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domenica 2 settembre 2018

Perché la presunta mancanza di lavoratori qualificati è più che altro una campagna di PR degli industriali tedeschi

A scriverlo non è un foglio sovversivo dell'est ma la liberale e liberista Die Welt. In un paese con 2 milioni e mezzo di disoccupati ufficiali e un altro milione e mezzo nascosto nelle statistiche gli imprenditori tedeschi continuano a lamentarsi per la mancanza di forza lavoro qualificata e chiedono al governo una legge sull'immigrazione che faciliti l'importazione di lavoratori a basso costo dai paesi extra UE. Molti economisti di rango tuttavia, dati alla mano, mettono in dubbio questa narrazione che le associazioni imprenditoriali nel frattempo sono riuscite ad imporre sui media. Il vero problema è un altro: le posizioni lavorative restano aperte a lungo perché la paga oraria è troppo bassa. Ne parla Die Welt


Se dobbiamo credere ai rappresentanti delle associazioni economiche, la Germania sta affrontando dei tempi molto difficili. Le esportazioni vanno bene, gli acquisti crescono in maniera ininterrotta, il portafoglio ordini della maggior parte delle aziende è pieno. Ma ogni anno che passa, a quanto pare, è sempre più difficile evadere gli ordini - perché mancherebbero i lavoratori per farlo. Soprattutto gli specialisti. E questo nel lungo periodo potrebbe rivelarsi un rischio per l'economia.

Secondo la Camera di commercio e dell'industria tedesca (DIHK), quasi un'azienda su due lamenta di non essere in grado di coprire nel lungo periodo le posizioni lavorative aperte. Altrettante invece, a causa della scarsità di personale sono preoccupate per le prospettive di crescita. Nel complesso, ci sarebbero circa 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti a causa della mancanza di candidati idonei, avverte l'associazione.

Ma c'è una lunga serie di esperti che considera questi allarmi esagerati - e ritiene che la presunta mancanza di manodopera specializzata in Germania sia invece una favola. L'Istituto per l'economia e le scienze sociali (WSI) della Hans Böckler Stiftung, vicino al sindacato, in un'analisi giunge invece ad un'altra conclusione: le cifre della DIHK sono eccessive e poco significative.

Di previsioni cupe ne circolano da anni

Il problema non è tanto che non ci sarebbero abbastanza lavoratori, ma che le aziende non sono disposte a pagare salari decenti, afferma Eric Seils, autore dell'ultimo rapporto WSI sul mercato del lavoro. "Le continue lamentele di molti imprenditori in merito ad un presunto rischio aziendale causato dalla carenza di lavoratori qualificati avrebbero come unico scopo quello di contenere l'aumento del costo del lavoro nel settore a basso salario tedesco", sostiene Seils.

La nuova legge sull'immigrazione, che si pone proprio l'obiettivo di attrarre il maggior numero possibile di lavoratori dall'estero e che il governo federale sta pianificando, non sarebbe necessaria, al contrario dannosa.

Di previsioni cupe, secondo le quali in Germania presto mancheranno lavoratori, in particolar modo quelli qualificati, ne girano da anni. L'istituto di ricerca Prognos, ad esempio, la scorsa estate ha calcolato che solo a causa dell'invecchiamento della popolazione, entro il 2030 ci saranno tre milioni di lavoratori in meno. E l'Institut der Deutschen Wirtschaft (IW) nel suo rapporto MINT sul mercato del lavoro per i matematici, gli informatici, gli scienziati e i tecnici conclude che attualmente mancherebbero 237.500 di questi professionisti.

Paga cattiva, alto turn-over

La DIHK aveva suonato l'allarme per un gran numero di settori. Ad esempio, l'83 per cento delle aziende operanti nel lavoro interinale nel lungo periodo non riuscirebbe ad occupare i posti vacanti per mancanza di candidati qualificati. Nel settore della sicurezza, il 78% delle aziende ha riscontrato questo problema, nel trasporto merci su strada il 63% e nel settore dell'ospitalità il 62%.

Secondo Eric Seils ad essere interessati sarebbero in particolar modo i settori a basso salario in cui "i requisiti richiesti sono di gran lunga inferiori rispetto alla media". Tuttavia la probabilità che vi sia una carenza di lavoratori proprio in questi settori è molto bassa. La verità è che nei settori sopra-menzionati la retribuzione è bassa, il turn-over del personale è molto forte e quindi anche il numero dei posti vacanti è alto, secondo Seils.

Tuttavia i datori di lavoro avrebbero un forte incentivo a spiegare l'incremento dei posti di lavoro vacanti come un problema di mancanza di forza lavoro qualificata, egli suggerisce: "Se hanno partecipato al sondaggio DIHK e si sono lamentati per la carenza di lavoratori qualificati, possono allora sperare che l'associazione di categoria si impegni politicamente per far importare dall'estero lavoratori stranieri a basso costo".

La BA non vede una carenza generale di lavoratori qualificati

Diversi esperti condividono questa valutazione. Il fatto che le associazioni imprenditoriali si lamentino continuamente per la carenza di lavoratori qualificati, fa parte di una strategia conosciuta come "Rent-Seeking", afferma l'economista Thomas Straubhaar. Secondo questo approccio gli imprenditori possono valutare se è meglio fare progressi attraverso le prestazioni della propria azienda oppure grazie agli aiuti di Stato. "Se sembra più facile ed economico innescare nei ministeri competenti delle reazioni di aiuto, invece di far fronte con nuove idee alla mancanza di lavoratori, allora si sceglie di spedire i propri rappresentanti di associazione a Berlino", sostiene Straubhaar.

È indiscutibile che in determinati settori sia difficile trovare abbastanza lavoratori dipendenti. La vera domanda è un'altra: qual è la dimensione del problema? Seils del WSI sottolinea che il numero  specificato dal DIHK, pari a 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti per mancanza di lavoratori qualificati, sarebbe del 60 per cento superiore rispetto ai quasi 984.000 posti di lavoro indicati come immediatamente disponibili dal sondaggio rappresentativo dell'istituto scientifico dell'Agenzia Federale per il lavoro (IAB).

