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martedì 6 aprile 2021

Perché la stampa tedesca e la Germania ora temono l'asse franco-italiano

Con l'uscita di scena di Merkel si apre nell'UE un vuoto di leadership che lascia molto spazio all'attivismo di Macron e Draghi in favore di un bilancio comune dell'eurozona e degli eurobond, fortemente voluti da Roma e Parigi. I tedeschi temono che alla fine saranno loro a dover pagare il conto delle ambizioni revanchiste franco-italiane. Ne scrive Die Welt

Draghi è abituato a ottenere il massimo effetto con il minimo delle parole. Nel 2012, quando era presidente della Banca Centrale Europea (BCE) gli erano bastate solo tre parole per salvare l'euro: "Whatever it takes". La BCE farà qualunque cosa sia necessario, aveva detto, per sostenere la moneta europea.

Draghi da appena due mesi è il presidente del consiglio italiano. Invece delle dichiarazioni concise, ora preferisce agire con un forte riverbero internazionale in modo da rendere chiara la sua agenda. Come all'inizio di marzo, quando l'Italia  sorprendentemente ha bloccato l'esportazione di 250.000 dosi del vaccino di AstraZeneca verso  l'Australia.

Le autorità italiane si erano effettivamente coordinate in anticipo con la Commissione UE. Ma l'impressione di fondo è che Draghi con il blocco abbia voluto mandare un segnale chiaro. Un colpo di tamburo che ha suscitato preoccupazione in tutto il mondo per un possibile blocco delle esportazioni europee. Subito dopo ha inviato i carabinieri in un magazzino dell'azinda vicino Roma, dove hanno scoperto circa 29 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca lì immagazzinate - quasi il doppio di quelle che il gruppo complessivamente in precedenza aveva fornito ai paesi dell'UE.




Draghi spinge per tornare sulla scena europea

I conoscitori di Draghi considerano il suo approccio energico come un segnale lanciato all'UE, Parigi e Berlino: l'italiano si sta facendo spazio sulla scena europea con la consapevolezza del suo potere e la volontà di modellare gli eventi. Il suo paese non deve essere più visto come un caso problematico, ma dovrà giocare un ruolo nella ridefinizione dell'UE

Il momento è quello giusto, perché la Cancelliera tedesca in autunno si dovrà dimettere. Attualmente Merkel è indiscutibilmente il politico più potente d'Europa; anche solo la sua capacità di resistere durante i summit europei, che spesso durano fino a notte fonda, è leggendaria. Crisi dell'euro, crisi dei rifugiati, Brexit, pandemia -  Merkel ha avuto un impatto decisivo sulla politica europea. Chiunque le succederà avrà bisogno di tempo per ambientarsi nel suo nuovo ruolo a livello europeo.

"Un nuovo cancelliere o una nuova cancelliera sarà lo spartiacque e cambierà anche la situazione nella struttura del potere europeo", dice Janis Emmanouilidis, direttore del centro studi del Think tank European Policy Centre di Bruxelles. "La partenza di Merkel sta creando un vuoto di potere - e Mario Draghi potrà parzialmente riempirlo".

L'ex banchiere centrale porta con sé un grande capitale politico: Draghi è estremamente ben connesso a livello europeo e sin dagli anni alla guida della BCE, molti attori in Europa hanno iniziato a fidarsi di lui. Il suo ruolo nella crisi dell'euro gli ha fatto fare un enorme salto di qualità. "Draghi è troppo importante per andare semplicemente a fare un giretto all'UE. Vuole fare dell'Italia il terzo protagonista piu' importante accanto a Francia e Germania", dice il politologo italiano Lucio Caracciolo.

Che l'Italia, come terza economia, abbia la rilevanza per farlo è fuori discussione. A differenza dei suoi predecessori, Draghi però potrebbe anche aspirare a usare il suo peso. Il suo obiettivo è trasformare l'Unione a beneficio del suo paese, si specula in Italia.

Draghi non fa mistero del fatto che sta lavorando per ottenere gli eurobond per il periodo post-pandemico. L'obiettivo finale è quello di avere un'UE con un bilancio comune che aiuti gli stati più deboli durante i periodi di recessione. E punta a una riforma delle regole sul debito: "Vuole trasformare il Patto di Stabilità in senso neo-keynesiano, in modo che si possa fare piu' debito per fare gli investimenti", dice Caracciolo.




Macron vuole essere il primo a incontrare Draghi

E Draghi a Parigi su questo tema ha un compagno d'armi: il presidente francese Emmanuel Macron sin da quando è entrato in carica, infatti, spinge per una riforma dell'UE e per ottenere un bilancio più ampio per Bruxelles. Parigi ha lavorato a lungo in favore di un'unione fiscale e per un prestito comune permanente tramite gli eurobond.

Al vertice del Consiglio UE di marzo, per la prima volta è diventato chiaro a quale livello Draghi e Macron si stiano già scambiando opinioni su questi temi. Durante la videoconferenza, infatti, sembrava che i due si fossero coordinati in anticipo. E infatti: poche ore prima del vertice i due capi di stato hanno parlato al telefono per accordarsi su un possibile divieto di esportazione dei vaccini, rivela un consigliere di Macron.

I negoziatori di Macron stanno lavorando senza sosta per organizzare una visita di stato di Draghi a Parigi. Potrebbe anche essere possibile un viaggio di Macron a Roma. L'importante è che nessuno arrivi prima di Macron e che il francese sia il primo a incontrare "Super Mario". I consiglieri del presidente francese si affrettano a sottolineare che la "fiducia è grande" e "l'alleanza è eccellente".

La speranza a Parigi è che Draghi si dimostri come il "garante della stabilità italiana e quindi della stabilità europea", come dice un assistente di Macron. Soprattutto, i due sono d'accordo sul fatto che l'UE dovrebbe aumentare i fondi per la ricostruzione post-Corona. "Entrambi sono convinti di questa necessità", dice l'Eliseo.

Per Macron, il ritorno dell'Italia nelle file dei paesi europeisti ha un valore inestimabile. Non appena la pandemia lo permetterà, Macron e Draghi vogliono firmare un Trattato del Quirinale - l'equivalente italo-francese del Trattato dell'Eliseo, con il quale nel 1963 gli ex arci-nemici Germania e Francia suggellarono la loro amicizia e la futura cooperazione e al quale si è aggiunto due anni fa il Trattato di Aquisgrana. Per mesi i francesi hanno fatto pressione su Roma affinché l'Italia partecipasse a cantieri tecnologici congiunti franco-tedeschi, come la tecnologia dell'idrogeno e il progetto di produzione congiunta di batterie.

Non è chiaro, tuttavia, fino a che punto questi progetti daranno frutti. Questa non è la prima volta che Italia e Francia speculano su una più stretta cooperazione a livello europeo, e nessuno sa per quanto tempo ancora Draghi riuscirà a mantenere il potere considerando la volatilità della politica italiana.

