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sabato 18 aprile 2020

Jörg Meuthen: se italiani, francesi e spagnoli sono piu' ricchi dei tedeschi, perché dovremmo pagare per i loro debiti?

Questo non è il blog di AfD in lingua italiana, ma ogni tanto vale la pena andare a sbirciare cosa scrivono i vertici di AfD, vale a dire il partito che in Germania nella battaglia contro gli eurobond probabilmente detta la linea alla FdP, alla CDU e alla CSU.  Il leader di AfD Jörg Meuthen su FB



Cari lettori, per favore provate a fare una stima: qual'è la ricchezza mediana del tedesco "medio" (adulto) (cioè quella esattamente nel mezzo tra la metà più povera e più ricca del nostro paese)?

E qual'è invece la ricchezza mediana dell'italiano, dello spagnolo, e del francese?

Allora deve essere proprio vero che il tedesco medio è molto più ricco degli altri europei, giusto? Dopotutto, ce lo hanno inculcato per anni: da una parte i ricchi tedeschi, dall'altra gli altri europei piu' poveri (in parte). Poveri europei che, nonostante la loro povertà, hanno anche finanziato la nostra prosperità acquistando i nostri prodotti.

E ora in questi tempi di Corona-virus, è arrivato il momento di dare finalmente qualcosa in cambio e di mostrare la nostra solidarietà, non è vero, soccorritori europei riuniti?

Quindi ora per dare una risposta alla domanda posta. Ci sono varie statistiche su questo argomento, ma tutte, senza eccezioni, puntano nella stessa direzione. Ora citerò una statistica che è persino usata su Wikipedia (nota per essere piuttosto di sinistra).

Secondo queste statistiche, l'italiano medio ha un patrimonio netto mediano, dedotti i suoi debiti, di circa 84.500 euro.

Lo spagnolo ha un patrimonio mediano netto di circa 87.700 euro.

Il francese addirittura ha una fortuna mediana corrispondente a circa 93.700 euro.

Tutti questi importi, ovviamente, non sono nulla in confronto al presunto "ricco" tedesco: questo egoista che si occupa solo del proprio benessere, può dire di avere accumulato solo circa 32.500 euro.

Sì, avete letto bene, non manca uno zero e non è uno scherzo: in tutti i paesi citati, la ricchezza pro-capite mediana è più di due volte, e nel caso della Francia, è quasi tre volte più alta che in Germania.

Chi non ci crede, vada a leggersi la colonna mediana (tenere presente che i valori indicati sono in dollari USA, mentre i valori menzionati sopra sono già stati convertiti in euro):

Non ci hanno forse sempre detto che siamo noi tedeschi a trarre i maggiori benefici dall'euro? Come è possibile che siamo rimasti cosi' indietro rispetto ai paesi la cui performance economica è inferiore rispetto alla nostra?

Oltre ad alcuni fattori - come ad esempio un livello di tassazione più basso rispetto alla Germania (motivo per cui questi paesi hanno piu' debito pubblico di noi, che ora vorrebbero scaricare su di noi!) - ad essere responsabili per questa situazione sono stati gli errori di progettazione dell'euro, che ora gravano su di noi.

Proprio all'inizio della mia carriera professionale, quando ero consulente presso il Ministero delle finanze dell'Assia, avevo messo in guardia molto chiaramente dalle enormi difficoltà che sarebbero sorte con questa valuta e che il Trattato di Maastricht non valeva nemmeno la carta su cui era scritto.

In quella fase, avevo anche sperimentato personalmente come Theo Waigel, ovviamente proprio come lo era Helmut Kohl, si era completamente disinteressato alla politica monetaria, avviando una campagna per l'introduzione dell'euro.

L'euro, insieme ad altri effetti estremamente spiacevoli, fa in modo che, ad esempio, noi tedeschi fortemente orientati all'export, garantiamo ai paesi abituati ad una valuta debole nel sud del nostro continente (ma anche sostanzialmente a tutti coloro che vogliono utilizzare il sistema per se stessi) una struttura di scoperto di conto corrente completamente illimitata e anche completamente non garantita all'interno del quadro dei sistemi di pagamento dell'eurozona. 

Questo scoperto illimitato, tuttavia, non viene chiamato "scoperto illimitato" ma "saldo Target II".

Ed è così che funziona: se, ad esempio, un italiano acquista una nuova auto da uno dei nostri produttori tedeschi, non c'è un flusso di denaro che passa direttamente da un conto bancario italiano a un conto bancario tedesco, ma la tedesca Bundesbank, che deve inviare l'importo al produttore in Germania, riceve un messaggio dalla BCE secondo il quale ora ha un credito corrispondente nei confronti della banca centrale italiana. È così facile!

Ed è così facile spennare un paese orientato all'export. L'importo totale dei crediti nei confronti degli altri paesi, già maturato, è quasi di 1 trilione (!) di euro. Niente di tutto ciò, nemmeno un centesimo, sarà recuperabile se l'eurozona dovesse rompersi.

Ora, dopo la crisi finanziaria e la crisi greca, abbiamo già la prossima crisi (c'erano davvero così tante crisi ai tempi del D-Mark?), e ancora una volta sarà a spese nostre. In maniera spudorata e in parte con parole che ricordano la retorica di guerra, i paesi citati all'inizio chiedono a noi tedeschi di garantire la prossima orgia del debito appena iniziata.

In Germania, a dare sostegno a questo progetto ci sono prima di tutto i politici dell'area verde e di sinistra che probabilmente non otterranno molto dall'usare il loro lavoro in favore di altri paesi - paesi in cui la ricchezza pro capite è più alta e l'età pensionabile è più bassa. Quanto si può essere ciechi? (...)

E' arrivato il momento di avere una valuta in grado di aiutare il nostro paese invece di danneggiarlo. E' il momento di porre fine al prolungamento dell'insolvenza degli stati a spese dei paesi del nord. Tempo per #AfD.


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sabato 28 marzo 2020

Così il governo tedesco vuole fermare l'offensiva sugli eurobonds

Il governo tedesco sa bene che nell'Eurogruppo, un organo informale e poco trasparente, nessuno avrà il coraggio di creare una coalizione contro la Germania, per questo il dossier sugli eurobond sarà tolto dalle mani dei 5 presidenti e passerà al gruppo dei ministri delle finanze europei. L'offensiva dei paesi latini è destinata ad arenarsi. Ne scrive Lost in Europe sui retroscena di Der Spiegel


A prima vista, è solo una questione minore: non saranno la Commissione europea, il Consiglio o la BCE a dover presentare nuove proposte per superare la crisi economica e finanziaria, ma saranno i ministri delle finanze dell'Eurogruppo. Dietro c'è la strategia mirata della Cancelliera Merkel.

Al vertice anti-crisi dell'UE, Merkel è stata messa sotto pressione. Nove paesi dell'UE, infatti, hanno chiesto nuovi strumenti finanziari comuni come i coronabonds. Le istituzioni dell'UE, secondo quanto affermato dal primo ministro italiano Conte, entro dieci giorni dovranno preparare una proposta congiunta.

Il problema per Merkel: i cinque presidenti delle istituzioni in realtà sono tutti in favore dei Coronabonds. È una situazione simile a quanto era già accaduto durante l'eurocrisi, quando tutti i leader dell'UE si erano pronunciati in favore degli eurobond. E all'epoca Merkel li aveva respinti.