E l'Agenzia Federale per il Lavoro (BA) nella sua analisi di giugno sulle difficoltà nel mercato del lavoro qualificato scrive: "nonostante il forte incremento del periodo in cui le posizioni restano vacanti, e un rapporto molto basso fra disoccupati e posti di lavoro, in Germania non si può ancora parlare di una carenza di lavoratori qualificati. Piuttosto possiamo dire che in alcune professioni e in alcune regioni vi siano notevoli problemi nel coprire le posizioni di lavoro aperte". Inoltre, la BA aggiunge: ".. un indice onnicomprensivo in grado di misurare le carenze oppure la mancanza di forza lavoro tuttavia non esiste".

L'esperto DIW ritiene i sondaggi solo parzialmente credibili

Secondo gli esperti il criterio utilizzato, cioè quanto tempo è necessario per coprire una posizione lavorativa aperta, ci dice poco sulle reali dimensioni della carenza di lavoratori qualificati. "L'aumento delle posizioni vacanti fra quelle disponibili può anche essere il segno che l'agenzia per il lavoro è in ritardo nella intermediazione oppure che i datori di lavoro sono troppo selettivi", afferma Karl Brenke, da molti anni esperto di mercato del lavoro presso il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). I sondaggi sulle aziende, come quelli del DIHK, sono solo in parte credibili. Perché le aziende cercherebbero di assicurarsi una riserva di manodopera disponibile - e questo anche lanciando allarmi sulla presunta mancanza di personale qualificato.

"Se ci fosse effettivamente una significativa carenza di lavoratori qualificati, la potremmo osservare probabilmente nell'aumento dei salari, perché le aziende dovrebbero sforzarsi per ottenere le persone adatte", dice Brenke. Negli ultimi anni, tuttavia, ci sono stati degli aumenti salariali relativamente bassi.

Come Seil, anche Brenke non vede alcun motivo per portare in Germania altri lavoratori attraverso una nuova legge sull'immigrazione. "Abbiamo un mercato del lavoro aperto, esiste già la Carta blu all'interno dell'UE e in Germania abbiamo altri regolamenti aggiuntivi che consentono l'immigrazione e i relativi permessi di lavoro per i lavoratori qualificati provenienti dai paesi extra UE. Non abbiamo bisogno di una nuova legge sull'immigrazione come quella prevista dal governo", dice l'esperto. Il mercato del lavoro nell'UE è enorme e la disoccupazione in molti stati membri, anche fra i giovani istruiti, è spesso così alta che la Germania potrebbe reclutare in questi paesi la maggior parte dei lavoratori qualificati necessari.

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venerdì 5 aprile 2013

E' la fine del jobwunder?


Nonostante le rassicurazioni del governo, il mercato del lavoro tedesco da mesi mostra segnali di rallentamento. E' davvero la fine del jobwunder? Da Jjahnke.net, con dati della Bundesagentur fuer Arbeit e del Statistisches Bundesamt

L'Arbeitsagentur vorrebbe convincerci che il recupero occupazionale di inizio anno non c'è stato solo a causa del lungo inverno. Anche i media si aggrappano a questa descrizione rosea dei fatti, come del resto fa il telegiornale della sera. E naturalmente fa lo stesso anche il Ministero dell'Economia, in maniera ancora piu' suggestiva, con il suo comunicato stampa:

"Il mercato del lavoro in Germania è in gran forma. Il rigido inverno ha fatto si' che in questa fase dell'anno la disoccupazione scendesse un po' meno del solito. Nel complesso la situazione economica e lo stato d'animo dei consumatori negli ultimi mesi sono sensibilmente migliorati. Ad eccezione della zona Euro, l'economia mondiale è tornata a crescere. L'economia tedesca è all'inizio di una fase di ripresa. Questa nuova fase di crescita avrà inizio in primavera e continuerà durante tutto l'anno. Il trend positivo nel mercato del lavoro si rafforzerà nel corso dell'anno".

I dati tuttavia descrivono una situazione diversa. L'indice relativo al numero di posizioni aperte del Bundesanstalt für Arbeit (Stellenindex) continua a scendere dall'inizio dello scorso anno ed è già al di sotto del livello dello stesso mese di un anno fa. Il numero degli occupati con l'obbligo di assicurazione sociale (no minijob) scende dall'ottobre dello scorso anno.

Indice con il numero di posizioni lavorative aperte del Bundesagentur fuer Arbeit
Numero di occupati in milioni con obbligo di assicurazione sociale (no mini-job) - Statistisches Bundesamt

Se confrontata con i dati dell'anno precedente, la disoccupazione continua a crescere dall'ottobre 2012. Anche i dati destagionalizzati confermano la crescita della disoccupazione, solo con pochissime interruzioni, sin dall'inizio dello scorso anno.
Andamento della disoccupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente in % (Bundesagentur  fuer Arbeit)
Andamento della disoccupazione in migliaia. La linea nera è il valore relativo al mese, quella verde il  valore destagionalizzato (Fonte Destatis)

Naturalmente si fa di tutto per nascondere questa tendenza negativa. Quando si tratta dei dati sulla disoccupazione si torna ai soliti trucchi statistici. Solo il 56.6 % dei 5.5 milioni di beneficiari di un sussidio di disoccupazione sono ufficialmente registrati come disoccupati. 6 anni fa il valore era del 65%. Molti di questi nel frattempo hanno perso il diritto all'indennità perché non hanno accettato ogni lavoro che veniva loro proposto.

Numero dei disoccupati ufficiali (in blu) Vs. quelli non ufficiali ma che tuttavia ricevono un sussidio di  disoccupazione (in rosso), dati espressi in migliaia.

