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giovedì 14 settembre 2023

Ecco perchè la povertà in vecchiaia sarà sempre piu' diffusa anche in Germania

 Quanto prenderanno di pensione in Germania i lavoratori a tempo pieno con 40 anni di contributi versati? Risponde il Ministero del Lavoro a un'interrogazione parlamentare della Linke fornendo dati attuali, dai quali emerge un quadro sconfortante. Da sottolineare che si tratta di stime, perché anche in Germania il quadro normativo non è stabile e da piu' parti arriva la richiesta di riformare il sistema pensionistico in senso peggiorativo (per i lavoratori). Ne scrive Junge Welt

quanto prendono i pensionati in germania

Le notizie negative per i pensionati attuali e futuri sono purtroppo un evento frequente in questo Paese. Lunedì ne abbiamo avuta un'altra: presto, quasi la metà di tutti i lavoratori a tempo pieno che oggi versano contributi previdenziali potrebbe dover accontentarsi di pensioni mensili inferiori a 1.500 euro. Come al solito, questa situazione colpirà maggiormente gli abitanti della parte orientale della Repubblica, dove la maggioranza rischia di ricevere solo 1.300 euro. I dati sono stati forniti dal Ministero federale del Lavoro (BMAS) in risposta a una richiesta del gruppo parlamentare della Linke. In un'intervista al Redaktionsnetzwerk Deutschland (RND), Dietmar Bartsch, leader della Linke, ha lanciato l'allarme su questa "bomba sociale" che dovrebbe far suonare "tutti i campanelli d'allarme" nella coalizione di governo. Ha sottolineato che non è sufficiente apportare piccoli aggiustamenti, ma sono necessari miglioramenti sostanziali.

Secondo l'indagine del BMAS, per avere una pensione pubblica di 1.500 euro, è necessario lavorare a tempo pieno per 45 anni con un salario orario di 20,78 euro, che corrisponde a un guadagno mensile lordo di 3.602 euro. Attualmente, circa 9,3 milioni di lavoratori a tempo pieno, su un totale di 22 milioni, raggiungono questo importo. Chi guadagna 18,01 euro all'ora o 3.122 euro al mese avrà diritto a una pensione di 1.300 euro. Per ottenere una pensione di 1.200 euro, è necessario un salario orario di 16,62 euro o un guadagno mensile di 2.882 euro. Il 36% dei lavoratori a tempo pieno non raggiunge questa soglia, rimanendo ufficialmente al di sotto della soglia di povertà in età pensionabile. Lo scorso anno questa soglia era di 1.250 euro. L'aumento previsto del salario minimo a 12,41 euro dal 1° gennaio 2024 non offre alcun sollievo significativo, secondo Bartsch, che ha chiesto un aumento a 14 euro.



Inoltre, poiché sempre più persone non raggiungeranno i 45 anni di lavoro, il rischio di un impoverimento in età avanzata continuerà a crescere. Bartsch ha sottolineato l'importanza di aumentare il salario minimo a 14 euro l'ora e di portare la pensione al 53% del reddito medio, oltre a un adeguamento straordinario "ad azione rapida" del 10% o di almeno 200 euro al mese. Ha avvertito che se il governo federale non agirà, il Paese si troverà di fronte al pericolo di una crisi sociale.

Al contrario, i politici al potere stanno concentrando gli sforzi sulla "pensione sociale" e sul promuovere il risparmio privato per la vecchiaia, anche se l'esperienza con la Riester-Rente dimostra che questa strategia ha fallito. Inoltre, la proposta di collegare l'età pensionabile all'aspettativa di vita, avanzata dal leader della CDU Friedrich Merz, rappresenta un ulteriore taglio alle pensioni. Reiner Heyse di "Seniors' Uprising," un gruppo di coordinamento di politici sindacalisti per gli anziani del Nord della Germania, ha suggerito misure alternative. In un'intervista rilasciata lunedì a junge Welt, ha proposto che le pensioni ammontino almeno al 75% del reddito netto medio percepito durante la vita lavorativa. Ha inoltre sottolineato la necessità di un sistema assicurativo per i lavoratori dipendenti che includa tutti i lavoratori, inclusi i dipendenti pubblici, i lavoratori autonomi e i politici. Ha anche richiesto pensioni minime che superino sempre la soglia di povertà.

Heyse è particolarmente preoccupato per i dodici milioni di persone assicurate obbligatoriamente che non lavorano a tempo pieno, come i lavoratori part-time, i minijobber e i disoccupati, poiché nessuno di loro si avvicina ai 1.200 euro. La sua conclusione è che, di fronte all'aumento continuo e veloce della povertà tra gli anziani, il principio dello Stato sociale sancito dall'articolo 20 della Legge fondamentale sta diventando un mero simbolo vuoto e cinico.


Leggi l'ultimo articolo sul fallimento della Riester Rente -->>

 

venerdì 8 settembre 2023

Nuova carne da cannone?

Kiev chiede che i paesi europei rispediscano in patria gli uomini fuggiti dall'Ucraina verso i paesi UE con un certificato di esonero dal servizio militare, ottenuto spesso grazie alla corruzione dei funzionari militari ucraini. Ne scrive Junge Welt

Kiev sta cercando di garantire che gli uomini ucraini rifugiati nell'UE siano respinti verso il loro Paese d'origine. Questo passo è finalizzato a consentire al governo di Kiev di riesaminare attentamente i certificati di non idoneità al servizio militare emessi per questi soggetti. L'obiettivo dichiarato del provvedimento è invalidare tali certificati al fine di ottenere nuove risorse per le forze armate.