Questa volta però non è stato così facile. Per risolvere il problema, Merkel allora ha escogitato un trucco. Non saranno le 5 istituzioni dell'UE responsabili, ma sarà l'Eurogruppo ad elaborare un piano. È questo è solo un corpo informale.

Varoufakis recentemente nel suo "Euroleaks" ha documentato quanto sia opaco e imprevedibile l'Eurogruppo. Nella cerchia dei ministri delle finanze dell'eurozona non si decide mai nulla contro la Germania. Ciò è stato dimostrato più volte durante la crisi dell'euro.

"Der Spiegel" descrive quanto sia intelligente il trucco di Merkel:

"La differenza non è decisiva solo per i raffinati intenditori dei grovigli di Bruxelles: i cinque presidenti delle istituzioni dell'UE, vale a dire i presidenti del Consiglio, del Parlamento europeo, della Commissione, della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo, sono tra i sostenitori dei cosiddetti Coronabonds e degli strumenti comuni di debito. Se gli dai il compito di trovare il modo di affrontare la crisi, il risultato finale saranno i coronabonds. Nell'Eurogruppo, tuttavia, gli oppositori di questi strumenti, soprattutto i Paesi Bassi ma anche la Germania, hanno molto di piu' da dire"

Il trucco procedurale è quello di minare formalmente e legalmente le istituzioni dell'UE responsabili. Neanche l'amico del cuore di Merkel, la Von der Leyen, sarà autorizzata a partecipare al piano finanziario contro la mega-crisi. La Commissione europea di fatto è stata estromessa ed è priva di poteri.

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martedì 24 marzo 2020

Handelsblatt - Verso una linea di credito dell'ESM, ma niente eurobonds

"Sempre meglio di nulla", dice ad Handelsblatt un diplomatico dell'Europa del sud in riferimento al piano anti-crisi dell'UE. Ci sarebbe la disponibilità di tedeschi, olandesi e finlandesi, infatti, ad aprire una linea di credito anti-crisi nell'ambito del fondo ESM, di somme precise ancora non si parla, anche se sarà ben al di sotto dei 410 miliardi di euro di capacità residua del MES, e per Handelsblatt questo è il massimo che il fronte rigorista del nord potrebbe concedere ai latini. Niente eurobonds incondizionati quindi. Ne scrive Handelsblatt


Il fondo di salvataggio ESM dovrebbe stendere una rete di sicurezza per quei paesi dell'eurozona che non sono in grado di fronteggiare finanziariamente la crisi causata dal corona virus. L'istituzione di una „Enhanced conditions credit line“ (ECCL) sarà discussa nell'Eurogruppo di martedì sera e probabilmente sarà approvata giovedì dai capi di governo dell'UE, come ha appreso Handelsblatt dagli ambiti diplomatici dell'UE.

I ministri delle finanze europei e i capi di governo dell'UE si riuniscono infatti questa settimana in videoconferenza. Entrambi gli incontri virtuali riguarderanno principalmente il modo in cui l'UE potrà fronteggiare le conseguenze economiche della crisi.

Sul tavolo ci sarebbero diverse opzioni, secondo quanto viene riferito da fonti dell'UE. Fra queste la "linea di credito a condizioni migliorate" dell'ESM sembrerebbe essere di gran lunga la più probabile. La linea di credito dovrebbe essere aperta a tutti i paesi dell'eurozona. Se un governo fosse interessato, tuttavia, dovrebbe fare domanda tramite l'ESM. Nessun ministro delle finanze europeo per ora avrebbe mostrato un tale interesse all'interno dell'eurogruppo, si dice da Bruxelles.


Un paese finanziariamente forte come la Germania non ha bisogno di un prestito dal fondo di salvataggio europeo, mentre paesi finanziariamente deboli come l'Italia vorrebbero poterne fare a meno il più a lungo possibile. Il governo di Roma, infatti, teme che una domanda di aiuto al MES potrebbe avere delle conseguenze negative per le condizioni di finanziamento sui mercati finanziari. L'Italia potrebbe quindi essere stigmatizzata da parte degli investitori privati come uno stato in crisi ed essere costretta a pagare un premio al rischio più elevato, ha detto il ministro delle finanze italiano Roberto Gualtieri lamentandosene con l'Eurogruppo la scorsa settimana.

L'Italia, la Francia e gli altri paesi dell'Europa meridionale chiedono pertanto l'istituzione di un nuovo strumento di credito presso il MES: il fondo di salvataggio dovrebbe creare un "Fondo-corona" in grado di erogare prestiti incondizioni ai paesi piu' bisognosi dell'eurozona. Germania, Paesi Bassi e Finlandia, tuttavia, vi si oppongono. La ragione di fondo è la paura che i corona-bonds emessi dal MES nell'ambito di tale fondo di aiuto possano in definitiva trasformarsi in eurobonds.

Berlino, L'Aia ed Helsinki intendono continuare ad impedire ogni messa in comune del debito pubblico nell'eurozona, nonostante la crisi in corso. Il Fondo-corona dell'ESM, richiesto dagli europei del sud, resta tuttavia un'opzione all'ordine del giorno dell'Eurogruppo di martedì sera. Anche se resta difficile ipotizzare una decisione in tal senso, sia nell'Eurogruppo, che nella riunione virtuale dei capi di governo dell'UE di giovedì, sostengono i diplomatici dell'UE.

"Meglio di nulla"

Germania, Paesi Bassi e Finlandia per ora vogliono contenere le dimensioni della linea di credito ECCL. La portata dell'ECCL probabilmente non sarà quantificata o comunque in maniera molto vaga, si dice a Bruxelles. In teoria, l'ESM attualmente potrebbe prestare fino ad un massimo di 410 miliardi di euro. Tale importo, tuttavia, non fluirà in alcun modo interamente nella linea di credito ECCL.

I capi di governo probabilmente questa settimana non commenteranno la quantità di risorse riservata per la linea di credito dedicata al Corona-virus dell'ESM. Si preferisce  ovviamente attendere e vedere se uno Stato membro ne farà domanda. Finora nessun paese lo ha annunciato.

Gli europei del sud e la Francia sono alquanto delusi per questa prima risposta dell'UE alle conseguenze economiche della crisi, ma sono costretti ad accettarla. "Dobbiamo accettare la realtà politica, e questo è meglio di nulla", ha affermato un diplomatico UE di un paese dell'Europa del sud. Con la linea di credito ECCL, si farà ricorso ad uno strumento che l'ESM fino ad ora non aveva mai utilizzato. La volontà dell'eurozona di farlo in questo momento rappresenta un segnale importante per i mercati finanziari.

Non è chiaro se i paesi beneficiari di un prestito dalla linea di credito ECCL dovranno soddisfare dei requisiti. Secondo il regolamento dell'ESM, i paesi beneficiari sono tenuti ad accettare un programma di riforma della politica economica in cambio di un prestito ECCL. Questo è esattamente il punto che l'Italia considera inadeguato. La crisi causata dal virus sta colpendo il Paese senza che questo abbia alcuna colpa e non ha nulla a che fare con gli errori di politica economica del passato, sostiene Roma.