Sono sempre di piu' inoltre le persone che in Germania escono dal mercato del lavoro in anticipo e per questa ragione subiscono una riduzione della pensione. Secondo i dati del sistema pensionistico tedesco (Deutsche Rentenversicherung) nel 2011 sono state quasi 700.000 le persone che per la prima volta hanno ricevuto una pensione di anzianità. Circa la metà di queste - quasi 337.000 - non hanno ricevuto la pensione completa, perché non hanno lavorato fino al limite dei 65 anni. La quota dei pensionati precoci con un trattamento peggiorativo è salita dal 41.2 % del 2005 al 48.2% attuale. Secondo i dati della Bundesagentur für Arbeit la quota degli occupati fra i 60 e i 64 anni nel mese di giugno dello scorso anno era solo del 29.3%, fra i 64enni era addirittura del 14.2%. D'altronde è necessario considerare che a partire dai 58 anni non si viene piu' considerati disoccupati se entro un anno dalla perdita del lavoro non si riceve almeno un'offerta di lavoro.

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domenica 17 febbraio 2013

Chi di austerity ferisce, di austerity perisce


I dati in arrivo dall'economia tedesca ci dicono che l'austerity sta avendo un effetto molto negativo anche sulla principale economia dell'Eurozona. Il ramo inizia a scricchiolare sul serio. Da jjahnke.net

Andamento del PIL in rapporto trimestre precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Secondo l'ultimo comunicato dell'Ufficio federale di statistica il PIL tedesco nel quarto trimestre è sceso dello 0.6 % rispetto al trimestre precedente (dati destagionalizzati).

Sviluppo del PIL tedesco (dati destagionalizzati) in rapporto al trimestre precedente e allo stesso periodo dell'anno precedente

Di particolare interesse: gli investimenti netti, in calo già dal secondo trimestre del 2011, secondo i dati pubblicati, hanno continuato la loro discesa anche nel quarto trimestre 2012. 

Investimenti netti in Germania (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Altri dati dell'ufficio di statistica confermano per il quarto trimestre 2012 un forte calo del fatturato dell'industria tedesca e una riduzione delle vendite al dettaglio.

Andamento delle vendite al dettaglio

Nel confronto internazionale lo sviluppo dell'economia tedesca non è particolarmente favorevole.

Andamento del PIL in rapporto al trimestre precedente (Fonte Eurostat)

Anche l'export sta rallentando, nonostante gli "Hurrà" che arrivano dalla politica. L'ufficio federale di statistica ha titolato cosi' il comunicato sull'andamento dell'export nel 2012: "+3.4 % sul 2011 - esportazioni e importazioni raggiungono nuovi livelli record". I media hanno rilanciato con molto piacere la buona notizia. In realtà, sono dati del passato. Rispetto al mese di dicembre dello scorso anno c'è stato un calo di quasi il 7%. 

Andamento dell'export in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt).

Le importazioni tedesche si sono sviluppate in maniera ancora peggiore. Dall'Eurozona rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese di quasi il 6.8%. La Germania in questo modo è sempre di piu' l'opposto della famosa locomotiva d'Europa.

Andamento dell'import in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)

Anche l'andamento dell'occupazione ristagna dalla metà dello scorso anno.

Andamento dell'occupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt)

Nei dati sull'evoluzione della disoccupazione le statistiche potrebbero ingannare. Solo il 58 % dei 5.4 milioni beneficiari di sussidi di disoccupazione nel 2013 è stato ufficialmente segnalato come disoccupato. Sei anni prima la percentuale era del 65%. 

Percentuale di beneficiari di sussidi di disoccupazione contabilizzati come disoccupati (parte blu). Bundesagentur fuer Arbeit)

Nonostante tutti gli accorgimenti utilizzati per rendere piu' belli i dati (i disoccupati da piu' di 12 mesi con oltre 58 anni di età non vengono considerati nel numero dei senza lavoro), la disoccupazione cresce dall'ottobre 2012.

Andamento della disoccupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Bundesagentur fuer Arbeit)

venerdì 4 gennaio 2013

Miracolo o bluff?


L'occupazione in Germania tiene e i dati a fine 2012 restano positivi. La conservatrice FAZ propone una riflessione sulla natura del jobwunder: è un vero miracolo oppure è solo un bluff? Da FAZ.net 
Molti paesi sono in grandi difficoltà economiche. Il mercato del lavoro tedesco resta invece uno scoglio nella tempesta. Dipende solo dal fatto che sempre piu' persone sono costrette a lavorare per un salario da fame?

Che scenario: in Europa molti paesi sono in recessione, e anche in altre parti del mondo l'economia nella seconda metà dello scorso anno ha perso slancio - il mercato del lavoro tedesco al contrario sembra essere ancora tonico. In media, lo scorso anno erano ufficialmente disoccupati 2.8 milioni di individui, secondo i dati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). Erano stati così pochi solamente nel 1991. Solo un giorno prima l'ufficio federale di statistica aveva riferito che nel 2012  si è raggiunto il numero di occupati piu' alto di sempre: 41.5 milioni.

Come si è arrivati a questi dati? Negli ultimi anni sono stati creati posti di lavoro buoni e sostenibili  o - come in molti sostengono - soprattutto lavori precari, a basso reddito, la cui paga non è sufficiente a pagarsi da vivere?