Daniel Gros, al vertice del think tank con sede a Bruxelles Centre for European Policy Studies (CEPS), ritiene che tali riflessioni siano principalmente un pio desiderio. "Un asse Parigi-Roma negli ultimi decenni è stato ipotizzato decine di volte, ma non se ne è mai fatto nulla", dice il politologo. "L'intesa franco-tedesca è così importante perché entrambi i paesi arrivano da punti di vista diversi e dietro di loro ci sono molti altri paesi membri che hanno punti di vista simili". Una stretta collaborazione tra Parigi e Roma, invece, è molto meno interessante per l'Europa, ha detto. Ciononostante, nei prossimi mesi potrebbe causare uno scompiglio nell'UE.




domenica 21 febbraio 2021

Quanto ha risparmiato il governo tedesco grazie ai tassi di interesse a zero?

Se sulla stampa popolare Mario Draghi diventa Draghila, la verità è che dati alla mano, grazie alla liquidità illimitata della banca centrale e allo status di titolo "risk-free" di cui godono i bund tedeschi, il governo federale nell'ultimo decennio ha risparmiato oltre 200 miliardi di euro in termini di interessi passivi sui titoli di stato. Risparmi che molto probabilmente si sono tradotti in minori tasse e in un generoso aumento delle retribuzioni per i dipendenti pubblici. Ne scrive Handelsblatt.de



È sempre lo stesso rituale: ogni anno, quando l'uomo di Olaf Scholz (SPD) al bilancio pubblico, il segretario di Stato Werner Gatzer (SPD), presenta il prossimo bilancio federale, ogni volta gli chieodono quanto potrebbe ancora risparmiare sulla spesa per interessi. E ogni volta, Gatzer afferma che siamo già al "capolinea". Non c'è davvero più nulla da risparmiare. E ogni volta che si parla di bilancio pubblico i politici si sentono presi in giro.

E il 2020 è un esempio perfetto di come funziona. Nel 2016, infatti, il governo federale nella sua pianificazione finanziaria per il 2020 ipotizzava una spesa per interessi pari a 21,9 miliardi di euro. Alla fine, invece, sono stati spesi appena 6,5 miliardi di euro, quindi molto meno di quanto era stato pianificato. E così va avanti da anni. Dallo scoppio della crisi finanziaria, infatti, i tassi d'interesse sono scesi ai minimi e poi lì sono rimasti. Molti risparmiatori sono sull'orlo della disperazione perché sui loro risparmi non incassono più interessi. Ma c'è anche un grande vincitore: lo Stato.


Dalla crisi finanziaria del 2008, infatti, grazie ai bassi tassi d'interesse, il governo federale in totale ha risparmiato 210,8 miliardi di euro in termini di interessi  passivi non sborsati rispetto a quanto era stato originariamente preventivato. Questo è il risultato di una risposta del Ministero delle Finanze a una interrogazione parlamentare dei Verdi a disposizione di Handelsblatt.

Nella sua pianificazione finanziaria per gli anni dal 2008 al 2020, infatti, il governo federale originariamente aveva previsto di dover spendere un totale di 533,9 miliardi di euro per il pagamento degli interessi sul debito. "La somma degli importi riportati al termine degli esercizi di bilancio negli anni dal 2008 al 2020" alla fine è ammontata invece a soli 323,1 miliardi di euro, secondo la risposta all'interrogazione del Ministero federale delle Finanze. Una differenza di quasi 211 miliardi euro.

Con i titoli di stato di nuova emissione, il governo federale lo scorso anno ha addirittura guadagnato 6,9 miliardi euro. Invece di pretendere interessi, infatti, quando lo stato si è indebitato con loro, gli investitori hanno dovuto pagare al governo tedesco del denaro aggiuntivo.


La Germania come porto sicuro

La ragione di questa assurdità è dovuta al fatto che gli investitori di tutto il mondo sono in cerca di investimenti sicuri. I requisiti normativi stanno costringendo le assicurazioni, ad esempio, a investire i loro soldi in titoli considerati sicuri. E I titoli di debito tedeschi vengono considerati particolarmente sicuri. Il fatto che il governo non debba quasi più pagare alcun interesse sul debito, e in alcuni casi quando deve emettere nuovo debito ci possa anche guadagnare, sta giocando un ruolo decisivo nel dibattito tedesco sull'indebitamento.



Per molto tempo, infatti, lo "Schwarze Null", cioè il bilancio federale in pareggio, è stato considerato accettabile da una ampia maggioranza politica. E il pareggio di bilancio ancorato nella Legge Fondamentale era ritenuto sacrosanto. A causa del Coronavirus, però, lo "Schwarze Null" ormai fa parte del passato, ma anche il pareggio di bilancio in Costituzione è sempre più sotto tiro, recentemente è stato addirittura il capo ufficio alla Cancelleria Helge Braun (CDU) a suggerirne l'allentamento.

La SPD, i Verdi e la Linke, ma anche molti economisti, chiedono di sfruttare la fase dei bassi tassi d'interesse per fare più debito e di usare 500 miliardi di euro per programmare un piano di investimenti.

Secondo Sven-Christian Kindler, dei Verdi, dagli anni '80 i tassi d'interesse reali nei principali paesi industrializzati, compresa la Germania, sono in costante calo. "L'allarmismo dell'Unione sul pericolo di un aumento dei tassi d'interesse serve solo a giustificare la loro posizione ideologica contro l'indebitamento, e non ha nulla a che fare con la realtà economica. Chi in una situazione simile intende rinunciare a prendere denaro in prestito per finanziare il costo della crisi e gli investimenti sta agendo contro ogni razionalità economica".

L'argomento è il seguente: quando i tassi di interesse sono bassi e il debito non costa nulla, sarebbe da stupidi non approfittarne. La Germania ha bisogno di fare degli importanti investimenti pubblici, investimenti nella protezione del clima, nella digitalizzazione, nell'educazione e nella costruzione di alloggi a prezzi accessibili. "Ecco perché ora è arrivato il momento giusto per lanciare un grande fondo di investimento da 500 miliardi di euro da spendere in dieci anni", ha detto Kindler. Per questo, il pareggio di bilancio dovrebbe essere riformato.

L'Unione tuttavia non vuole allontanarsi dal pareggio di bilancio. Ci sono anche economisti che mettono in guardia dall'accettare i bassi tassi d'interesse come se fossero un dono di Dio. Se i tassi d'interesse dovessero aumentare di nuovo, la spesa per interessi della Germania tornerebbe rapidamente a crescere, sostengono. Nel 2008, ad esempio, il governo federale spendeva 40 miliardi euro solo per pagare gli interessi - e all'epoca il livello di indebitamento era più basso di quello attuale.

Questo è il motivo per cui la CDU/CSU non vogliono allontanarsi troppo dal pareggio di bilancio. La politica finanziaria potrebbe diventare quindi un punto centrale della contesa durante la prossima campagna elettorale.

venerdì 19 febbraio 2021

Heiner Flassbeck - Buona fortuna, Mario!

