mercoledì 20 marzo 2013

Italiani, frugatevi le tasche!



La notizia secondo cui il patrimonio degli italiani sarebbe superiore a quello dei tedeschi arriva sulla stampa popolare. Su Focus.de, Uli Dönch chiede agli italiani di saldare il conto senza scomodare il contribuente tedesco. La crisi euro raccontata all'uomo della strada, il trionfo del trash. Da Focus.de.



I miliardi spesi per il piccolo stato Euro non ci uccideranno. Peggio, c'è una grande economia che aspetta il nostro denaro: gli italiani stanno facendo di tutto per rovinarsi da soli. Ma il paese è in grado di far fronte ai suoi problemi da solo.


Cari amici italiani! Vi vogliamo bene. Ammiriamo il vostro stile di vita. E vi invidiamo perché vivete nel piu' bel paese del mondo. E voi che fate? Vi mettete nei guai da soli: mettete in scena il peggior caos politico dal 1945, pontificate sull'uscita dall'Euro, scioccate le borse mondiali e portate gli interessi sui vostri titoli di stato già traballanti ad un livello molto pericoloso. 

E poi? Alzate le spalle, guardate come dopo un (presunto) fallo - e pretendete che il resto d'Europa faccia il possibile per far scendere di nuovo i tassi. Solo per poter continuare a fare quello che avete fatto fino ad ora.

"Non ci sono le condizioni per l'intervento della banca centrale"

Cosi' non va, cari italiani. Oppure detto in maniera piu' diplomatica come ha fatto il presidente della Bundesbank Jens Weidmann sul numero attuale di Focus: "Se in Italia attori politici importanti discutono di un'uscita dall'unione monetaria e a causa di cio' gli interessi sui titoli di stato crescono, questo non potrà essere in alcun modo un motivo per l'intervento della banca centrale".

In parole povere: se giocate col fuoco, dovete anche essere capaci di spegnerlo. Invece di fare pressione sugli altri, vi dovrete bruciare i piedi. Nel frattempo anche gli economisti tedeschi piu' vicini a voi sono stufi. Anton Börner è presidente dell'Associazione per il Commercio Estero BGA, vive con la sua famiglia nella patria di adozione Italiana e in un'intervista a "Die Welt" vi dà una bella lavata di capo: "Non è possibile che un paese ricco come l'Italia chieda l'aiuto della EU".

I miliardi discreti delle vecchie famiglie

Perché - qui si arriva al punto - voi siete piu' ricchi di noi! I vostri depositi e i patrimoni privati raggiungono un impressionante 175 % del PIL. Noi, i vostri vicini al di sopra delle Alpi apparentemente forti, arriviamo appena ad un 125 % del PIL. Questo è dovuto prima di tutto ai vostri famosi "vecchi soldi" - i tesori miliardari discreti dell'industria finanziaria nel nord Italia e quelli nel sud che invece appartengono alla...lo sapete già.

Anche l'esperto Börner lo dice: "I patrimoni sono distribuiti in maniera molto diseguale". Il vostro prossimo governo dovrebbe finalmente avere il coraggio di tassare i patrimoni improduttivi (ville, antichità, gioielli)  con un'aliquota piu' alta rispetto alla ricchezza produttiva (salari, profitti delle imprese): "Allora gli imprenditori tirerebbero fuori i soldi dalle case al mare oppure in montagna e si deciderebbero a metterli nelle imprese".

Allora? Avete già smesso di parlare? Non è uno dei vostri sindacalisti comunisti a predicare. Ma un imprenditore tedesco molto solido e radicato in Italia. Che conosce voi e i vostri veri problemi. Tuttavia, voi - popolo piu' amabile sul continente - non potete sempre lamentarvi con "quelli là sopra". Anche voi dovete cambiare. E soprattutto la vostra caratteristica peggiore: "L'italiano conosce solamente se stesso e la sua famiglia e per questa cerca di ottenere il massimo, in ogni modo", racconta l'esperto Börner.

Fare ordine a casa propria

Per questo Börner non capisce le vostre continue richieste di aiuto: "E' anti-solidale pretendere che siano i tedeschi a dover pagare oppure garantire per gli italiani. Uno dei paesi piu' ricchi d'Europa si arrabbia perché deve fare ordine a casa propria". Oppure volete che si faccia un accordo secondo il vecchio stile italiano: la Juventus ad aprile perde in Champions League contro il Bayern Muenchen - e poi parliamo di nuovo di soldi ed interessi?