Altre due opzioni

L'eurozona potrebbe anche tenere conto di questa obiezione, discostarsi dal regolamento ESM e rinunciare ai requisiti di riforma in materia di politica economica. I circoli governativi di Berlino segnalano una volontà in tal senso.

Ci sono anche altre due opzioni sul tavolo dell'Eurogruppo. La Commissione europea potrebbe emettere delle obbligazioni proprie e finanziare un programma di aiuti. Quando  nel 2009 è esplosa l'eurocrisi, infatti, la Commissione aveva utilizzato questo strumento. La Banca europea per gli investimenti potrebbe anche lanciare un fondo-corona ed emettere obbligazioni sul mercato finanziario. Finora, entrambe le opzioni sono rimaste molto vaghe; una decisione in merito tuttavia, non è attesa per questa settimana, fanno sapere da Bruxelles.


lunedì 23 marzo 2020

Handelsblatt - Gli eurobonds possono attendere

Secondo quanto riportato da Handelsblatt, tedeschi, olandesi e finlandesi, anche nel pieno della crisi causata dal corona virus, non avrebbero nessuna intenzione di concedere dei prestiti incondizionati a francesi, italiani e spagnoli. Ne scrive Handelsblatt



Il corona virus ha portato a una rottura nella diga della politica fiscale: gli stati di tutto il mondo stanno lanciando programmi di aiuto per molti miliardi di euro al fine di evitare un crollo dell'economia. Anche gli europei stanno agendo in maniera rapida e decisa, ma solo a livello nazionale.

Finora l'Unione Monetaria Europea non è stata in grado di concretizzare nulla - al contrario: la crisi scaturita dal corona virus ha provocato una riapertura dei vecchi fronti all'interno dell'eurogruppo. Gli europei del sud, guidati da Italia e Francia, chiedono un programma di aiuti europei da molti miliardi di euro per combattere la crisi, mentre gli europei del nord, guidati da Germania e Paesi Bassi, frenano.

Il leader del'eurogruppo Mário Centeno non vuole accettare il blocco: per martedì ha invitato i ministri delle finanze dei 19 paesi dell'euro ad un incontro in videoconferenza. Ci sono forti dubbi sul fatto che in quella sede possano essere prese delle decisioni. "La resistenza della Germania e dei Paesi Bassi è enorme", riferisce un diplomatico dell'UE.

Il fulcro della controversia è il fondo di salvataggio MES. La Francia e gli europei del sud chiedono che il MES lanci un programma di prestiti multimiliardario aperto a tutti i paesi dell'euro. Per finanziarlo l'ESM dovrebbe emettere sul mercato le cosiddette obbligazioni corona.

I prestiti del nuovo programma di aiuti dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per combattere le conseguenze della crisi. Inoltre, i prestiti non dovrebbero essere soggetti ad alcuna condizionalità. In un appello congiunto, un gruppo di 13 economisti europei ha anche chiesto al MES di fornire una linea di credito per tutti i paesi in modo da poter affrontare in maniera congiunta la crisi causata dal corona virus.

Prestiti incondizionati?

Sarebbe una novità per il MES. Fino ad ora, infatti, i prestiti del fondo di salvataggio sono sempre stati soggetti a dei requisiti di politica economica: i paesi beneficiari hanno dovuto ristrutturare i propri bilanci e adottare riforme strutturali impopolari. Il rispetto di queste condizioni è stato attentamente monitorato dalla "Troika" composta dalla BCE, dal FMI e dalla Commissione europea.

Nonostante la crisi scaturita dal corona virus, per Germania, Paesi Bassi e Finlandia è impensabile che il MES possa erogare contemporaneamente e in maniera incondizionata dei prestiti a tutti i paesi dell'euro. Nel trattato ESM non è affatto previsto un tale programma di prestiti, e non ci sarebbe il tempo necessario per un cambiamento, si dice a Berlino.

La cassetta degli attrezzi esistente contiene già degli strumenti sufficienti per aiutare i paesi colpiti piu' duramente. Ad esempio, potrebbero richiedere una „Enhanced Conditions Credit Line“ (ECCL). Le condizioni per questi prestiti sono meno rigorose rispetto alla seconda  linea di credito possibile, vale a dire la "Linea di credito condizionata precauzionale" (PCCL).

Per la linea di credito PCCL, l'Italia dovrebbe impegnarsi a rispettare il Patto di stabilità. Ma Roma non lo faceva neanche prima del Corona virus. Gli ostacoli per accedere ad un prestito ECCL sono più bassi, sostengono alcuni diplomatici dell'UE. "Nessuno penserebbe di chiedere all'Italia di riformare il sistema pensionistico o il mercato del lavoro, se nella situazione attuale dovesse chiedere aiuto al MES", si dice a Berlino.

Un prestito ECCL avrebbe anche un altro vantaggio: la BCE potrebbe utilizzare il cosiddetto programma OMT per acquistare i titoli di stato del paese beneficiario, in modo da rassicurare i mercati finanziari e gli investitori. Normalmente, la BCE non è piu' autorizzata a farlo dal momento in cui un paese riceve credito dal MES.

Roma insiste su un programma di sostegno europeo

Alla banca centrale è stato permesso di acquistare titoli di Stato portoghesi e greci solo dopo che i 2 paesi sono usciti dal programma di sostegno. Il ministro delle finanze italiano Roberto Gualtieri non è ancora stato convinto da questi argomenti.

Gualtieri teme che se facesse domanda per avere un programma di aiuti del MES solo per l'Italia, il suo paese verrebbe stigmatizzato sui mercati finanziari. Anche se gli altri paesi dell'eurozona molto probabilmente approverebbero immediatamente il prestito: l'Italia teme che sarebbe messa alla berlina in quanto paese in crisi e dovrebbe pagare premi al rischio più elevati per i suoi titoli di Stato.

Ecco perché il governo di Roma insiste per ottenere un programma generale di sostegno europeo per tutti i paesi dell'euro, preferibilmente attraverso il MES. Il fondo di salvataggio avrebbe la potenza di fuoco necessaria, affermano i diplomatici dell'UE

Del capitale di 705 miliardi di euro dell'ESM, ci sarebbero circa 410 miliardi attualmente disponibili per prestiti, come ha confermato il presidente dell'ESM Klaus Regling lunedì scorso. Poiché la Germania e i Paesi Bassi attualmente respingono un programma generale di prestiti ESM, ci sarebbero altre opzioni in discussione.

Secondo i diplomatici, la Banca europea per gli investimenti (BEI) o la Commissione europea potrebbero emettere dei corona bonds e finanziare un fondo per gli Stati membri in difficoltà. Entrambi i costrutti, tuttavia, avrebbero bisogno di una garanzia - dal MES o direttamente dai paesi dell'UE.
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sabato 23 novembre 2019

Isabel Schnabel - L'unione bancaria è nel nostro interesse

Isabel Schnabel è membro del prestigioso Consiglio dei Saggi economici e prenderà il posto della Lautenschläger nel direttorio della BCE. Intervistata da Mark Schieritz su Die Zeit ci spiega perché l'assicurazione europea sui depositi è fondamentale per favorire la fusione di Deutsche Bank e Commerzbank con qualche altra grande banca europea, ma soprattutto ci dice una cosa interessante, di cui apparentemente anche i tedeschi sono a conoscenza: senza l'introduzione di un safe asset europeo, ad esempio gli eurobond, difficilmente i sud-europei accetteranno l'unione bancaria recentemente proposta da Scholz. Ne scrive Die Zeit



ZEIT ONLINE: Frau Schnabel, il Ministro delle finanze Olaf Scholz ha smesso di opporsi a una garanzia europea sui risparmi. Cosa ne pensa?