"Non illudiamoci, con questa Germania non è possibile fare l'Europa. Come potrebbe il primo ministro italiano riuscire a fare quello che il presidente della BCE non è riuscito a fare, cioè lanciare una discussione calma e razionale sulla politica economica... in cui i tedeschi capiscano da subito che non se la caveranno con i loro soliti vecchi luoghi comuni neoliberisti e monetaristi e le loro ambizioni mercantiliste. Tutti quelli che hanno ancora la testa sul collo non possono che tifare per Mario Draghi", scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck. Per Flassbeck il potenziale politico di Mario Draghi in Europa è enorme, ma anche le resistenze che incontrerà sul suo percorso saranno molto forti, soprattutto nel nord del continente. Ne scrive Heiner Flassbeck su Makroskop.de

Pover'uomo, ho pensato immediatamente quando ho sentito che Mario Draghi aveva accettato il mandato da Presidente del consiglio per formare il nuovo governo italiano. Ma riflettendo, invece, mi sono poi reso conto che Mario, che conosco da più di 20 anni, e dal mio punto di vista può anche essere povero - e forse anche dal suo - probabilmente per l'Italia rappresenta invece un'opportunità unica.

Quale paese può dire di avere un primo ministro che non solo ha ricevuto un ampio sostegno dai partiti rappresentati in Parlamento, sia di destra che di sinistra, ma che ha anche collezionato un'esperienza unica sia in campo interno che internazionale. Mario Draghi sin dai primi anni '90 ha fatto parte (e si è assunto la responsabilità) di tutti i principali organismi che si occupano di economia globale, europea ed italiana. Ha assunto la più importante posizione in materia di politica economica all'interno dell'eurozona in un momento in cui l'Unione Monetaria (UEM) era sull'orlo del collasso, offrendole un appiglio in una fase cruciale.

Nulla di tutto ciò, naturalmente, può garantire che sarà anche in grado di partecipare agli intrighi e ai complotti tipici della politica, e di portare a termine e con successo anche questo incarico. Ma il potenziale della sua ambizione politica è enorme, data la sua vasta esperienza e conoscenza sulle questioni cruciali. E in ogni caso è molto più grande di quello di qualsiasi altro politico a cui è stato permesso di prendere il timone a Roma, almeno negli ultimi trent'anni.



L'Italia e l'unione monetaria

Chiunque abbia avuto a che fare con l'Italia, al di là dei soliti pregiudizi molto diffusi - soprattutto in Germania -, saprà bene che la questione italiana, il problema italiano, diciamo così, è un problema essenzialmente legato all'ingresso dell'Italia nell'unione monetaria. A causa della particolare posizione di partenza dell'Italia, che ho descritto in dettaglio nel numero tematico di MAKROSKOP - "Debito ed espiazione", sin dagli esordi dell'euro, il paese è sempre stato sulla difensiva. La ragione più semplice è che l'Italia e gli altri paesi membri dell'eurozona morivano dalla voglia di rinunciare alla loro "sovranità monetaria" (che in realtà non avevano mai posseduto) e per farlo erano pronti a ingoiare un certo numero di rospi (tedeschi) molto grassi.

La speranza di poter avere, grazie ad una grande area monetaria europea, una politica economica che, come negli Stati Uniti, sarebbe stata orientata soprattutto alle esigenze interne di un'economia grande e relativamente chiusa e di conseguenza, avrebbe messo la domanda interna e l'occupazione al centro degli  sforzi della banca centrale, all'inizio non era affatto infondata. Alla fine però, la Bundesbank, da sempre concentrata sulla stabilizzazione dei prezzi, era stata sostituita da un'istituzione che, per essere sicuri, nella interpretazione letterale dei trattati (e naturalmente su veemente insistenza tedesca) era ancora più votata al contenimento dell'inflazione come suo unico obiettivo centrale. Ma chiunque abbia preso seriamente in considerazione le "soluzioni" europee, all'epoca sapeva bene che in questa Europa, appunto, le pietanze non potevano essere "mangiate così calde come venivano cucinate".

Anche fra i firmatari del trattato di Maastricht, infatti, nessuno poteva immaginare che subito dopo l'avvio dell'unione monetaria il paese più grande avrebbe cominciato a "olandesizzare" se stesso, cioè a vivere a spese dei suoi vicini, come aveva già fatto "con un certo successo" l'Olanda negli anni '80 grazie alla sua politica di dumping salariale. Che a farlo invece sia stato proprio un governo tedesco rosso-verde, tra tutti, un governo inciampato su questa "via d'uscita" a causa della sua completa incompetenza economica, è stata una coincidenza. Ma il fatto che in questo modo abbia bloccato lo sviluppo economico di tutta l'Europa, può essere considerata un'esperienza davvero unica in Europa.

La Germania, tra le altre cose, nonostante i suoi successi alquanto superficiali, ha rovinato per sempre il proprio sistema economico di successo, che dagli anni '70 era diventato l'ancora di tutte le alleanze monetarie europee, in quanto di fatto ha reso impossibile al paese raggiungere un elevato livello di occupazione senza un surplus delle partite correnti.



Per l'Italia questo processo è stato senza dubbio fatale, perché firmando il Trattato di Maastricht si è messa addosso un vestito fiscale che sarebbe stato sopportabile solo se l'Italia avesse avuto un grande successo nelle esportazioni e/o se la crescita fosse stata spinta dagli investimenti delle imprese in un'Europa complessivamente fiorente. La Germania, tuttavia, con la sua condotta ha bloccato il primo e il secondo percorso perché la sua politica di dumping salariale ha di fatto sbarrato la strada dell'export agli altri paesi dell'unione monetaria e allo stesso tempo ha soffocato la propria domanda interna e quella europea. Tutti gli altri paesi dell'unione monetaria, infatti, per non affondare in maniera irrimediabile nei loro mercati di esportazione, hanno dovuto seguire questo modello insensato.


Il margine di manovra di Mario Draghi e il suo più grande avversario

Mario Draghi lo sa bene, e già solo per questo è fondamentalmente diverso da praticamente tutti gli altri politici europei. Sa che ha bisogno di una politica fiscale espansiva (senza condizionalità europea) per far uscire l'economia italiana dalla profonda depressione in cui si trova. E sa che c'è bisogno di un cambiamento nell'equilibrio competitivo in Europa, soprattutto se Italia e Francia nel lungo periodo vorranno avere qualche speranza di successo. Sa anche che ogni suo passo sarà sotto esame e che da un momento all'altro nel nord del continente potrebbe scoppiare una tempesta che lo spazzerebbe via anche politicamente.

Il grande vantaggio di Draghi è la sua profonda conoscenza delle istituzioni. Non combatterà sul fronte sbagliato. Dopo tutto, data la sua lunga esperienza in un numero infinito di commissioni, sa bene che il suo avversario più importante non è a Bruxelles, ma a Berlino. E' soprattutto è qui che si differenzia dagli ingenui di destra e di sinistra che siedono nelle loro stanzette e scrivono e blaterano sull'Europa neoliberista e sulla Commissione europea, senza però aver mai visto un'istituzione europea o internazionale da vicino e i veri equilibri di potere al loro interno.

Il più grande avversario di Draghi sarà il "nocciolo duro della CDU/CSU", che per il dopo crisi ha già in mente la reimposizione delle vecchie regole sul debito e pensa a delle condizioni dure da imporre a chiunque voglia prendere in prestito anche un solo euro da Bruxelles.