Molti occupati in piu'
Tasso di disoccupazione in Germania
In entrambe le posizioni c'è del vero, almeno da quanto si puo' dedurre dalle statistiche. In Germania dal 2003 il numero degli occupati è cresciuto con forza. Alla base c'è la percentuale di individui in età lavorativa ancora occupati. Piu' sono e meglio è in questo caso: e la quota è salita dal 64% al 70% nel 2010, secondo le statistiche del Institus für Arbeitsmarkt - und Berufsforschung (IAB).  Il merito di questa crescita va anche  alle riforme del mercato del lavoro, entrate in vigore con il nome di "Hartz".
Tasso di occupazione
I dati indicano che fra i nuovi posti di lavoro ce ne sono anche di ben pagati e che la sostituzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato con impieghi meno sicuri e con salario piu' basso non è stata su larga scala. Il numero dei minijobs ad esempio, se si guarda agli ultimi 10 anni, è rimasto costante. Se si guarda solamente alla metà dello scorso decennio, sono diminuiti.
Minjobs in milioni
L'occupazione a tempo determinato si è stabilizzata

Inoltre è vero che nel lungo periodo, fra i lavoratori dipendenti, sono sempre di piu' quelli che lavorano a tempo determinato o hanno un lavoro part time. In entrambi i casi dalla metà degli anni 2000 si è verificata una stabilizzazione. Se parliamo di lavoro part time, una analisi rapida dei dati non dice molto: non sono pochi coloro che desiderano questa forma di lavoro, e per i quali non si tratta solo di una soluzione temporanea. 
Lavoratori part-time in %

Lavoratori con contratto a tempo determinato sul totale in %
Naturalmente questi dati offrono solo un quadro generale e fra i diversi settori e le diverse regioni tedesche ci sono grandi differenze. Cio' non toglie che l'affermazione secondo cui il miracolo nel mercato del lavoro tedesco sarebbe dovuto solo allo "sfruttamento", è falsa. Il fatto che si parli sempre piu' di carenza di forza lavoro qualificata, è solo uno degli indizi

lunedì 20 agosto 2012

Vielen Dank, Herr Schröder!

Focus.de intervista Gustav Horn, direttore dell'Istituto per la Macroeconomia e la ricerca sulla Congiuntura (IMK), che ci spiega: Hartz IV è il diretto responsabile del boom dei lavori a basso stipendio (niedrigen Lohngruppen) e della deflazione salariale.

10 anni fa venivano introdotte le riforme Hartz. L'economista Gustav Horn, direttore dell'Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK), fa un bilancio. Nell'intervista a Focus Online chiarische che cosa Hartz IV ha portato - e parla della vera causa del Jobwunder.

Il 16 agosto di dieci anni fa l'ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) presentava le riforme Hartz. 7 anni fa sono entrate in vigore. Oggi Hartz IV non è piu' cosi' controverso come all'inizio. Molti economisti lodano la riforma perché ritengono abbia creato nuovo lavoro. Gustav Horn, economista presso l'IMK, istitituo di ricerca vicino ai sindacati, è scettico.

Focus: Herr Horn, 10 anni fa le riforme Hartz venivano presentate. Qual'è la sua valutazione?

Horn: Hartz IV ha massicciamente cambiato il panorama sociale della Germania. Da allora è iniziata una nuova era. La pressione sui disoccupati è chiaramente aumentata perchè le indennità previste sono tutt'altro che ricche. La vita sotto Hartz IV è una vita ai margini della società. Da un punto di vista economico, Hartz IV è una delle cause principali della redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto, a cui abbiamo assistito negli ultimi 10 anni. E gli effetti di Hartz IV sono chiaramente visibili per i lavori a basso salario (niedrigen Lohngruppen). La pressione esercitata  sugli occupati attraverso Hartz IV, ha portato a salari molto piu' moderati. I lavoratori del settore a basso stipendio, rispetto allo sviluppo generale dei salari, sono rimasti ampiamente indietro. 

Focus: Molti economisti vedono in Hartz IV la ragione dell'ottimo stato di salute del mercato del lavoro.

Horn: Il mercato del lavoro tedesco oggi sta meglio di 10 anni fa, sicuramente. Il collegamento con Hartz IV fino ad oggi pero' non è stato ancora dimostrato scientificamente. Lo abbiamo già dichiarato: nel boom 2006-2008 il numero delle ore lavorate è cresciuto molto di piu' che durante le precedenti fasi di espansione - ma non il numero degli occupati. Da Hartz IV ci saremmo aspettati un forte aumento del numero degli occupati, perché gli individui grazie alla pressione esercitata, dovrebbero essere pronti a lavorare.

Focus: Da cosa è stato causato allora il Jobwunder tedesco?

Horn: Le altre riforme del mercato del lavoro sono state molto piu' importanti: le cosiddette "riforme dal basso". Le aziende e i consigli di fabbrica hanno flessibilizzato gli orari di lavoro, ad esempio attraverso il conto orario del lavoro (Arbeitszeitkonten). Le aziende oggi in una fase di crescita possono riccorrere ad ore di lavoro aggiuntive molto economiche, per cui non pagano nemmeno un centesimo in piu'. Di questa possibilità le aziende fanno un grande uso.

Focus: La flessibilità è la chiave?

Horn: La vera storia del successo tedesco inizia con la crisi del 2009, da cui siamo usciti molto meglio degli altri paesi. Questo non è dovuto ad Hartz IV, ma ai pacchetti congiunturali e soprattutto alla flessibilità - questa volta in direzione opposta. I lavoratori non sono stati licenziati durante la crisi, ma hanno dovuto ridurre il loro orario di lavoro. A questo si è aggiunto il ricorso massiccio al Kurzarbeit (riduzione dell'orario di lavoro) grazie agli aiuti statali. Ciò ha stabilizzato il mercato del lavoro e accelerato la conseguente ripresa economica: i lavoratori erano disponibili immediatamente.

Focus: Hartz IV non ha avuto nessun ruolo?

Horn: Hartz IV si muove sempre dietro le quinte. La riforma ha ridotto i costi per le imprese, perché i salari sono diminuiti. In periodi di congiuntura positiva, Hartz IV ha anche effetti positivi sul mercato del lavoro - perchè la pressione sui disoccupati è giustificata. Nei periodi di recessione non serve a nulla esercitare maggiore pressione sui disoccupati. Perchè semplicemente non ci sono posti di lavoro sufficienti.

Focus: Hartz IV svolge il ruolo di un amplificatore?