Il leader della fazione "Servi del Popolo" al governo, Dawid Arachamija, ha recentemente presentato questa richiesta, sottolineando la sua importanza nella lotta contro la diffusa corruzione fra le autorità di reclutamento. È di dominio pubblico, infatti, che in molti di questi uffici sia possibile ottenere un certificato di non idoneità in cambio di pagamenti che variano tra i 3.000 e i 15.000 dollari americani, da consegnare ai funzionari e ai medici coinvolti. I media ucraini hanno segnalato un aumento dei prezzi per questo "servizio" dopo l'annuncio del presidente Volodimir Selensky riguardo alla revisione di tutti i certificati di idoneità rilasciati.

Finora, nessuno degli Stati dell'UE ha reagito ufficialmente alla richiesta di Kiev. L'unica eccezione è stata la Polonia, dove il quotidiano Rzeczpospolita ha riportato che le autorità hanno già provveduto all'espulsione di alcuni ucraini in determinate situazioni. Tuttavia, va notato che persino coloro che sono incorsi in reati secondo la legge polacca, come il presunto contrabbando di migranti "illegali" provenienti da Paesi terzi o l'aiuto per il loro transito verso le nazioni confinanti con la Polonia a ovest, vengono inclusi in queste espulsioni.

La restrizione è di grande importanza, poiché i mandati d'arresto internazionali, necessari per le espulsioni, possono essere applicati solo se il reato imputato alla persona è punibile in entrambi i Paesi coinvolti. Questa situazione non si verifica di solito per gli uomini provenienti dall'Ucraina  sfuggiti al servizio militare. Il motivo è che le leggi tedesche o polacche non riguardano l'obbligo militare imposto dallo Stato ucraino alla popolazione maschile. Inoltre, è incerto se il presunto pagamento di una tangente a un funzionario ucraino possa costituire una violazione delle leggi tedesche o polacche, poiché tali disposizioni si riferiscono alla corruzione nell'ambito dei rapporti nazionali, non a quelli in Ucraina.

Va notato che l'organizzazione per i rifugiati "Pro Asyl" ha evidenziato su Deutschlandfunk che il regolamento con cui l'UE ha concesso protezione ai rifugiati dall'Ucraina all'inizio del 2022 non fa distinzione tra uomini, donne e bambini. Pertanto, gli uomini ucraini hanno un legittimo diritto di residenza nell'UE.

Al momento, non si dispone di informazioni precise sul numero esatto di uomini ucraini nell'UE che potrebbero essere obiettori di coscienza in possesso di certificati falsi. Secondo Eurostat, ci sono circa 650.000 uomini ucraini registrati nell'UE. Tuttavia, sembra che vi sia un considerevole numero di casi non dichiarati. Ad esempio, secondo quanto riportato da Rzeczpospolita, le statistiche di ingresso e uscita suggeriscono che circa 80.000 uomini ucraini siano entrati nel Paese. Di questi, solo 10.000 si sono registrati presso le autorità, fornendo quindi nome e indirizzo. Tutti gli altri sono "spariti nel nulla", come afferma la portavoce dell'autorità di frontiera polacca citata dal giornale. Pertanto, sembra che l'indagine sulla questione potrebbe richiedere del tempo prima di ottenere risultati concreti.










lunedì 28 agosto 2023

Sahra Wagenknecht - Una guerra economica priva di senso

Sahra Wagenknecht torna ad attaccare le sanzioni economiche nei confronti della Russia: stanno portando alla deindustrializzazione della Germania, ad un impoverimento estremo dei lavoratori e all'arricchimento sfacciato degli azionisti del Dax, è arrivato il momento di negoziare la pace! Da Junge Welt

sahra wagenknecht

Finalmente il ministro degli Esteri se ne è reso conto: le sanzioni imposte dall'Occidente non danneggiano la Russia. "In realtà, le sanzioni economiche avrebbero effetti economici. Ma non è stato questo il caso. (...) Abbiamo sperimentato che con decisioni razionali, misure razionali che si prendono tra governi civili, questa guerra non può essere conclusa", ha detto Baerbock in un'intervista. Ora, è tutt'altro che razionale aspettarsi che i conflitti e le guerre possano terminare con forniture infinite di armi. E non è meno stupido condurre una guerra economica contro il nostro più importante fornitore di materie prime, una guerra che sta causando danni enormi: a noi! Gli alti prezzi dell'energia sono un veleno per la nostra industria, le aziende si stanno trasferendo, l'economia si sta contraendo più che in qualsiasi altro Paese del G20, c'è una minaccia di deindustrializzazione con gravi conseguenze per i nostri posti di lavoro, i salari e la coesione sociale nella società.

La povertà sta crescendo, poiché sempre più persone non sanno come arrivare a fine mese a causa dell'aumento dei prezzi. Dal momento che la Ampelkoalition non ha fatto nulla contro il potere di mercato e contro la manipolazione dei prezzi avvenuta in alcuni settori, si è verificata una ridistribuzione estrema dal basso verso l'alto: mentre l'anno scorso i salari reali sono scesi di oltre il 4%, le società del Dax hanno potuto godere di profitti record per 171 miliardi di euro. Quest'anno e il prossimo verranno distribuiti agli azionisti delle società del Dax dividendi per oltre 50 miliardi di euro, circa il doppio della media degli ultimi vent'anni. E poiché la Ampel non ne vuole sapere di aumentare le tasse sugli utili societari o sui patrimoni miliardari, le battaglie più dure per la distribuzione sono ancora davanti a noi.