Voi non lo volete? Molto bene. Nemmeno noi. Allora vi resta solo una cosa da fare: indossate gli occhiali da sole, sigaretta dietro l'orecchio, maniche tirate su', tasse pagate  in parte - e continuate a sostenete i politici che vi faranno perdere una parte del patrimonio, sicuramente piu' grande di quanto non sia accaduto fino ad ora. Alla salute del paese piu' bello del mondo!



martedì 19 marzo 2013

Di chi è la colpa?


Dopo lo scaricabarile, NachDenkSeiten.de, interessante sito di analisi economica da sempre critico verso le politiche merkeliane, individua i responsabili della patrimoniale cipriota. Non è tutta colpa dei tedeschi. Jens Berger Da NachDenkSeiten

Secondo i racconti fatti dagli insider e raccolti dal Financial Times e dal cipriota Kathimerini, il poker della negoziazione si è svolto in questo modo: nel pomeriggio Angela Merkel ha messo la pistola alla tempia del nuovo presidente Nikos Anastasiades - un politico conservatore che con il sostegno di Merkel ha vinto le elezioni contro il suo avversario Christofias. L'offerta: il denaro dal fondo ESM arriverà solo se i risparmiatori ciprioti parteciperanno ai costi del salvataggio. Anastasiades ha quindi proposto una tassa speciale alquanto moderata del 3.5 % sui depositi bancari sotto i 100.000 €, e del 7.5 % sui depositi superiori ai 100.000 €. Se in questi giorni i commentatori conservatori si  strappano i vestiti per la violazione della garanzia sui depositi, allora dovrebbero mettere nero su bianco i nomi. L'idea di far passare alla cassa anche i piccoli risparmiatori, a quanto pare è arrivata dal capo del FMI Christine Lagarde, ed è stata imposta ai ciprioti da Angela Merkel.

Si apre il sipario per Wolfgang Schäuble

Nelle negoziazioni successive, la questione non era piu' se i risparmiatori dovevano essere coinvolti, ma in quale misura. Dopo che il lato cipriota nella negoziazione aveva approvato una partecipazione del risparmiatore tutto sommato moderata, Wolfgang Schäuble ha preso la palla al balzo e ha messo di nuovo la pistola alla tempia di Anastasiades. Non si tratta piu' del 3.5% e del 7.5%, ma della somma complessiva da ricavare con la tassa speciale. I 7 miliardi di Euro decisi da Schäuble, corrispondono a quasi il doppio di quanto in precedenza era stato definito prelievo "moderato". Anastasiades è uscito dalla stanza arrabbiato e ringhiando: "state cercando di ucciderci".

Si apre il sipario su Jörg Asmussen

A questo punto entra in scena il membro del board BCE Jörg Asmussen e chiarisce ai ciprioti: in caso di un fallimento dei negoziati, la BCE a partire da martedi' è pronta a chiudere la sua linea di credito per le due banche cipriote piu' grandi. Decisione che avrebbe portato il sistema bancario cipriota al crollo immediato. Il governo cipriota non aveva alcuna scelta - bere o affogare.

Il risultato finale non getta una buona luce sul presidente cipriota. La partecipazione dei piccoli risparmiatori alla tassa speciale non è stata in realtà una richiesta specifica dei tedeschi, del FMI, dell'Eurogruppo o della BCE. A Cipro è stato richiesto "esclusivamente" di raccogliere 7 miliardi di Euro con una tassazione straordinaria. E questa somma si sarebbe potuta ottenere senza tanti problemi anche evitando la partecipazione dei piccoli risparmiatori. Secondo i calcoli di Barclays Capital, Cipro avrebbe potuto raggiungere i 7 miliardi di Euro anche senza tassare i depositi bancari sotto i 100.000 €, e tassando i depositi oltre i 100.000 € con un 15.5 % di prelievo.

E' stato il presidente Anastasiades a decidere se i piccoli risparmiatori dovevano essere coinvolti oppure se a partecipare dovevano essere i numerosi e facoltosi clienti russi. Anastasiades del resto non sarebbe stato un vero conservatore, appoggiato da Merkel in campagna elettorale, se avesse deciso difendere i piccoli risparmiatori e far pagare quelli grandi.
-->

Münchau: per difendere l'Euro presto serviranno i panzer


Wolfgang Münchau, nel suo commento su Der Spiegel, attacca la patrimoniale cipriota e con il solito ottimismo rilancia: siamo di nuovo nel pieno della crisi Euro e non si vedono vie di uscita. Presto i panzer nelle strade? Da Der Spiegel.


