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domenica 10 settembre 2017

Il tramonto del sindacato tedesco

Come si puo' spiegare l'avanzata dei minijob, del lavoro interinale, dei contratti d'opera e il trionfo di Hartz IV in un clima di relativa pace sociale? Un rivoluzionario del passato scriveva che se si chiedesse ai tedeschi di assaltare una stazione questi correrebbero a comprare il biglietto per poter accedere ai binari. Probabilmente non aveva torto. Der Spiegel analizza i dati.

Copertura della contrattazione collettiva
I contratti collettivi di lavoro si applicano ormai solo alla metà dei lavoratori dipendenti - includendo i contratti nazionali e quelli aziendali. Si tratta tuttavia di un fenomeno alquanto recente. Nei decenni scorsi infatti la regola prevedeva che gli accordi negoziati fra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro fossero validi per un'ampia maggioranza di lavoratori - quasi sempre si applicavano in maniera uniforme ad un intero settore. Da diversi anni tuttavia l'area di copertura dei contratti collettivi continua a restringersi.

Una delle ragioni probabilmente è il fatto che molti dei nuovi posti di lavoro vengono creati in settori in cui i sindacati sono tradizionalmente deboli: commercio, gastronomia, salute, assistenza e altre prestazioni di servizi. La copertura dei contratti collettivi in Germania è ampiamente al di sotto della media UE. Una percentuale inferiore la si puo' trovare solo nei paesi a forte orientamento liberista nell'Europa dell'est oppure in Gran Bretagna e Irlanda.


Molti lavoratori continuano tuttavia a beneficiare della contrattazione collettiva sebbene in senso stretto questa non dovrebbe valere per tutti i lavoratori - gli accordi salariali negoziati dal sindacato in teoria dovrebbero valere solo per i suoi membri. Il fatto che i contratti collettivi siano applicati anche ai lavoratori non iscritti al sindacato ha molto a che fare con la volontà degli imprenditori di non dare ai sindacati una spinta per far aumentare il numero dei loro iscritti. Da diversi anni anche la quota dei lavoratori iscritti al sindacato resta particolarmente bassa. Il cosiddetto livello di organizzazione è sceso dal 27% del 1994 al 20% verso la metà del decennio scorso, è rimasto per un periodo stabile e oggi ha raggiunto un nuovo minimo al 17%.

Mentre i sindacati rappresentano soprattutto gli interessi dei dipendenti al di là dei confini aziendali - cioè per un intero settore oppure per interi gruppi professionali, i Betriebsrat (consigli di fabbrica) rappresentano i dipendenti all'interno di una determinata azienda. I loro diritti sono definiti dalla legge sul lavoro. Già da molti anni ormai solo una minoranza dei lavoratori tedeschi viene rappresentata da un Betriebsrat. Se nel 2000 erano ancora il 50% nella Germania dell'ovest e il 41% nella Germania dell'est, nel 2016 la quota è scesa al 43% nell'ovest e al 34% nell'est. In linea di principio è sempre valido: quanto piu' grande è l'azienda, tanto piu' probabile è che ci sia un Betriebsrat. In molte piccole aziende tuttavia non vi è alcun Betriebsrat. Calcolato sul numero complessivo delle aziende in Germania, il Betriebsrat è presente solo nel 10% di queste.

Per quanto riguarda gli scioperi, come è noto i tedeschi restano estremamente ostili al conflitto sociale - il che spiega perché nel 2015 la lotta sindacale dei piloti, dei ferrovieri e degli insegnanti di scuola ha fatto cosi' tanto scalpore: solo cio' che è insolito puo' fare notizia. I giorni lavorativi persi a causa di uno sciopero quell'anno hanno raggiunto una media insolitamente elevata pari a 31 ogni mille lavoratori. 

La media degli ultimi decenni è di circa 5 giorni di sciopero all'anno ogni 1000 lavoratori - il che significa nient'altro che il lavoratore medio in Germania perde un giorno di lavoro per scioperare ogni 200 anni. Se si assume una vita lavorativa media di 40 anni, statisticamente solo un dipendente su cinque nella propria vita ha perso una giornata di lavoro per fare uno sciopero. Perché cio' accada  il lavoratore non deve necessariamente scioperare personalmente - se ad esempio i piloti d'aereo scioperano, il resto dell'equipaggio non puo' lavorare.

venerdì 1 settembre 2017

La fine della contrattazione collettiva

Il governo risponde ad un'interrogazione parlamentare della Linke sul tema della contrattazione collettiva. Emerge un altro tassello nella strategia di riduzione del costo del lavoro: meno della metà dei lavoratori tedeschi è inquadrata secondo un contratto di categoria, con l'avanzata dei minijob, dei contratti d'opera e del lavoro interinale si restringe l'aria di applicazione dei contratti di categoria. Un trend non secondario, visto che i contratti di categoria garantiscono retribuzioni e adeguamenti salariali molto piu' alti della media. Dalla Frankfurter Rundschau 



Lavorare senza la copertura di un contratto collettivo ormai è la nuova normalità. Mentre solo 20 anni fa in Germania piu' di due terzi degli occupati erano inquadrati secondo un contratto collettivo, lo scorso anno nei Laender dell'ovest lo erano solo il 51% dei lavoratori, nei Laender dell'est solo il 36%. Sono i dati che emergono da una risposta del governo federale ad una interrogazione parlamentare della Linke. 