"Lo Stato non può aiutare e sovvenzionare ovunque", così il ministro delle Finanze Lindner ha giustificato i tagli nella legge di bilancio per l'istruzione, le pensioni, la sanità e l'assistenza, tra gli altri. A quanto pare, non ci sono soldi per i servizi sociali o per fare investimenti ragionevoli - ma ci sono per le infinite forniture di armi all'Ucraina. A metà agosto Lindner ha promesso a Kiev che nel bilancio saranno stanziati cinque miliardi di euro all'anno fino al 2027 (!) sotto forma di "aiuti per il miglioramento" delle forze armate ucraine; oltre dodici miliardi sono già stati versati. Ma cosa hanno ottenuto questi presunti aiuti, a parte un'escalation della violenza? Cosa hanno ottenuto se non un aumento della povertà e della fame, soprattutto nei Paesi del Sud globale? Invece di continuare a sovvenzionare morte e distruzione, non sarebbe finalmente necessaria una pressione politica per un cessate il fuoco? E invece di lasciare che gli Stati Uniti ci spingano in una guerra contro la Cina, non dovremmo piuttosto lavorare per un ordine mondiale multipolare con relazioni commerciali e finanziarie eque, invece di sanzioni arbitrarie.


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mercoledì 16 agosto 2023

Il sorpasso: l'economia russa ha superato quella tedesca (se misurata a parità di potere di acquisto)

I tedeschi amano sminuire l'economia russa sostenendo che in fondo il PIL russo è sul livello di quello italiano, ma con una popolazione chè piu' è del doppio rispetto a quella del bel paese. Ma come sta andando il PIL russo? I dati appena pubblicati dalla britannica BNE intellinews certificano il sorpasso del pil russo su quello tedesco, se misurato a parità di potere di acquisto. Un bello smacco per i tedeschi e per chi in occidente ha clamorosamente sopravvalutato l'effetto delle sanzioni. Ne scrive Junge Welt

L'economia russa supera quella tedesca in termini di pil a parità di potere di acquisto

È un movimento a forbice: mentre le istituzioni finanziarie internazionali come il FMI ridimensionano di trimestre in trimestre le loro aspettative per l'economia tedesca, l'ultima revisione è stata a meno 0,3 percento per l'intero 2023, allo stesso tempo stanno riconoscendo alla Russia una crescita economica sempre piu' sostenuta: il PIL russo dovrebbe crescere dello 0,7 percento nel corso dell'anno. Le previsioni ufficiali di Mosca sono ancora più ottimistiche, con un aumento del 2,5 percento.

Solitamente si cerca di relativizzare questa situazione osservando che il prodotto interno lordo russo equivale "soltanto" a quello dell'Italia, ma con una popolazione tre volte inferiore, quindi tutti i tassi di crescita vengono calcolati partendo da una base più bassa. Ma potrebbe anche essere che l'Occidente stia cercando di dipingere una situazione più rosea per i suoi interessi. La recente sintesi di diversi studi economici di livello accademico e di alcuni investitori riportati dall'agenzia economica britannica "BNE Intellinews" hanno attirato l'attenzione su questo fatto.

Di conseguenza, le statistiche occidentali sarebbero distorte dal fatto che registrano tutti i dati economici in prezzi nominali - convertiti in dollari statunitensi. L'economia russa quindi è già stata penalizzata dalla svalutazione della valuta nazionale, che attualmente si attesta intorno a 100 rubli per dollaro statunitense o euro, anche se la caduta del rublo è stata temporaneamente fermata dalla decisione della Banca centrale russa di vendere riserve di valuta estera per un valore di 21,5 milioni di euro al giorno - il dollaro e l'euro giovedì sono scesi  rispettivamente di oltre mezzo punto percentuale a 96,49 e 106,02 rubli.

Sarebbe più corretto, come sottolinea la BNE, utilizzare le parità di potere d'acquisto. Questo metodo di calcolo cerca di tener conto del diverso livello dei prezzi nei paesi confrontati. Un classico esempio è l'indice "Big-Mac" stilato da molti anni dalla rivista britannica The Economist. Esso confronta il costo di un "Big Mac" negli Stati Uniti e in Russia, ad esempio, prendendo in considerazione il costo di produzione e delle materie prime standardizzate. Questo confronto rivela che un "Big Mac" costa circa 5 dollari negli Stati Uniti, ma equivale a soli 2,50 dollari in Russia. In condizioni altrimenti uguali, il "valore" del PIL russo dovrebbe quindi essere rivalutato del 100 percento. 

Il punto di vista di Jacques Sapir, economista, pubblicato nella rivista American Affairs lo scorso inverno, dimostra quanto possano differire le quote di produzione di ricchezza mondiale tra le diverse economie, anche se si basano sugli stessi dati del FMI. Con i tassi di cambio, l'ordine delle economie degli Stati Uniti, della Cina, della Germania e della Russia è quello mostrato nella Tabella 1. Ma secondo le parità di potere d'acquisto, l'ordine cambia come mostrato nella Tabella 2.

L'economia russa supera quella tedesca in termini di pil a parità di potere di acquisto
Tabella 2

Mentre nel primo caso l'economia tedesca sembra almeno due volte più grande di quella russa, quando si considera il potere d'acquisto, entrambi i paesi sono praticamente alla pari, e così avviene già da anni. Attualmente il valore del prodotto interno lordo russo avrebbe già superato di poco quello tedesco, scrive la BNE: 5,32 contro 5,3 trilioni di dollari USA. Pertanto, la Russia sarebbe la quinta economia più ricca del mondo, mentre la Germania scenderebbe al sesto posto.