Draghi sa anche fin troppo bene, dopo aver trascorso molto tempo a Francoforte, che i sentimenti profusi dagli oppositori dichiarati della BCE in Germania (compresa la Corte costituzionale federale con la sua assurda sentenza sulla proporzionalità della politica monetaria europea), indirizzati a qualsiasi cosa assomigli a un trattamento equo dei paesi europei da parte della BCE, per l'Italia saranno particolarmente problematici. L'Italia potrà sempre trovarsi nella posizione di dover contare sul sostegno diretto o indiretto della BCE, visto l'umore assolutamente irrazionale dei "mercati". Di conseguenza, dovrà fare molta attenzione quando discuteterà la questione, alla fine inevitabile, cioè se e in che modo il mandato della BCE potrà essere adattato ai tempi moderni, anche dopo il Coronavirus.

Draghi ha bisogno di amici

Chiunque debba affrontare un avversario forte avrà bisogno di amici forti. Il nuovo presidente del consiglio italiano non porterà a termine la sua impresa, se non riuscirà a fare quello in cui tutti coloro che nell'unione monetaria hanno cercato di cambiare qualcosa finora hanno fallito. Ha bisogno di una forte coalizione di paesi che siano pronti a sfidare apertamente e dichiaratamente il dominio e la ristrettezza di vedute della Germania. Proprio in questi giorni possiamo assistere al modo in cui il presidente bavarese, il ministro federale della sanità e il ministro federale dell'interno sul tema dell'apertura delle frontiere si rifiutino di accettare qualsiasi avvertimento da Bruxelles, e come il presidente tedesco della Commissione, invece di battere i pugni sul tavolo, preferisca restare nobilmente in silenzio.

Non illudiamoci, con questa Germania non è possibile fare l'Europa. Come potrebbe il primo ministro italiano riuscire a fare quello che il presidente della BCE non è riuscito a fare, cioè lanciare una discussione calma e razionale sulla politica economica in questa grande e autoreferenziale Europa? Una discussione in cui i tedeschi si rendano conto sin da subito che questa volta non se la caveranno con i loro soliti vecchi luoghi comuni neoliberisti e monetaristi e le loro ambizioni mercantiliste. Tutti quelli che hanno ancora la testa sul collo non possono che tifare per Mario Draghi. Da parte mia, non posso che augurargli con tutto il cuore buona fortuna!




venerdì 12 febbraio 2021

Cosi' la stampa tedesca ha sostenuto la formazione del governo Draghi

La stampa tedesca che conta sta accompagnando con un certo ottimismo e un discreto supporto mediatico la formazione del governo Draghi. Per i commentatori tedeschi, infatti, il nuovo governo dovrà salvare l'Italia dal fallimento finanziario e in questo modo difendere gli interessi geostrategici della potenza dominante all'interno dell'eurozona. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy




...e rapidamente".

I principali media tedeschi stanno accompagnando con un certo ottimismo la formazione di un nuovo governo in Italia, in alcuni casi stanno dando anche istruzioni dettagliate per l'azione. L'ex presidente della BCE Mario Draghi, con la prospettiva di diventare il nuovo Presidente del Consiglio, dovrà governare un'economia in uno stato miserabile, riferisce ad esempio Der Spiegel: "debito record, nessuna crescita, ricchezza in calo, demografia in declino." [1] Draghi deve affrontare "due compiti principali": accelerare la campagna di vaccinazione e "spendere in maniera saggia" i fondi UE anti-crisi che ammontano a oltre 200 miliardi di euro e che dall'estate inizieranno ad affluire. E questo dovrà essere fatto nel quadro di un programma che soddisfi i requisiti dell'UE - "e in maniera rapida". L'Italia ha attraversato "un decennio e mezzo molto brutto" iniziato con l'introduzione dell'euro, durante il quale il paese "è diventato più povero". In Germania, invece, "il prodotto interno lordo per abitante è aumentato di circa un ottavo", stando ad un commento che si astiene dal menzionare il ruolo fatale avuto dall'enorme surplus commerciale tedesco nei confronti degli stati meridionali dell'eurozona. L'Italia ora è minacciata nientemeno che dalla "rovina", e potrebbe trasformarsi in una "Argentina europea", scrive invece Manager Magazine [2]. Ma questo non è un destino inesorabile; Draghi sarà chiamato ad usare i miliardi dell'UE in modo "abile e produttivo", a stimolare gli investimenti privati e ad avviare un "programma di rinnovamento necessario" per stimolare un "cambio di umore".


Seguendo l'esempio dell'UE

Draghi tuttavia in quanto futuro primo ministro ha un "grande vantaggio", riporta il commento: gli avversari politici in Italia potranno essere messi a tacere indicando la necessità di rispettare i "requisiti indicati da Bruxelles" e necessari per l'ottenimento dei fondi contro la crisi. Se l'Italia intende ricevere gli oltre 200 miliardi di euro del fondo, il paese dovrà necessariamente "adeguarsi alle linee guida indicate dall'UE". Il nuovo capo del governo potrà usare questa "leva" nelle prevedibili lotte per il potere. Chiunque si opporrà a Draghi rischia di non incassare i soldi del fondo anti-crisi da Bruxelles e di avere "un brusco risveglio da uno stato di limbo alquanto precario", scrive sempre Manager Magazin. Altri commentatori, invece, notano che l'Italia soffre di un enorme "arretrato in termini di riforme non fatte" che Draghi dovrà rapidamente smaltire in quanto primo ministro, scrive invece la FAZ [3]. Il paese dell'Europa del sud ha bisogno di investire nell'istruzione e nelle tecnologie legate al futuro; inoltre restano in sospeso le riforme strutturali "del sistema giudiziario, nell'amministrazione pubblica, e nella politica" che Draghi deve attuare in quanto "salvatore dell'Italia", scrive invece Deutschlandfunk [4]. L'ex-capo della banca centrale dovrà affrontare un "compito erculeo"; i fondi dell'UE contro la crisi rappresentano una "opportunità storica" che dovrà essere colta. I media conservatori tedeschi chiedono anche "l'innalzamento dell'età pensionabile" e la "rimozione degli ostacoli alla crescita"; questi provvedimenti dovranno essere attuati nell'ambito di un "grande" pacchetto di riforme, scrive Die Welt [5]. L'ex-capo della banca centrale si trova ora ad affrontare un "compito erculeo"; i fondi anti-crisi dell'UE rappresentano una "opportunità storica" che dovrà essere colta.


La posta in gioco è alta, anche per la Germania

Dai media conservatori allo stesso tempo si leva anche qualche voce cauta. Se l'ex capo della BCE in futuro dovesse essere alla guida dell'Italia e trovarsi a "capo di un governo di tecnocrati", non solo plasmerebbe la terza economia dell'eurozona, ma in una certa misura anche "l'intera Unione Europea", scrive Die Welt; e questo anche per la Germania significherebbe mettere molto in gioco. [6] Draghi, infatti, come capo della BCE dal 2012 con la sua politica monetaria espansiva ha difeso l'euro "a tutti i costi", salvando l'eurozona e "salvando l'Italia dal crollo". Ma questo ha avuto anche delle "conseguenze negative e gravi": gli ampi acquisti di titoli di stato da parte della BCE al culmine della crisi dell'eurozona hanno portato a "un rallentamento dello zelo nel fare le riforme necessarie nei paesi maggiormente indebitati - soprattutto in Italia". Nei "paesi creditori", specialmente in Germania, invece, i risparmiatori hanno pagato un "prezzo elevato" a causa della politica dei tassi a zero della BCE. Draghi ancora una volta in una fase decisiva si trova in una posizione importante, mentre l'UE è di nuovo in "modalità di crisi" e per la prima volta si sta facendo carico di "un debito comune su larga scala". L'ex banchiere centrale quindi "ancora una volta sarà proprio lì, dove si prendono le decisioni più importanti per il futuro dell'Europa", nel ruolo di primo ministro italiano.

