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domenica 22 marzo 2020

Per Lars Feld l'Italia deve richiedere l'intervento del MES

Per Lars Feld, economista di spicco e presidente del consiglio dei saggi economici, organo molto vicino al governo tedesco, se l'Italia dovesse trovarsi nei guai, dovrà chiedere un intervento formale del MES sottoposto a delle precise condizionalità. Niente eurobonds o covidbonds quindi per il presidente del consiglio dei saggi economici. Dall'intervista alla FAZ del 16-03


(...) FAZ: Finora la Germania ha aiutato solo le proprie aziende. Dobbiamo anche aiutare i membri più deboli dell'eurozona, come l'Italia, perché altrimenti l'unione monetaria rischia di vacillare?

Feld: Attualmente stiamo vivendo uno shock simmetrico che colpisce tutti i paesi europei. La Germania pertanto non sarebbe in grado di salvare gli altri paesi. Non sappiamo per quanto tempo durerà questa crisi e di quali risorse avremo bisogno nel nostro paese. I trasferimenti diretti, come quelli effettuati verso la Grecia durante la crisi dell'euro, al momento  quindi sono fuori discussione.

FAZ: E cosa succede se l'Italia sul mercato obbligazionario non dovesse ottenere abbastanza credito a causa del Corona virus?

Feld: Sono previsti aiuti nell'ambito del meccanismo europeo di stabilità ESM e del programma di aiuti OMT della BCE. Se l'Italia dovesse trovarsi nei guai, ad esempio, il governo di Roma dovrebbe richiedere un programma ESM, che dovrebbe anche essere collegato a delle condizioni e a delle riforme.



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venerdì 17 maggio 2013

Bofinger: è l'ora degli Eurobond!


Il grande economista tedesco Peter Bofinger, intervistato da Der Tagesspiegel, rilancia la sua proposta di un fondo per messa in comune del debito oltre il 60% del PIL e propone una politica fiscale europea comune. E' arrivata l'ora delle colombe? Da tagesspiegel.de
Peter Bofinger, 58 anni, è uno dei "cinque saggi", è fra i piu importanti economisti tedeschi ed è professore all'università di Würzburg. Il suo ultimo libro è: "Zurück zur D-Mark?“

Herr Bofinger, all'Euro quanto resta ancora da vivere?

Avremo l'Euro anche fra 20 anni. E' una danza macabra sul precipizio.

Ci aveva già messo in guardia lo scorso anno: "se andiamo avanti cosi', finirà in un disastro".

Se i paesi in crisi nel pieno di una recessione continuano a tagliare la spesa pubblica, il loro declino sarà sempre piu' rapido, crescerà la disoccupazione, e presto i governi non riusciranno piu' a portare avanti i loro programmi di risparmio.

Vale a dire?

O usciranno volontariamente dall'Euro, perché preferiscono una nuova valuta deprezzata del 20 % rispetto ad un taglio dei salari di eguale misura. E cio' aumenterebbe in un colpo solo la loro competitività e reindirizzerebbe la domanda interna verso i prodotti nazionali. Oppure, se le cose andranno avanti in questo modo, dovranno uscire e scivolare verso l'insolvenza, la BCE infatti ha detto: difenderemo i paesi in crisi con l'acquisto delle loro obbligazioni, ma solo in cambio di ulteriori misure di austerità.

Perché sarebbe un evento cosi' negativo?

Una rottura incontrollata dell'unione monetaria causerebbe una enorme incertezza. Pensi alle migliaia di contratti transfrontalieri. Lo stato spagnolo potrebee decidere: dove prima c'era un Euro, adesso ci sono 10 Peseta. Ma i tedeschi, come da contratto, per i loro beni vorranno essere pagati in Euro! Come potrebbe funzionare? Nel sistema bancario sarebbe ancora peggio, perché le banche spagnole hanno una grande quantità di debiti in Euro. Che cosa succederebbe? Non c'è alcun piano.

La sua previsione: una frenata generale per l'economia?