È possibile criticare il metodo dell'indice "Big Mac" per la sua unilateralità, poiché non tiene conto, ad esempio, dei livelli salariali, che tra gli Stati Uniti e la Russia sono certamente in rapporto diverso di 2:1. Vengono confrontati solo alcuni dei molteplici indicatori delle economie nazionali. È anche innegabile che le spese militari abbiano un effetto paradossalmente positivo sui conti economici complessivi: un carro armato costruito da Rheinmetall qui o da Uralvagonzavod là è considerato un reddito per il produttore, anche se sottrae ricchezza sociale, in quanto il suo valore consiste nel distruggere valore d'uso.

Jacques Sapir tuttavia ha indicato un vantaggio strutturale che la Russia ha effettivamente rispetto alla maggior parte delle economie occidentali: una base economica reale relativamente forte, ulteriormente incentivata dalle sanzioni occidentali, in quanto le sanzioni commerciali hanno portato a una sostituzione delle importazioni. La diagnosi generale è: l'Occidente ha nettamente sopravvalutato gli effetti delle sue sanzioni contro la Russia.

Classifica pil paesi a parità di potere di acquisto

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venerdì 4 agosto 2023

La Bundeswehr cerca disperatamente nuove reclute ma non le trova

I GRANDI PIANI PER IL RIARMO TEDESCO SI SCONTRANO CON LA GRAVE MANCANZA DI GIOVANI RECLUTE PRONTE AD ARRUOLARSI NELLA BUNDESWEHR, CHE ORA PER CERCARE DI AUMENTARE GLI EFFETTIVI DOVRÀ RIVOLGERSI AGLI IMMIGRATI E ALLE DONNE. NE SCRIVE JUNGE WELT


Nonostante i tanti milioni investiti in pubblicità, la ricerca di nuove reclute per la Bundeswehr resta una missione disperata. Manifesti incendiari sono affissi un po' in tutta la Germania, fanno pubblicità su Internet, nelle scuole e nei cosiddetti 16 "centri di carriera" dell'esercito. Tuttavia, gli sforzi sembrano essere vani, poiché il numero di candidati è in continuo calo. Attualmente la Bundeswehr ha 180.770 persone alle sue dipendenze, ma vorrebbe arrivare ad averne almeno 203.000. Purtroppo, tutte le frecce sulle liste di reclutamento puntano verso il basso.

Mercoledì, il Ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD) durante una visita a un "centro per la carriera" delle forze armate a Stoccarda ha confermato la diminuzione del 7% delle candidature anche per quest'anno. I "centri di carriera" sono stati definiti da Pistorius la "nostra porta verso la società, una finestra per i candidati". Questa è stata la sua prima visita a una struttura del genere da quando ha assunto l'incarico. "Fuori dalla caserma, in mezzo alla società", almeno questo è il motto.

Solo il "Career Centre di Stoccarda" ha organizzato circa 300 eventi l'anno scorso, ma il personale del centro ha notato "cambiamenti e sensibilità sociali". Oggi, chi cerca un lavoro ha molte opzioni e la Bundeswehr è in concorrenza con l'economia e tanti altri posti di lavoro, anche se i lavori nell'esercito sono considerati "significativi". Non è chiaro tuttavia cosa si intenda esattamente con questa parola.

Ha invece annunciato che l'obiettivo di aumentare il numero di effettivi portandoli a 203.000 entro il 2031 sarà messo alla prova. Ha attribuito il tasso di abbandono del 30% nell'esercito a "richieste eccessive" e alle "aspettative". "I tedeschi" sono molto bravi a parlare male delle "loro forze armate". Ora invece vorrebbe cercare candidati in parti della popolazione che sono ancora piuttosto sconosciute alla Bundeswehr: le donne e le persone con un background migratorio ma con passaporto tedesco sono in cima alla lista delle richieste. Alla domanda posta mercoledì da junge Welt su quali fossero i risultati effettivi delle costose campagne pubblicitarie, il capitano di fregata Christina Routsi ha risposto a nome dello staff di informazione stampa del Ministero federale della Difesa: "Non abbiamo nulla da aggiungere a quanto dichiarato".

Durante la visita a Stoccarda, Pistorius ha anche annunciato che non vede ancora la necessità di trasferire i soldati della Bundeswehr di stanza nel Paese dopo il colpo di Stato in Niger: il comandante tedesco in loco, infatti, ha dichiarato che non c'è "alcuna minaccia per la sicurezza" del contingente.