I Ministri delle Finanze europei hanno deciso di espropriare i clienti delle banche cipriote - è il peggiore degli incidenti possibili all'interno dell'unione monetaria. Chi continua ad affidare i propri risparmi ad una banca sud-europea deve essere alquanto ingenuo.

E' stata senza dubbio la decisione piu' stupida e pericolosa che i politici dell'Eurozona potessero prendere. Forse è accaduto perché si sono incontrati nelle prime ore del mattino ed erano molto stanchi. O forse perché nella sala c'erano troppi giuristi che hanno finito per concentrarsi solo sui dettagli tecnici perdendo di vista il quadro d'insieme. I Ministri delle Finanze europei hanno partorito troppo in fretta il pacchetto di aiuti a Cipro - scatenando un incendio.

Con la decisione di far pagare prima di tutto i piccoli risparmiatori ciprioti, i Ministri delle Finanze europei ci hanno riportato nella fase acuta della crisi Euro. Perché ora i risparmiatori, non solo a Cipro ma in tutto il sud-Europa, cercheranno in ogni modo di mettere i loro risparmi fuori dalla portata degli stati. Ulteriori espropri forzati sono una certezza. La minaccia è concreta anche in Spagna e Italia. L'assalto alle banche è iniziato.

L'errore fatale è stato il tentativo di aggirare la garanzia sui depositi con un trucco legale. La garanzia sui depositi aveva proprio lo scopo di evitare un assalto alle banche. In questo caso non era importante la natura giuridica della garanzia, se direttamente offerta dallo stato oppure da un fondo di solidarietà, piuttosto la sua credibilità.  A Cipro e ovunque nella zona Euro i depositi fino a 100.000 Euro sono assicurati. Se ora arriva lo stato e dice: scusateci, con un escamotage brillante vi prendiamo i soldi, di fatto una tassa sui patrimoni, viene meno la fiducia. Da un punto di vista giuridico, si passa da una garanzia sui depositi a un furto sui depositi.

I risparmiatori ritirano i loro depositi

Non sono stati presi in considerazione i segnali economici che una tale decisione avrebbe lanciato: il crollo dei mercati azionari, la caduta dell'Euro, la corsa dei risparmiatori a ritirare i loro risparmi. E' una reazione a catena.

Nel caso di Cipro - almeno temporanemente -  ci si è accordati su di una debole progressività. I depositi sotto i 100.000 Euro sono tassati con un'aliquota del 6.75 %, quelli superiori al 9.9%. E' uno scandalo che il presidente cipriota  Nikos Anastasiades si preoccupi solamente dei depositi con importi elevati. Lui ovviamente non voleva far arrabbiare i milardari russi e far fuggire coloro che avevano scelto Cipro come porto sicuro per il riciclaggio di denaro. E cosi' i piccoli risparmiatori hanno dovuto colmare il buco nato dall'evidente solidarietà fra il presidente Anastasiades e i criminali. 

Quello che mi fa arrabbiare ancora di piu' del comportamento scandaloso del Presidente, è la complicità dei Ministri delle Finanze europei. Avrebbero dovuto insistere per far applicare la tassa patrimoniale solo oltre i 100.000 € in modo da evitare il rischio contagio.

Io credo che da qui a mercoledi si raggiungerà un accordo su una franchigia oppure le cifre saranno riviste, in modo da avere il voto favorevole del parlamento di Nicosia. Il danno pero' è già stato fatto. Il mondo intero sa che i Ministri delle Finanze europei non hanno alcun problema nell'aggirare l'assicurazione sui depositi. L'inaspettata dichiarazione pubblica del capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, secondo cui al momento non sarebbero in programma altre misure simili, parla da sé.

Reazione a catena, dopo Cipro, la Grecia, il Portogallo, la Spagna e poi l'Italia.

Le banche sono in difficoltà anche in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Questi stati sono troppo deboli per garantire l'assicurazione sui depositi in maniera credibile. In Spagna già si parla di una partecipazione dei piccoli risparmiatori. Alla prossima opportunità si tirerà fuori dal cassetto il modello Cipro e si chiederà ai risparmiatori di passare alla cassa. Chi non ritira il proprio denaro dalle banche sud-europee, è davvero un ingenuo. 

Per ripristinare la fiducia dopo questo strappo, si dovrebbe fare un passo che a Berlino invece si vuole evitare. Si dovrebbe introdurre una garanzia sui depositi a livello europeo, soprattutto senza clausole scritte con caratteri piccoli. Non penso che il governo attuale sia disponibile. Non posso nemmeno credere che un governo guidato dalla SPD sarebbe pronto a farlo. 