Certo, e la Germania pagherebbe il conto piu' salato. Solo le nostre banche hanno 900 miliardi di crediti Euro verso l'Eurozona, e i tedeschi nel complesso detengono all'estero un patrimonio ancora piu' grande. Se un paese come la Spagna dovesse uscire, sarebbe la rottura di un tabu'. Si inizierebbe a speculare sull'Italia. Sarebbe una reazione a catena non controllabile.

Perchè allora non possiamo dire: hey, ragazzi, l'Euro era un esperimento. Purtroppo è andata male. Torniamo in maniera ordinata alla Lira, al Marco, alla Drachma...

Si potrebbe fare teoricamente, ma in questo modo i diversi paesi tornerebbero nelle mani dei mercati finanziari. Con il Marco, la Lira, il Franco, o la Peseta tornerebbe la speculazione valutaria, scomparsa con la creazione dell'Euro.

I tedeschi vivevano abbastanza bene anche prima dell'Euro

Ma c'erano grandi tensioni. La Francia subiva forti attacchi speculativi contro il Franco. I francesi e gli altri paesi Euro dovevano pagare un tasso d'interesse piu' alto rispetto ai tedeschi: le loro monete erano sempre a rischio svalutazione nei confronti del D-mark. Per questo motivo gli investitori chiedevano tassi superiori, e questo rallentava considerevolmente lo sviluppo dell'economia europea.

In che modo?

Dopo la riunificazione in Germania i prezzi sono cresciuti con forza e la Bundesbank ha dovuto aumentare drasticamente i tassi di interesse, sebbene questo contribuisse a soffocare l'economia. Gli speculatori hanno avuto gioco facile nello scommettere sulla svalutazione. Faremmo uscire un'altra volta dalla lampada questo fantasma. Tutta l'Europa di nuovo esposta al rischio dei mercati valutari, sarebbe davvero una conclusione sbagliata.

I fondatori di „Alternative für Deutschland“ (AfD), fra questi ci sono anche professori di macroeconomia come lei, promettono che con la dissoluzione della zona Euro staremo tutti meglio. Sono degli incompetenti?

Nessuno sa cosa succederebbe. Non c'è mai stato niente del genere. Non si puo' fare affidamento a valori empirici. Tuttavia è noto che nel momento in cui si decide di abbandonare un regime a cambi fissi, come è l'Euro per i paesi membri, potrebbero esserci forti turbolenze. Quando è venuto meno l'aggancio al dollaro durante la crisi asiatica, le valute dell'area sono letteralmente implose. La Rupia indonesiana ha perso tre quarti del suo valore.

AfD appartiene al campo conservatore, ora anche Oskar Lafontaine chiede un ritorno al D-Mark

La Linke dovrebbe riflettere attentamente sull'argomento. E poi la Bundesbank tornerebbe al vecchio splendore dettando a tutta l'Europa la politica dei tassi. Che cosa ci sia di sinistra in tutto questo, Herr Lafontaine dovrebbe chiarirlo.

La Cancelliera e il suo Ministro delle finanze dal 2010 promettono di voler salvare l'Euro. Sono andati molto in là, perché ora i contribuenti tedeschi temono di dover pagare per i debiti fatti dagli altri. Merkel e Schäuble hanno agito in senso europeo?

Senza i piani di salvataggio oggi non ci sarebbe piu 'l'Euro, questo è vero. Ai paesi in crisi sono stati forniti dei crediti a tassi convenienti, che non avrebbero mai ottenuto sui mercati. Ma le condizioni per la riduzione della spesa pubblica, dei salari e delle pensioni erano eccessive e hanno reso la crisi ancora peggiore. E tutto cio' non ha fatto saltare l'intera Eurozona solo perché il presidente BCE Mario Draghi, lo scorso luglio, ha promesso di acquistare obbligazioni in quantità illimitata e di voler salvare l'Euro "whatever it takes".

Quando uno stato è troppo indebitato e non riceve piu' credito, deve risparmiare...

Ma non in questo modo, perchè le entrate fiscali scendono piu' rapidamente di quanto lo stato non riesca a risparmiare, di fatto l'economia crolla.

Come si potrebbe fare allora?