Isabel Schnabel: penso si tratti di un tentativo molto importante. Porta un po' di movimento in un dibattito che si era fermato e affronta delle questioni importanti per la stabilità dell'unione monetaria. Fra queste c'è anche l'assicurazione sui depositi, che in Germania non è molto popolare .

ZEIT ONLINE: fino a che punto?

Schnabel: una garanzia sui depositi ha lo scopo di evitare che i risparmiatori in preda al panico corrano a ritirare il loro denaro nel caso in cui dovessero presentarsi dei dubbi sulla solvibilità della banca. I sistemi di garanzia sui depositi, tuttavia, coprono solo una parte dei depositi presso le banche. La credibilità della garanzia sui depositi dipende anche dal fatto che dietro, a sostegno della banca, vi sia lo stato con il suo potere finanziario.

ZEIT ONLINE: perché è un problema?

Schnabel: perché l'assicurazione sui depositi crea un legame fondato sul rischio tra le banche e gli stati. Se la credibilità dell'assicurazione sui depositi risente del fatto che un paese è fortemente indebitato, questo allora può destabilizzare le banche. Un'assicurazione europea sui depositi potrebbe impedirlo.

ZEIT ONLINE: allora si potrebbe anche dire: perché in fondo in Germania dovrebbe interessarci cosi' tanto se una banca in Italia fallisce?

Schnabel: è un'illusione pensare che non siano affari nostri. Le nostre economie e i nostri sistemi finanziari sono fra loro troppo intrecciati. Siamo membri di un'area valutaria comune. Abbiamo visto il danno che una crisi può causare in un piccolo stato membro dell'unione monetaria come la Grecia. È nel nostro interesse che ciò non accada di nuovo.

ZEIT ONLINE: ma i critici dicono: tramite l'assicurazione sui depositi i risparmiatori tedeschi alla fine dovranno pagare per le banche italiane in difficoltà.

Schnabel: in questa affermazione c'è il presupposto che le banche tedesche stiano andando alla grande e quelle italiane vadano male. Nel complesso le cose non stanno necessariamente cosi'. Anche nel nostro paese ci sono banche che non sembrano essere molto brillanti. Inoltre, secondo i piani del ministero delle finanze tedesco, l'assicurazione europea sui depositi funzionerà come una polizza di riassicurazione. In questo modo il rischio viene ridotto al minimo

ZEIT ONLINE: come?

Schnabel: come accade in una compagnia di assicurazioni per auto, ci sarebbe una specie di franchigia. In caso di incidente sarebbero i fondi di garanzia nazionali a dover intervenire. Solo se i fondi nazionali dovessero esaurire le risorse, i soldi arriverebbero dal fondo europeo, ma solo come prestito. A questo punto, vorrei aggiungere, dovrebbe anche essere possibile farsi carico delle perdite.

ZEIT ONLINE: come si finanzierebbe il fondo europeo di assicurazione sui depositi?

Schnabel: tramite i contributi delle banche. Si dovrebbe collegare l'entità di questi contributi al rischio: le banche con un modello di business rischioso o le banche di paesi con istituzioni deboli, ad esempio un regime di insolvenza inefficiente, dovrebbero quindi versare contributi più elevati rispetto alle banche solide dei paesi con istituzioni solide.

ZEIT ONLINE: Scholz propone anche di inasprire le regole che regolano i titoli di stato detenuti dalle banche. Cosa succederebbe?

Schnabel: molte banche nei loro bilanci hanno un livello elevato di titoli di stato nazionali. Ciò rafforza la connessione problematica tra gli stati e le banche, perché se uno stato è nei guai, anche le banche di quel paese avranno difficoltà a detenere obbligazioni. Ciò comporta anche il pericolo che il rischio di un default sovrano venga trasferito a livello europeo attraverso un sistema europeo di assicurazione sui depositi. L'assicurazione europea sui depositi dovrebbe essere pertanto accompagnata da una regolamentazione più rigorosa dei titoli di stato.

ZEIT ONLINE: Wolfgang Schäuble, quando era ancora ministro delle finanze, suggerì di obbligare le banche a garantire i titoli di Stato con il capitale proprio come accade per gli altri attivi. Finora non hanno dovuto farlo.

Schnabel: politicamente è ancora molto controverso, in Europa e soprattutto a livello internazionale. Bisogna stare attenti che il nuovo regolamento non porti a una destabilizzazione del mercato dei titoli di Stato.

ZEIT ONLINE: cosa propone lei?

Schnabel: la copertura con il capitale proprio dovrebbe essere orientata soprattutto alla concentrazione. Su questo tema nel Consiglio dei Saggi abbiamo fatto dei calcoli con diversi modelli. Avrebbe senso se le banche potessero detenere le obbligazioni del loro paese di origine fino a un certo limite, senza dover garantire con del capitale azionario aggiuntivo. Se questo limite viene superato, le partecipazioni obbligazionarie all'aumentare della concentrazione e del rischio di insolvenza dovranno essere garantite da una maggiore partecipazione azionaria. La mia impressione è che Scholz abbia in mente qualcosa di simile. Nel dibattito non dovremmo comunque dimenticare: in nessun altro paese europeo la condivisione del rischio tra stati e banche è cosi' grande come in Germania, perché molte delle nostre banche sono di proprietà statale.

ZEIT ONLINE: gli amministratori di Deutsche Bank e Commerzbank hanno accolto con favore la proposta di Scholz. Come lo spiega?

Schnabel: un'assicurazione europea sui depositi faciliterebbe le fusioni transfrontaliere, che per le principali banche tedesche sono una grande opportunità. Sarebbe un passo importante per ottenere finalmente un vero mercato bancario europeo. Un altro passo essenziale sarebbe una legge uniforme sull'insolvenza bancaria, richiesta anch'essa da Olaf Scholz, per fare in modo che tutte le banche europee siano soggette alle stesse regole.

ZEIT ONLINE: molti economisti dicono: è un problema il fatto che in Europa non vi siano "safe assets", cioè un titolo di debito a prova di fallimento per l'intera unione monetaria.

Schnabel: ciò darebbe alle banche l'opportunità di investire con un'ampia diversificazione in titoli di stato europei senza doversi fare carico di accettare rischi di insolvenza più elevati. Molto dipenderà dalla forma finale del progetto, in modo che non vi siano problemi di incentivi sbagliati. Forse l'unico modo per ottenere un ampio consenso sulle riforme proposte è introdurre dei titoli di debito sicuri.



martedì 12 settembre 2017

Come i partiti tedeschi vorrebbero stabilizzare la moneta unica

Cosa propongono i partiti tedeschi per stabilizzare l'euro? Tutti ad eccezione di AfD, che propone la fine della moneta unica, hanno (in teoria) una ricetta per risolvere la crisi dell'euro. Dalla Frankfurter Rundschau. 