"Rapporti eccellenti in tutte le capitali".

Tutto questo solleva la questione, si dice nei circoli conservatori di destra, se "i 750 miliardi di euro del fondo saranno sufficienti" per far fronte all'attuale crisi dell'eurozona. Ci sono già state richieste da "più parti" per introdurre un "sistema permanente di trasferimenti" in modo da contrastare gli enormi squilibri dell'unione monetaria, i quali sono essenzialmente il risultato degli avanzi commerciali tedeschi. Sono in corso, inoltre, discussioni sul patto di stabilità dell'UE, che ora dovrà essere "ammorbidito" in quanto il debito pubblico nell'area monetaria nel corso della lotta contro la pandemia è salito a più del 100 % del PIL. In Italia, "si prevede addirittura un aumento dal 130 a oltre il 150 %", scrive Die Welt [7]. Poiché il governo tedesco in Europa del sud a causa del suo corso di austerità durante la crisi dell'euro viene "considerato come il grande dittatore dell'austerità", gli "ottimi rapporti di Draghi con le capitali e la Commissione UE, nonché la presidente della BCE Christine Lagarde", potrebbero rivelarsi "un capitale prezioso" nei conflitti futuri.

"Retorica anti-tedesca"

Un problema significativo, tuttavia, è che il gabinetto di tecnocrati sotto Draghi potrebbe dipendere dall'appoggio dei partiti di ultradestra. Alcune componenti del Partito Democratico (PD), infatti, si sarebbero finora rifiutate di sostenere un governo che coinvolga anche i membri del partito di destra e razzista della Lega Nord. [8] Senza i Cinque Stelle, usciti come i grandi vincitori dalle elezioni parlamentari del marzo 2018 e che ancora oggi restano il gruppo più forte in Parlamento, i numeri per Draghi potrebbero essere stretti, si dice. È peraltro vero che nel frattempo anche il Movimento Cinque Stelle avrebbe segnalato la propria disponibilità a collaborare con Draghi. Fino a poco tempo fa, tuttavia, la figura principale del movimento, l'ex comico televisivo Beppe Grillo, considerava l'ex-banchiere centrale come un "servo dell'alta finanza", scrive la FAZ [9]. Le forze intorno a Grillo, inoltre, tra tutte quelle in Parlamento, si erano opposte con forza ai tentativi tedeschi di influenzare la politica fiscale, economica e finanziaria dell'Italia. Nell'aprile 2020, ad esempio, i membri del Movimento Cinque Stelle avevano minacciato di rompere con la coalizione se l'allora governo guidato dal primo ministro Giuseppe Conte avesse accettato un pacchetto di prestiti messo insieme da Bruxelles e Berlino e basato sul denaro del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) [10]. L'ESM, ampiamente plasmato dall'ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, viene considerato come uno strumento per interferire negli affari interni dei potenziali riceventi dei prestiti, in quanto può essere utilizzato per imporre condizioni severe entrando dalla porta di servizio, per così dire. I critici in Italia lo vedono come lo strumento di un sistema repressivo che ha già affondato l'economia della Grecia negli anni della crisi finanziaria a partire dal 2010. Un influente quotidiano tedesco, la FAZ, ha recentemente liquidato le critiche al MES espresse nel parlamento italiano come "un grande momento di retorica anti-europea e anti-tedesca" [11].





1] Henrik Müller: Italiens schleichender Niedergang. spiegel.de 07.02.2021.
[2] Henrik Müller: Ich - oder der Untergang. manager-magazin.de 07.02.2021.
[3] Nikolas Busse: Was Draghis Mission wäre. faz.net 04.02.2021.
[4] Elisabeth Pongratz: Der Retter Italiens? deutschlandfunk.de 03.02.2021.
[5], [6], [7] Dorothea Siems: Italien retten, die EU prägen - "Super-Draghi" ist zurück im Zentrum der Macht. welt.de 04.02.2021.
[8] Fünf-Sterne-Bewegung und Lega signalisieren Unterstützung für Draghi. spiegel.de 07.02.2021.
[9] Matthias Rüb: Draghi gewinnt Grillo und die Fünf Sterne. faz.net 07.02.2021.
[10] Jörg Seisselberg: Italien sagt Nein zu 39 Milliarden der EU. tagesschau.de 14.04.2020
[11] Tobias Piller: "Die Deutschen klauen auch noch unser Familiensilber". faz.net 10.12.2020.

domenica 7 febbraio 2021

Dalla Germania ci fanno sapere che il debito italiano acquistato dalla BCE non può essere cancellato

Pochi giorni dopo l'appello lanciato da Piketty ed altri importanti economisti europei in favore della cancellazione del debito pubblico acquistato dalla BCE e depositato presso le banche centrali dell'eurosistema, dalla Germania, economisti e politici ci fanno sapere che non si può fare. Anche il Bundestag avrebbe analizzato la situazione debitoria italiana giungendo ad una conclusione per niente inattesa: Nein! Ne scrive Handelsblatt.de


(...) Questa politica ha portato molte critiche alla BCE e le è costata una calo in termini di fiducia. Soprattutto in Germania, i critici accusano la banca centrale di essersi adoperata per finanziare in maniera diretta i governi, pratica che sarebbe proibita. La BCE tuttavia respinge l'accusa. Sostiene che con la sua politica si sarebbe limitata a garantire il funzionamento della politica monetaria.

Rapporto interno del Bundestag: la cancellazione del debito è vietata dai trattati europei

Dopo che i rappresentanti dell'UE e della BCE hanno iniziato a seguire il dibattito sulla cancellazione del debito con un certo scetticismo e distacco, il dibattito nel corso dei mesi per loro si è fatto sempre piu' spiacevole.

Il capo economista della BCE, Philip Lane, solo pochi giorni fa si è sentito in dovere di ribadire che la BCE non è autorizzata a cancellare il debito. "Non ci è permesso. I trattati non permettono la cancellazione del debito degli Stati", ha detto Lane.


Questo è anche quanto emerge da un rapporto interno del Bundestag, a disposizione di Handelsblatt, che analizza il debito pubblico italiano e il dibattito su di una cancellazione del debito del paese.

"Se la BCE prima acquista i titoli di stato allo scopo di ripristinare il funzionamento della politica monetaria dell'eurozona, e in seguito invece viene proposto un taglio del debito, tale cancellazione del debito da parte della BCE è incompatibile con il divieto di finanziamento monetario degli stati", afferma il rapporto.

Questo perché con una cancellazione volontaria del debito, la BCE contribuirebbe alla riduzione del deficit dei paesi dell'eurozona e quindi "direttamente e indipendentemente dai mercati finanziari, contribuirebbe a finanziare il deficit pubblico di uno stato membro".

La BCE inoltre con l'acquisito dei titoli di stato vanta dei crediti in termini di interessi sui titoli di Stato. Se semplicemente vi rinunciasse, "contraddirebbe la promessa della BCE di condurre delle transazioni secondo le abituali pratiche di mercato".