E siamo di nuovo al punto in cui eravamo la scorsa estate, prima che Mario Draghi calmasse i mercati. Abbiamo di nuovo una reazione a catena, da Cipro verso la Grecia, poi il Portogallo, dopo la Spagna e quindi l'Italia.

E siamo di nuovo ad un bivio, uno di quelli che Angela Merkel voleva evitare. O facciamo un passo in avanti verso una vera unione bancaria - oppure un passo indietro via dall'Euro. Naturalmente non faremo né l'uno né l'altro, si cercherà ancora una volta di apettare. E con ogni ritardo il conto sarà sempre piu' salato.

I lettori di questa rubrica sanno che sostengo con convinzione l'Euro, compresi gli strumenti necessari per garantirne il successo. Ma prima o poi si arriverà al punto in cui non c'è piu' nulla di ragionevole nel tenere in piedi una valuta, se ai governanti  manca la volontà e la competenza per gestirla in maniera saggia.

Si avvicina il giorno in cui l'Euro potrà essere difeso solo con i panzer. E allora non varrà piu la pena difenderlo.



lunedì 18 marzo 2013

Schieritz: il salvataggio di Cipro va nella giusta direzione


Mark Schieritz su Die Zeit giudica positivamente il salvataggio cipriota: non si poteva fare altrimenti, siamo ad una svolta. Di fatto in Germania nuovi salvataggi bancari esteri senza una partecipazione dei creditori privati sono ormai politicamente insostenibili.

L'accordo sul piano di salvataggio è stato attaccato da piu' parti. Come in ogni compromesso c'è qualcosa da criticare, ma io credo che la direzione presa sia quella corretta. Ecco i motivi:

1) Il principio di fondo della politica di salvataggio fino ad ora è stato: nessuno deve subire perdite. Per questo gli irlandesi hanno dovuto accollarsi i debiti delle loro banche. Io credo ci fossero dei buoni motivi. Il rischio contagio era molto grande. Ma una cosa è chiara: non si poteva andare avanti in questo modo, continuare a sborsare denaro per ogni piccola cassa di risparmio, solo perché si ha paura dei mercati finanziari.

2) L'UE oggi dispone di uno scudo di protezione migliore ed è attrezzata per le turbolenze

3) Perché non espropriare le banche (quindi i creditori bancari), invece dei risparmiatori? Risposta: perché a Cipro non ci sono obbligazionisti. Le banche cipriote si finanziano prima di tutto con i depositi. Jacob Funk Kirkegaard sulla base dei dati BCE ha evidenziato che le obbligazioni in circolazione sono solo l'1.8% del totale delle passività bancarie. Vale a dire: chi a Cipro vuole che le banche partecipino al salvataggio, deve coinvolgere i depositanti delle banche stesse.

4) Quanto è stato deciso a Cipro non è un Haircut, piuttosto una tassazione dei patrimoni. E non è scritto da nessuna parte che i patrimoni non possano essere tassati. Avrei preferito una soluzione un po' diversa: una franchigia per i piccoli risparmiatori e una maggiore progressività - e forse si sarebbero potute includere anche altre forme di patrimonio. Ma in linea di principio l'approccio è corretto.

5) Perché i detentori di titoli di stato non sono stati toccati? Lo si poteva naturalmente fare. Prima di tutto i titoli di stato sono detenuti dalle stesse banche cipriote, e il problema di fatto sarebbe solo stato rimandato. Secondo, sarebbe ripartito immediatamente il dibattito sulla sicurezza dei titoli di stato nell'Eurozona.

6) Nel caso di Cipro è stato riconosciuto - non da ultimo a causa delle pressioni del FMI - che non era solo una crisi di liquidità, piuttosto di solvibilità. Ne sarebbero risultate perdite, vale a dire distruzione di ricchezza e di patrimoni. Qualcuno doveva sostenerne i costi. E se non lo fanno i titolari dei depositi, lo dovranno fare i contribuenti.

7) Io credo che questa nuova consapevolezza influenzerà in maniera crescente la politica e che abbiamo raggiunto una nuova fase della crisi

8) I mercati lunedi' impazziranno? Non lo so, ho tuttavia la sensazione che non accadrà.