AfD: ritorno al passato

Alternative für Deutschland (AfD) nasce dalla critica ai programmi di salvataggio per la Grecia e per gli altri stati in crisi dell'Eurozona. Per questa ragione l'atteggiamento del partito è molto chiaro: "l'euro è fallito". Innanzitutto gli stati euro hanno ignorato le regole del patto di stabilità e crescita e in secondo luogo hanno violato la clausola di non bail-out, secondo la quale nessun stato avrebbe dovuto garantire per gli altri. AfD pertanto chiede lo scioglimento dell'euro e un tempestivo ritorno al D-Mark. AfD è consapevole che il ritorno alle monete nazionali "sarà finanziariamente molto difficile. Tali costi tuttavia saranno inferiori rispetto alla permanenza nell'Eurosistema".

Linke: debito in comune

Per la Linke la "crisi dell'UE è prima di tutto una crisi sociale". Per questo si rifà a due punti fondamentali: da un lato propone un programma di investimenti pubblici europei per una riconversione dell'economia in chiave ecologico-sociale da finanziare attraverso una tassa patrimoniale una-tantum sui patrimoni superiori al milione di euro. La Linke inoltre appoggia l'emissione di titoli di debito comuni fra gli stati della zona euro "per evitare che si possa speculare sul debito degli stati". Sull'altro lato la Linke vorrebbe fermare la corsa al ribasso in materia di salari e tassazione, ad esempio attraverso "una tassazione coordinata dei super-ricchi" oppure imponendo degli standard sociali minimi con delle clausole tariffarie e un salario minimo europeo.

SPD: governo economico

Per la SPD la Germania è senza dubbio un contribuente netto ma anche il paese che maggiormente ha tratto vantaggio dall'UE. Per superare la fase di debole crescita è pertanto necessario un ampio programma di investimenti a livello europeo. La SPD vorrebbe superare "gli squilibri eccessivi" come ad esempio gli avanzi e i disavanzi commerciali tramite una politica economica coordinata. In futuro dovrà essere creato un governo economico della zona Euro accanto ad un bilancio comune dell'Eurozona. Il fondo di salvataggio ESM dovrà assumere le funzioni di un fondo monetario europeo mentre il patto di stabilità e crescita dovrebbe essere modificato in modo da ridurre il "debito in eccesso".

Verdi: fondo per il futuro

Nel programma dei Verdi ha un ruolo centrale il cosiddetto "fondo per il futuro" che tramite investimenti pubblici "dovrà sviluppare la modernizzazione sociale ed ecologica in Europa, oltre a sostenere gli stati membri in situazione di emergenza e combattere le crisi economiche". A questo fondo dovrebbero partecipare tutti gli stati europei. In cambio sarà necessario prendere delle misure piu' forti contro l'evasione e l'elusione fiscale. Anche i Verdi appoggiano la trasformazione del fondo di salvataggio ESM in una sorta di fondo monetario europeo controllato dal Parlamento europeo. Il divario sociale in Europa dovrà essere combattuto con l'introduzione di norme salariali minime. 

CDU/CSU: più controllo

La CDU nel suo programma elettorale si pronuncia in maniera vaga sui temi europei e parla solo di una limitata necessità di cambiamento. Non è certo una sorpresa visto che la trasformazione dell'Eurozona negli anni scorsi si è fondamentalmente basata sulle idee del Ministero delle Finanze tedesco. La CDU insiste sul rispetto del patto di stabilità ed esclude una messa in comune del debito. Allo stesso tempo si dice disponibile "a sviluppare ulteriormente l'Eurozona insieme al nuovo governo francese, ad esempio con la creazione di un fondo monetario europeo". La CDU pero' considera questo fondo non uno strumento per la pianificazione degli investimenti o per la gestione delle crisi, ma piuttosto come un modo per controllare le finanze statali.

FDP: insolvenza di stato

La FDP vorrebbe spingere i paesi membri dell'euro a conformarsi al patto di stabilità attraverso delle sanzioni automatiche. Ogni altra forma di redistribuzione viene completamente bocciata, come ad esempio la proposta della Commissione UE di introdurre un pilastro sociale all'interno dell'UE. La FDP è contraria alla possibilità che i singoli membri della zona euro possano garantire per gli altri stati. L'obiettivo è fare in modo che "gli stati membri siano responsabilizzati sulle conseguenze delle loro politiche economiche e quindi garantiscano una certa disciplina di bilancio". Per quanto riguarda il fondo di salvataggio ESM, disponibile come strumento di emergenza per prevenire l'insolvenza degli stati, la FDP vorrebbe diminuirne l'importo e nel lungo periodo liquidarlo. Invece di sostenere gli stati con del credito aggiuntivo, la FDP propone una "insolvenza di stato ordinata", che in caso di emergenza puo' significare anche ristrutturazione del debito.

lunedì 28 agosto 2017

La strada di Weidmann verso la BCE è lastricata di Eurobond

Merkel e Schäuble in segreto lavorano per portare Jens Weidmann alla presidenza della BCE, ma i loro sforzi potrebbero non bastare: per avere finalmente una BCE a guida tedesca e vincere le resistenze dei francesi e dei sud-europei potrebbe essere necessaria qualche concessione sul terreno dei tanto odiati Eurobond. German Foreign Policy racconta il dibattito in corso.
 
 
Berlino rivendica la presidenza della Banca Centrale Europea (BCE), vacante dal 2019, per poter massimizzare l'influenza tedesca sulla politica monetaria nell'Eurozona. Già in maggio Der Spiegel riferiva che la Cancelliera Angela Merkel e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble stavano prendendo in considerazione la candidatura di Jens Weidmann per la successione dell'attuale presidente italiano della BCE Mario Draghi. Le chance di Weidmann di ottenere la posizione di vertice "non sarebbero poi cosi' cattive", scriveva Der Spiegel. [1] La Frankfurter Allgemeine Zeitung giustificava invece la richiesta di Berlino sottolineando che "Weidmann sarebbe stato il primo tedesco al vertice della banca centrale dalla sua fondazione nel 1998"; la "piu' grande economia dell'Eurozona", fino ad ora "non è stata presa in considerazione per questa posizione cosi' importante". [2] Il Ministro Schäuble rivendica questa posizione per la Germania nel contesto di un piu' ampio ricambio di personale ai vertici dell'UE. Della discussione farebbero parte anche il ruolo di presidente dell'Eurogruppo, attualmente ricoperto dall'olandese Jeroen Dijsselbloem, da sempre un sodale di Schäuble, e la posizione di Vicepresidente della BCE, attualmente ricoperta dal portoghese Vítor Constâncio. Il Ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, come nuovo capo dell'Eurogruppo "sarebbe compatibile con Weidmann nell'ambito di un pacchetto franco-tedesco", era scritto sulla FAZ, mentre la Spagna chiederebbe l'attuale posizione di Constancio. 