Gli Usa ci mostrano la via. Dopo la crisi finanziaria la situazione era la stessa dell'Europa: entrambi avevano una bolla immobiliare esplosa e una crisi bancaria, ed entrambi avevano una disoccupazione al 10%. Da allora pero' gli americani hanno fatto il doppio del deficit pubblico fatto dall'Eurozona. Come risultato negli Stati Uniti la disoccupazione è scesa di nuovo sotto l'8%, nella zona Euro è salita oltre il 12%.

Ma in questo modo l'America ha accumulato una montagna di debiti.

E allora? Da noi si dice sempre: non si possono pagare i debiti con nuovi debiti. E' sbagliato. Il problema è l'eccessivo risparmio di denaro dei privati, che comprime la domanda privata e rallenta l'economia. Gli americani giustamente lo combattono con un livello maggiore di indebitamento pubblico. Se il settore privato normalizza la sua spesa, lo stato potrà ridurre il deficit.

L'America sta facendo meglio?

Chiaramente, e noi ne traiamo un grande vantaggio. Gli Stati Uniti sono il solo grande paese dove il nostro export sta andando molto bene. Ogni giorno dovremmo accendere una candela agli americani, stanno facendo la politica che il nostro governo considera sbagliata.

Anche se volessero, i paesi in crisi dell'Eurozona non potrebbero seguire l'esempio degli Stati Uniti. E' difficile ricevere denaro aggiuntivo, e se riescono a farlo è a tassi molto alti.

Si', dobbiamo finalmente avere il coraggio di correggere gli errori di progettazione dell'Euro, vale a dire una politica fiscale nazionale in ognuno dei 17 paesi. Già molto tempo fa avremmo dovuto dire: se volete l'Euro, allora dovremo avere un certo livello di integrazione, in modo da rendere stabile il sistema.

Come potrebbe funzionare?

Abbiamo bisogno di una garanzia comune sui debiti. Insieme i paesi della zona Euro hanno la stessa forza economica degli Stati Uniti. Su questo tema, come comitato dei saggi (Sachverständigenrat), alla fine del 2011 abbiamo proposto un patto per la messa in comune dei debiti: il debito pubblico oltre il 60% del PIL dovrà essere trasferito ad un fondo per il rimborso, sul quale ci sarà una garanzia comune. In questo modo il rischio insolvenza per i singoli stati verrebbe meno. 

Ma una responsabilità comune sui debiti non farà diminuire il livello di indebitamento!

Ma riduce i tassi per i paesi in crisi. Se l'Italia deve pagare il 3% di interessi, non è un problema. Ma il 6 o il 7% metterebbe in difficoltà le casse dello stato. Non ci sono limiti oggettivi per il debito pubblico.

Ma se le garanzie sono comuni, allora i paesi in crisi potrebbero fare nuovo debito scaricando il rischio sugli altri.

Se vogliamo mantenere l'Euro in vita, dovremmo introdurre un processo decisionale a livello europeo. E' necessario un ministro delle finanze per tutti gli stati. Allora potremmo dire ad un paese come l'Italia: non accettiamo il vostro budget, o ne fate uno nuovo oppure decidiamo che da voi l'IVA sarà aumentata di 3 punti percentuali.

Sarebbe una sorta di governo centrale europeo. Dovrebbe essere eletto e controllato dal Parlamento, come lei ha proposto insieme al filosofo Jürgen Habermas. Ma per farlo si dovrebbero modificare anche i trattati europei e indire dei referendum in tutti i paesi - con risultati molto incerti.

Forse, ma qual'è l'alternativa? Rimane solo il ritorno alle vecchie valute. Dovremmo smetterla con tutte queste discussioni inutili. La zona Euro è già nel secondo anno di recessione, che ora sta arrivano con forza anche in Germania.

Recentemente anche il Fondo monetario internazionale ha stabilito che l'austerità non funziona, e che l'unico effetto è la crescita del rapporto debito/pil. Perchè allora continuiamo in questa direzione?

Lo si puo' spiegare con il rapporto nevrotico fra i tedeschi e l'indebitamento pubblico. Viene sempre spiegato con l'iperinflazione del 1923 e con le riforme valutarie del 1948. Il danno peggiore è stato pero' fatto dalle politiche di austerità del cancelliere Brüning negli anni '30. La politica attuale segue lo stesso corso, ma con una certa dose di follia.