A tutti i miei critici indignati per il fatto che i titolari di depositi questa volta ci siano andati di mezzo: da dove sarebbe dovuto arrivare il denaro, se i contribuenti europei non potevano farsi carico di ulteriori garanzie? Come detto sopra non ci sono obbligazionisti bancari. Chi vuol far fallire le banche o far uscire Cipro dall'Eurozona, causa in ogni modo una riduzione di valore dei risparmi. Nel mondo reale devono essere prese decisioni, lamentarsi e basta non è una soluzione. 
-->

domenica 17 marzo 2013

Schäuble il cipriota


Ancora una volta è stato il ministro tedesco Schäuble a dettare le condizioni del salvataggio cipriota. A pochi mesi dalle elezioni, la coalizione di governo non poteva rischiare di subire gli attacchi dell'opposizione su un tema cosi' importante. Da FAZ.net
La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quelle che seguiranno. I piccoli risparmiatori ciprioti saranno espropriati nella stessa misura dei riciclatori di denaro esteri.

La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quella successiva. Se ci fosse bisogno di ulteriori prove, ce lo dimostra il programma di aiuti deciso per Cipro. E' difficile immaginare un danno alla fiducia peggiore di un esproprio dei risparmi fatto da un giorno all'altro. I piccoli risparmiatori ciprioti, secondo quando deciso a Bruessel, dovranno pagare come i presunti o reali riciclatori di denaro - che hanno sicuramente avuto il tempo di ritirare i loro risparmi.

La violazione delle regole avviene in maniera formale: in tutta la EU esiste - dall'inizio della crisi finanziaria - un'assicurazione sui depositi fino a 100.000 €. L'Eurogruppo ha scelto di ignorarla. La violazione consiste inoltre nella mancanza di certezza della legge, e in una penalizzazione dei piccoli risparmiatori. Il segnale lanciato non ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Indipendentemente dal fatto che gli stati Euro non sono disponibili a finanziare il denaro riciclato dai russi - e dal fatto che il contribuente tedesco non è disponibile a salvare le disastrate banche cipriote.

Le richieste tedesche sono state la causa

Ancora una volta l'Eurogruppo ha sottolineato che la soluzione trovata è un caso unico - come a suo tempo sosteneva che la partecipazione dei creditori privati al taglio del debito pubblico greco era unica e non si sarebbe mai piu' verificata. Oggi come allora i responsabili portano sulla coscienza questa decisione, perché erano a conoscenza degli effetti collaterali negativi. E ora come allora, la presunta unicità è da ricondurre alle richieste tedesche.

Una nuova garanzia (prima di tutto) dei contribuenti tedeschi, non sarebbe stata politicamente sostenibile in Germania. Nel 2011 il Ministro delle Finanze aveva dichiarato: anche le banche dovranno sostenere i costi del salvataggio greco. Anche nel caso in cui questa partecipazione privata causi dei costi aggiuntivi. E proprio le banche cipriote, pesantemente esposte verso le banche greche, hanno perso una parte dei loro crediti e sono quindi finite sull'orlo del precipizio.

Schäuble si è trovato sotto la pressione politica interna

Adesso Wolfgang Schäuble potrà dire: sono riuscito ad imporre la partecipazione dei riciclatori al salvataggio bancario. Senza sapere quanto in realtà questo corrisponda alla verità. Il ministro si è trovato sotto una forte pressione politica interna. Questa volta la pressione non è arrivata solamente dalla minoranza dei deputati che al Bundestag da sempre non appoggiano la politica dei salvataggi, ma anche dall'opposizione. Non potevano infatti farsi sfuggire la preziosa opportunità di considerare scandalosi gli aiuti versati ai riciclatori di denaro e il sostegno offerto al paradiso fiscale cipriota.

L'Eurogruppo ha cercato di convincere in ogni modo il berlinese a sostenere il costo del salvataggio. Visto che è difficile distinguere fra risparmiatori buoni e cattivi, i costi saranno per tutti i correntisti. In considerazione del dibattito tedesco attuale, chi ora avrà il coraggio di criticare la partecipazione del piccolo risparmiatore cipriota al salvataggio, con rispetto parlando, Herr Steinbrück, sarà un ipocrita.

Ed è ipocrita anche il capogruppo della FDP Rainer Brüderle quando chiede che sia dimostrata la rilevanza sistemica di Cipro, prima che il Bundestag ratifichi la decisione sugli aiuti. Anche Schäuble a Bruessel per un po' ha tentato la strada della non rilevanza sistemica ed ha fallito. Come criterio per un aiuto tedesco, la rilevanza sistemica di un paese non ha molto valore. Utilizzare il criterio della presunta "rilevanza sistemica" per la concessione degli aiuti serve quanto parlare di "ultima istanza". Se la BCE ritiene che Cipro abbia una rilevanza sistemica, nemmeno Brüderle riuscirà a dimostrare il contrario di quanto la banca centrale sostiene.
-->

Gedankenspiele: sarà la Germania ad uscire?