Horn: Sì, c'è un effetto di amplificazione in entrambe le direzioni. Durante il boom la pressione sui disoccupati è una buona cosa. Possono effettivamente trovare un lavoro. Non solo grazie ad Hartz IV, ma anche perché le prestazioni delle agenzie per il lavoro (Arbeitsagentur) sono diventate migliori. Durante le recessioni, Hartz IV nel breve termine non è di alcun aiuto. Nel lungo periodo potrebbe addirittura causare qualcosa di molto negativo: immaginiamoci se nella crisi del 2009 non avessimo avuto nessun "conto delle ore lavorate" (Arbeitszeitkonten) e i lavoratori fossero stati licenziati. Dopo un anno, un milione di persone sarebbero rientrate nel sistema Hartz IV. Da un punto di vista sociale e politico sarebbe stata una catastrofe.

Focus: Lo slogan della riforma Hartz IV era "esigere e sviluppare". Entrambi gli aspetti sono stati approfonditi?

Horn: No, non vedo nessun equilibrio. L'aspetto dello sviluppo c'è sicuramente ma non è stato significativamente ampliato. Quanto piu' un discoccupato viene stimolato, meglio è. E l'agenzia per il lavoro dovrebbe essere ancora piu' rapida. Ai disoccupati bisognerebbe fare un'offerta, prima che questi diventino disoccupati di lungo periodo. Non devono ricevere il bollino di "disoccupato": questo non fa altro che rafforzare il loro stato di disoccupazione. La probabilità di ricevere un lavoro, si riduce con la durata della disoccupazione.

Focus: Per i disoccupati di lungo periodo Hartz IV ha fatto qualcosa?

Horn: Nulla. Questo è ancora un grande problema. La riforma doveva riportare sul mercato i disoccupati di lungo periodo. Per queste persone c'è invece bisogno di un diverso  mercato del lavoro, supportato dallo stato, che permetta loro di tornare ad una vita lavorativa.

Focus: Che cosa cambierebbe di Hartz IV?

Horn: Le tariffe Hartz sono molto severe. Le riforme avrebbero una maggiore accettazione, se i destinatari dei sussidi ricevessero un trattamento migliore rispetto all'attuale. Hartz IV non dovrebbe significare una vita ai margini della società. Le regole per il calcolo sono molto rigide. Inoltre, le procedure sono complicate e legalmente vulnerabili. Tutto ciò deve essere affrontato. 

giovedì 16 agosto 2012

Hartz IV compie 10 anni

Stampa conservatrice e progressista almeno su una cosa sono d'accordo: Hartz IV è stata una riforma di successo che ha migliorato il mercato del lavoro tedesco. FAZ.net celebra i 10 anni delle riforme con un'analisi dei risultati.


Sono passati 10 anni da quando la commissione Hartz ha presentato il progetto di riforma. "Hartz IV" è stata nel dopoguerra la piu' grande riforma sociale e del lavoro.

Nella riforma Hartz IV l'elemento centrale è stata la fusione del sussidio di disoccupazione con gli altri sussidi sociali. Secondo il principio dello "aiutare e svilppare", lo stato voleva mostrare che non intendeva solamente pagare gli alimenti, ma anche riportare le persone nel mercato del lavoro. Per questa ragione, nella scala internazionale, si è scelta una definizione di attività abbastanza rigida: chi può dedicarsi ad un lavoro per almeno tre ore al giorno, viene inserito nel sistema Hartz IV. Da allora, i sussidi sociali sono garantiti solo alle persone incapaci di lavorare e bisognose di aiuto. "Le riforme Hartz IV hanno portato chiarezza nelle statistiche e hanno reso pubblici i nostri problemi di occupazione", ci dice oggi Ulrich Walwei, vicedirettore del "Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung" (IAB).

Le conseguenze: per la prima volta ad inizio 2005 il numero dei disoccupati registrati ha superato i 5 milioni, il tasso medio annuo aveva raggiunto quasi il 12%. Sette anni dopo la situazione è cambiata radicalmente. I soli 3 milioni di disoccuapti attuali, secondo i ricercatori, non sono solo da ricondurre alla positiva congiuntura economica a alla demografia favorevole. Minacciati di finire nel sistema Hartz IV, molti disoccupati hanno dovuto accettare un lavoro, ci dice Walvei. Inoltre, le indennità di disoccupazione sono state limitate a soli 12 mesi. Per i lavoratori piu' anziani,  in seguito sono stati approvati termini piu' lunghi.

Attualmente gli occupati con un lavoro regolare sono circa 29 milioni, un numero in precedenza raggiunto solo per un breve periodo dopo la riunificazione. All'aumento dell'occupazione, accanto alle riforme Hartz IV, ha contribuito anche l'Agenda 2010 con la liberalizzazione del lavoro a tempo (Zeitarbeit), i Minijobs e l'allentamento delle leggi sull'ingresso nel mercato del lavoro, soprattutto per i lavoratori con basse qualifiche e i disoccupati di lungo periodo. I sindacati e i partiti di sinistra hanno criticato questi sviluppi: oggi infatti un tedesco su 5 ha un'occupazione con basso salario (Niedriglohnsektor). Per gli esperti il prossimo obiettivo sarà quello di riuscire a far funzionare bene non solo l'entrata, ma anche l'uscita. Dopo un periodo di occupazione, infatti, molti ritornano sotto Hartz IV. Inoltre c'è un grosso gruppo di centinaia di migliaia di beneficiari, che fin dall'introduzione della riforma non hanno mai lavorato. Tuttavia nel complesso, se confrontata con gli altri paesi, in materia di disoccupazione la Germania si è trasformata da caso problematico a prima della classe accanto a Olanda, Austria e Svizzera.


I costi della riforma.

Contrariamente alle promesse, la riforma non ha dato un contributo al risanamento dei conti. Nel 2004, l'ultimo anno prima dell'introduzione di Hartz IV,  per i disoccupati e per i beneficiari degli aiuti sociali, il governo federale e i comuni in totale hanno speso 38 miliardi di Euro. Dopo la fusione di entrambe le prestazioni nell'indennità di disoccupazione („Arbeitslosengeld II“) i costi nel 2005 sono saliti a 45 miliardi di Euro. A questi sono da aggiungere i costi per il sostentamento dei pensionati, dei malati e disabili non in grado di lavorare, e per i quali è previsto il classico aiuto sociale.