Controversie sulla politica monetaria

Nella situazione attuale, tuttavia, l'ampio ricambio ai vertici potrebbe non bastare per superare la massiccia resistenza nei confronti di una presidenza Weidmann. Sin dall'inizio dell'Eurocrisi il corso monetario della BCE è stato criticato da piu' parti, sebbene la Germania con la sua richiesta di porre fine alla politica monetaria espansiva fino ad ora non sia riuscita ad imporsi. Weidmann è considerato come uno dei piu' convinti oppositori della attuale linea monetaria della BCE, che con i bassi tassi di interesse e l'acquisto massiccio di titoli di stato ha cercato di alleviare nell'Europa del sud i disastrosi effetti dei diktat tedeschi. I critici dell'austerità tedesca temono che con Weidmann al vertice della BCE, oltre ad una forte influenza sulla politica economica e finanziaria, Berlino potrà finalmente dominare anche la politica monetaria dei paesi della zona Euro.

Rivolta nella banca centrale

La prospettiva di una presidenza Weidmann "fa paura a molti funzionari della BCE", cosi' il Financial Times ad inizio luglio commentava le crescenti divergenze politiche dietro le quinte. [3] Il problema principale è rappresentato dal suo costante tentativo di affondare pubblicamente il corso politico della BCE, chiarisce un insider: "Der Jens", è sicuramente un "ragazzo simpatico", tuttavia "non ha mai difeso la BCE davanti all'opinione pubblica tedesca". Deve ancora dimostrare "di essere in grado di parlare per tutti", e questa è una "grande debolezza se si vuole diventare il presidente di una istituzione multilaterale". Molti responsabili politici nell'UE temono soprattutto che Weidmann presidente della BCE "non saprà agire in maniera tempestiva e decisa" nel caso in cui "in futuro una escalation della crisi dovesse rendere l'Eurozona vulnerabile". Per questo alla banca centrale si "sentirebbero piu' sicuri" se l'UE rafforzasse l'unione bancaria oppure introducesse gli eurobond "prima di mettere nelle mani di un tedesco la responsabilità della banca centrale". Già nel 2012 era stato piu' volte riferito che Weidmann avrebbe "preso in considerazione la possibilità di dare le dimissioni" come segno di protesta nei confronti della politica imposta dalla maggioranza nel consiglio della BCE. [4]

Concessioni inevitabili

Per superare le resistenze dei paesi dell'Europa del sud nei confronti di un mandato a Weidmann, secondo i commentatori economici tedeschi, saranno inevitabili delle concessioni da parte della Germania. Prima di tutto l'attuale vice-presidente della vigilanza bancaria europea, la tedesca Sabine Lautenschläger, potrebbe rinunciare alla sua candidatura per la posizione di vertice alla vigilanza in modo da segnalare che "la Germania non intende dominare la banca centrale", cosi' scriveva Handelsblatt. [4] Lautenschläger dopo l'elezione di Weidmann potrebbe ritirarsi dalla BCE e prendere il posto di Weidmann al vertice della Bundesbank. Il governo federale, tuttavia, probabilmente non sarà in grado di evitare l'introduzione degli Eurobond - "uno strumento da sempre osteggiato da parte del governo tedesco". [6] Recentemente sono stati soprattutto i politici francesi a chiederli - e fino ad ora sono sempre stati rifiutato da Berlino in quanto ritenuti "una messa in comune del debito" . [7]

Il prezzo per l'euro

Con la scelta di Weidmann sembra che Berlino abbia finalmente formulato il prezzo necessario per il mantenimento dell'euro e per una parziale presa in considerazione degli interessi francesi: vale a dire il controllo della BCE. Il riavvicinamento fra Francia e Germania, di cui si parla con molta enfasi dall'elezione di Macron, potrebbe finalmente compiersi dopo le elezioni federali tedesche, nella misura in cui sarà possibile ridurre i grandi squilibri all'interno dell'Eurozona.

Fino alla prossima crisi

Il Ministro delle Finanze Schäuble si rifiuta da sempre di tentare di ridurre le conseguenze dell'offensiva dell'export tedesca attraverso qualsiasi forma di trasferimento. In questo modo Berlino ha ampliato la distanza economica fra la Repubblica Federale e il resto dell'UE, destabilizzando l'unione monetaria. Con l'introduzione degli Eurobond, di cui a Berlino si discute internamente, pare ci sia la volontà da parte della Germania di andare incontro alle richieste di Parigi arginando gli effetti centrifughi derivanti dalla sua politica socio-economica e quindi mantenere in vita la zona Euro, almeno nel medio periodo - se il prezzo da pagare si rivelerà adeguato. Gli Eurobond permetterebbero alle economie del sud-Europa, fiaccate dopo molti anni di crisi, di beneficiare dei bassi tassi di interesse di cui gode la Repubblica Federale. Si tratterebbe di un modo per ridurre almeno parzialmente gli squilibri nella zona Euro, sempre nella prospettiva di una egemonia tedesca un po' piu' stabile, prolungando l'esistenza della moneta unica - almeno fino alla prossima crisi.


[1] An der Reihe. Der Spiegel 2017/21.
[2] Bald erstmals ein Deutscher an der Spitze der EZB? faz.net, 19.05.2017.
[3] Prospect of Weidmann in top job raises hackles at ECB. ft.com 03.07.2017.
[4] Bundesbank chief Jens Weidmann 'considered resigning over ECB bond buying'. telegraph.co.uk 31.08.2012.
[5], [6] Merkel's ECB Candidate. handelsblatt.com 21.05.2017.
[7] Große Koalition lehnt Macrons Ideen geschlossen ab. faz.net 09.05.2017.

lunedì 29 maggio 2017

La Cancelliera d'Europa (ovvero il piano segreto di Merkel per l'Europa)

Dopo l'insuccesso del G7, gli spin doctor di Merkel, ormai in piena campagna elettorale, per cercare di trasformare il passo falso di Taormina in un successo da rivendere in politica interna consegnano alla Frankfurter Allgemeine Zeitung un presunto piano segreto per ridefinire l'Europa, ovviamente secondo gli interessi tedeschi. Dalla Faz.net. 


La politica sui profughi ha la priorità

I piani europei di Merkel, secondo le informazioni di questo giornale, riguardano diversi aspetti. La vera priorità è anche il tema piu' difficile da risolvere: la questione dei profughi, sulla quale a Taormina non si è riuscito a trovare un accordo con Trump. Negli uffici della Cancelleria si ritiene centrale per il futuro dell'Unione Europea riuscire a fermare la via di fuga attraverso il Mediterraneo. Quando Merkel in marzo è volata al Cairo e a Tunisi, probabilmente ha potuto osservare dal finestrino dell'aero quanto siano vicini la Sicilia e l'Etna al continente africano. Ma la soluzione è strettamente legata alla stabilizzazione della Libia, il paese da cui provengono gli attentatori di Manchester. E qui la prospettiva è piuttosto triste.

Buone prospettive per la difesa

Nella difesa comune ci sono invece le prospettive migliori. Per la difesa Merkel vuole spendere piu' soldi e lascia al suo ministro Ursula von der Leyen la possibilità di portare avanti con la massima tranquillità i programmi di cooperazione fra gli eserciti. Alle unità comuni con l'Olanda, la Francia e la Polonia, si sono aggiunte quelle con la Repubblica Ceca e la Romania. A Bruxelles si sta realizzando un comando comune per le operazioni militari. Con l'uscita dei britannici sono stati rimossi tutti i freni, e la doppia minaccia di Trump e della Russia ha causato una nuova apertura negli est-europei. Da quando  non si puo' piu' fare affidamento sullo scudo americano, l'uomo forte della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, ha già incontrato 2 volte personalmente Merkel.