Frank Wiebe, redattore di Handelsblatt, propone una riflessione sugli scenari di uscita dall'Euro: la sola possibilità  è che i latini spingano i germanici fuori dalla moneta unica. da HandelsBlog

Nonostante il caos politico in Italia i mercati non sembrano essere molto preoccupati da una rottura della zona Euro. Anche io credo che le possibilità che cio' accada siano piuttosto basse. Tuttavia a volte mi chiedo: quale potrebbe essere uno scenario realistico di uscita? 

E' prima di tutto una questione politica. E da un punto di vista politico, io credo, ci sia solo uno scenario realistico: gli altri Euro-stati spingono la Germania fuori dall'Euro.

Diamo un'occhiata alle diverse possibilità. L'uscita di un Eurodebole avrebbe teoricamente effetti positivi sulla sua economia: la nuova moneta sarebbe piu' debole, il recupero di competitività molto piu' rapido rispetto alle politiche di austerità. Il problema è pero': il paese X, per non fare nessun nome, introdurrebbe la sua nuova X valuta, ma il debito pubblico ancora denominato in Euro in rapporto al PIL crescerebbe notevolmente, perché la valuta X perderebbe una parte del suo valore; lasciamo fuori dal discorso l'indebitamento privato. La situazione sarebbe probabilmente peggiore rispetto a prima. Una mossa del genere avrebbe senso se X, con una dichiarazione unilaterale, ridenominasse il suo debito nella moneta X. Di fatto questa sarebbe un'insolvenza, come una bancarotta di stato. Non è da escludere che accada qualcosa del genere. Molti governi potrebbe utilizzare questa possibilità per spingere i creditori a scendere a patti, nel tentativo di evitare lo scenario estremo.

E' anche possibile che un governo tedesco decida di uscire dall'Euro volontariamente. Probabilmente avrebbe l'approvazione di una larga parte dei cittadini e di molti professori, e forse anche di molte piccole imprese. Ci sarebbero effetti positivi e negativi. Positiva sarebbe la riduzione della spesa per il servizio del debito, se la Germania decidesse di lasciare il debito pubblico denominato in Euro. Per quanto riguarda i creditori nazionali, si avrebbe invece una levata di scudi e molti problemi: i cittadini sul conto si troverebbero il nuovo Euro indebolito, invece del piu' solido nuovo D-mark. Chiediamoci se questo è realistico. Sarebbe invece negativo: misurato in nuovi D-mark, la Germania dovrebbe rinunciare ad una parte importante dei crediti verso l'estero. Nonostante cio', una volta stimato il costo, ci sarebbero sicuramente euro-contrari pronti a prendere in considerazione questa possibilità; almeno fino a quando non ne sarebbero toccati personalmente.

L'unico problema: la Germania in Europa finirebbe per essere percepita come estremamente egoista. Si dovrebbe arrivare ad un livello di tensione davvero molto elevato, prima che un governo tedesco decida di fare un passo del genere contro il volere degli altri partner. Un passo che significherebbe percorrere nella direzione opposta una parte dell'integrazione europea e una parte della storia tedesca del dopoguerra.

Ma cosa succederebbe se gli altri paesi Euro, magari sotto la guida francese, dicessero ai tedeschi: "Avete una concezione della politica monetaria diversa, non riusciamo a venirne a capo e non possiamo accettare le vostre imposizioni per sempre. Bitte, uscite dall'Euro. Portate con voi qualche piccolo paese, con la vostra stessa cultura della stabilità. Lasciateci rimettere a posto l'Euro - come fanno i britannici e gli americani - per trovare la via di uscita dalla crisi".

E poi? Un governo tedesco potrebbe negare questa pretesa? Io non credo - con quale argomento?

L'ho già detto: è tutto molto ipotetico. Ma primo, i giochi mentali sono divertenti. Secondo, a volte è divertente pensare anche a scenari molto improbabili. 
-->

sabato 16 marzo 2013

L'Europa di Merkel (parte seconda)


Seconda parte dell'interessante analisi fatta da Telepolis sulla leadership merkeliana e le implicazioni europee. La prima parte è qui.
La difesa del potente settore finanziario tedesco

Il governo federale ha insistito per il rimborso possibilmente completo dei debiti sud Europei e difeso gli interessi della potente industria finanziaria tedesca. Deutsche Bank, sotto il suo capo di allora Josef Ackermann, ha plasmato la politica dei salvataggi bancari e la gestione della crisi del governo federale, riuscendo a guadagnare tempo per ridurre l'esposizione verso gli stati in crisi come Grecia  o Irlanda.