Zaklin Nastic, responsabile per la politica in materia dei diritti umani per la linke al Bundestag e presidente della Commissione Difesa, ha dichiarato che, alla luce del calo dei candidati alla Bundeswehr, le campagne pubblicitarie per il reclutamento dovrebbero essere interrotte anziché ulteriormente portate avanti. Ha anche richiesto l'interruzione immediata del reclutamento dei minori. "Se persino il Commissario per le Forze Armate, Eva Högl, critica apertamente il divieto di pubblicità nelle scuole, questo è un esempio lampante della crescente brama di riarmo e del militarismo del governo federale", ha affermato Nastic.

domenica 30 luglio 2023

Crisi abitativa senza fine in Germania

Se il prezzo degli immobili è in caduta libera, il costo degli affitti nelle principali città tedesche invece continua a salire a ritmi insostenibili: solo nella prima metà del 2023 gli affitti sono cresciuti in media del 6.7%, mentre l'obiettivo della Ampelkoalition di costruire 400.000 nuove abitazioni all'anno è destinato a restare solo un bel proposito sul programma elettorale. Ne scrive Junge Welt



Al momento, non ci si deve aspettare un allentamento sul fronte del mercato immobiliare, bensì il contrario. Secondo uno studio appena pubblicato dalla società di consulenza statunitense Jones Lang LaSalle (JLL), gli affitti sono aumentati bruscamente, soprattutto nelle principali città tedesche. Come riportato dalla dpa martedì, gli affitti richiesti a Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia, Francoforte sul Meno, Düsseldorf, Stoccarda e Lipsia sono cresciuti in media del 6,7% nella prima metà dell'anno in corso, rispetto all'aumento del 3,7% registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. Nei distretti rurali, gli affitti richiesti sono aumentati del 4,9% in dodici mesi, mentre nei distretti urbani l'aumento è stato del 2,9%.

A proposito, secondo l'Ufficio federale di statistica, nel primo trimestre del 2023 i salari reali dei lavoratori dipendenti in Germania sono diminuiti del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Nelle principali città prese in esame, gli inquilini hanno dovuto pagare in media 15,38 euro al metro quadro per gli appartamenti messi in affitto. Ciò rappresenta una cifra superiore di circa il 50% rispetto alla media di dieci euro al metro quadro rilevata nei distretti urbani. Rispetto alla media di 8,61 euro al metro quadro nei distretti rurali, la differenza arriva addirittura al 79%.

La crisi abitativa si è aggravata nell'ultimo anno, come dichiarato da Lukas Siebenkotten, presidente dell'Associazione tedesca degli inquilini, in un'intervista alla radio SWR. "Il numero di appartamenti a prezzi accessibili portati a termine, ha continuato a diminuire in modo significativo", afferma Siebenkotten. Purtroppo, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Secondo uno studio dell'Istituto per la Macroeconomia e la Ricerca sul Ciclo Economico (IMK) della Fondazione Hans Böckler, vicina ai sindacati, nell'anno in corso, nello scenario negativo, potrebbero essere completati solo 223.000 appartamenti, rispetto ai 295.000 del 2022. Nel prossimo anno, l'IMK prevede che ci saranno ancora meno appartamenti completati, a causa degli alti costi per gli interessi e i materiali, che potrebbero far scendere il numero di unità abitative completate in case plurifamiliari e unifamiliari a 177.000.

Questo riporterebbe la costruzione di abitazioni nel 2024 ai minimi del 2009, mettendo a rischio il raggiungimento dell'obiettivo dichiarato di 400.000 nuove abitazioni all'anno. Anche le associazioni del settore edilizio e abitativo prevedono solo circa 245.000 appartamenti completati nell'anno in corso, come riportato dalla dpa.

Siebenkotten sottolinea che "i più colpiti da questo sviluppo sono chiaramente coloro che hanno il portafogli piu' piccolo e dipendono dalla necessità di trovare alloggi a prezzi accessibili". Ha inoltre criticato, in un'intervista su SWR, il fatto che i prossimi lavori di ristrutturazione per il risparmio energetico verrebbero scaricati sugli inquilini. Per gli alloggi a prezzi accessibili, Siebenkotten ritiene necessario un fondo speciale di "circa 50 miliardi di euro", "simile a quello creato per la Bundeswehr".

venerdì 28 ottobre 2022

Il motore franco-tedesco si è inceppato

A Berlino nelle stanze della Cancelleria federale si dà sempre meno importanza all'alleanza strategica con i francesi. In ballo ci sono il riarmo tedesco e il protagonismo di Berlino nell'Europa dell'est. La spinta propulsiva del motore franco-tedesco sembra essersi definitivamente esaurita ora che Berlino ambisce ad un nuovo ruolo sulla scena internazionale. Ne scrive Junge Welt

Aereo da caccia franco-tedesc FCAS 2019

Quando non si sa piu' cosa fare, si istituisce un gruppo di lavoro: sembra quasi che le relazioni tra Germania e Francia, tra la potenza dominante dell'UE e il suo concorrente più forte sul continente abbiano raggiunto lo stadio dell'impotenza. Le consultazioni governative bilaterali, che ancora una volta avrebbero dovuto mostrare la presunta "amicizia" stretta tra i due Stati si sarebbero dovute svolgere mercoledì ma invece sono state cancellate con un preavviso minimo. La conferenza stampa prevista dopo l'incontro di crisi tra il Presidente Emmanuel Macron e il Cancelliere Olaf Scholz è stata cancellata. Il risultato delle tre ore di colloquio a Parigi: molte parole, niente di concreto. Il riavvicinamento invece dovrà avvenire con dei gruppi di lavoro. Il tanto citato motore dell'UE sta perdendo colpi, vacilla sempre di piu'.