La terza parte della riflessione riguarda il futuro dell'economia e dell'unione monetaria. 

Il dibattito sugli Eurobond aiuta Merkel

Il dibattito sugli Eurobond puo' tornare molto utile per i piani di Merkel, anche se il tema continua a causarle molti pensieri. L'idea che gli stati membri possano essere reciprocamente responsabili per i debiti comuni, da tempo è stata sepolta sotto una pietra. "Sono contrario alla messa in comune dei debiti pregressi", ha detto il nuovo presidente francese Emmanuel Macron durante la sua prima visita a Berlino. Già ora la Francia paga sul suo debito dei tassi molto bassi, e con gli Eurobond dovrebbe accollarsi la seconda piu' grande quota di garanzia. I riflessi difensivi scatenati dal tema, potrebbero invece tornare utili alla Cancelliera per le negoziazioni future: cio' che i capi di governo e di stato decideranno e che in termini di condivisione del debito si collocherà al di sotto della soglia di allarme degli Eurobond, ai critici sembrerà come un'opzione meno dannosa.

In sostanza si tratta di un bilancio comune per la zona Euro collegato ad un Ministro delle Finanze comune. E' un desiderio di Macron, e anche il Ministro Schäuble lo aveva già proposto. Non è ancora chiaro tuttavia come sarà speso il denaro e da dove dovrebbe arrivare: si parla  di un premio per quei paesi che intraprendono le riforme strutturali, oppure per ammortizzare gli shock economici. Un Gerhard Schröder che durante una crisi volesse riformare il mercato del lavoro del suo paese, probabilmente non dovrebbe piu' elemosinare un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. Il denaro arriverebbe da Bruxelles.

Per quanto riguarda il finanziamento, si parla di una quota dell'IVA, della non ancora adottata tassa sulle transazioni finanziarie o della velenosa proposta di Schäuble di tassare gli automobilisti. L'altra variante è: per finanziare gli investimenti il governo economico dell'Eurozona potrebbe anche emettere titoli di debito. A garantire sarebbero tutti i paesi membri, non solo la Germania. La Cancelliera, da quanto si sente dire, ha una certa simpatia per queste proposte. Una tale costruzione sarebbe alquanto diversa, cosi' assicurano i suoi collaboratori, dai classici Eurobond, che Merkel rifiuta ("finché vivo"). Anche il suo Ministro delle Finanze tiene la porta aperta. Non saremo noi a "far fallire un aumento degli investimenti", ha detto il ministro.

E' possibile una modifica dei trattati

La Cancelliera prende addirittura in considerazione una modifica dei trattati europei - una novità, da quando circa dieci anni fà dalle ceneri della Costituzione Europea è stato messo insieme il Trattato di Lisbona. "Dal punto di vista tedesco è possibile una modifica dei trattati". E questo è l'obiettivo: utilizzare i tempi tranquilli per rendere l'unione monetaria piu' resistente alle crisi. Se questo potrà essere raggiunto senza una crisi acuta, è un altro discorso. Tanto piu' che Merkel sa che dietro gli stessi termini si nascondono idee alquanto diverse: piu' controllo di bilancio da un lato, piu' investimenti dall'altro.

Dopo le elezioni federali di settembre la Cancelliera sarà disponibile per compromessi che invece potrebbero ostacolarla durante la campagna elettorale. Una parte di questo pacchetto potrebbe essere anche la presidenza della BCE: se vuole che il tedesco Jens Weidmann sia il successore di Mario Draghi, cosa che Merkel desidera, dovrà fare concessioni altrove. Al contrario, la candidatura di Weidmann è probabilmente utile per placare quei critici che non approvano il nuovo euro-entusiasmo di Merkel.

Ma il piano di Merkel ha anche un secondo obiettivo: aiutare il nuovo presidente francese ad avere successo - non ad ogni costo, ma fino al punto in cui sarà compatibile con gli interessi tedeschi. Nessuno vuole che fra cinque anni la nazionalista Marine Le Pen governi il paese vicino, si dice negli ambienti di Merkel. Questo significa prima di tutto: molte parole amichevoli, affinché fra 3 settimane Macron possa ottenere anche una maggioranza parlamentare. Poi stare a guardare i passi del presidente, senza eccedere con le lezioncine dall'esterno. E alla fine mettere nero su bianco un piano comune.

Qui ho capito il fascino che può' avere l'Europa

In questo quadro si è aggiunta la prima visita fatta dal nuovo Ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al suo collega Schäuble. Le Maire, un amico dichiarato della Germania, era già stato Ministro durante il primo picco della crisi Euro ai tempi di Nicolas Sarkozy, sul tema ha anche scritto un libro, in cui Merkel ha un ruolo importante. Ora con Schäuble ha messo in piedi un gruppo di lavoro, che già da luglio inizierà a scrivere proposte di riforma della zona Euro - compresi i primi passi per un sistema di tassazione e riscossione unitario.

Mentre i due capi di dipartimento si presentavano alla stampa in maniera congiunta, Merkel discuteva di Europa con gli studenti a Berlin-Pankov. Anche in questa occasione ha dato libero sfogo al suo nuovo euro-entusiasmo. "Qui ho capito veramente il fascino che l'Europa puo' esercitare", ha detto - e ha promesso, "di voler tenere in considerazione sempre di piu' i desideri e i sogni dei giovani nelle sue politiche".

Per il candidato della SPD Martin Schulz la situazione è sempre piu' difficile. Come ex-presidente del Parlamento UE non voleva portare il tema al centro della sua campagna elettorale. Ora invece ha deciso di riprendere l'argomento e la prossima settimana terrà al Ministero degli Esteri un discorso programmatico sull'Europa. Ma probabilmente Schulz arriva troppo tardi. Con la sua nuova retorica Merkel è già riuscita a radunare intorno a sé gli europeisti moderati, e Schulz probabilmente non riuscirà ad ottenere il voto degli euro-scettici. E non potrà certo presentarsi ai vertici internazionali come il domatore di Donald Trump, un nemico comune è molto utile per l'unità in Europa, visto che al candidato della SPD manca una carica pubblica.

martedì 22 ottobre 2013

E se con la Große Koalition arrivassero gli eurobond light?

Die Zeit prova a delineare la politica europea della sempre piu' probabile Große Koalition: meno austerità, piu' crescita e forse gli eurobond light. E' solo fantapolitica oppure la SPD riuscirà davvero a cambiare la politica europea dei tedeschi? Da Die Zeit.
Il governo nero-rosso potrebbe trovare un accordo su di un programma di crescita per i paesi in crisi e sugli eurobond in versione light. Ma non ci saranno importanti riforme strutturali - per paura degli euro-critici.

La nuova sfumatura la si è potuta ascoltare lo scorso mercoledì, quando Angela Merkel ha parlato della futura politica europea. La Cancelliera, che nella crisi Euro fino ad ora ha avuto il ruolo di commissario al risparmio, durante un congresso del sindacato dei chimici e dell'energia, da sempre vicino alla SPD, ha parlato della necessità di avere solide finanze, di ridurre il deficit e finalmente anche di qualcos'altro: della crescita. 