Da tempo i Ministeri federali di Berlino ricorrono alla consulenza dell'industria finanziaria, anche perché le competenze degli stessi ministeri non sono sufficienti : "Per decenni le competenze specifiche sono state ridotte; lo stato è rimasto fuori dall'economia, ha trionfato l'ideologia dominante", scrive il giornalista Wolfgang Storz:

"Oggi il Ministero dell'Economia è un guscio vuoto. Il Ministero delle Finanze, senza l'aiuto esterno (e gli interessi legati) degli studi legali, non sarebbe in grado di creare una sola legge sul mercato finanziario"

Sempre secondo Storz, "il Ministro delle finanze Schäuble nel 2011  ha avuto delle serie difficoltà nel coprire importanti posizioni all'interno del suo ministero. Il Dipartimento per la Politica Europa e quello per gli Affari monetari internazionali sono rimasti per mesi senza un capo". In parole semplici, l'influenza dell'industria finanziaria sulla politica è molto grande.

Con l'imposizione delle politiche di austerità, il governo federale ha agito a difesa degli interessi del mondo industriale e finanziario, tedesco ed europeo. Questo corso politico è tuttavia coerente con le posizioni  della coalizione di governo berlinese. Gli obblighi di risparmio degli stati europei in chiave morale sono il segno della colpa, di cui si loda la dolorosa purificazione attraverso l'autolimitazione.

La narrativa nazionale moralizzante.

Chi "ha vissuto al di sopra dei propri mezzi", ora dovrà "tirare la cinghia". Ecco perché fino ad ora è stata negata una messa in comune del debito, ad esempio attraverso gli Eurobond. In questo modo, sempre secondo la narrativa dominante, i "laboriosi tedeschi" hanno dovuto garantire "per i pigri sud-europei".

Con la sua interpretazione moralista della crisi, il governo ha finito per danneggiare se stesso. Nella Repubblica federale è sempre piu' diffusa l'immagine della Germania "ufficiale pagatore d'Europa", anche perché le responsabilità tedesche nella crisi non sono state sufficientemente dibattute, né dalla coalizione di governo né dall'opposizione.

Le campagne mediatiche contro i paesi beneficiari, come la Grecia, oppure le narrazioni in cui la garanzia debitoria tedesca viene presentata come una reale uscita finanziaria ed esagerata nelle sue dimensioni, rafforzano questa rappresentazione. A causa di questo clima - in parte creato dal governo - è diventato sempre piu' difficile riuscire ad ottenere la maggioranza per ulteriori crediti ai paesi partner.

L'autopercezione dell'ufficiale pagatore

La Germania è diventata quindi prigioniera della sua stessa ideologia e il governo ha fatto il possibile per evitare ogni dibattito sulla futura forma dell'Unione: una qualsiasi forma di stato federale porterebbe con sé un trasferimento delle entrate fiscali fra i paesi membri. Una tale forma di solidarietà istituzionalizzata fra i paesi europei, il governo federale potrebbe rivenderla ai suoi elettori, solo se accompagnata da rigidi meccanismi di risparmio applicati a tutti gli stati EU.

L'autopercezione di ufficiale pagatore è tanto piu' impressionante perchè è propio la Germania - almeno nel breve periodo - ad aver ottenuto dei vantaggi dalla crisi. Non solo il governo federale ha guadagnato un accresciuto peso politico ed economico in Europa, ma il debole corso dell'Euro durante la crisi ha reso l'export tedesco ancora piu' economico. Inoltre, il bilancio del governo federale ha avuto grandi vantaggi finanziari. Gli investitori chiedono tassi alti per i titoli sud-europei, considerati troppo rischiosi, e fuggono verso porti sicuri come la Germania. Per un lungo periodo il governo è riuscito a piazzare i suoi titoli a tasso zero, e nel gennaio 2012, per la prima volta nella storia, ad un tasso negativo.

Gli investitori hanno addirittura pagato per poter prestare denaro alla Germania. Nel complesso il governo federale si è potuto rifinanziare ad un tasso decisamente piu' basso rispetto agli anni precedenti. Tra il 2009 e il 2011 sui titoli a 2 anni ha pagato in media l'1.11 % - contro una media del 3.42% nei 9 anni precedenti.

I tassi sui Bund a 10 anni si sono mossi nello stesso modo: negli anni prima della crisi sono stati in media del 4.27%, tra il 2009 e il 2011 il valore medio è stato del 2.91 %. Con un tasso d'interesse uguale a quello fra il 2000 e il 2008, sulle obbligazioni emesse fra il 2009 e il 2011, la Repubblica Federale avrebbe dovuto pagare 45 miliardi di Euro di interessi in piu'. Il governo ha reagito a questa situazione favorevole sui mercati emettendo piu' debito.