Le controversie da sempre sono il modus vivendi delle relazioni tra Germania e Francia, con i loro interessi nazionali divergenti. La guerra e la crisi, tuttavia, stanno facendo emergere delle contraddizioni sempre piu' forti. Parigi in particolare non sopporta l'attivismo militare e il riarmo tedesco. Non si erano forse accordati anni fa per sviluppare congiuntamente armi e forze armate a livello europeo al fine di rendersi indipendenti dagli Stati Uniti? E ora invece i progetti franco-tedeschi sono bloccati - come il nuovo sistema di combattimento aereo FCAS - o sono addirittura falliti, come il nuovo aereo da ricognizione marittima di fabbricazione congiunta. Berlino invece preferisce fare i suoi acquisti per la difesa direttamente dagli Stati Uniti, con il vantaggio di acquistare prodotti rapidamente disponibili, ma allo stesso tempo mette in pericolo la tanto invocata "autonomia strategica" dell'UE. È stato un grave affronto alla Francia anche il fatto che la Germania sta attuando i suoi piani di difesa aerea europea principalmente con gli alleati dell'Europa settentrionale e orientale, utilizzando sistemi tedeschi, statunitensi e israeliani - ma non i sistemi esistenti di produzione franco-italiana.

Non aiuta molto anche il fatto che il governo tedesco dimostra sempre più apertamente il suo disinteresse per la Francia. Il 28 settembre, un giorno prima che Scholz annunciasse il pacchetto "Doppelwumms" da 200 miliardi di euro, il ministro della Cancelleria Wolfgang Schmidt si trovava a Parigi per dei colloqui; non ha fatto una sola parola del pacchetto, un provvedimento di vasta portata con gravi conseguenze per l'intera UE. Scholz a sua volta, ha cancellato quasi contemporaneamente una videochiamata con il Primo Ministro francese Élisabeth Borne a causa di una presunta indisposizione, ma è apparso davanti alla telecamera poche ore dopo di buon umore per annunciare il "Doppelwumms", un provvedimento alquanto problematico per Parigi. Poco prima della riunione di crisi di mercoledì, Berlino ha continuato a fare la voce grossa, annunciando dopo la riunione una conferenza stampa senza essersi coordinata con Parigi. Sarebbe difficile comunicare a un alleato in maniera ancora piu' chiara il livello di serietà con il quale viene preso in considerazione.

sabato 8 ottobre 2022

Heiner Flassbeck - Berlino ha preparato il terreno

Per il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, Berlino e i governi tedeschi degli ultimi anni non hanno fatto altro che preparare il terreno per questa ennesima vittoria della destra in un paese europeo. Un commento di Heiner Flassbeck su Junge Welt


Le elezioni italiane del 25 settembre, il cui risultato sembra aver scioccato molti, si inseriscono senza soluzione di continuità in una serie di elezioni in cui gli elettori hanno espresso la loro frustrazione per la situazione economica complessiva e per il ruolo dell'UE in particolare. L'unica cosa davvero sorprendente è che dopo ognuno di questi eventi, l'opinione pubblica in Germania finge di essere stupita - per poi tornare a farsi gli affari di sempre.

Naturalmente nessuno può o vuole arrivare a pensare che il governo tedesco possa aver contribuito ad una crescente frustrazione in gran parte d'Europa. Berlino fa sempre tutto bene e se la Germania può essere accusata di qualcosa, è solo di essersi messa troppo in secondo piano invece di aver assunto il "ruolo di guida" che in Europa le spetterebbe.


La Commissione europea ama essere considerata un combattente che difende ad ogni costo i "valori e le leggi europee" quando si tratta di Paesi relativamente piccoli dell'Europa centrale e orientale e delle loro relativamente piccole trasgressioni. La cattiva condotta della Germania (e dei Paesi Bassi), decisiva per il destino dell'Europa e che si esprime nelle enormi eccedenze delle partite correnti di questi due Paesi del Nord, non merita di essere menzionata. La Commissione non dice nulla nemmeno sulle conseguenze dei surplus tedeschi sul debito pubblico italiano.

Non c'è da stupirsi dunque che la frustrazione si stia diffondendo nei Paesi del Sud colpiti da questa condotta, soprattutto tra quei politici che non sono disposti ad affrontare di petto i Paesi del Nord. In Italia, la sinistra politica per molto tempo è stata troppo elegante, troppo diplomatica e troppo "europeista" per affrontare in maniera diretta le rimostranze dell'UE. Enrico Letta, leader del Partito Democratico (socialdemocratico), preferisce mordersi la lingua piuttosto che esprimere posizioni che potrebbero essere intese come critiche alle condizioni europee. Non vuole certo dimostrare che la destra ha ragione. Ma  proprio comportandosi in questo modo, rafforza immensamente la destra.

In Germania, qualsiasi politico italiano che osi criticare apertamente Berlino, come il futuro primo ministro Giorgia Meloni, viene stroncato senza pietà dalla stampa e dai politici. Chiunque dica qualcosa di critico sulla Repubblica Federale è un "odiatore della Germania". In questo modo viene stroncata sul nascere qualsiasi discussione obiettiva e si contribuisce direttamente a far vincere il prossimo governo nazionalista nel prossimo Paese che andrà a votare.



lunedì 5 novembre 2018

Perché Hartz IV potrebbe diventare un reddito di cittadinanza incondizionato

La Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe ha fatto sapere che entro gennaio si pronuncerà sulla costituzionalità del regime sanzionatorio Hartz. Se le sanzioni e le decurtazioni del sussidio fossero dichiarate illegittime in quanto lesive dei diritti fondamentali, Hartz IV potrebbe finalmente trasformarsi in un reddito di cittadinanza incondizionato. Difficile che accada contro la volontà del governo di Berlino, tuttavia per gli oltre 400.000 sussidiati che ogni anno vengono puniti e privati del minimo esistenziale sarebbe senza dubbio una svolta. Ne parla Susan Bonath su Junge Welt