Segnale politico fatale

Ma al di là del divieto legale, gli esperti soprattutto mettono in guardia dalle conseguenze politiche ed economiche che un tale taglio del debito avrebbe. La riduzione del debito ridurrebbe la pressione sui governi a fare le riforme, come ad esempio quello italiano. La mossa farebbe più male che bene, dice l'economista Lars Feld.




L'economista Gabriel Felbermayr avverte anche che un taglio del debito potrebbe alimentare il rischio inflazione. Questa decisione potrebbe dare l'impressione che la BCE sta semplicemente stampando più denaro per finanziare i debiti degli stati.

Ma anche il segnale politico lanciato in Europa sarebbe fatale. Anche i politici di sinistra, infatti, temono che la cancellazione del debito pubblico alimenterebbe il solito dibattito sui trasferimenti: "i tedeschi stanno finanziando i pigri del sud-Europa".

È sicuramente vero che la banca centrale sta comprando titoli di stato di tutti i paesi dell'euro, compresa la Germania. Anche la Germania quindi beneficerebbe di un taglio del debito.

Ma la BCE proporzionalmente ha comprato più titoli di stato italiani che tedeschi, deviando quindi dalla sua regola originale. E questo potrebbe dare l'impressione che si tratta principalmente di un taglio del debito a favore dell'Europa del Sud e a scapito dell'Europa del Nord.

Non è nemmeno chiaro in che modo gli investitori finanziari internazionali potrebbero valutare un passo così radicale. Da un lato, dopo una tale cancellazione, le finanze pubbliche dei paesi dell'eurozona sarebbero di nuovo in una condizione più sana.

I titoli di stato in euro, tuttavia, non potrebbero più essere considerati come sicuri, perché gli investitori avrebbero paura di poter essere colpiti dal prossimo taglio del debito. I tassi d'interesse per i paesi dell'eurozona, come conseguenza, aumenterebbero bruscamente oppure potrebbe esserci una mancanza di acquirenti. I paesi dell'eurozona allora rischierebbero la bancarotta, e l'euro come moneta unica sarebbe probabilmente storia.

Per tutte queste ragioni, non c'è da meravigliarsi se la BCE intende bloccare sul nascere tutte le discussioni sulla cancellazione del debito. "Il dibattito", ha scritto il membro tedesco del comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel, "è dannoso e dovrebbe essere fermato".

venerdì 5 febbraio 2021

"In Italia non sanno nemmeno cosa fare con i nostri miliardi di euro!"

"Draghi, l'uomo che ci ha portato alla politica completamente errata della BCE, responsabile per l'eccesso di denaro incontrollato nell'Eurozona, dovrebbe essere proprio lui il grande salvatore dell'Italia? È uno scherzo, anche se molto brutto, del quale i tedeschi, che in misura considerevole saranno chiamati a pagare il conto, alla fine non potranno ridere". Jörg Hubert Meuthen di AfD commenta cosi' l'arrivo di Draghi alla presidenza del consiglio, da FB


(...) Il Ministro delle finanze tedesco nonché candidato alla Cancelleria della SPD, Olaf Scholz, vede la situazione in maniera molto diversa. All'inizio aveva lodato il piano di salvataggio anti-Corona come un "bazooka con molta forza" e ancora a gennaio sosteneva in tutta serietà: "La forte risposta fiscale, il bazooka, ha davvero funzionato".

Il bazooka, in effetti, caricato con i soldi dei contribuenti tedeschi ha mostrato tutto il suo effetto, ma non in Germania, bensì in Italia - il paese che trarrà il maggiore beneficio dai miliardi di aiuti dell'UE per il post-Corona.

Come promemoria, questi miliardi di aiuti anti-Corona dell'UE sono il risultato di un'idea di Merkel e di Macron per creare un "fondo per la ricostruzione" (la scelta delle parole è volutamente fuorviante, come a voler suggerire che mezza Europa giace a terra, distrutta dalla guerra!) per un importo di 500 miliardi di euro, a cui la signora Von der Leyen, con una certa presunzione, ha voluto aggiungere altri 250 miliardi - si badi bene, NON si tratta di denaro già disponibile, ma di denaro per la cui raccolta l'UE sta cominciando a indebitarsi in violazione dei trattati e per il quale alla fine a pagare saranno i nordeuropei. 

Nel complesso questo "favoloso" fondo porterà ad un trasferimento di ricchezza al di fuori dalla Germania per oltre 130 miliardi di euro - ne avevo parlato la scorsa estate.

Trasferimento di ricchezza fuori dalla Germania - verso l'Italia, ad esempio, dove è noto che i cittadini hanno una ricchezza mediana significativamente superiore rispetto a quella della Germania. 

Nel frattempo, ovviamente in Italia non sanno cosa fare con i miliardi e i miliardi di euro degli aiuti. Recentemente ho riportato l'assurdità secondo la quale i proprietari di casa in Italia stanno incassando un cosiddetto "super bonus" per installare un nuovo sistema di riscaldamento - un bonus che è effettivamente così super che uno non solo ottiene il sistema di riscaldamento COMPLETAMENTE pagato dallo stato italiano (cioè in ultima analisi in misura considerevole dal contribuente tedesco!), ma anche il 10% in più come REGALO. Che orgia insensata di spesa a scapito dei nordeuropei e soprattutto della Germania, ma è proprio così che va la "solidarietà europea" nel 16° anno di governo Merkel!

Ma poiché anche un tale regalo è ovviamente lontano dall'essere sufficiente per sperperare tutto il denaro (di cui gli imprenditori tedeschi avrebbero disperatamente bisogno), ora ci si affida (cioè dopo la caduta del governo italiano) al grande maestro dell'indebitamento, cioè all'ex capo della BCE Mario Draghi.

Dato che il governo precedente non è riuscito a mettersi d'accordo su come spendere tutti quei soldi europei, sarà proprio Draghi ora a formare un nuovo governo per poi far felici gli italiani con tutti quei miliardi.

Proprio l'uomo che ci ha portato alla politica completamente errata della BCE, responsabile per l'eccesso di denaro incontrollato nell'Eurozona, dovrebbe essere lui il grande salvatore dell'Italia?

È uno scherzo, anche se molto brutto, del quale i tedeschi, che in misura considerevole saranno chiamati a pagare il conto, all fine non potranno ridere. 