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venerdì 23 novembre 2012

Saggi poco saggi

Su Die Zeit un'altra riflessione sulla relazione del Consiglio dei Saggi economici : pensare solo agli interessi tedeschi non ci porterà lontano. Dieter Wermuth, Die Zeit
L'Euro è il tema principale del'ultimo rapporto annuale del Consiglio degli Saggi economici. Dati gli enormi rischi economici e politici legati ad un suo fallimento, non poteva essere diversamente. Di unione monetaria ne esiste una sola e gravi mancanze ne minacciano la sopravvivenza. Per questa ragione il Consiglio fa delle proposte per la creazione di un ambito istituzionale razionale ed economicamente sostenibile. 

I Saggi nel loro rapporto temono che misure provvisorie, come quelle della BCE, anche se dettate dalla difficoltà della situazione, possano  diventare istituzioni stabili che permetteranno ai paesi membri di non agire per l'eliminazione dei deficit strutturali. Per loro c'è il rischio che i paesi in crisi possano evitare le necessarie riforme. Il Giappone con le sua crisi bancaria e il problema del debito pubblico, è l'esempio pauroso da evitare.

Per quanto riguarda la Germania, i Saggi individuano le priorità da seguire e gli argomenti connessi. Nessuna traccia di euroromanticismo. Piuttosto una consapevole insistenza sul fatto che ogni paese deve fare i propri compiti a casa. Ci potranno essere aiuti solo e se le condizioni di base saranno soddisfatte. Chi dovrà garantire per i debiti altrui, dovrà avere il diritto di controllarne la politica. In piu' punti della relazione si sottolinea: garanzia e controllo dovranno essere legate. E' il loro leitmotiv.

Il governo, con il documento dei Saggi, ha una dettagliata e argomentativa serie di temi da utilizzare nelle negoziazioni con gli altri paesi. Vogliamo questo e quello, e vi diciamo anche perché. La relazione dei Saggi si concentra sugli interessi dei contribuenti e dei risparmiatori tedeschi e ipotizza che cio' nel lungo periodo possa essere utile anche agli altri paesi. Dal punto di vista della teoria dei giochi è ipoteticamente giusto: essere il primo a formulare una richiesta, in modo che i paesi partner si trovino sulla difensiva e siano obbligati a concessioni piu' grandi di quanto non si aspettino.

Dal mio punto di vista, invece, viene rimosso il fatto che la Germania, dopo aver risolto negli ultimi 10 anni importanti problemi strutturali, ora ha l'obbligo di stabilizzare l'Euro affinché possa ottenerne vantaggi anche per la propria crescita economica. Anche gli interessi tedeschi vanno in questa direzione. Secondo le previsioni dei Saggi, inoltre, il PIL reale tedesco nel prossimo anno crescerà piu' lentamente del suo potenziale. 

Vorrei a questo punto ribadire ancora una volta che non esistono dei mezzi perfetti per misurare il tasso di crescita potenziale di un paese. Da un lato, secondo il Consiglio, la crescita potenziale dovrebbe essere solo dell'1.1%. Dopo che la crescita media del PIL reale nei 10 anni precedenti il 2008 è stata dell'1.7%. Piu' basso è il tasso potenziale di crescita, minore sarà il gap fra quello che viene prodotto e cio' che potrebbe essere prodotto senza tensioni inflazionistiche. Chi vuole impedire che la politica economica intraprenda un corso espansivo, ha interesse a mostrare che vi è una piena occupazione. Il consiglio da tempo riduce i gap di output e in questo modo nega la necessità di un'azione di politica economica.

Io credo invece che la crescita potenziale ora come prima potrebbe essere fra l'1.5 e il 2%. Perchè? Il tasso di crescita è costituito dal trend di crescita dell'occupazione e dal trend di crescita della produttività del lavoro. Le ore di lavoro prestate, rimangono all'incirca invariate (mentre la crescita tendenziale degli occupati è di mezzo punto all'anno, fatto che riflette il continuo calo della media delle ore lavorate). Nei 10 anni fino al 2008 la produttività per ora è cresciuta dell'1.7 %. Perchè negli ultimi anni ci dovrebbe essere stato un crollo? Nel complesso, il potenziale di crescita dovrebbe essere fra l'1.5 e il 2%. In altre parole, io sono convinto che l'economia tedesca opera ampiamente al di sotto del suo potenziale di crescita, rispetto a quanto indicato dal consiglio.