Ai destinatari Hartz IV il governo federale rimborsa le "passività regolari" e attraverso l'agenzia per il lavoro federale gli interventi per il ritorno sul mercato del lavoro. Nei casi particolari vengono rimborsate determinate ulteriori esigenze, come ad esempio per le madri single, o i malati cronici o i disabili. Inoltre, il governo federale sostiene i costi per l'assicurazione contro la malattia e la cura per i 3.3 milioni di nuclei familiari sotto Hartz IV.

Hartz IV nei tribunali

Le proteste della popolazione, le leggi e i regolamenti non molto chiari, uniti ad un'applicazione irregolare nei jobcenter sono sfociati in un fiume di ricorsi al tribunale federale sociale (Bundessozialgericht). Anno dopo anno, il tribunale sociale federale ha registrato un nuovo record di ricorsi, alla corte di Kassel è stato addirittura creata una nuova apposita sezione. Nel 2011 il trend si è finalmente invertito: sono stati contati infatti circa 170.000 nuovi ricorsi - 9000 in meno del 2010. A Berlino e Brandeburgo, dove da sempre ci sono molti ricorsi contro Hartz IV, i tribunali hanno registrato un aumento anche nel 2011. Il colpo decisivo contro la riforma è arrivato da Karlsruhe. Nel febbraio 2010 la Corte costituzionale ha deciso che la riforma conteneva già un errore quando è stata approvata: non assicurerebbe il diritto ad una sussistenza dignitosa. Il legislatore non avrebbe infatti utilizzato dei criteri di calcolo delle prestazioni sensati. Se si considerano le prestazioni ordinare per i bambini sotto i 14 anni, secondo il senato della Corte di Karlsruhe ci sarebbe un "fallimento completo nella determinazione delle esigenze dei bambini". Da allora il legislatore deve prevedere il calcolo delle prestazioni in maniera trasparente, controllandole e se necessario incrementandole, in modo che anche l'aumento dei prezzi e delle tasse possa essere preso in considerazione.

Il centro per l'impiego come punto focale.

L'amministrazione Hartz IV ha dovuto essere riorganizzata, dopo che alla fine del 2007 i vecchi gruppi di lavoro composti da governo federale e comuni erano stati definiti incostituzionali. Il punto di contatto per i destinatari Hartz IV sono diventati i jobcenter locale. Nella maggior parte dei casi sono strutture condivise dall'agenzia per il lavoro (federale) e dai relativi comuni. Jobcenter sono anche le strutture dei 110 comuni che hanno scelto di assumere la gestione degli aiuti Hartz IV in maniera autonoma. 

L'uomo dietro le riforme

Peter Hartz oggi ha 71 anni, grazie alle sue idee innovative sul lavoro, dopo essere stato il direttore del personale di Volkswagen, è diventato il padre delle riforme che portano il suo nome. La sua attività presso VW gli è costata però la reputazione. In relazione ad alcuni pagamenti speciali e ad alcuni viaggi di piacere del consiglio di fabbrica, nel 2007 è stato condannato per malversazione ad una pena di 2 anni, poi sospesa, e ad una multa di circa 500.000 Euro. In seguito ha cercato il ritorno con delle nuove proposte sul recupero dei disoccupati. Le idee non hanno però trovato ascolto. Peter Hartz è attualmente impegnato nella sua fondazione per lo sviluppo della Saarland.

domenica 5 agosto 2012

Optimal currency area! Was??


Era il sogno dei padri fondatori: un mercato del lavoro europeo in grado di assorbire le inevitabili crisi regionali dovute alla moneta unica. Purtroppo alla prova dei fatti le cose sono andate diversamente, e un mercato  europeo resta un miraggio. Una riflessione su FAZ.net
L'Unione Europea non ha incoraggiato l'emigrazione all'interno dell'Europa. Con l'introduzione della moneta unica i flussi sono addirittura rallentati. Anche durante la crisi gli europei restano poco mobili.

Alla fine ci sarà un'ondata! L'agenzia per il lavoro di Schwäbisch-Hall nel febbraio di quest'anno ha ricevuto 15.000 candidature dal Portogallo in crisi. I media si erano precipatati a Schwäbisch-Hall, scrivendo che la tanto attesa emigrazione di massa dai paesi in crisi del sud-Europa era imminente. In città in realtà di portoghesi ne sono arrivati pochi.

La marea di candidature è stata causata da una descrizione esuberante delle possibilità di lavoro e guadagno a Schwäbisch-Hall fatta da una rivista economica portoghese: la disoccupazione è al 3%, ci sono 2.500 posti vacanti, si offrono alti salari e alloggi a prezzi accessibili.

Nessun'onda, solo un rivolo

Su Facebook il testo ha ricevuto una rapida diffusione fra i portoghesi. Anche la candidatura era facile, e il testo forniva un link all'agenzia per il lavoro di Schwäbisch-Hall.

Dopo 6 mesi la disillusione: i contratti di lavoro siglati fra portoghesi e datori di lavoro tedeschi sono stati in totale 26 - nonostante l'onda, alla fine è rimasto un ruscello. Qualcosa in Europa ancora non funziona correttamente, l'emigrazione intraeuropea è ferma.

Questo non è un dettaglio: la libertà di movimento della forza lavoro all'interno dell'Europa era una delle grandi idee dei padri fondatori dell'Unione Europea. Avrebbe dovuto avvicinare i popoli del continente, offrire migliori prospettive agli abitanti delle zone disagiate e ridurre nel lungo periodo le differenze di reddito.