È ora di tornare a una politica finanziaria ed economica sana. È ora di smettere di sprecare i soldi dei contribuenti tedeschi in spese insensate in Europa. È il momento di AfD. 


giovedì 4 febbraio 2021

10 anni di attacchi a Mario Draghi dalla stampa tedesca

E' arrivato il momento del governo del Drago, e non è difficile ipotizzare quali siano i poteri e gli interessi dietro questa manovra politica. Questo blog tuttavia oggi propone una rapida carrellata su quasi 10 anni di attacchi da parte della stampa tedesca nei confronti dell'italiano Mario Draghi. Anche se la politica monetaria di Madame Lagarde è addirittura piu' espansiva di quella del predecessore, a lei la stampa che conta ha riservato un trattamento molto piu' rispettoso, segno evidente che gli attacchi a Draghi andavano ben oltre la politica monetaria e si appoggiavano invece sul solito cliché dell'italiano inaffidabile e spendaccione. C'è una parte molto ampia del paese, tuttavia, che investendo in immobili ed azioni, grazie alla liquidità illimitata della BCE e i tassi a zero, negli ultimi 10 anni è riuscita ad arricchirsi, eppure su buona parte della stampa ancora oggi prevale la narrazione dell'esproprio ai danni del laborioso risparmiatore tedesco. Dalla stampa tedesca, 16 articoli a partire dal 2012



Thomas Fricke - Perché i tedeschi dovrebbero solo ringraziare l'italiano Mario Draghi


"Il becchino del risparmiatore tedesco"

domenica 2 febbraio 2020

Thomas Fricke - Perché i tedeschi dovrebbero solo ringraziare l'italiano Mario Draghi

"Il fatto che l'assegnazione di un riconoscimento a Draghi nel 2020 scateni ancora dei forti sentimenti di rabbia ci fornisce un'idea: quante poche possibilità abbiano anche gli avvenimenti piu' semplici quando si scontrano con una narrazione così bella - quella dell'italiano eternamente inaffidabile, che espropria gli onesti risparmiatori tedeschi - soprattutto se la storia si nutre di cliché così meravigliosi. Che si tratti di pizza o di mancanza di stabilità valutaria il risultato non cambia. Crisi.", scrive l'ottimo Thomas Fricke su Der Spiegel. I tedeschi dovrebbero solo ringraziare Mario Draghi, l'italiano, ma invece preferiscono affidarsi alla solita narrazione razzista dell'italiano inaffidabile e spendaccione che espropria il laborioso tedesco dei propri risparmi. Ne scrive Thomas Fricke  su Der Spiegel


Al momento ci sono delle domande piu' o meno importanti: che succederà con la recessione? Donald Trump sarà rieletto? Cosa accadrà al nostro settore automobilistico? 

E ce ne sono di veramente importanti: se, ad esempio la Croce al merito federale per l'ex presidente della Banca centrale europea sia meritata. Oppure meglio non dargliela, perché probabilmente è il responsabile dell'esproprio ai danni del risparmiatore tedesco.

Per essere chiari, al momento si parla proprio di questo. In ogni caso negli ultimi giorni alcuni giornali in Germania hanno riempito le loro pagine di pro e contro. E sono state illustrate diverse posizioni. Anche da parte di molti politici.

La Croce al merito non è un premio per il successo ottenuto

Ora, per ragioni di obiettività, vorremmo sottolineare che la Croce al merito non è pensata come una sorta di Nobel con cui vengono premiati dei risultati economici particolarmente convincenti. In quel caso alcune croci già conferite in seguito avrebbero potuto benissimo essere revocate (e anche molti premi Nobel). È  vero inoltre che la croce assegnata a Mario Draghi è stata data come un'eccezione. Più come un riconoscimento d'ufficio assegnato quasi automaticamente a personalità di alto livello, come ad esempio i capi delle banche centrali. Quindi secondo una buona abitudine, in maniera alquanto indipendente dalle prestazioni.

Il fatto che la premiazione di Draghi nel 2020 scateni ancora dei forti sentimenti di rabbia ci fornisce un'idea: quante poche possibilità abbiano anche gli avvenimenti piu' semplici quando si scontrano con una narrazione così bella - quella dell'italiano eternamente inaffidabile, che espropria gli onesti risparmiatori tedeschi - soprattutto se la storia si nutre di cliché così meravigliosi. Che si tratti di pizza o di mancanza di stabilità valutaria il risultato non cambia. Crisi.

Anche la stessa tesi di base secondo cui la BCE sarebbe la sola responsabile per i tassi di interesse a zero è già di per sé traballante. Certo, la BCE ha avuto un ruolo nell'evitare un nuovo aumento dei tassi di interesse. Tuttavia, il fatto che i tassi di interesse siano storicamente così bassi non ha nulla a che fare con la BCE. Altrimenti non sarebbero così bassi ovunque, anche nei paesi non appartenenti all'eurozona. Basterebbe dare un'occhiata alle statistiche sui tassi di interesse mondiali.

Nei paesi non appartenenti all'Eurozona, come ad esempio la Svizzera, i tassi di interesse sono ancora più bassi - e ancora più in rosso. Senza Draghi. E senza il cliché meridionale.

Chi non ha piu' un lavoro non può neanche risparmiare

Se sui titoli di stato tedeschi c'è un interesse negativo, ciò ha poco a che fare con la BCE, ma con il fatto che questi titoli in periodi turbolenti sono estremamente richiesti in quanto considerati investimenti sicuri. I bassi tassi di interesse sono il lato negativo del successo, per così dire. E in passato le cose non andavano diversamente. I tassi di interesse in Germania sono sempre stati più bassi che altrove. Per quello non c'era bisogno di Draghi. È anche probabile che senza Draghi e l'euro in Germania ci sarebbero stati tassi di interesse ancora piu' bassi. Come in Svizzera.

Non è necessario un alto livello di matematica per rendersi conto che ciò che alla fine per i risparmiatori conta è quello che resta dopo aver detratto l'inflazione, cioè il valore reale, e che i tassi di interesse reali oggi non sono molto più bassi di quanto non lo fossero prima: sicuramente il tasso nominale è basso, ma è anche vero che non c'è inflazione. E non è nemmeno necessario un alto livello di logica per affermare che la crisi finanziaria di per sé non può essere stata innescata da un elevato debito pubblico nei paesi del sud - se all'inizio della crisi nei paesi poi finiti in crisi come la Spagna non c'era un debito pubblico elevato.

Non importa, è semplicemente troppo bello continuare a mormorare che i sud-europei non sanno gestire il denaro - che lo sappiamo fare solo noi tedeschi.

Tutte le esperienze fatte in caso di escalation di una crisi finanziaria suggeriscono che, se nel 2012 Draghi non avesse fermato l'escalation della crisi con un vero e proprio "faremo il possibile per fermare la crisi", ci sarebbe stata una crisi ancora più grave, nella quale anche molti tedeschi avrebbero perso il lavoro. Fatto che avrebbe aiutato ancora meno i risparmiatori. Perché se non hai soldi, allora non puoi risparmiare nulla.

Chi è  allora che non sa gestire i soldi?

Ci sono molte critiche nei confronti di ciò che Mario Draghi ha fatto nel dettaglio. Sarebbe stato meglio se i soldi spesi dalla BCE per i salvataggi fossero finiti direttamente sui conti correnti dei cittadini - in modo da poterli spendere nella vita reale e non nel mondo finanziario. L'economia dell'eurozona in quel caso sarebbe uscita dalla zona pericolosa molto prima e non ci sarebbero stati i tassi di interesse negativi.

Ma anche questo non cambierebbe molto nell'assurdità della narrazione sul malvagio Draghi.

In verità la narrazione dovrebbe essere diversa: semmai dovremmo ringraziare Mario Draghi, l'italiano, se oggi abbiamo ancora una valuta così stabile. Perché è stato lui a correggere gli errori del ministro delle finanze tedesco: quando nella fase acuta della crisi, quasi dieci anni fa, si è ostinatamente rifiutato di aiutare i Greci - condotta che ha solo alimentato i dubbi sulla volontà di far fronte alla crisi facendo aumentare il panico sui mercati finanziari.  