Anche i bilanci in pareggio delle amministrazioni pubbliche confermano che esiste un ampio spazio per una politica fiscale espansiva. Non abbiamo bisogno di una nuova rottamazione auto, ma perché non spendere piu' denaro per un'istruzione migliore, per le infrastrutture comunali, per l'ambiente o per il nostro futuro? Se il settore privato è cosi' incerto come lo è oggi e riduce le sue spese, è compito dello stato riempire una parte degli spazi lasciati vuoti. Ma il consiglio non entra nei particolari e ribadisce: le capacità sono pienamente utilizzate.

Il fatto che una crescita piu' forte in Germania aiuterebbe i paesi in difficoltà, nella cosiddetta periferia, ad esportare di piu' e quindi a ridurre i loro debiti, nella relazione non viene affatto tematizzato. Ma il debito potrà essere ridotto solo con un reddito aggiuntivo e quindi con una bilancia delle partite correnti attiva. Non si capisce perché nel nostro paese, proprio nella situazione attuale di crisi, dobbiamo vivere al di sotto delle nostre possibilità. L'avanzo delle partite correnti, che ne è una misura, quest'anno non sarà inferiore ai 170 miliardi di Euro, vale a dire il 7% del PIL nominale! Ma i creditori devono fare massima attenzione: i debitori per poter andare avanti devono avere un reddito. Siamo i campioni mondiali del risparmio - e gli altri dovrebbero emularci. Dov'è la logica?

Non da ultimo la nostra economia approfitta in maniera sproporzionata della fuga di capitali dai paesi in crisi, come del resto della politica espansiva della BCE. Il governo federale per i titoli a breve non paga quasi nessun interesse; i tassi reali su tutte le scadenze sono negativi. La caduta della spesa per interessi è una delle ragioni principali, per cui lo stato - secondo i miei calcoli - sta ottenendo degli avanzi di bilancio strutturali. Poiché i tassi sono scesi verso il basso, anche il settore privato può indebitarsi a tassi molto bassi. I paesi in crisi in questo modo stanno stimolando la congiuntura tedesca. L'Euro debole, una conseguenza della crisi, sta facendo il resto. Anche su questo il Consiglio dei saggi ha un'altra opinione.

In generale sarebbe un bene per noi e sarebbe nel nostro interesse, se si puntasse su piu' crescita e in questo modo su un aumento delle importazioni. Purtroppo questo non è un tema condiviso dal Consiglio degli esperti: loro hanno già mostrato su basi scientifiche che siamo vicini alla piena occupazione. Di conseguenza deficit pubblici piu' alti sono un tabu': ci porterebbero rapidamente all'inflazione galoppante e all'esproprio del risparmiatore. Ma se tutti vogliono risparmiare e nessuno vuole investire, non si puo' risparmiare. E' così semplice, da darsi la zappa sui piedi. Non basta chiedere ai paesi in crisi una politica di risparmio ambiziosa e riforme profonde del mercato del lavoro, del sistema sociale, delle tasse e della competitività, se si spinge verso il basso per un lungo periodo la propria domanda interna. Ci dovranno pertanto essere dei corrispondenti avanzi delle partite correnti. Solo in questo modo questi paesi potranno ridurre i loro debiti.

Pensare solo ai nostri interessi nell'unione monetaria non ci porterà lontano. Credo tuttavia che nel corso dei prossimi mesi, durante le negoziazioni europee alcune proposte dei Saggi finiranno per essere annacquate. Ad esempio il rifiuto di un'assicurazione centrale sui depositi, la separazione della politica monetaria e del controllo bancario, o la richiesta che la politica fiscale resti una questione nazionale, perché a quanto pare nessun paese vuole rinunciare alla propria sovranità nazionale.