Per gli architetti della zona Euro la mobilità del "fattore lavoro" era di importanza economica vitale - come buffer anti crisi. L'intera Eurozona dovrebbe fondarsi su questa mobilità, e Brussel ha cercato di incrementarla con numerose iniziative, ci dice l'economista ed esperto di migrazione Klaus Zimmermann. Perchè la migrazione è il prerequisito per una "area valutaria ottimale", come gli economisti dicono.

Ma gli economisti vedevano nell'introduzione dell'Euro un grande pericolo: da allora infatti i singoli paesi non possono piu' svalutare e in questo modo tornare alla crescita. Le crisi regionali sono la conseguenza inevitabile. Per le vittime della crisi, resta la speranza, così si pensava, di emigrare in un paese forte. Questa era l'idea.

I padri dell'Euro erano anche consapevoli che l'Eurozona aveva sin dall'inizio una grossa ipoteca: gli europei non emigrano volentieri in altri paesi. Già dal 1973 in Germania non vengono reclutati piu' Gastarbeiter.


I lavoratori migranti tornano in patria

Se confrontati con gli americani, gli europei restano sedentari, sebbene non vi siano barriere giuridiche al trasferimento fra un paese UE e un altro (eccezioni sono le norme transitorie per i nuovi paesi UE).

Così la grande idea si è bloccata. Solo il 2% degli abitanti UE sono stranieri provenienti da altri paesi UE, ci dice Alfonso Sousa-Poza, economista all'Università di Hohenheim - nonostante la libertà di movimento e l'emigrazione degli anni '50 e '60.

E' successo qualcosa che in molti non avevano considerato: con l'introduzione dell'Euro la migrazione da un paese all'altro è addirittura diminuita, invece di crescere. Sono stati molti di piu' i Gastarbeiter che sono tornati nel loro paese. Così molti spagnoli, dopo l'ingresso del loro paese nell'UE sono tornati indietro, secondo un rapporto di DB Research.

La crisi ha cambiato di poco la disponibilità alla mobilità nell'UE.

Il motivo è chiaro: grazie all'Euro i classici paesi di emigrazione, Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno vissuto una congiuntura positiva, che oggi sappiamo era stata costruita sulla sabbia. Il risultato è bizzarro: in una delle regioni con maggiori possibilità di movimento, la mobilità dei lavoratori fra gli stati si è quasi fermata. E questo è accaduto in una fase, in cui un gran numero di persone, come mai accaduto prima, è stato in movimento.

E ora? La stessa crisi non ha cambiato la scarsa disponibilità alla mobilità, come documentato da un confronto internazionale. Nel 2010, nei travagliati Stati Uniti d'America il 2.4 %, ovvero 7.5 milioni di abitanti hanno lasciato il loro stato federale di residenza per cercare la felicità e il successo in un altro stato federale. 

Da un punto di vista statistico il livello resta molto basso

Nell'Unione Europea nello stesso periodo di tempo 1.5 milioni di persone ovvero lo 0.3 % della popolazione complessiva si sono messi in movimento, per poter vivere o lavorare in uno dei 26 stati della UE. Sicuramente negli ultimi tempi è cresciuto il numero di spagnoli, italiani, portoghesi e greci che hanno lasciato il loro paese, ma da un punto di vista statistico il livello resta molto basso.

Il caso spagnolo illustra molto bene quello che invece è accaduto. Nel 2007 dopo molti anni è scoppiata la bolla immobiliare. Da allora la disoccupazione è cresciuta rapidamente, oggi un quarto degli spagnoli è disoccupato, fra i giovani addirittura uno su due. Non senza conseguenze.

Così nel 2010 circa 400.000 persone hanno deciso di lasciare il paese. Nel 2011 sono state addirittura 500.000. Tuttavia in entrambi gli anni in Spagna sono arrivati un numero simile di immigrati. Per la prima volta nel 2011, anche se di poco, la Spagna è tornata ad essere un paese di emigrazione invece che di immigrazione.

Sono arrivati, hanno costruito e poi sono andati a casa

Un'altra cosa è degna di nota. Fra gli emigranti in uscita solo il 12-13% è spagnolo. Questo mette in evidenza un modo particolare di far fronte ai momenti di crisi e di boom nel paese. Negli anni della crescita fino al 2007 la Spagna ha attratto così tanti migranti come nessun'altro paese in Europa. Sono arrivati in massa dal Sud America, dal Marocco e dalla Romania - detto in maniera semplice - per tirare su quegli immobili che ora vuoti ai margini delle città fantasma stanno cadendo a pezzi.

E poiché non c'è piu' lavoro nelle costruzioni, tornano di nuovo a casa. I ricercatori parlano di migrazione circolare: il lavoratore dell'Ecuador, che emigra verso la Spagna, torna indietro, e poi forse, in seguito tornerà ad emigrare verso la Spagna. Questo gruppo si assume il peso degli aggiustamenti congiunturali nel mercato del lavoro spagnolo.

La distanza gioca un ruolo fondamentale

E infine c'è un'altra anomalia: se gli spagnoli emigrano, non è necessariamente verso un paese dell'unione monetaria. Questo è legato al motivo centrale dell'emigrazione stessa: gli studi dicono che gli emigranti nel paese di destinazione cercano un livello salariale, che sia di almeno il 35% superiore a quello del paese di origine. Si spostano piu' facilmente se nel paese di arrivo le persone locali sono in grado di fornire aiuto e dare informazioni. E alla fine la distanza e i mezzi di trasporto giocano un ruolo importante. 

In questo senso ad un primo sguardo sembrerebbe che gli spagnoli siano predestinati ad emigrare in Germania. Da noi i datori di lavoro affermano di essere alla ricerca di forza lavoro, c'è già una significatica comunità spagnola stabilitasi da molto tempo e una serie di associazioni e istituzioni che possono aiutare con l'inserimento. E i collegamenti aerei sono buoni.