Il buon italiano economicamente sopraffatto dal tedesco? Certo, è difficile raccontare questa storia nel collegio elettorale. E ancora piu' difficile sui gazzettini di partito. Andrebbe a sbattere contro ogni cliché.

Se ci fosse bisogno di indicare una ragione sostanziale per tutti coloro che in questo paese hanno ricevuto una Croce al merito, allora se la sarebbe meritata molto più Draghi - che non il suo predecessore, Jean-Claude Trichet, oppure Wolfgang Schäuble. Perché Trichet nel 2008 ha sottovalutato l'escalation della crisi finanziaria globale, a differenza dei suoi colleghi negli Stati Uniti e nel Regno Unito, e in questo modo ha peggiorato la situazione dell'eurozona.

Tutte le esperienze fatte con l'insorgere del panico durante una crisi finanziaria insegnano che in tali crisi è importante rassicurare che si farà il possibile affinché il panico non abbia la meglio. Proprio come fece il bravo Mario Draghi nel 2012 - fermando la crisi. Solo che questa nel frattempo si era terribilmente intensificata.

Un dramma tedesco. E forse uno degli errori più gravi che un ministro delle finanze tedesco abbia mai fatto nel dopoguerra.

Domanda di controllo: se la diagnosi è corretta e rimanesse solo una Croce al merito federale, a chi la dareste? A Wolfgang Schäuble? O a Mario Draghi? Esattamente.


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sabato 1 febbraio 2020

"Il becchino del risparmiatore tedesco"

"Oggi il Presidente federale, su proposta del Ministro degli Esteri Maas (SPD), conferirà la Croce di merito al becchino dei risparmiatori tedeschi, Mario Draghi", scrive Jörg Hubert Meuthen, leader di AfD e professore di economia.  Su The European ci spiega perché secondo lui, Mario Draghi, il "becchino del risparmiatore tedesco", non merita la massima onorificenza tedesca. 


Oggi il Presidente federale, su proposta del Ministro degli Esteri Maas (SPD), conferirà la Croce al merito al becchino dei risparmiatori tedeschi, Mario Draghi.

È davvero un mistero quale possa essere il grande merito di quest'uomo nei confronti del benessere dei cittadini del nostro paese. E' stato proprio lui che per oltre otto anni, con una politica monetaria completamente folle, ha spinto verso un livello di totale assurdità il più importante strumento di controllo e indirizzo della banca centrale, vale a dire il tasso di interesse.

Sotto la sua guida, infatti, iniziata il 1 ° novembre 2011, i tassi di interesse della BCE in otto lunghi anni si sono sempre mossi in una sola direzione: verso il basso. Con Mario Draghi ci sono stati numerosi tagli ai tassi di interesse (fino ai tassi negativi sui depositi bancari), mai però un singolo aumento dei tassi.

http://www.leitzinsen.info/eurozone.htm

Nessun aumento dei tassi! E questo nonostante il fatto che nel frattempo l'economia della zona euro sia cresciuta in maniera significativa - naturalmente anche grazie alla artificiale apertura dei rubinetti del denaro - fatto che, secondo gli standard in vigore fino ad oggi, avrebbe ovviamente dovuto porre fine alla politica monetaria ultra-espansiva.

Ma non lo ha fatto. Ancora di più: le paratoie sono state aperte sempre di piu', non solo sotto forma di una costante riduzione dei tassi di interesse, ma anche attraverso l'acquisto di obbligazioni, che secondo molti esperti finanziari sono a tutti gli effetti dei finanziamenti ai governi, quindi inammissibili.

Per gli stati, specialmente nell'Europa meridionale, ma anche per il ministro delle finanze tedesco, tutto ciò è stato estremamente piacevole. Le riforme importanti sono state posticipate e in Germania ci si è persino potuti adornare con lo “Schwarze Null”

Uno zero nero, che in realtà è stato raggiunto a spese dei risparmiatori e che in realtà non è altro che un'espropriazione mascherata di questi risparmiatori: dall'inizio della crisi finanziaria e dall'inizio dell'orgia dei salvataggi, a causa della politica dei tassi di interesse a zero i risparmiatori hanno perso oltre 120 miliardi (!) di euro - in termini di  potere di acquisto reale (cioè non solo in termini di tassi di interesse nominali perduti!).

D'altra parte la ricchezza è stata redistribuita verso gli azionisti e i proprietari di immobili, i cui valori reali, a causa del diluvio di denaro, sono aumentati di prezzo quasi automaticamente. I milioni di cittadini che sin dalla fase iniziale non erano a conoscenza di questi meccanismi sono rimasti invece fregati. Forse bisognerebbe chiedere a queste persone cosa ne pensano oggi dell'assegnazione della Croce al merito federale al becchino dei tassi di interesse sui loro risparmi.

Per questi "perdenti forzosi" della politica di Draghi, è solo una piccola consolazione sapere che ora anche da parte di circoli estremamente competenti ci siano delle critiche molto forti nei confronti della sua politica monetaria: alcuni mesi fa, importanti autorità monetarie di spicco in Germania, Francia, Paesi Bassi e Austria hanno scritto una accorata lettera comune di protesta in merito alla politica della BCE. Il testo inizia cosi':

"Come ex banchieri centrali e cittadini europei, assistiamo con crescente preoccupazione al corso politico anti-crisi della BCE ".

La "Neue Zürcher Zeitung" riporta con maggiori dettagli questa lettera delle ex-autorità monetarie in un articolo leggibile, che cito:

“Mettono in guardia dagli effetti collaterali negativi dei tassi di interesse estremamente bassi o persino negativi. Il danno collaterale inizierebbe dal settore bancario e si sposterebbe verso i fondi pensione e poi all'intero settore finanziario. Si potrebbe aggiungere che l'effetto del tasso di interesse composto, con tutti i suoi benefici, è stato abolito.

Inoltre, vi sono effetti redistribuivi in favore dei proprietari di beni reali che potrebbero innescare tensioni sociali. Con i suoi tassi di interesse estremamente bassi, inoltre, la politica monetaria mantiene in vita delle aziende che non sarebbero competitive se i tassi di interesse fossero più elevati".

——–

Cerchiamo quindi di essere chiari: oggi, dal presidente Steinmeier, su proposta del sig. Maas e con il gentile sostegno della sig.ra Merkel, si può ottenere la Croce al merito federale per essersi assunto la responsabilità di una politica monetaria che le ex-autorità monetarie ritengono profondamente disastrosa tanto da poter divorare l'intero settore finanziario e allo stesso tempo promuovere in futuro tensioni sociali in maniera imprevedibile.

È difficile mantenere la calma. Senza farsi troppi scrupoli, la politica ha osservato e ha partecipato attivamente nel gettare a mare la collaudata politica orientata alla stabilità della Bundesbank, mentre le principali promesse sull'euro che l'Unione (CDU-CSU) aveva fatto agli elettori sono state infrante ("Non ci sarà il salvataggio degli altri paesi dell'euro", "L'euro sarà stabile come il Marco tedesco") - e ora questa politica conferisce un riconoscimento al becchino dei risparmiatori tedeschi con la più alta onorificenza tedesca.

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