo, ma nel lungo periodo sicuramente no.

DWN: la crisi bancaria italiana potrebbe compromettere la coesione dell'unione monetaria nella sua forma attuale? E se si', per quali ragioni?

Klaus-Peter Willsch: non posso fare una valutazione e non voglio parlare troppo presto. E' necessario distinguere fra le cause e gli effetti. Se i problemi per un lungo periodo non trovano una soluzione, alla fine anche una piccola scintilla puo' scatenare un incendio.

DWN: senza una messa in comune del debito, garantita in buona parte dalla Germania, l'Eurozona ha una reale possibilità di sopravvivere?

Klaus-Peter Willsch: già nel 2011 avevo proposto un Euro 2.0 per il quale ogni paese membro avrebbe dovuto riqualificarsi. Chi vuole una messa in comune del debito, deve dirlo apertamente ai cittadini. Di fatto i debiti sono già stati messi in comune. I debiti contratti dovranno essere ripagati "nel giorno di poi nell'anno di mai". Alla fine tutti potranno spostare il peso del debito su qualcun'altro.

DWN: che cosa pensa dell'idea di mettere i debiti in un fondo comune europeo, in modo da alleviare i membri piu' indebitati. Oppure, pensa che il debito - in questo caso italiano - sia ancora sostenibile?

Klaus-Peter Willsch: se i debiti sono ancora sostenibili lo devono decidere gli obbligazionisti. Piu' bassa è la sostenibilità del debito maggiore sarà il tasso di interesse richiesto. L'unico mezzo efficace contro un eccesso di indebitamento sono gli alti tassi di interesse. Purtroppo il tasso di interesse come unico criterio obiettivo è stato disattivato da Draghi. Un fondo comune per il rimborso del debito creerebbe solo gli incentivi sbagliati per la creazione di ulteriore debito in quanto i vecchi debiti verrebbero semplicemente cancellati.

DWN: un ragionamento spesso utilizzato in Italia è il seguente: l'Euro è troppo forte per l'Italia, per questa ragione le aziende italiane non sono piu' competitive e quindi finiscono in bancarotta, di conseguenza non possono rimborsare i debiti e mettono le banche in difficoltà, a loro volta le banche in crisi sono un problema per l'Euro. Cosa pensa di questa analisi?

Klaus-Peter Willsch: da quando le economie del sud-Europa non hanno piu' la possibilità di svalutare la propria moneta, la competitività di quei paesi ne ha duramente risentito. Da questo punto di vista l'argomentazione è plausibile. Ma da questo ragionamento è necessario anche trarre le dovute consequenze: o si migliora la competitività dell'economia oppure si sceglie di lasciare l'Euro. Per la Germania la pressione svalutativa dei paesi del sud, nel periodo precedente all'Euro, è sempre stata uno stimolo per portare sui mercati prodotti e processi qualitativamente migliori.

DWN: Merkel ha coniato la famosa frase: "Se l'euro fallisce, fallisce l'Europa." E' d'accordo?

Klaus-Peter Willsch: l'Europa è molto piu' di una valuta. Considero questa frase fatale come il "Wir schaffen das“.

DWN: pensa che Draghi riuscirà a far uscire l'Euro dalla crisi con ulteriori massicci acquisti di obbligazioni e con una duratura politica dei bassi tassi di interesse? Oppure il denaro a buon mercato alla fine farà piu' male che bene?

Klaus-Peter Willsch: il danno è di gran lunga maggiore dei benefici, che io non riesco a individuare. Non c'è alcuna crisi del credito. Il piccolo risparmiatore al contrario viene espropriato. Allo stesso modo i piani previdenziali di molti privati che si erano affidati alle assicurazioni sulla vita e ai piani di risparmio sono di fatto annientati. 

DWN: lei pensa che UE e BCE, in considerazione delle prossime elezioni in Francia, Germania e Olanda vogliano evitare ad ogni modo il fallimento di MPS o di altre banche italiane?

Klaus-Peter Willsch: a me sembra probabile. Di solito è molto piu' facile procastinare un problema che trovargli una soluzione. Coloro che oggi hanno la responsabilità preferiscono evitare di prendere una decisione e scelgono di passare il problema alla generazione dei figli e dei nipoti.

domenica 24 febbraio 2013

Nuovi rischi tedeschi

Klaus-Peter Willsch, deputato di primo piano della CDU al Bundestag, da sempre critico verso le politiche di salvataggio, torna ad attaccare le politiche europee: la Germania non puo' assumere nuovi rischi per salvare i paesi non Euro. Solo propaganda elettorale a basso costo? Da Handelsblatt.de
L'EU intende creare un fondo di salvataggio anche per i paesi non Euro. La Germania si farebbe carico di un ulteriore rischio miliardario, senza il controllo del Bundestag. 