Il denaro si muove molto piu' facilmente delle persone

L'ostacolo principale resta la lingua: per i sud europei è abbastanza difficile imparare il tedesco, è sicuramente piu' facile con l'inglese. Il riconoscimento delle qualificazioni professionali non è scontato. I costi sociali dell'emigrazione sono sempre significativi. I sud europei sono inseriti nelle loro famiglie piu' di quanto non accada ai nord europei. Lasciarle è molto piu' difficile. E alla fine dietro alla decisione di restare potrebbe esserci anche un calcolo. Se l'Unione Europea dovesse espellere i paesi in crisi, per molti potenziali migranti vale la pena aspettare.

Di fatto recentemente sono arrivati in Germania molti sud europei in piu' di quanto non accadesse in passato, ma sicuramente meno di quanti ne arrivino da Polonia, Romania o Bulgaria. Solo una minoranza degli emigranti spagnoli sceglie la zona Euro, e in Europa la Gran Bretagna resta per loro piu' vicina. Alcuni spagnoli si orientano verso le vecchie colonie. Accade anche per i portoghesi che cercano rifugio in Brasile, Mozambico e Angola.

Questo la dice lunga sull'omogeneità dell'Europa. La lingua divide la struttura sociale e l'orientamento geografico. I paesi Euro per i migranti dei paesi Euro non sono la meta desiderata. Si potrebbe anche dire: il denaro si sposta attraverso le frontiere molto piu' facilmente di quanto non accada per le persone.

mercoledì 4 luglio 2012

Disoccupati del sud-Europa, studiate il tedesco!


In Germania, nonostante i milioni di disoccupati e sottoccupati, mancano lavoratori qualificati e allora si cercano nei paesi in crisi. L'ostacolo resta la conoscenza della lingua: un mercato del lavoro europeo resta un miraggio. Da Welt.de
Alle imprese nazionali mancano nuove leve. I candidati del sud-Europa dovrebbero sopperire alle mancanze. Nelle agenzie federali per il lavoro (Arbeitsagentur) il numero di candidati si è quadruplicato - ma molti non sono adatti.

Francesca Lopez-Tomasety negli ultimi 5 anni ha lavorato solo la metà del tempo. A volte una settimana, a volte per tre mesi. "Ho lavorato in molte cliniche", ci racconta l'infermiera. La maggior parte del tempo è stata però disoccupata. Da poco Francesca ha un nuovo datore di lavoro - non in Spagna, ma in Germania.

Lopez-Tomasety è una delle 27 infermiere spagnole, che in queste settimane hanno iniziato presso la clinica universitaria di Erlangen, in Franconia. La clinica universitaria all'inizio dell'anno ha pubblicato un annuncio in Spagna - in meno di 4 settimane sono arrivate piu' di 1000 candidature. "Questo è il numero di candidature che normalmente riceviamo in un anno", ci dice il direttore Reiner Schrüfer. E in Spagna si trovano dei profili molto specializzati, che nel nostro paese sono difficili da trovare. 

"La Germania è molto attrattiva per i paesi del sud Europa", ci conferma Raimund Becker, responsabile per i lavoratori specializzati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). L'agenzia federale sta sempre piu' cercando forza lavoro qualificata in Portogallo, Spagna, Italia e Grecia.

Il numero dei candidati esteri è quadruplicato

Nei primi 5 mesi si è quadruplicato il numero dei candidati provenienti dai paesi in crisi. Si cercano soprattutto ingegneri, medici, infermieri ma anche lavoratori per gli alberghi e i ristoranti e nel settore metalmeccanico ed elettronico. La Zentralstelle für Arbeitsvermittlung (ZAV) a Bonn ha raddoppiato il numero dei suoi dipendenti per il recruiting di personale qualificato dall'estero, da 50 a 100.

Di un cambio di paradigma nella gestione del lavoro ci parla anche Becker. "Prima si proponevano i disoccupati tedeschi per posizioni all'estero, oggi invece reclutiamo professionisti per portarli in Germania". L'agenzia sta reclutando nei paesi con un surplus di manodopera qualificata. Nelle fiere specializzate e nei recruiting day, le Arbeitsagenturen insieme ai datori di lavoro reclutano all'estero i tanto ricercati lavoratori specializzati.

L'ostacolo principale è la scarsa conoscenza del tedesco

L'agenzia per il lavoro di Stuttgart è riuscita a trovare in Spagna per le medie imprese del Baden-Württemberg 33 ingegneri. "L'interesse per la Germania è grande", ci dice Becker. Ma di 300 interessati restano solo dai 20 ai 30 candidati qualificati. L'ostacolo principale è la mancanza di conoscenza della lingua tedesca. Il numero degli occupati dai 4 stati sud Europei in crisi è cresciuto fino ad aprile 2012, in rapporto all'anno precedente, di circa 26.500 unità, o del 6.3 %. "E' evidente", dice Becker.

Invece il numero degli occupati dall'Europa dell'est è cresciuto di 103.700 unità, il 45.7% in piu'. Gli est europei dal primo di maggio 2011 hanno la totale libertà di movimento nella EU. L'aumento è stato in linea con quanto la Bundesagentur si aspettava prima dell'apertura dei confini ad est. Altre istituzioni avevano previsto l'arrivo di un milione di lavoratori. 

Dall'Europa dell'est sono arrivati soprattutto lavoratori non qualificati.

Becker sottolinea che dall'Europa dell'est non "sono arrivati i lavoratori piu' qualificati", piuttosto lavoratori non specializzati impiegati nel lavoro temporaneo, nelle costruzioni, nell'agricoltura e nell'industria. Da oggi al 2025 sarà necessario reclutare all'estero fino a 800.000 lavoratori qualificati, calcola la Bundesagentur, per poter sopperire alla mancanza di personale specializzato.

Fra i target delle agenzie per il lavoro ci sono gli studenti stranieri nelle università tedesche. Ogni 100 studenti, solo il 25% dopo la loro formazione decide di tornare nel proprio paese, il 25% resta in Germania, la metà decide invece di trasferirsi in un altro paese. E sono questi studenti che dovranno essere sempre piu' l'obiettivo per la Germania.