Notevole riduzione della copertura dei contratti collettivi 

Il confronto di lungo periodo chiarisce le dimensioni della riduzione della copertura dei contratti collettivi negli ultimi 2 decenni. Secondo i dati dello IAB di Norinberga (Institut für Arbeitsmarkt-und Berufsforschung) nel 1995 il 72 % dei lavoratori dell'ovest era ancora impiegato e retribuito secondo un contratto collettivo di categoria. Nel 2009 secondo il governo questa percentuale era scesa al 56%. Con il 51% degli occupati il 2016 segna un nuovo valore minimo. Nell'est la quota degli occupati coperti da un contratto collettivo di categoria è scesa ancora piu' in basso: verso la metà degli anni '90 erano circa due terzi, lo scorso anno poco piu' di un terzo (36%). 

Particolarmente colpito dalla non applicazione di un contratto collettivo è il settore dei servizi: nel commercio (ovest) solo il 25% delle aziende e il 36% degli occupati sono coperti da un contratto di categoria. Nell'est sono rispettivamente il 15% e il 23%. Situazione simile nel settore dell'ospitalità. In questi, come in molti altri settori, dal 2009 continua a calare il livello di copertura dei contratti collettivi. 

I contratti aziendali tuttavia non riescono a compensare questo sviluppo. Al contrario: anche l'aria di applicazione dei contratti aziendali si riduce. Nell'ovest il numero degli occupati impiegati secondo un contratto aziendale dal 2009 allo scorso anno è sceso di un quinto ed ha raggiunto l'8%. Nell'est è stata registrata una diminuzione simile, la copertura è passata dal 14 all'11%. "Il nucleo tariffario ben regolato è sempre piu' piccolo mentre le zone libere oppure debolmente regolate sono sempre piu' ampie", cosi' ha commentato Jutta Krellmann, portavoce del gruppo parlamentare della Linke al Bundestag sui temi di politica sindacale. 

Le conseguenze di questa tendenza: sempre piu' occupati ricevono un salario piu' basso di quanto spetterebbe loro se fossero impiegati secondo un contratto collettivo. Tra i redditi da lavoro legati ad un contratto collettivo e quelli non coperti dalla contrattazione collettiva vi è un notevole divario. Mentre il potere di acquisto reale dei salari coperti da un contratto collettivo fra il 2000 e il 2016 è cresciuto di quasi il 16%, i salari lordi reali complessivi sono aumentati solo del 6%. E questa è solo una parte della differenza, visto che nella media dei salari lordi complessivi confluiscono anche i salari regolati dai contratti collettivi e in questo modo contribuiscono ad alzare il livello medio. Se si prendessero in considerazione solo i salari non legati ad un contratto collettivo, la differenza sarebbe ancora maggiore. Mancano tuttavia i dati necessari per una tale statistica. 

Interrogazione della Linke al Bundestag 

Il governo federale tuttavia, alla luce di questo sviluppo, non vede alcun motivo di preoccupazione: "non è possibile individuare una erosione del sistema della contrattazione di categoria", è scritto nella risposta del governo all'interrograzione. L'atteggiamento del governo potrebbe anche essere dovuto al tentativo di distogliere l'attenzione dai propri errori legislativi. La "legge per il rafforzamento dell'autonomia tariffaria" del 2014 era stata approvata proprio con l'obiettivo esplicito di estendere l'ambito di applicazione dei contratti di categoria. Per questa ragione era stata semplificata la proceduara con la quale gli accordi contrattuali possono essere dichiarati universalmente vincolanti. 

La legge tuttavia non ha funzionato: una ricerca sugli effetti della riforma condotta dal ricercatore Thorsten Schulte e pubblicata lo scorso marzo dalla Hans-Böckler-Stiftung evidenzia un drastico arretramento delle dichiarazioni con le quali gli accordi di categoria vengono resi vincolanti per le parti (AVE). Secondo lo studio, nei sei anni dopo il 1999 c'erano state in Germania 376 dichiarazioni AVE, negli ultimi 6 anni solo 166 nuovi AVE.