L'unione debitoria europea assume tratti sempre piu' pericolosi. Inosservati dai media, dalla politica e dall'opinione pubblica, vanno avanti i lavori per la creazione di un "Fondo per l'assistenza finanziaria ai paesi membri la cui moneta non è l'Euro". Dietro questo lungo nome, si nasconde un ESM-ombra per i paesi EU che hanno ancora la loro moneta nazionale. In parole povere: dopo la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna e presto anche Cipro e la Slovenia, si dovranno salvare anche stati come la Romania o la Bulgaria. 

A garantire saranno chiamati tutti i paesi europei, quindi anche la Germania. La motivazione non è sorprendente: gli stati dovranno essere aiutati, secondo la proposta della Commissione Europea, "se minacciati o colpiti da una crisi della bilancia dei pagamenti". 

L'assistenza finanziaria dovrà essere fornita sotto forma di un prestito oppure una linea di credito (preventiva): in questo modo per gli stati sarà piu' facile accedere ai fondi. La Commissione avrà la possibilità "di emettere sul mercato dei capitali o presso istituti finanziari obbligazioni in nome dell'Unione Europea". "Le obbligazioni o le linee di credito che potranno essere concesse a uno stato membro sono di un massimo di 50 miliardi di Euro". Manca il respiro. Perchè qui si nasconde un rischio finanziario enorme. 

Al momento nell'UE ci sono 10 stati membri con una valuta diversa dall'Euro: Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Rep. Ceca, Lituania, Lettonia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Teoricamente ognuno di questi stati potrebbe chiedere 50 miliardi di Euro di aiuti. 

Quando la Croazia, la cui situazione economica è tutt'altro che rosea, dal primo luglio 2013 entrerà a far parte dell'UE, gli stati saranno 11. Si sta costruendo un ESM-ombra. 

Secondo il Governo federale tedesco l'assistenza finanziaria massima per ogni singolo stato membro non dovrebbe superare i 50 miliardi di Euro, ma senza grandi difficoltà e senza una decisione del Parlamento sarà possibile aumentarne l'importo. Nella versione tedesca è scritto testualmente: "I prestiti o le linee di credito che potranno essere accordate ad ogni singolo stato membro sono limitate a 50 miliardi di Euro". 

In una "bozza interna" la relatrice al Parlamento europeo, il deputato polacco Danuta Maria Hübner (PPE), ha aggiunto che altri 60 miliardi di Euro potrebbero provenire dal bilancio dell'Unione Europea. 

E questo è già il primo indizio che i 50 miliardi non saranno il tetto massimo assoluto. L'aumento a leva della somma esistente sarebbe un'altra possibilità. ll regolamento - come già detto - prevede anche un'opzione per l'indebitamento. 

Già nel 2002 con il regolamento Nr. 332/2002 era stata istituita una "balance of payments facility“ (BoP) europea. Sulla base di questo provvedimento si sta ora cercando di costruire un ESM-ombra. Originariamente erano previsti 12 miliardi di Euro, ma nel dicembre 2008 l'importo è stato aumentato a 25 miliardi di Euro. 

Nel maggio 2009 è stato raggiunto un accordo per il raddoppio dell'importo a 50 miliardi di Euro. Anche questo aumento permanente da 12 a 25, e poi fino a 50 miliardi, chiarisce che non è stata ancora raggiunta la somma massima. 

Il FMI si tira indietro dai salvataggi Euro 

Sarà abbastanza facile e non servirà molto tempo per cambiare il provvedimento. Inoltre, non è necessaria la partecipazione dei parlamenti. La domanda determinerà l'offerta. Se sarà necessario del denaro per attaccare gli stati alla flebo europea, allora il limite massimo sarà aumentato. Anche se io non credo che Gran Bretagna, Danimarca e Svezia chiederanno aiuti finanziari. Il recente discorso di Cameron offre pero' dei chiari segnali di tensione fra gli ideologi dell'integrazione e i sostenitori dell'autoderminazione dei popoli europei. 

La Gran Bretagna, ancora oggi il nostro quarto piu' importante partner commerciale, non assisterà senza obiezioni ad ogni ulteriore centralizzazione europea, e fortunatamente, è necessario aggiungere, si opporrà ad ogni nuovo pacchetto di aiuti. 

Alla fine del 2008 è stato distribuito il primo denaro dal fondo BOP: il fondo ha messo a disposizione dell'Ungheria 20 miliardi di Euro. 6.5 miliardi sono arrivati dal bilancio EU, il resto l'hanno portato il FMI (12.5 miliardi di Euro) e la Banca Mondiale (1 miliardo di Euro). 