Neanche un soldo per il cibo e l'elettricità, il padrone di casa minaccia lo sfratto, le bollette restano sul tavolo, i debiti si accumulano, nessun aiuto dagli uffici pubblici preposti: uno scenario che minaccia costantemente i percettori di un sussidio Hartz IV, e che a partire dal 2005 milioni di persone hanno dovuto sperimentare. Il "reato" da loro commesso: hanno interrotto una misura di formazione assegnata dal centro per l'impiego, hanno rifiutato un'offerta di lavoro, non hanno fatto un numero sufficiente di candidature o semplicemente si sono allontanate dalla zona di residenza senza il permesso del centro per l'impiego. Ogni anno, i centri per l'impiego infliggono quasi un milione di sanzioni a circa 420.000 persone in stato di bisogno. A seconda del tipo di "infrazione" possono ridurre il sussidio minimo di sussistenza del 10, del 30, del 60 o del 100 %. Le sanzioni Hartz IV tuttavia, secondo il Tribunale sociale di Gotha, violerebbero i diritti fondamentali relativi alla dignità umana, alla libertà di scelta e all'integrità fisica. E nel 2015 i giudici di Gotha per questa ragione si sono rivolti alla Corte costituzionale tedesca (BVerfG). Le persone colpite dalle misure punitive hanno dovuto attendere a lungo ma ora Karlsruhe ha dato luce verde: il 15 o 16 Gennaio 2019 la Corte dovrà discutere il ricorso, ha fatto sapere l'associazione dei senza lavoro Tacheles, che martedì scorso ha pubblicato la lettera.

Il ricorso si basa sul caso di un giovane a cui il Jobcenter di Erfurt aveva comminato 2 sanzioni consecutive di tre mesi. La riduzione iniziale era stata del 30% per non aver accettato una prima offerta di lavoro. Poco dopo però l'uomo si è rifiutato di iniziare un periodo di lavoro di prova. L'ufficio del lavoro gli ha cancellato il 60 % del sussidio. I giudici del tribunale di Gotha in Turingia dubitano che la pratica del Jobcenter sia compatibile con la Costituzione e per questo si sono rivolti alla Corte. Il primo tentativo è fallito a causa di un "errore formale", ma nel 2016 ci hanno riprovato. L'Arbeitslosengeld II (Hartz IV) copre a malapena il minimo indispensabile, per questo i giudici del tribunale sociale ritengono che la decurtazione dell'indennità potrebbe "implicare un peggioramento dello stato di salute oppure un pericolo per la vita stessa".

L'associazione Tacheles è una delle 19 associazioni che due anni fa aveva chiesto alla corte suprema di Karlsruhe di pronunciarsi sul tema. E non sono gli unici a ritenere le sanzioni Hartz "completamente sproporzionate" e quindi una grave violazione della legge. Anche l'associazione "Paritätische Wohlfahrtsverband" sostiene che le sanzioni creano terrore e conducono alla miseria, facendo riferimento ad una decisione della Corte di Karlsruhe del 1977. Secondo questa sentenza, anche ai peggiori criminali sarebbe doveroso assicurare il minimo esistenziale. E il rifiuto di un lavoro, inoltre, non è nemmeno un reato. L'associazione di assistenza sociale "Erlacher Höhe" parla invece di casi drammatici criticando soprattutto l'arbitrarietà con cui gli impiegati dei Jobcenter possono applicare la legge. E' sufficiente un'accusa unilaterale, in quanto le obiezioni e le denunce nella giurisprudenza speciale Hartz IV non hanno un effetto sospensivo.

Le persone vengono spinte a vivere al di sotto del minimo esistenziale, sostiene la Confederazione dei sindacati tedeschi (DGB). Le prestazioni in natura con le quali lo stato giustifica le sanzioni devono essere richieste separatamente dal disoccupato e non sempre vengono concesse. In secondo luogo si tratta per lo più di buoni alimentari per un valore massimo della metà di quanto previsto da Hartz IV. Resta tuttavia completamente ignorato il fatto che anche i costi dell'abitazione e dell'energia hanno natura esistenziale. "Il regime delle sanzioni non tiene conto delle necessità minime", sostiene la DGB. L'Associazione degli avvocati tedeschi ha accusato i Centri per l'impiego di accanirsi in particolar modo con i percettori mentalmente instabili, malati o indifesi. L'associazione sociale VdK ha condannato la sanzioni e le ha definite una grave interferenza nei diritti fondamentali. La Caritas e la Diakonie accusano la responsabilità solidale dei membri della famiglia, la riduzione dei sussidi per l'alloggio e le dure sanzioni nei confronti dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni, tuttavia si limitano a chiedere una riduzione delle sanzioni. Anche l'associazione "Deutsche Sozialgerichtstag" la vede in maniera simile: la pratica deve essere riesaminata e rivalutata. Al momento "è molto probabile che possa causare o esacerbare problemi di salute", accusa l'associazione.

Solo cinque istituzioni sostengono con convinzione la pratica crudele. Oltre alla Bundesagentur für Arbeit (BA), al Ministero federale del lavoro e degli affari sociali (BMAS) e alla Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro (BdA), ci sono anche le associazioni dei distretti e delle città. Come al solito ritengono che i centri per l'impiego possono comunque concedere un buono per il cibo. Le persone colpite avrebbero semplicemente il dovere di "collaborare" per evitare di incorrere nelle sanzioni. Inoltre, a loro avviso, non esisterebbe un "diritto fondamentale alla concessione incondizionata di benefici sociali".