Se ci fosse ancora il governo nero-giallo (CDU-FDP) le cose sarebbero andate diversamente. Ma ora i vertici della CDU vogliono costruire dei ponti verso la SPD. Che gli ha sempre rimproverato di essersi affidata unicamente a misure di risparmio per i paesi in crisi e di dimenticare le drammatiche conseguenze per la popolazione. Per questa ragione ora Merkel inizia a muoversi verso la SPD.

Non ha bisogno dei socialdemocratici solo per continuare a governare. Sa bene che la sua euro-politica l'ha resa vulnerabile: da un lato l'accusano di essersi spinta troppo in là con gli aiuti ai paesi in crisi. Dall'altro l'accusano per la sua politica di austerità con la quale è riuscita a mantenere integra l'Eurozona, ha fatto partire le riforme nei paesi in crisi - ma con costi politici e sociali molto pesanti.

Piu' stimoli per la crescita

Non da ultimo Merkel con la sua euro-politica ha facilitato l'avvento e la crescita di AfD e degli euroscettici in Germania. Sia la CDU che la SPD temevano allo stesso modo l'ingresso in parlamento di una forza euro-contraria. E cio' non potrà non avere un effetto sulla politica europea di una possibile grande coalizione.

Sicuramente il governo nero-rosso troverà un accordo sul proseguimento delle politiche per la riduzione del debito in Europa - ma con delle differenze. La Germania ha imposto a livello europeo il Fiskalpakt e il pareggio di bilancio. Ora CDU e SPD dovranno mettersi d'accordo su delle ulteriori misure da inserire in un eventuale accordo di coalizione, per stimolare la crescita nei paesi in crisi e per combattere l'elevata disoccupazione giovanile. E un tale accordo allo stesso tempo rafforzerebbe la fiducia verso l'UE nei paesi in crisi. Lo strumento da utilizzare a tale scopo potrebbe essere la tassa sulle transazioni finanziarie, che fino ad ora 11 stati UE, fra cui Germania e Francia, hanno detto di voler introdurre. La tassa potrebbe essere inserita nel contratto di coalizione. Che cosa esattamente se ne farà, pero', è un'altra storia.

Non è ancora chiaro come si potranno finanziare i programmi di crescita e la creazione di posti di lavoro. L'Unione si affida ai fondi già presenti all'interno dell'UE, la SPD insiste sulla richiesta di emettere obbligazioni comuni. Su questo punto lo scontro è già programmato. Per la CDU gli eurobond sono un tabu'; Merkel ha dichiarato che non ci saranno fino a quando lei resterà in vita.

La bad-bank dei paesi Euro

La SPD rema in un'altra direzione. Ma un compromesso potrebbe essere un accordo per la creazione di un fondo per l'ammortamento del debito. Che non è stato proposto solo dalla SPD, ma di recente anche dal Consiglio dei saggi economici (Wirtschafts-Sachverständigenrat). In una tale "bad-bank" i paesi Euro potrebbero spostare tutti i debiti che superano il limite del 60% del PIL. Il fondo sarebbe poi responsabile per il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale. Potrebbe emettere le proprie obbligazioni - garantite da tutti i membri dell'unione monetaria, soprattutto dalla Germania.

In questo modo i paesi piu' indebitati avrebbero una riduzione del carico debitorio. Potrebbero concentrarsi sulle riforme strutturali e forse tornare sui mercati con emissioni proprie. E la SPD avrebbe raggiunto il suo obiettivo in maniera indiretta, senza che la CDU e la CSU debbano rinunciare al loro "Nein" verso la messa in comune del debito.

Già ora la BCE con il suo programma per l'acquisto di titoli di stato garantisce per i debiti dei paesi in crisi - di fatto sono stati messi in comune. Anche la Germania garantisce. "Merkel prima o poi dovrà dirlo con chiarezza. La BCE sta facendo quello che noi chiediamo", dice il portavoce per la politica europea della SPD, Michael Roth. Ammette pero' che il suo partito non è riuscito a chiarire il tema, e non ha saputo comunicare l'appello per l'emissione di titoli di debito comuni. In questo modo ha scoperto il fianco agli euro-contrari.

Roth ribadisce che le obbligazioni europee comuni dovranno essere emesse solo a certe condizioni. Ci saranno solo quando i rispettivi stati si saranno impegnati in un consolidamento delle finanze e avranno fissato degli standard comuni in politica economica, sociale e finanziaria. La solidarietà è una "strada a due direzioni". Ma tutto questo suona un po' come il mantra di Merkel, "aiuti solo in cambio di riforme".

Probabilmente nessuna modifica ai trattati

Molto piu' complesso è invece il tema della democratizzazione dell'EU e dell'unione politica. Tutti i partiti si sono resi conto che la continua richiesta di "piu' Europa" non fa altro che rafforzare la riluttanza dei cittadini, anche se questo dovesse significare un maggior coinvolgimento del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nelle decisioni di Bruxelles. In primo piano nel dibattito c'è il trasferimento a livello europeo di ulteriori competenze nazionali.

Molto controversa è la possibilità per la Commissione europea di concludere accordi bilaterali con i singoli paesi membri. Con questi accordi gli stati si impegnerebbero ad attuare le riforme e a rilanciare la crescita. In cambio ci sarebbero nuove risorse finanziarie da attingere da un nuovo budget dell'Eurozona. Un'idea tedesca, che circola da almeno un anno, e di cui lunedi "Der Spiegel" è tornato a parlare. Ma che si scontra con una mancanza di interesse da parte dei paesi beneficiari. I governi di questi paesi dovrebbero infatti costantemente spiegare ai loro elettori che non si lasciano comprare da Bruxelles. Al vertice UE di dicembre i capi di governo toneranno a discutere delle possibili riforme ai trattati. Ma al momento nessuno crede che l'idea possa essere realizzata nei prossimi anni.

I politici europei, a Berlino come a Bruxelles, criticano il fatto che i capi di governo e di stato, sulla scia dell'eurocrisi, sono gli unici ad avere voce in capitolo sui temi piu' importanti  e che alle istituzioni europee non resta che prendere atto delle decisioni o semmai cambiarle solo leggermente. E anche un governo nero-rosso su questo tema non cambierebbe molto. Un riorientamento dell'EU in direzione di uno stato federale o di una confederazione è molto difficile, non solo per la resistenza della Gran Bretagna, che continua a rifiutare le necessarie modifiche ai trattati, ma anche e soprattutto perchè fra gli europei lo scetticismo è sempre piu' diffuso.

Il nuovo slogan di Berlino non sarà quindi "piu' Europa", ma "un'Europa migliore". "Dobbiamo spiegare meglio l'Europa", dice Roth della SPD. E' qui la mancanza principale di Merkel, ma anche del suo partito. In futuro dovremo spiegare ai cittadini che solo quello che non puo' essere gestito a livello nazionale dovrà essere trasferito a livello europeo, "perché li' potrà essere gestito in maniera migliore"; il ben noto principio della sussidiarietà. E anche quando i singoli stati come la Gran Bretagna cercheranno di bloccare il processo, gli altri stati dovranno andare avanti da soli.

Il politico europeo della CDU Elmar Brok ha descritto le consultazioni per formare una coalizione in questo modo: "siamo d'accordo sull'obiettivo di un'Europa unita. Ma ora dobbiamo concentrarci su cio' che è ragionevole e possibile".