Poco tempo dopo la Lettonia è stata salvata dal fallimento con 7.5 miliardi di Euro; 3.1 miliardi di Euro sono arrivati dal bilancio dell'Unione Europea, 1.7 miliardi dal FMI; i vicini del nord Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia ed Estonia hanno contribuito con 1.9 miliardi di Euro; la Banca Mondiale con 0.4 miliardi di Euro; altri 0.4 miliardi sono arrivati dalla BERS. 

Nel 2009 è stato accordato un programma di salvataggio di 20 miliardi di Euro per la Romania. Anche in questo caso sono arrivati 5 miliardi di Euro dal "Fondo di assistenza per la bilancia dei pagamenti" dell'Unione Europea; il FMI ha contribuito con quasi 13 miliardi di Euro, a Bucarest un miliardo è arrivato dalla Banca Mondiale, altre risorse sono state messe a disposizione dalla BEI e dalla BERS. 

Un secondo programma di aiuti per la Romania è già stato approvato in via preventiva, ma non ancora attivato. In questo caso è prevista una partecipazione del bilancio EU per 1.4 miliardi di Euro. 

Con l'aiuto di una scappatoia nel regolamento europeo Nr. 332/2002, sono stati messi a disposizione di Ungheria,  Lettonia e Romania, 16 miliardi di Euro dal bilancio EU. Ora i salvataggi potranno andare avanti in grande stile. Se 4 anni fa una richiesta di aiuto poteva essere ancora vissuta come una vergogna, oggi a causa dell'effetto abitudine, nel quarto anno degli "eurosalvataggi" non è piu' così. 

Sotto la copertura del processo di convergenza della competitività, i paesi ancora in salute vengono chiamati a pagare per colmare i deficit degli stati indebitati all'interno e all'esterno dell'Eurozona. E il FMI, che fino ad ora ha sostenuto la parte piu' importante dei 3 pacchetti di salvataggio BOP, parteciperà ai prossimi pacchetti solo "ove possibile". 

La formulazione è stata scelta attentamente, perché il FMI già da tempo si sta ritirando dagli "Eurosalvataggi". Il FMI non sarà piu' disponibile a sostenere per i due terzi un pacchetto di aiuti, come ha fatto con Ungheria e Romania. 

"Dobbiamo ottenere una partecipazione parlamentare" 

Per poter accordare un prestito, la Commissione Europea avrà il potere di emettere obbligazioni sul mercato dei capitali oppure presso istituti finanziari. L'EU si è data un regolamento con il quale potrà scavalcare il suo divieto di indebitamento. Il fondo ESM-ombra si basa sull'articolo 143 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (AEUV - Vertrags über die Arbeitsweise der Europäischen Union). Dove all'articolo 2 C si dice: 

"Il consiglio concede l'assistenza reciproca (...) L'assistenza reciproca puo' avvenire (...) attraverso la messa a disposizione di crediti in misura limitata da parte degli altri stati membri; per fare questo è necessario il loro accordo". 

Si puo' ammettere che l'art. 143 dell'AEUV contempli la concessione di crediti ai singoli stati membri. Ma anche se si interpreta in questo modo l'art 143 dell'AEUV, e quindi si considera legittima la concessione di aiuti reciproci fra gli stati, resta chiaramente proibito alla EU l'emissione di obbligazioni con questo scopo. Su questo punto ci sono molti studi. Cosi' scrveva nel 2009 il rinomato Centrum für Europäische Politik (Cep): 

"Nel caso in cui l'Unione Europea dovesse sostenere la bilancia dei pagamenti dei paesi membri o di stati terzi attraverso l'emissione di debito, andrebbe oltre le proprie competenze (...) ancora piu' grave è che la UE abbia recentemente aumentato il limite per tali prestiti a 50 miliardi di Euro". 

Il regolamento è contrario al divieto di indebitamento dell'UE ed è chiaramente contrario al diritto. Ma quale scappatoia sarà utilizzata? Si utilizzerà semplicemente l'articolo 352 dell'AEUV. Dove proprio all'inizio è scritto: 

"Nel caso in cui fosse necessaria un'azione dell'Unione in uno degli ambiti definiti dai trattati, per rendere effettivo uno degli obiettivi, e se i poteri necessari non fossero ancora definiti, il Consiglio su proposta della Commissione e dopo un voto del Parlamento Europeo puo' approvare all'unanimità le decisioni del caso". 

Con l'aiuto di un'autorizzazione cosi' generica si puo' naturalmente introdurre di tutto. Una discussione presso la Corte di Giustizia Europea sarebbe opportuna. 