Martedì il presidente di Tacheles Harald Thomé ha accolto con favore il fatto che la corte di Karlsruhe abbia finalmente messo in agenda una sentenza su questo ricorso "dopo che per mesi e anni era stata data priorità ad altre decisioni". "Possiamo almeno essere curiosi" ha constatato Thomé.
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mercoledì 12 luglio 2017

La nuova frontiera di Hartz IV

Su Hartz IV ci sono pareri discordanti: per alcuni è una manna per altri una condanna. Sicuramente farà molto discutere il nuovo progetto lanciato dall'Arbeitsamt di Brema: disoccupati di lungo periodo offerti come operai o manovali ad imprese private che per ben 5 anni sarebbero quasi completamente esentate dal pagamento dello stipendio e dei contributi sociali, visto che a farsene carico sarebbe lo stato. Per il disoccupato si tratterebbe di una offerta che non puo' rifiutare: i Jobcenter già al primo rifiuto possono far scattare le sanzioni e decurtare l'indennità di sussistenza. Da Junge Welt


Quasi un abitante su sei a Brema vive grazie ai sussidi pubblici di base. La proporzione di beneficiari di un sussidio sul totale della popolazione è solo leggermente inferiore rispetto alla capitale tedesca di Hartz IV, Berlino. Migliaia fra questi disoccupati sono ormai da molti anni senza un lavoro. Il Jobcenter e le agenzie di lavoro della città-stato (Brema) vorrebbero porre rimedio a questa situazione e allo stesso tempo cercare di rendere un servizio all'economia. La loro idea infatti è quella di obbligare i disoccupati di lungo periodo a lavorare come operai o manovali nelle aziende pubbliche o private della città. A pagare lo stipendio, pero', non dovrebbero essere coloro che beneficiano di questo lavoro.

L'iniziativa nasce all'interno del programma federale per la "partecipazione sociale al mercato del lavoro". Il concetto era già stato presentato in marzo dal presidente delle Agenzie federali del lavoro (BA), Detlef Scheele, e dal Ministro del Lavoro Andrea Nahles (entrambi SPD). Il programma è una riedizione del cosiddetto "lavoro civile". Tuttavia c'è una differenza significativa: i lavori sovvenzionati per i disoccupati di lungo periodo non dovranno piu' essere "necessariamente neutrali dal punto di vista concorrenziale". I Jobcenter potranno offrire i disoccupati a costo zero anche alle imprese private.

L'obiettivo sarebbe quello di "creare delle opportunità sostenibili per i disoccupati di lunga durata", ha dichiarato la portavoce del Ministero del Lavoro e degli affari sociali (BMAS), Nadja Jung. Dalle informazioni fornite, il progetto dovrebbe funzionare in questo modo: i Jobcenter potrebbero spedire a lavorare nelle fabbriche, fino ad un massimo di 5 anni, le persone con "difficoltà di collocamento". Il primo anno sarà lo stato a farsi completamente carico dello stipendio. Il secondo anno l'impresa dovrà contribuire con il 10%, nel terzo con il 20% e cosi' via. "L'elevato livello di sostegno pubblico dovrebbe dare al datore di lavoro un incentivo per impiegare i disoccupati di lungo periodo".

Le condizioni per le persone obiettivo di queste misure dovrebbero restare magre come quelle attuali: "dal primo di gennaio gli importi dei sussidi sono allineati al salario minimo per legge pari a 8.84 € l'ora lordi", ha chiarito la portavoce del BMAS Jung. La settimana lavorativa massima è di 30 ore. Un impiego di questo tipo, ad esempio come operatore nei parchi pubblici della città oppure come operaio nelle officine meccaniche, nel complesso dovrebbe essere sostenuto dallo stato con 1.370 € lordi. Nella somma è compresa anche la componente che l'imprenditore dovrebbe pagare per l'assicurazione sociale. L'occupato arriverebbe quindi ad un salario lordo di 1.125 €, netti sono 880 € al mese. Sarà possibile occupare le persone anche per solo 25, 20 o 15 ore settimanali. Il salario netto sarebbe quindi rispettivamente di 734, 589 oppure 445 €. 

Ad essere versati sarebbero solo i contributi per la pensione, la salute e l'assistenza infermieristica, è scritto nel concetto della SPD. La motivazione sarebbe la seguente: "l'esclusione dall'indennità di disoccupazione evita incentivi sbagliati che potrebbero spingere alla conclusione anticipata del rapporto di lavoro e quindi essere una porta girevole in termini di prestazioni sociali". In altre parole: il governo vuole evitare che le persone coinvolte dalle misure acquisiscano il diritto all'indennità di disoccupazione e quindi abbandonino in anticipo il programma. 

Nessuno tuttavia ha voluto chiarire se la partecipazione al progetto sarà volontaria o meno. Si puo' presumere che i Jobcenter come al solito allegheranno ai cosiddetti "posti vacanti" una indicazione sulle possibili conseguenze legali. Questo significa: chi rifiuta una "proposta di intermediazione" senza una "giusta causa" sarà sanzionato. Per i minori di 25 anni si tratta di tagliare per 3 mesi l'intero sussidio sociale. Chi ha piu' di 25 anni dovrà prendere in considerazione una sanzione pari al 30% del sussidio. Le imprese che beneficiano del lavoro potranno essere contente. Così è scritto nel documento di presentazione: "il sussidio salariale di 5 anni dovrebbe mantenere il piu' a lungo possibile le persone occupate innescando quindi il cosiddetto effetto adesivo".