Il potere della Cancelliera

Mentre il lavoro intergovernativo europeo ha favorito l'egemonia tedesca, nella Repubblica federale ha condotto ad un rafforzamento dell'esecutivo Merkel, e soprattutto della Cancelliera. Merkel in Germania è diventata sempre piu' presidenziale. "Il potere nella CDU di oggi si concentra nell'ufficio della Cancelliera. Tutti i ministri sono direttamente dipendenti da lei", cosi' dice Josef Schlarmann (CDU), presidente dell'Associazione delle medie imprese e da sempre critico verso Merkel. Nell'agosto 2012 diceva: "Non c'è piu' un dibattito approfondito, nella CDU di Frau Merkel tutto é presentato come privo di alternative".

Al Bundestag sempre piu' spesso viene lasciato solo un ruolo di ratifica degli accordi che i capi di governo europei hanno già firmato. Cio' mette la coalizione di governo sotto una forte pressione, perché una bocciatura degli accordi siglati a livello internazionale, metterebbe la Cancelliera in difficoltà sullo scenario europeo. Inoltre i deputati spesso si trovano a decidere con poco tempo a disposizione, a volte per le temute reazioni dei mercati finanziari, altre invece perché è il governo ad averlo deciso a tavolino.

Cosi' i parlamentari hanno dovuto votare, senza che i documenti e gli allegati tecnici, centinaia di pagine, potessero essere analizzati e se necessario modificati. Il governo ha anche direttamente ostacolato il Bundestag, ad esempio con la mancata trasmissione ai deputati di alcuni documenti sul fondo ESM. La Corte costituzionale si è pronunciata sul tema sostenendo che il governo in quel caso aveva violato i diritti del Parlamento.

La Linke è il solo partito di opposizione

Sulle questioni decisive c'è un ampio consenso fra la CDU/CSU, FDP, i Verdi e la SPD. I Socialdemocratici e i Verdi si comportano come partiti di governo in attesa, non formulano nessuna alternativa di fondo alla politica europea del governo federale e al Bundestag spesso votano insieme alla coalizione di governo. Il solo partito di opposizione è la Linke. A questi si aggiungono singoli parlamentari di altri partiti: sempre piu' Euroscettici ed Eurocontrari in uscita dalla coalizione.

Ad ogni tentativo di resistenza, il governo reagisce proseguendo con decisione nella sua politica di difesa aggressiva dello status quo: la sua politica europea consiste nel preservare l'orientamento dei trattati attuali e incoraggiare l'orientamento liberista di quelli futuri. Per fare questo si affida a completamenti e ampliamenti delle regole già in essere, come ad esempio in materia di accordi intergovernativi il Fiskalpakt. Il governo non ha saputo proporre un concetto di unione politica dell'EU, ad eccezione della sola iniziativa di Westerwelle e di altre poco concrete dichiarazioni d'intenti.

In ogni caso non possono fare affidamento su un ampio sostegno popolare. Secondo un sondaggio dell'agosto 2012, solo un tedesco su cinque si augura uno stato federale europeo, fra gli elettori della CDU solo il 17%. Solo fra gli elettori della Linke si registra un sostegno massiccio al progetto federale europeo, il 44 %. Al contrario, oltre un terzo degli elettori europei vorrebbe riportare l'EU ad una comunità puramente economica, un quarto sostiene lo status quo.

Il 15 % sono invece a favore di uno scioglimento dell'EU; nel 2009 erano solamente il 10 %. Soprattutto fra i sostenitori della FDP e dei Verdi, secondo l'indagine, crescono i critici dell'EU: se nel 2009 fra gli elettori dei Verdi nessuno sosteneva lo smantellamento dell'EU, oggi sono il 9%. Fra i Liberarali la quota degli oppositori EU è cresciuta dal 3 al 17%, e fra i Pirati è quasi un terzo.

Accanto alla politica di difesa degli interessi motivata dall'ideologia, il conflitto potenziale, suggerito da questi dati, potrebbe essere il motivo per cui il governo federale fino ad ora  non si è battuto per le riforme strutturali di lungo periodo necessarie ad affrontare la crisi. E' anche difficile immaginarsi che questo esecutivo possa fare proposte per combattere la recessione in mezza Europa oppure il crescente divario sociale all'interno del continente. Al contrario, il governo federale impone all'Europa una politica di risparmio distruttiva ancorata in maniera permanente al Fiskalpakt.
-->