La violazione continua della legge è stata istituzionalizzata. Dopo aver aperto per i paesi Euro con l'ESM la strada verso la messa in comune del debito, adesso anche sugli altri paesi UE si dovrà aprire un ombrello di protezione. Non appena il fondo ESM sarà autorizzato a intervenire direttamente sulle banche, con l'ESM-ombra sarà possibile ricapitalizzare anche le banche bulgare o romene. Tutto questo accade lontano dall'attenzione dell'opinione pubblica europea. 

Sulla Germania graverà un ulteriore e ben nascosto rischio miliardario. La nostra quota di partecipazione all'ESM ombra corrisponde alla nostra quota nel bilancio europeo, pari a circa il 20%. Il fondo ESM-ombra non potrà essere controllato: avrà sede nella scatola nera di Bruessel. Sull'ESM e l'EFSF abbiamo almeno la possibilità di dibattere in Parlamento o in Commissione bilancio, ma con il fondo ESM-ombra non ci sarà permesso. Non solo per motivi di rispetto verso di noi, ma anche in considerazione della posizione della Corte Costituzionale sull'argomento, noi deputati del Bundestag dovremo ottenere un coinvolgimento parlamentare come nell'ESM.

sabato 26 gennaio 2013

Tutta colpa dei sud europei


Fra le tante responsabilità dei sud europei, secondo Klaus-Peter Willsch, deputato al Bundestag della CDU, c'è anche quella di aver causato l'allontanamento della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Da Handelsblatt.de
Che la Gran Bretagna stia tirando il freno è comprensibile, alla luce dei costi dell'Eurocrisi. Se non si interviene adesso sarà l'intera Europa a esplodere, secondo il deputato della CDU Klaus-Peter Willsch.

Il discorso di Cameron dovrebbe farci riflettere. Lo si è visto al varo di ogni nuovo pacchetto di salvataggio: la Gran Bretagna non intende assistere in silenzio all'impiego di tutte le risorse finanziarie dei 27 per il servizio del debito dei paesi del sud Europa. Dal fondo EFSM, un fondo EU originariamente previsto per l'assistenza ai paesi con difficoltà nella bilancia dei pagamenti, anche al di fuori dell'Eurozona, solo per il salvataggio di Portogallo e Irlanda sono usciti 48.5 dei 60 miliardi complessivi. 

La Gran Bretagna non è mai stata Euroentusiasta, ma il paese è chiaramente uno dei partner europei piu' importanti. Non solo nel campo delle politiche di sicurezza, ma anche sui temi del libero scambio e della libertà economica resta un partner della Germania. Il suo rapporto speciale con gli Stati Uniti rafforza inoltre l'asse atlantico. 

La mia paura piu' volte espressa deve purtroppo essere confermata: l'adesione forzata alla moneta unica nella sua forma attuale sta scavando un solco fra i paesi Euro e i membri EU con una propria valuta, mentre la convivenza pacifica è messa a rischio.

La Gran Bretagna sta cercando di tirare il freno d'emergenza. Lo considero comprensibile alla luce del duraturo tentativo dei paesi periferici del sud Europa di scaricare i loro debiti sulle istituzioni europee. Alla fine anche la Gran Bretagna si trova a combattere con dei deficit eccessivi e con un elevato livello di indebitamento.

Sarebbe molto piu' importante se Londra si sforzasse di riportare gli altri stati verso un percorso di sussidiarietà - a fianco della Germania. Perché la crisi attuale è da ricondurre ad un passo troppo affrettato verso l'integrazione - l'introduzione dell'Euro con un numero eccessivo di paesi membri e con livelli di competitività molto diversi. 14 anni dopo l'introduzione della moneta unica, pensata come la "corona dell'integrazione europea", da una parte all'altra del continente l'Europa è attraversata da tensioni che la spingono verso la disintegrazione. 

Non si puo' reinventare l'Europa dando ogni mattino uno sguardo spaventato al corso delle azioni quotate in borsa. Nel caso del brutale rifiuto di tenere un referendum in Grecia, ancora una volta i funzionari europei hanno mostrato di temere il voto popolare piu' di ogni altro pericolo. Cosa c'entra tutto cio' con un'Europa libera e dell'autodeterminazione, se i protagonisti temono il voto popolare come il diavolo teme l'acqua santa?

Dobbiamo lottare per l'unione politica europea. Per questo dobbiamo riflettere su cio' che tiene unita l'Europa e su cio' che ne ha moltiplicato il benesssere. Le 4 libertà nei principali mercati europei sono conquiste che le altre regioni del mondo ci invidiano.

Il centralismo di Bruessel deve  tuttavia essere frenato dalla diversità europea e dalla libertà dei suoi stessi popoli auto-determinati. Con la sussidiarietà abbiamo per questo lo strumento adeguato: solo cio' che a livello nazionale non puo' essere gestito e controllato in maniera adeguata, potrà essere accessibile al legislatore europeo.